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Erotici Racconti

032 Valeria e i Guardoni

By 17 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti leggono per la prima volta i nostri racconti suggerisco di seguire i capitoli nell’ordine progressivo per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima volta che in auto ci accorgiamo di essere spiati fino agli sviluppi sempre più imprevedibili. Spesso i capitoli hanno rimandi a quelli precedenti e per linearità di scrittura si da per scontato che il lettore né conosca il contenuto. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera. Valeria e tutti gli altri personaggi, le situazioni ed i luoghi sono reali. Ho cercato di descriverli nel modo più corrispondente alla realtà, ovviamente tutti i nomi sono di fantasia.

Valeria e i Guardoni
Capitolo XXXII ‘ T.I.R.

Prima parte: Valeria segue l’istinto.

Era passata quasi una settimana da quando Giovanni e Valeria avevano giocato al ‘dottore’. Il tempo si mantenne bello e face molto caldo. Decisero cosi di prendersi due giorni di vacanza al mare. Avrebbero fatto ‘campo base’ dormendo nella villetta stile Liberty dei genitori di Valeria a Senigallia. Nella casa c’era la possibilità di dormire in due camere separate, visto che non erano ancora sposati. Una condizione accettabile per non turbare i costumi all’antica del papà di Valeria che si trasferiva al mare dai primi di luglio fino a settembre. Passarono il sabato sulla ‘spiaggia di velluto’ con i genitori di Valeria, lei stesa sul lettino a crogiolarsi sotto strati di creme ed oli abbronzanti, Giovanni sotto l’ombrellone a leggere e a guardare Vale e le altre ragazze in bikini. La domenica, con la scusa di andare a trovare degli amici lasciarono presto Senigallia. Gironzolarono con l’auto lungo la costa adriatica alla ricerca di un litorale meno mondano e affollato. Valeria si era improvvisamente convertita alla tintarella integrale. Giovanni al contrario era sempre stato un convinto sostenitore dell’abbronzatura completa e rimase sorpreso da quell’improvviso cambiamento. La ricerca fu però un vero fiasco. Dopo molto girare trovarono una piccola spiaggia, un poco appartata, tra piccole imbarcazioni in secca, con alcune donne in topless. Strano a dirsi, per loro amanti dell’esibizionismo, non si trovarono a proprio agio. Alle 5 del pomeriggio avevano raccolto le loro cose e si erano diretti alla macchina di Valeria per tornare a casa.

‘dentro sarà un forno’ disse Valeria guardando il maggiolino ‘apri la cappotte e guida tu’
‘che c’&egrave? Tutto bene?’ chiese Giovanni vedendola imbronciata
‘non va bene niente’ rispose ‘possibile che tu non riesca a trovare un posto decente’
‘per prendere il sole?’
‘no per sciare’ sbottò Valeria ‘ho passato tutta la mattina sui sassi, tra quel polverone e le radio a tutto volume. Come se non bastasse c’era quel branco di disadattati che, con la scusa di recuperare il pallone, mi hanno ronzato sempre intorno ridendo e dandosi le spintarelle uno con l’altro’
‘tu non passi inosservata quando sei in topless’
‘quelli si ecciterebbero anche con una capra’
‘ci saranno posti migliori’ disse Giovanni con un alzata di spalle
‘certo che ci sono posti migliori, se avessi un fidanzato sveglio!’
‘Dammi tempo. Fino alla scorsa estate non volevi sentir parlare di abbronzatura integrale?’
‘fino alla scorsa estate non mi facevi spogliare per una folla di guardoni!’
‘che centrano i guardoni’ chiese Giovanni sulla difensiva
‘Allora non capisci. Tu mi fai spogliare per i tuoi ‘amici’ guardoni. Mi vuoi nuda ma non ti frega niente se ho tutti i segni del costume’ disse Valeria salendo in macchina mentre Giovanni apriva la cappotte del maggiolino.
‘con o senza segni sei sempre bellissima’
‘e no, se tu mi fai spogliare per dei voyeur allora devo avere un abbronzatura perfetta’
‘come lo dici tu non mi piace. Fare sesso in una certa maniera lo abbiamo deciso insieme. Io non forzo nessuno. Se non ti va più basta che lo dici. Se lo fai &egrave perché ti piace’ borbottò Giovanni fissando la capotte.
‘Ecco la verità, tu pensi che mi piace e sono una troia. Mi spoglio e godo con quei segaioli che mi infilano le mani dappertutto’ disse acida Valeria incrociando le braccia
‘senti io penso che queste sono le chiavi del maggiolino’ disse Giovanni posandole sul sedile e prendendo il suo borsone ‘e poi penso che mi hai rotto il cazzo. Ti saluto’. E senza voltarsi si allontanò a piedi verso la strada litoranea.

Giovanni era sul ciglio della strada sotto la scarsa ombra di una tamerici. La sabbia finissima portata dal vento disegnava dei piccoli serpenti tra l’asfalto e il cordolo di calcestruzzo. Faceva l’auto stop da un ora. Senza risultati. Ci fosse stata Valeria, dopo poco, un auto avrebbe inchiodato e li avrebbe fatti salire. Da solo era diverso. Lo sapeva e bolliva ancora di più dalla rabbia. Pensò a quanto sono cretini gli uomini. Guardano un bel paio di gambe e non capiscono più nulla. Si tolse il panama bianco per asciugare il sudore dalla fronte e vide un maggiolino volkswagen nero con la cappotte panna aperta venire verso di lui.

‘dai sali’ disse Valeria fermando l’auto alla sua altezza
‘senti perché non te ne vai prima che abbozzo la tua bella macchina, sempre così pulita?’
‘Ero nervosa. Quando sono nervosa me la prendo con chi ho vicino, anche se non centra niente’
‘non sei nervosa, sei isterica!’ disse Giovanni alzando la voce ‘Allora te ne vai o no?’
‘dai facciamo la pace’ disse Valeria scendendo e mettendosi davanti a Giovanni. Si era cambiata, aveva messo una felpa di cotone grigia, corta e stretta in vita con un elastico, una gonna blu a pieghe sportiva, un paio di scarpe da tennis della Tods ed uno dei suoi mitici cappelli di paglia con la falda larga.
‘non ho voglia di fare pace’ rispose Giovanni che a stento controllò la collera
‘forse posso fare ‘qualcosa’ per farmi perdonare?’ cinguettò Valeria
Giovanni se lo aspettava. Pensò ‘ecco, mi prende per uno dei tanti cretini con la bava alla bocca che gli ronzano intorno. Prima rompe il cazzo, tanto poi basta una moina e il fesso di turno cade ai suoi piedi! Questa vota si sbaglia! Con voce alterata disse
‘No! Amore, non c’&egrave niente che tu pos . .’ ma non fini la frase.

Valeria afferrò con la mani l’orlo elastico della felpa in vita e con un movimento rapido l’alzò fino a sotto il mento. Le grosse tette balzarono fuori come animate di vita propria. Giovanni rimase con la bocca aperta. Le parole si strozzarono in gola. Per lentissimi secondi le tette dondolarono sode e felici di quella improvvisa libertà. Un auto passò veloce sulla carreggiata opposta. L’auto inchiodò rumorosamente i freni e si fermò dopo cinquanta metri, lanciando un lungo suono di clacson. Valeria riabbassò la maglietta con calma.

‘che stavi dicendo?’ chiese Valeria con indifferenza senza badare ai due ragazzi che si erano affacciati dai finestrini dell’auto ferma in mezzo alla via fischiando al suo indirizzo.
‘ma . . ecco io .’ Giovanni si accorse che tutta la rabbia era svanita. Nelle retine gli ballava un immagine latente, una visione al rallentatore di quelle stupende tette che biancheggiavano sulla pelle abbronzata. Si riprese e cercò di darsi un tono ‘pazza incosciente, potevi causare un incidente. Andiamo via subito se no con quei due cretini finisce a botte’
‘figurati, ci sono abituata’ disse Valeria ‘volevo darti una ragione concreta per fare pace’ e mise le braccia al collo di Giovanni spingendo le tette verso di lui.
‘scorretto, non vale’ protestò Giovanni ‘non &egrave per questo che faccio pace’ rispose poco convinto
‘ma certo’ lo strinse ancora di più Valeria e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero ‘però, se fai pace, tornando a casa facciamo il gioco dei camionisti’
‘&egrave una vita che non facciamo quel gioco’ borbottò Giovanni ‘dobbiamo fare solo un piccolo tratto di autostrada’ disse sempre più in difficoltà ‘&egrave domenica il traffico pesante e fermo’.
‘sono già le sei e un quarto. I camion hanno ripreso a viaggiare, qualcuno adatto lo troviamo’
‘ci siamo divertiti a farlo’ disse Giovanni inebriato dall’aroma fruttato del bacio di Valeria sulle labbra e con un evidente erezione ‘ma &egrave un gioco da adolescenti’
‘e noi lo rendiamo più piccante. Abbiamo un auto cabriolet, non una macchina normale’
‘perché che vuoi fare oltre a tirarti su la gonna quando sorpasso un camion?’
‘voglio chiudere questo fine settimana noioso alla grande. Seguirò l’istinto e il destino’
‘e va bene. Pace fatta’ disse Giovanni e pensò ‘sei un cretino, cretino come tutti gli altri’.

Giovanni prese l’autostrada in direzione sud e mise l’auto in coda ad un gruppo di Tir. Iniziò il sorpasso dopo che una lunga colonna di auto li superò. Erano mezzi frigoriferi, Valeria guardò verso i conducenti, scosse la testa e fece cenno di proseguire. Fece la stessa cosa con un Camion con targa straniera e con un grosso furgone malmesso che sobbalzava pericolosamente.

Proseguirono veloci tra il traffico del rientro domenicale che stava diminuendo di intensità. Sull’autostrada a destra il sole scendeva all’orizzonte e a sinistra il mare diventava una tavola blu. Alla fine Giovanni si accodò ad un grosso TIR Volvo di colore avorio con la motrice rosso bandiera, grossi specchi retrovisori ed enormi paraurti cromati. L’abitacolo era strano, oltre la cabina di guida, che dominava l’enorme cofano tipico della casa svedese, cera una parte più lunga degli altri mezzi pesanti. Era modellata ed affusolata, con degli oblò sovrapposti. Ricordava da vicino certe soluzioni da ‘camper’. Si trovava tra la motrice ed il grande vano di carico, dove il T.I.R. aveva il perno di snodo. Giovanni iniziò il sorpasso e all’altezza del abitacolo rallentò. Le due vetture procedettero appaiate. Il conducente si girò e vedendo una bella ragazza diede piccoli colpi di clacson. Valeria si voltò e guardò in alto, verso il camionista. La cabina aveva strane tendine, una lunga collana di perline colorate, un enorme corno rosso e un calendario con la foto di una bionda con le tette al vento su una spiaggia dei tropici. Al centro del lunotto anteriore una targa di quelle in uso tra i radioamatori. Era nera con lucette rosse e una scritta ‘ORSO’. Valeria gli sorrise e fece ‘ciao’ con la mano. Un doppio e potente colpo di clacson rispose al saluto.

Valeria si sporse verso Giovanni ‘&egrave perfetto’ disse ‘ha anche il calendario con le donne nude’
‘bene’ rispose Giovanni ‘sei tu quella che segue istinto e destino’
‘scemo’ rispose Valeria dandogli un pugno sulla spalla.

Giovanni spinse sull’acceleratore e l’agile duemila a benzina volkswagen scattò in avanti distanziando il TIR rosso. Al primo distributore uscirono dalla corsia di marcia. Mentre aspettavano di vedere il Volvo passare, Valeria spostò il suo sedile all’indietro e lo reclinò un poco. Era distesa più che seduta, con le gambe allungate. Quando lo videro passare ripresero subito la marcia. In poco tempo furono di nuovo in coda al TIR. Giovanni attese che veloci colonne di auto li sorpassassero. Ebbe l’impressione che il camionista si fosse accorto della loro presenza. Quando ci fu strada libera iniziò il sorpasso. Si affiancò di nuovo alla stessa andatura del TIR. L’uomo al volante li guardò e suonò il clacson come benvenuto. Valeria girò la testa sorridendo verso la cabina del TIR. Teneva le mani sull’orlo della gonna, poco sopra le ginocchia. Quando l’uomo la salutò allegramente con la mano si spinse con le gambe all’indietro e alzò la gonna fino al mento. Mise in mostra le lunghe gambe, le cosce tornite e abbronzate fino ai fianchi rotondi. Rovesciò la gonna dalla vita in su. Solo una mutandina di pizzo bianco copriva l’inguine e l’ombellico fremeva nella pancia contratta per la posizione. Anche Giovanni, che pure sapeva cosa avrebbe fatto Valeria, rimase senza fiato. Il camionista sgranò gli occhi. Rimase con la mano alzata e sbandò un po’ qua e un po’ la prima di riprendersi. Alla fine sterzo con perizia ed il bestione che guidava tornò docile al centro della carreggiata. Valeria abbassò la gonna e guardò l’uomo da sotto il cappello di paglia. Il camionista era immobile, sembrava impagliato. Valeria sorrise, questa volta molto lentamente alzò la gonna a pieghe e rimase in quella posizione, mostrandogli le gambe. L’uomo guardò a lungo estasiato, poi si svegliò. Lanciò un lungo colpo di clacson. Un suono gioioso come quello di un piroscafo che entra nella baia di San Francisco dopo avere attraversato l’Atlantico.

Giovanni interruppe la magia. Vide nello specchietto retrovisore arrivare delle auto che lampeggiavano furiosamente per sorpassare. Accelerò e si mise davanti al Tir.

‘puoi mettere un’altra tacca sul manico della pistola’ disse a Valeria ‘adesso c’&egrave ne andiamo?’
‘aspetta’ rispose Valeria ‘ho trovato il ‘camionista perfetto’. Mi eccita’
‘si ma sull’autostrada . . che cosa vuoi fare più di questo?’
‘vediamo se reagisce come te col gioco della felpa su e felpa giù’ disse Valeria in maniera affascinante
‘guarda che lo mandi a sbattere’ sorrise Giovanni ‘tu non ti rendi conto’

Valeria diede una scrollatina alle spalle. Si girò e si mise in ginocchio sul suo sedile, rivolta verso il TIR. Aggiustò il suo cappello di paglia. Con una mano lo tenne fermo per non farlo portare via dal vento, con l’altra lo assicurò con uno spillone tra i cappelli. Guardò il camionista che la fissava con occhi sgranati facendo segni volgari con la lingua mimando di leccarla dappertutto. Valeria rispose lanciandogli un bacio. L’uomo ripeté il doppio e festoso colpo di clacson. Aveva rallentato la sua andatura. Anche Giovanni moderò la sua velocità e lasciò che il mezzo pesante gli fosse quasi sopra. Si spostò verso sinistra e dallo specchietto vide arrivare alcune vetture.

‘aspetta’ urlò Giovanni a Valeria ‘facciamo passare queste auto’
‘dimmi quando &egrave libero’ rispose Valeria
Giovanni attese che le vetture sfrecciassero via veloci poi disse ‘libero!’

Valeria fissò l’uomo al volante che non staccava un secondo gli occhi da lei. Afferrò con le mani la maglietta e la tirò su scoprendo le tette. Erano distanti non più di tre o quattro metri e vide perfettamente, attraverso il cristallo, l’espressione ammirata sul viso del camionista. Era un uomo massiccio più che grasso e per molti secondi rimase attonito. Poi suonò il clacson a lungo e continuò a farle gesti con la lingua e con le mani. Valeria abbassò la maglietta e lo salutò. Stava per dire a Giovanni di allontanarsi, il gioco era finito quando l’uomo diete un colpetto di clacson. Valeria si girò e quello gli fece disperato il gesto di ‘alzare’. Lasciò per un attimo il volante ed uni le mani in preghiera. Valeria rise eccitata, si mise di nuovo in ginocchio girata verso il camionista e alzò la maglia lentamente mostrandogli le magnifiche tette. Il viso del camionista era gonfio ma non era brutto. Gli occhi gli brillavano come se fosse febbricitante, e la bocca era rimasta socchiusa. Pregò di nuovo e Valeria gli mostrò ancora le tette. Il camionista si illuminò di un gran sorriso e gli fece il gesto del ‘pollice alto’ poi indico la targa centrale con la scritta ‘ORSO’ e poi se stesso ripetutamente. Valeria capì che era il suo soprannome e gli fece segno ‘ok’. L’uomo felice rise e le piccole luci rosse, che facevano corona alla scritta, presero ad accendersi ad intermittenza.

‘arrivano altre auto’ gridò Giovanni che controllava nello specchietto laterale.
Valeria si rivolse al camionista. Oramai si intendevano alla perfezione. A gesti gli fece il segno del ‘time aut’ mettendo le mani a T e abbassò la felpa.
Orso rispose col gesto del ‘OK’
Le auto sfrecciarono passando ignare per la loro strada, mentre il camionista azionò il tergicristallo del TIR lavando l’enorme vetro anteriore del mezzo.

‘c’&egrave la nostra uscita tra un chilometro, che facciamo?’ chiese Giovanni
‘continuiamo. Voglio seguire l’istinto’ rispose Valeria
‘si ma per quanto ancora?’
‘Il tipo ha la faccia giusta e mi sembra sveglio. Passo sul sedile di dietro’
‘ma che intenzioni hai?’ chiese Giovanni eccitato
‘niente che non ho già fatto fare per quei maiali guardoni amici tuoi’ disse Valeria e scavalcò il sedile spostandosi su quello posteriore.

Il grosso mezzo fece un lampeggio. Giovanni vide che non c’erano altre auto nelle vicinanze e lasciò che il TIR si avvicinasse al maggiolino. Era il tramonto ormai e il segnale della loro uscita passò veloce sopra le loro teste. Giovanni oriento lo specchietto retrovisore centrale su Valeria e attese. Anche il camionista era in trepida attesa. Valeria si slacciò la gonna a pieghe e la sfilò mostrandola al camionista, per poi metterla sul sedile anteriore rimasto vuoto. L’uomo sgranò gli occhi e lasciando il grosso volante batte le mani in segno di approvazione. Valeria allora sfilò lentamente le mutandine mostrandole poi, tenendole in mano, allungò le braccia come per fare le fusa. Il camionista diventò tutto rosso in viso. Nonostante l’aria condizionata nella sua cabina, prese a sudare e mimò il gesto di leccarla con la lingua. Valeria eccitata si alzò la felpa scoprendo i grossi seni poi, poggiando la schiena sul sedile reclinabile anteriore, aprì le cosce ed iniziò a carezzarsi la vagina rivolta verso il camionista. Dall’alto del abitacolo del TIR l’uomo la fissava incredulo. Si era sporto in avanti, col viso quasi attaccato al lunotto anteriore, era accaldato, e iniziò a masturbarsi.

‘arrivano delle auto’ gridò Giovanni
‘ricevuto’ rispose Valeria senza scomporsi. Fece il segno del time out al camionista, abbasso la felpa e si sedette normalmente sul sedile posteriore.

Le auto sfrecciarono una dietro l’altra con i passeggeri indifferenti. Valeria sentiva lo spostamento d’aria dei mezzi lanciati a forte velocità e guardava distratta il paesaggio. Aveva il respiro affannato e quello strano calore in mezzo alle gambe nude con il sesso che fregava sul velluto del sedile. Aspettò che tre successive ondate di auto passassero. Il camionista diete un lampeggio di ‘via libera’ e poi un colpetto di clacson. Valeria si distese sul sedile, come se fosse un lettino ed alzò di nuovo la felpa. Era praticamente nuda e l’ultima luce del tramonto carezzava le sue forme. Distesa così difficilmente le altre vetture, che sfrecciavano veloci, l’avrebbero notata. Era però proprio sotto lo sguardo dello sconosciuto che poteva godere di una vista perfetta. Aprì le gambe ed inizio a masturbarsi. Il camionista ammirò la scena. Altre auto passarono veloci ma i passeggeri non videro che c’era Valeria nuda. Le sue mani carezzarono il corpo, torturarono i seni, masturbarono la vagina, fino a quando senti arrivare l’orgasmo. Il camionista rimase a guardare e masturbarsi. Quando la vide serrare le cosce e imprigionare la mano che carezzava l’inguine accelerò la masturbazione e venne a sua volta sbandando qua e la con il grosso TIR.

‘andiamo amore’ disse a Giovanni con la voce impastata dell’orgasmo ‘accelera’
‘sei stata fantastica’ rispose Giovanni eccitato ‘alla prima uscita torno indietro’

Valeria sorrise e chiuse gli occhi appagata. La tensione si sciolse, l’aria fresca della sera era come un sonnifero dopo una giornata di sole rovente. Valeria chiuse gli occhi abbandonata come in un sonno ristoratore, per pochi istanti . . . . .

(fine prima parte)

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