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04 – L’addestramento delle Amazzoni (Parte 1)

By 9 Novembre 2021No Comments

Il mio nome è Robert, discendo da una antica casata inglese, sono nobile e ho il privilegio di essere un Pari del Regno quindi mi spetta di diritto il Titolo di Lord. Nel mio albero genealogico sono presenti diversi antenati illustri fra cui un avo che prese parte alla Terza Crociata insieme al Re Riccardo I. La mia famiglia oltre alla nobiltà possiede anche un immenso patrimonio che in origine derivava esclusivamente dall’allevamento delle pecore, dalla produzione del whiskey e dalle miniere di carbone e che attualmente è stato incrementato con l’acquisizione di alcune società che si occupano di nanotecnologie e di perforazioni petrolifere. Questo per dirvi che vivo nel lusso e la mia occupazione è quella di spendere il denaro che deriva da tutte queste imprese.
Ho 43 anni e sono un uomo affascinante. Fascino che deriva oltre che dall’aspetto anche dal modo in cui vivo e dalle persone che frequento. Risiedo a Londra ma possiedo case un po’ ovunque: New York, Parigi, Los Angeles, uno chalet a Gstaad, un attico a Montecarlo con tanto di Yacht ormeggiato in banchina senza contare il castello di famiglia in Scozia. Per i miei spostamenti utilizzo il jet della compagnia. Non sono sposato, dieci anni fa una malattia mi portò via la donna che amavo. Quell’episodio segnò la mia esistenza. Da allora ho abbandonato l’idea del matrimonio pensando solo al divertimento. Uscendo ogni settimana con una donna diversa, alla lunga tutto ti viene a noia e incominci a cercare nuove emozioni. La droga non mi ha mai tentato, anche se ho sniffato e fumato erba; la monotonia della vita l’ho combattuta cimentandomi nelle varie sfumature del sesso e dell’erotismo. Ho iniziato con incontri a tre, poi con festini per finire nelle orge. Dapprima con escort, poi , una volta entrato nel giro, con persone come me : ricche e stufe della normalità.
Il passo successivo è stato quello del sadomasochismo. Mi ci introdusse un libertino conosciuto a Parigi. Il primo approccio fu deludente. Club con odore di fumo e muffa in cui bagasce in là con gli anni si facevano frustare o sottomettevano il disperato di turno. Vuoi per l’ambiente, vuoi per il pessimo liquore, assistevo a queste performance con aria disgustata. Il mio ribrezzo catturò l’attenzione di un distinto signore di una cinquantina di anni che avvicinandomi mi disse:
– Lei in un posto come questo è fuori luogo!
Risposi che era la mia prima volta e che ero ospite di un amico. Mi disse che se ero interessato al mondo S/M quello era il peggior modo di iniziare. Mi lasciò il suo biglietto da visita dicendo di chiamarlo. Da allora la mia vita è cambiata, tramite lui ho conosciuto una contessa austriaca di origini russe che mi ha istruito nell’arte della dominazione. I suoi insegnamenti venivano da me messi in pratica sulla pelle delle sue schiave. Nella sua lussuosa abitazione di Vienna oltre ad avere tre schiavette personali, addestrava per conto terzi le fanciulle altrui. Ogni padrone aveva esigenze particolari e le varie schiave dovevano essere istruite per compiacere i propri padroni. Se pensate a queste schiave come a delle poverette comprate con il denaro devo dire che siete fuori strada. Probabilmente qualche ragazza avrà avuto anche una dubbia provenienza ma la maggior parte erano donne convinte del proprio ruolo; trovare piacere nella sofferenza e nell’appagare il proprio padrone.
Da allora sono passati due anni, ho una schiava tutta mia che gode nel compiacermi e che mai si sognerebbe di deludermi. Intendetemi bene schiava non vuol dire serva. La mia Ariane vive nel lusso, non mi sognerei mai di utilizzarla come domestica. Lei ha il dovere di mantenere il suo splendido corpo sempre al top! Palestra, estetista, parrucchiere, massaggiatore, visagista. Mai un capello fuori posto, mai un pelo sulle gambe e i peli del pube sempre rasati allo stesso modo. Io sono il padrone del suo corpo e ne dispongo come meglio credo. Deve essere sempre pronta a compiacermi. Deve soddisfare ogni mio capriccio. Massaggiarmi il corpo con le tette, tenere in mano il mio pisello durante la minzione e pulirlo con la lingua se lo richiedo. Il suo sedere deve essere sempre pronto a deliziarmi o a ricevere il castigo. Una volta ha tenuto in bocca il mio pene per tutta la durata del volo Londra-Vienna, mentre ero intento a leggere e sotto gli occhi della hostess. Inutile che vi dica che tutti gli strumenti con i quali mi diverto a castigare il suo corpo sono rigorosamente fatti a mano e su misura. I paddle che uso sono opera di un esperto conciatore-ebanista. Se uso i rigidi scelgo quelli in larice o in betulla quando la sculacciata deve avere una valenza erotica, propedeutica a un amplesso, se invece il fine della sculacciata deve essere punitivo utilizzo modelli in mogano o addirittura in ebano, per le mancanze reiterate. Stessa accortezza per i paddle in pelle. Si va dalla pelle di vacchetta al cuoio. Spesso li faccio realizzare in materiali compositi come la crosta di cuoio rivestita di camoscio! L’abbinamento fra il profumo della pelle scamosciata e la rigidità della crosta di cuoio, conferiscono alla sculacciata il profumo della sofferenza. Per non parlare delle fruste e degli scudisci. Si va da quelli costruiti con pelle di anguilla intrecciata al nervo di bue sapientemente affinato. Tutti questi oggetti sono riuscito ad averli grazie alle conoscenze della mia mentore, la contessa Yelena che mi ha presentato gli artigiani che li realizzano, il resto lo hanno fatto i miei soldi. Le pinze coccodrillo che uso per i suoi seni sono in titanio; i plug che uso per decorare il suo ano sono rigorosamente in oro e il loro diametro si riconosce dalla pietra preziosa che ho fatto incastonare nel piattello o dalla coda che ho fatto applicare. Si va dal più piccolo in cincillà fino ad arrivare a quello da 6 cm di diametro in volpe rossa. I cavalletti sui quali la faccio stendere quando voglio sculacciarla sono tutti rivestiti in pelle di struzzo, i bracciali e le cavigliere sono tutti costruiti con un anima in cuoio rivestita esternamente in coccodrillo e internamente in visone. Il mondo S/M ha tanti sfumature; il modo con cui si vive e come si esercita riflette il carattere e la personalità del padrone. Ariane, la mia stupenda schiava è stato un dono della contessa Yelena. Nata in Azerbaijan era presso di lei per essere plasmata ai bisogni di un misterioso magnate arabo. Si da il caso che al Pentagono, stanchi di sentire le lagnanze delle vergini dell’eden che a forza di aspettarlo stavano diventando vecchie, convinsero il magnate a raggiungerle notificandogli l’invito tramite un missile Hellfire. Posso affermare, quindi, che la mia bellissima Ariane sia stato proprio un dono piovuto dal cielo!
Questa breve introduzione è necessaria per farvi capire che con la contessa, oltre al debito di riconoscenza per avermi introdotto in questo mondo, sono legato da profonda amicizia. Poco tempo fa mi chiese di visitare per lei un centro dove si insegna alle schiave ad andare a cavallo. Era curiosa di conoscere i metodi usati dal conte José Luis Romero, nobile andaluso, ma non aveva voglia di affrontare il viaggio. Le dissi che sarei andato con piacere al suo posto perché volevo che Ariane imparasse a cavalcare. Atterrammo con l’aereo a Jerez de la Frontera e prendemmo alloggio in Hotel. Arrivati in camera decidemmo di fare una nuotata in piscina prima di cena e feci indossare a Ariane un costume Freutoy, ovviamente confezionato su misura per lei. Lo indossò controvoglia perché non ha piacere di mostrare il culo nudo è questo mi eccita moltissimo. Quando è costretta a sfilarsi l’accappatoio per tuffarsi in piscina cammina stringendo fortemente le natiche per impedire di mostrare il plug. E’ uno spettacolo vederla camminare in questo modo. Mi eccitai a tal punto che appena tornammo in camera le sfilai il bikini-plug e la sodomizzai senza aspettare un minuto. Devo dire che Ariane è molto sensibile alla sodomia e accoglie sempre l’ingresso della cappella con un moto di ribellione. Le prime volte era un urlo, ora è un gridolino. Fu la contessa a consigliarmi il miglior trattamento per il suo culo. Quando giunse a Vienna Ariane aveva ancora il sederino intonso e fui io a deflorarlo. Per fortuna l’arabo era già morto altrimenti si sarebbe ritrovata lo sfintere slabbrato. La maggior parte dei padroni che possono permettersi il lusso di possedere una schiava è avanti con gli anni. Spesso senza l’aiuto della pasticca blu non riescono a raggiungere l’erezione. Figuratevi se riescono a infilarlo nel buchino di una ventenne. Quindi molte di loro giungono dalla contessa con il culetto vergine o molto serrato. Qui Yelena sottopone i loro sfinteri a vere e proprio sedute di allenamento. Ovviamente prima di arrivare a questo la contessa trae vantaggio dalla loro profanazione. Si fa ben pagare sia da chi vuole sverginarle sia da chi vuole assistere allo spettacolo. Inoltre riesce a guadagnare anche dalla vendita dell’audio dell’inculata. Un microfono inserito nel collare della sodomizzanda registra tutti i suoni provenienti dalla sua bocca, dalle suppliche, al pianto, alle urla. Il file così registrato viene utilizzato da una nota casa di produzione di film porno specializzata nelle serie “First Time”. Sostituendo, in fase di doppiaggio, le ridicole grida emesse dalle pornoattrici, con quelle di una reale deflorazione si da maggiore credibilità all’atto della prima sodomia. Una volta spremuti come limoni i sederini delle schiave vengono preparati a ricevere i cazzi semiduri dei loro padroni. Le ragazze devono indossare speciali mutande che hanno al loro interno un pene finto che viene inserito nel culo. Devono tenerlo tutto il giorno e dopo un determinato periodo di tempo, si sostituisce con uno di diametro maggiore. La contessa per la mia Ariane non ha scelto questa procedura. Io che non ho problemi di erezione ho piacere nel far passare la mia cappella in un buchino elastico e tonico. Mi piace sentire lo sfintere che si richiude al suo passaggio. Uso i plug solo per procurarle dolore durante il passaggio e per l’imbarazzo e il fastidio che le provocano. Tutti i plug che uso hanno la parte che rimane intrappolata nello sfintere non più larga di un 1,5 centimetri. I piattelli sono dei veri e propri capolavori di oreficeria. Il mio preferito è quello che al posto di essere tondo ha una sottile striscia larga due centimetri che si spinge in avanti allargandosi a ventaglio fino a coprire le labbra della vagina. Una sorta di cintura di castità in lucente oro rosa ornato da rubini e diamanti. Ovviamente per farlo aderire bene alla vagina la parte inserita nel culo ha una forma particolare, lunga, angolata e particolarmente spessa che viene mal tollerata da Ariane. Mi piace farglielo indossare in occasioni galanti e vedere il fastidio e l’imbarazzo nei suoi occhi.
Fatta colazione ci recammo in aperta campagna dove il Conte Romero aveva la sua tenuta. Era un enorme ranch dove venivano allevati magnifici esemplari di cavalli andalusi. Il Conte era stato avvertito da Yelena del nostro arrivo; ci accolse personalmente e ci fece visitare l’azienda, le stalle, il galoppatoio, la nursery. Tutto era di una pulizia estrema, immerso nel verde e circondato da aiuole fiorite. Ci offrì un bicchiere di manzanilla e, interpretando la mia perplessità, mi disse che quello che volevo visitare si trovava poco lontano dalla fattoria. Salimmo tutti e tre su un kart elettrico e ci dirigemmo verso una zona completamente delimitata da una alta siepe che ne oscurava la visione dall’esterno. Attraversato il cancello, vidi che si trattava di una fattoria. C’erano diverse abitazioni, stalle, un maneggio dove in quel momento due amazzoni cavalcavano elegantemente. Don José mi disse che quelle fanciulle, vestite impeccabilmente, con i capelli raccolti in una lunga treccia, con il tronco eretto, erano al termine dell’addestramento. Danzavano in sincronia con il cavallo senza mai posare il sedere sulla sella, avevano raggiunto la perfezione dopo ore e ore di duro lavoro. I lavoranti della fattoria erano uomini dalla pelle ambrata di sicura discendenza moresca. Mi disse che ero fortunato poiché una diecina di nuove adepte stava per iniziare il corso e se volevo poteva far inserire anche la mia Ariane. Lo ringraziai accettando l’offerta e lui, Immediatamente, chiamò un inserviente che la condusse insieme alle altre in un edificio dove stavano prendendo le misure. Il Conte mi ragguagliò sul funzionamento del corso, la sua durata, sulle liberatorie che la ragazza avrebbe dovuto firmare e in ultimo sul costo del corso comprensivo di vitto e alloggio per un mese. Confidai al Conte, mostrandogli con aria disgustata la mia Black Centurion, che il denaro per me non era un problema e lui chiese subito venia per aver toccato un così volgare argomento.
Raggiunsi Ariane in sartoria. Qui le ragazze vennero fatte spogliare completamente e due sarte con particolare minuziosità presero loro le misure. Rimasi colpito dal fatto che misuravano oltre al giro coscia, il giro polpacci, la distanza cavallo caviglia, la distanza dal giro vita al giro vita passando per l’inguine e altre misurazioni facendole piegare il busto, oppure stando in punta di piedi.
Don José mi chiese se avevo preferenza per qualche tipo particolare di tessuto o di pelle per i calzoni che le ragazze avrebbero indossato rigorosamente senza intimo. Non avendo esperienza delegai a lui la scelta. Lasciammo le ragazze alle sarte e ci dirigemmo verso un altro edificio. Qui un altro gruppo di ragazze si stava vestendo. Una in particolare attirò la mia attenzione: una stupenda ragazza dai capelli corvini vestita solamente con stivali e pantaloni. Un moro stava aiutandola a indossare uno speciale corsetto modellato su misura per il suo corpo. Lasciava completamente scoperto il seno, la parte anteriore aveva due semilune che un altro aiutante stava facendo combaciare alla base delle mammelle mentre il moro con le mani le teneva alzate. Una volta ben posizionato il valletto alle sue spalle cominciò a stringere i lacci. La sofferenza della schiava era evidente; si lamentava e i seni sembravano aumentare di volume.
– Basta non stringetelo più non riesco a respirare – .
Nonostante le lamentele il valletto continuò a stringere i lacci finché i lembi posteriori non combaciarono alla perfezione.
– Vede Sir Robert – disse il conte – prima mi chiedeva l’importanza della meticolosità delle misure. Come ha visto ogni indumento deve adattarsi con precisione al corpo dell’amazzone. Il corsetto è fondamentale per farle abituare a tenere la schiena dritta e il sedere in fuori. Una volta posizionato il corsetto, la ragazza indossò una camicia alla coreana la giacca nera e il cap. Così vestita era di una sensualità e di una bellezza unica. Il conte accorgendosi del mio interessamento, sorridendomi mi disse che sicuramente non sarebbe mancata l’occasione di provarla. Ringraziai il conte e nel salutarlo gli dissi che avrei fatto portare gli effetti personali di Ariane da un ragazzo dell’hotel. Quando la raggiunsi notai che era preoccupata per questa nuova avventura ma rassicurandola con un bacio le ricordai che era in buone mani. Mi disse che fra le tante liberatorie aveva dovuto firmare anche quella sull’utilizzo dei suoi genitali per usi correttivi o goduriosi e la lista delle persone che potevano usufruire di tale privilegio era stata lasciata in bianco.
– Di cosa ti preoccupi? Quando ti scoperanno sapere che il cazzo che avrai nella fica sarà di Josè o di Miguel cambierà poco.
– Ma perché mi scoperanno? – disse preoccupata.
– Tu comportati bene e vedrai che non ci sarà occasione di punirti. Ora ti saluto ci vediamo presto.
Purtroppo dovetti rientrare urgentemente a Londra e per quattro giorni non ebbi sue notizie in quanto fra i tanti divieti nella fattoria era vietato usare il telefono.
Quando tornai mi precipitai dal Conte Romero, erano le undici di una assolata mattinata, lo trovai appoggiato al recinto intento a guardare un allieva che cavalcava affiancata a un inserviente che a ogni sbaglio o della postura, o della posizione della gambe dava una scudisciata sul sedere con un frustino di cuoio. Il rumore degli zoccoli era ogni tanto interrotto dallo strillo dell’amazzone quando riceveva la frustata.
-AAAAH! … ARGH! … AHIO! … AI!
Vede Sir Robert – disse il conte – quello che ho in mano è il frustino con il quale stanno colpendo la ragazza. A prima vista è un normale staffile con il terminale largo ma ha una particolarità nel manico. Nell’impugnatura c’è un led che segnala il numero dei colpi inferti. Alla fine dell’addestramento ogni istruttore annoterà il numero dei colpi che ha somministrato e quello sarà il numero di frustate che l’allieva riceverà sul sedere nudo. Questa qui è l’ultima allieva e vedo che sta rientrando venga con me che assisteremo insieme alla punizione.
Entrammo in un capannone adiacente alle stalle e salimmo su una balconata dalla quale potevamo vedere la sala sottostante. Quella mattina c’erano sette ragazze tra le quali Ariane. Avevano i polsi ammanettati sul davanti e dalle manette partiva una corda con la quale gli istruttori facevano muovere le amazzoni come se fossero puledre. Ogni allieva teneva fra le mani il proprio sottosella. Camminando in fila indiana giunsero a una staccionata formata da una grossa trave di 20 centimetri di diametro fissata a terra con dei robusti pali. Ogni ragazza pose il proprio sottosella sulla trave e rimase li davanti ferma sull’attenti.
Io e il conte stavamo godendoci lo spettacolo quando due splendide mulatte vestite con una variopinta gonna andalusa e da un top che a stento conteneva i floridi seni ci versarono un bicchiere di porto.
– Sir Robert penso che lo spettacolo al quale assisteremo sarà molto eccitante se si vuole mettere comodo…
Così dicendo si calò i pantaloni e mise in mostra un batacchio veramente poderoso, tolse il top a una delle morette e facendola inginocchiare glielo strusciò sulle tette.
– Fatima, – disse il conte rivolgendosi all’altra, – aiuta il nostro ospite a mettersi in libertà.
In un attimo mi slacciò i pantaloni e prese il cazzo fra le sue labbra. Con un battere di mani del conte gli inservienti del piano di sopra ci portarono due grossi sigari, mentre quelli del piano di sotto incominciarono lo spettacolo.
Ogni istruttore tolse le manette e spogliò la propria allieva lasciandola solamente con il corsetto. Poi i polsi delle ragazze furono di nuovo bloccati. Una mulatta portò su un vassoio d’argento degli oggetti; sembrava una cerimonia olimpica. Erano dei campanelli attaccati a delle pinze coccodrillo. Ogni inserviente strofino i capezzoli per farli indurire provocando dei mugugni fra le allieve. Una volta che tutti i capezzoli raggiunsero un bel turgore furono applicate le pinze scatenando un coro di grida:
-AAAAH! … AI! … AHIO! … ARGH! … AHIO! … AI!
La musica prodotta dai campanellini s’incominciava a sentire: le ragazze muovendo il busto cercando di scrollarseli provocavano uno scampanio eccitante. Ogni inserviente legò la corda che partiva dalle manette a un anello infisso sul pavimento a circa due metri di distanza dalla trave, costringendo le corrigende a portare il busto in basso e in avanti e a mostrare per bene il sedere. Ogni stivale fu poi fissato ad un anello che si trovava in terra. A questo punto furono abbassati i pantaloni fino agli stivali mettendo in vista dei sederini già provati dalle precedenti scudisciate.
Mentre godevamo delle bocche delle due mulatte il conte mi ragguagliava sul fatto che mediamente la punizione prevedeva dalle trenta alle sessanta scudisciate a seconda dell’impegno profuso nell’allenamento. La stessa valletta che aveva portato i campanelli stava scrivendo con un pennarello sulle natiche delle poverette il numero delle frustate che dovevano ricevere. Ariane se l’era cavata con quarantacinque. Una volta finito con il pennarello la mulatta portò una ciotola con una crema che fu spalmata da ogni inserviente sui mappamondi e sulle cosce delle corrigende. Qualcuno pensò anche di spalmarla all’interno della fica e nel culetto provocando diversi mugugni.
– Vede Sir Robert queste ragazze durante l’addestramento sono punite frequentemente e questo unguento miracoloso aiuta nel non lasciare cicatrici troppo profonde.
Al via ogni inserviente cominciò a colpire con forza e ogni ragazza era obbligata a dichiarare a gran voce il numero del colpo. Era un concerto incredibile! Lo schiocco del frustino sulla carne Sciack! Seguito dall’urlo della ragazza AAAAH! e dal numero della frustata Uno! Il tutto contornato dal suono dei campanelli prodotto dalle tette ballonzolanti!
SCIACK! … TRE … AAAH! … SCIACK! … DUE … DLIN … SCIACK! … AAAH!
Il tutto andò avanti per circa mezz’ora, ne io ne lui eravamo venuti e il conte mi fece notare che fra le ragazze c’era la moretta che avevo visto indossare il corsetto giorni prima.
Vista la situazione mi chiese se potesse chiamarmi Bob e al mio cenno affermativo disse:
– Vedi Bob se vuoi puoi provare la fichetta della moretta…
– Dici davvero José?
– Certamente, è la schiavetta di una lesbica austriaca e sicuramente non è abituata ai cazzi veri. Sono sicuro che gradirà il tuo nobile uccello!
A un cenno del conte tutti gli inservienti bendarono le schiave con delle mascherine di raso nero in modo che non potessero riconoscere i profanatori delle loro fiche. Le due mulatte ci accompagnarono di sotto tenendo ben stretti fra le mani i nostri cazzi e segandoli durante il tragitto. Giunti davanti al culo arrossato della mora Josè mi chiese se poteva avere l’onore di scopare la mia Ariane e io acconsentii di buon grado. La mulatta dette le ultime slinguate al mio cazzo mentre con un dito accarezzavo la fica della mora che non era particolarmente umida. Vista che era abituata con la lingua chiesi alla mulatta se poteva prepararmela mentre con la mano mi segavo il cazzo.
-AAAAH! Che dolore! Pianooo…
Il conte aveva affondato la sua proboscide nella fica di Ariane e le stava stirando le mucose facendola agitare.
DLIN, …DLIN, … DLIN, … DLIN
Dimenandosi, Ariane muoveva i seni, provocando lo scampanellio. Il conte imperterrito aveva incominciato la sua cavalcata infilando Ariane con colpi poderosi.
BAM, … DLIN, … BAM, … DLIN, … BAM, … DLIN, … AAAH!
La mulatta mostrandomi le labbra bagnate dai succhi della amazzone mi fece capire che la fica mi aspettava con trepidazione. Senza indugio infilai la mia cappella fra quelle labbra morbide.
Sssiiiiiiiiiii….mmmmhhh…. fece la lesbichetta! Sembrava proprio gradire l’ingombro del mio cazzo! Si, … così, … spingilo dentro, … di più, più forte, mi fai morire! Non ti fermare, accelera, ti prego di più, vai, si…
La sua fica era un lago, la ragazza forse abituata a falli artificiali, stringeva il mio cazzo con contrazioni deliziose che mi mandavano in paradiso. Sicuramente era una schiava, ma sul fatto dell’omosessualità nutrivo seri dubbi. Godeva troppo nel sentirsi riempita dal mio cazzo per essere una lesbica. La conferma l’ebbi quando mi disse:
– Vienimi dentro ti prego, vienimi dentro, fanne tanta, riempimi di sperma!
Le lesbiche che ho conosciuto, oltre al fatto che non sopportano il cazzo “naturale” schifano lo sperma!
Comunque un po’ per le sue parole, un po’ per le contrazioni della sua fica dopo poco venni con una sborrata che sembrava non finisse più… erano quattro giorni che non eiaculavo. Neanche a farlo apposta mentre l’ultimo spruzzo di sperma colpiva la cervice della ragazza lei venne un altra volta insieme a me..
– Siiiiii, … vengo, … che meraviglia, … non toglierlo lascialo li, … ti prego!
Mi accasciai sulla sua schiena e palpeggiai i suoi seni.
Intanto il conte chiese se poteva venire nella fica di Ariane e io non sapendo se il ragazzo dell’hotel avesse portato la sua roba con le pillole dissi di no. José allora prese la mulatta che mi aveva spompinato, la mise a pancia sotto facendola appoggiare su due balle di fieno, le alzò la gonna dandole un paio di sculaccioni a quel superbo culo. In preda all’eccitazione, scostò di lato il perizoma e, con un colpo solo, infilò il cazzo nella fica facendola lamentare per la violenta intrusione.
La ragazza ancora si lamentava per la brutalità con cui era stata penetrata che il conte Romero si scaricò in lei con un grido liberatorio…
– Vengooo, … vengooo, … sssiiiiiiiiii, …
Con un ultimo affondo riverso gli ultimi spruzzi di sperma nella fica della fanciulla.
Una volta che i mostri cazzi furono lucidati dalle lingue delle ragazze. tornammo di sopra finimmo il porto e mi congedai dal conte.
Il giorno seguente, mentre facevamo colazione, sempre serviti dalle due mulatte Fatima e Lucia, José mi disse che il problema fondamentale nel portamento di un’amazzone è la postura in sella. La maggior parte di loro non avendo una muscolatura delle gambe e delle cosce ben allenata, tende a sedersi sulla sella. Esiste un metodo con il quale cerchiamo di porre rimedio a questo inconveniente, questa mattina Bob potrai vederlo.
Se vuoi darti una rinfrescata prima di assistere – disse Don José – vai pure, ti accompagnerà Lucia.
La mulatta mi accompagnò in un enorme stanza da bagno arredata con specchi e marmi bianchi, entrò nella toilette insieme a me e con le sue mani tirò fuori il mio pene sorreggendolo durante la minzione. Terminata di uscire l’ultima goccia di urina lo prese in bocca ripulendolo completamente e facendomelo venire duro in un lampo. Preso da un improvviso raptus feci mettere la mulatta a pecorina con le mani poggiate sul water e le rialzai la gonna. Aveva un sedere rotondo con due natiche sode. Scostai il perizoma e senza tanti preamboli lo infilai nella sua fica che non aspettava altro che accoglierlo. Ero attratto dallo scuro buchino posteriore che pareva farmi l’occhiolino. Infilai il pollice della mano destra intriso di saliva nell’ano della ragazza provocandole dolore.
– AAAAUUU! – usci dalla bocca di Lucia. Il buchino era poco recettivo. Tornato in me sfilai l’uccello dalla fica e me lo feci ripulire alla svelta dalla sua lingua.
– Lord Robert vi prego, continuate a usare il mio corpo come meglio vi aggrada, chiedo scusa per aver gridato, il mio ano è a vostra disposizione, sodomizzatemi pure quanto volete senza fare caso ai miei lamenti. Vi prego…
– Cara Lucia non sono stati i suoi lamenti a fermarmi, non mancherà occasione di provare il suo allettante culetto ma non posso essere scortese con il conte Romero facendolo aspettare.
Tornato dal conte ci dirigemmo nella sala dove, in quel momento, stavamo entrando le amazzoni. Questa volta erano in dieci, indossavano una vestaglia di seta azzurra bordata di bianco simile a quella che usano i pugili. Avevano gli occhi bendati da una mascherina di raso nera e i polsi ammanettati dietro la schiena. Ognuna era trascinata dal proprio istruttore, che la teneva al guinzaglio mediante una catenella dorata, fissata ai capezzoli con due pinze coccodrillo. Arrivate davanti alla sbarra furono spogliate e rimasero tutte con il loro bel perizoma nero che non riusciva a coprire il rosso dei loro culi sculacciati.
– Vedi Bob l’importanza dell’unguento che spalmiamo sul sedere prima di frustarle? Hanno il culo dolorante ma la pelle non è stata rovinata. Non ci sono lesioni cutanee.
Furono fatte mettere in posizione semplicemente agganciando alla catenella che pendeva fra i seni una corda che, inserita nell’occhiello sul pavimento, le obbligava a piegare il busto in basso e in avanti. Questa procedura provocò non poche urla, i seni furono stirati in basso e le ragazze rimanevano immobili per evitare ulteriore dolore. Erano uno spettacolo, dieci fanciulle in mutandine con i culetti esposti e arrossati. Il conte vide la mia eccitazione ma subito frenò i miei ardori.
– Bob mi dispiace ma non potrai deliziarti, almeno per ora, con nessuno di questi splendidi mappamondi. Le abbiamo messe in questa posizione proprio per testare la resistenza del loro sederino. Però se ti fa piacere puoi lubrificarglielo.
Nel mentre fu portato nella sala un macchinario simile a un ecografo e due valletti si apprestarono a metterlo in funzione.
– Vedi Bob – disse il conte – questo è uno sfintomanometro. Uno strumento che misura la forza di contrazione dello sfintere. Noi non possiamo sapere se le ragazze sono vergini, use alla sodomia o se hanno l’ano rilassato da estenuanti sedute di dilatazione. Adesso inseriremo nell’ano questo strumento. Come puoi vedere assomiglia a un piccolo cazzo lungo dieci centimetri e largo poco meno di due. Ha la caratteristica di dilatarsi e di allargare lo sfintere fino a una forza prestabilita come se fosse una chiave dinamometrica. Raggiunto quel valore immediatamente si richiude tornando nella posizione iniziale. Sullo schermo vengono riportati i valori di forza e la dilatazione in centimetri dello sfintere. Serve per costruire su misura i soggiogatori che serviranno per le sedute di allenamento.
Se ti senti puoi iniziare tu ad inserirlo cominciando dalla prima della fila.
Era una ragazza molto alta dai capelli rossi e da due grandi seni. Avvicinammo l’apparecchio al suo culo, le calai le mutandine a mezza coscia e poi lubrificai l’ano con uno speciale gel facendolo penetrare per bene anche all’interno del retto senza provocare nessuna reazione. Infilai la sonda spingendola per bene fino in fondo.
A questo punto il conte spinse un bottone e le due valve del finto cazzo cominciarono a distanziarsi fra loro provocando la dilatazione dell’ano, dopo pochi secondi….
– AAAUUU! … CLACK
Lo sfintere dilatandosi aveva raggiunto la forza necessaria a far chiudere lo strumento. Il conte lesse il valore della dilatazione dell’ano riscontrata: quattro centimetri.
Passammo alla successiva e qui mi imbattei in una ragazza poco più che ventenne bionda e piena di paura. Le sue gambe tremavano e quando le calai le mutandine vidi che aveva una leggera peluria bionda. Don José si raccomandò di non inserirle niente nella fica perché era vergine ed era promessa sposa a un ricco proprietario terriero che la voleva deflorare la prima nozze di nozze. Aveva l’ano terribilmente chiuso, come forzai con l’indice cominciò a dimenarsi e a urlare.
Decidemmo di passare direttamente allo strumento. Con fermezza lo appuntai sulla rosellina e cominciai a spingere, lentamente la punta conica si incuneò e vinse la resistenza dello sfintere.
– AAAIIAAIIAIII! Che dolore! Fermii!
Altre urla seguirono per il fatto che agitandosi e alzando il busto si era stirata i capezzoli.
Come il conte azionò l’apparecchio…
-AIAAAAAAA! … CLACK.
Il suo buchino aveva resistito solo fino a 2 cm: era sicuramente vergine. Con calma infilammo lo sfintomanometro nel sedere di tutte le allieve. Trovammo altre due ragazze vergini e una che fece fermare lo strumento a 6,5 centimetri. Tutte le altre ragazze fecero registrare valori compresi fra 3,5 e 5,5 centimetri.
Ebbi la conferma che Ariane aveva il buchino tonico in quanto con lei lo sfintomanometro riscontrò un valore di 3,7 centimetri.
Con il conte ci recammo nel laboratorio adiacente dove stavano preparando i soggiogatori. A prima vista più che in un laboratorio mi sembrò di entrare in un sexy shop. Sugli scaffali erano esposti una quantità di falli di tutti i tipi e di tutte le larghezze. I falli, costruiti alla perfezione, sembravano ricoperti di pelle umana, avevano una lunghezza di circa 20 centimetri e alla base avevano un piattello di sicurezza contenente un sensore a sfioramento.
José prendendo in mano un fallo, mi spiegò che ognuno di essi sarebbe stato programmato in base alla forza dello sfintere dell’allieva al quale sarebbe stato applicato. Nel piattello oltre al sensore c’era un meccanismo che avrebbe permesso al fallo di dilatarsi alla giusta larghezza in meno di un secondo non appena il piattello avesse sfiorato la sella. Oggi era previsto un allenamento per il rinforzo della muscolatura delle gambe e delle cosce e con i soggiogatori inseriti le allieve si sarebbero guardate bene dal sedersi sulla sella.
Fummo interrotti da un valletto che ci comunicò che le ragazze erano pronte.
-Vedi Robert il soggiogatore ha vari diametri. Purtroppo per il complicato meccanismo che risiede al suo interno non può essere realizzato con un diametro inferiore ai tre centimetri. Nella sala ci sono tre verginelle che hanno tutto il diritto di vedersi deflorato il culo da un cazzo vero e non da un freddo cilindro.
Vieni,che ti presento mio fratello Alfonso che si unirà a noi per sverginarle.

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