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Erotici Racconti

Adamo e Eva

By 10 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Eva aveva mangiato la mela e, insieme a Adamo, era stata cacciata dal paradiso, certo che Dio si era incazzato di brutto per un frutto che, a suo parere, non era poi nemmeno un gran che. I due si aggiravano in luoghi a loro sconosciuti, l’intrigo di alberi rendeva il cammino difficile e spesso rischiavano di ferirsi in varie parti del corpo. Da poco si erano resi conto di essere nudi e le differenze salienti dei fisici erano divenute evidenti agli occhi dei due.
≪ Come mai tu hai un dito in più?≫ chiese Eva indicando il cazzo di Adamo che pendeva tra le gambe.
≪ E che ne so. Sarà un difetto di fabbricazione. Ma anche tu sei tutta gonfia lì ≫ rispose lui indicando le mammelle della donna.
≪ Si, ma almeno le mie sono belle, il tuo coso invece sembra un animale morto. Penzola come se qualcuno lo avesse ucciso e poi appeso lì, non sapendo dove metterlo ≫.
≪ Lo so … e la cosa peggiore è il fatto che deve essere rotto ≫.
≪ In che senso?≫ domando incuriosita.
≪ Ogni volta che bevo lui regolarmente ributta fuori l’acqua e più ne bevo più ne butta fuori ≫.
≪ E tu non bere ≫ osservò lei.
≪ Ma così muoio di sete ≫ affermò Adamo risentito per un consiglio che riteneva stupido.
≪ Ma secondo te, cosa avrà inteso quando ha detto che avrei partorito nel dolore?≫ chiese la donna dopo un po’.
≪ E che ne so? Non so nemmeno cosa sia un parto ≫.
≪ Io credo che significhi che una persona va via da un luogo. Infatti, se devo andare lontano dico che parto ≫.
≪ E per questo dovresti soffrire? Allora sei scema, sta ferma dove ti trovi e così non soffrirai più ≫.
≪ Questo è vero … ma se dovessi andare per forza?≫.
≪ Potrei portarti io sulle spalle, ma poi mi stanco. Forse è meglio trovare una soluzione diversa ≫.
≪ Magari ci pensiamo su un po’. E quella faccenda del lavoro e del sudore? Che ne pensi?≫.
≪ Boh, anche il lavoro non so cosa sia. Ci fosse almeno un posto dove te lo danno? A me sembra tanto una fregatura, credo che me lo abbia detto per farmi stare buono ma alla fine sarà impossibile trovarlo questo lavoro ≫.
I due continuarono a chiacchierare su ciò che Dio aveva loro detto quando giunsero in una radura, si era fatta sera ormai e Adamo aveva preparato un giaciglio di foglie per dormire. A causa del freddo Eva si era stretta accanto a lui e dopo un po’ sentì qualcosa di diverso nell’uomo che la stringeva.
≪ Adamo, Adamo ≫ gridò per svegliarlo.
≪ Che c’è?≫ chiese lui che non stava affatto dormendo.
≪ Guarda lì … sei tutto gonfio. è diventato più grosso quel dito. Mica sarai stato morso dal serpente?≫.
≪ Non credo, l’avrei sentito se mi avesse morso ≫.
≪ Ma ti fa male?≫.
≪ Proprio male no, diciamo che lo sento tirare ≫.
≪ Certo che è diventato veramente grosso. Come lo senti se lo tocchi?≫.
≪ Duro, veramente duro. Sembra che stia per esplodere ≫.
≪ Dobbiamo fare qualcosa, non puoi rimanere così. Se scoppia potrebbe ucciderti ≫.
≪ E cosa possiamo fare? Io ho paura a toccarlo, magari faccio peggio ≫.
≪ Non lo so … ma dobbiamo trovare una soluzione ≫.
≪ Se almeno ci avesse spiegato a cosa serve … bastava anche un libretto di istruzioni ≫.
≪ E come faceva? Non hanno ancora inventato la scrittura e i libri ≫.
≪ Cazzo, anche questo è vero ≫.
≪ Cosa significa?≫ lo interruppe lei.
≪ Cosa?≫.
≪ Quella parola che hai detto … cazzo ≫ precisò Eva.
≪ Non lo so. Mi è venuta così. Penso che significhi che ti fa arrabbiare e allora dici cazzo ≫.
≪ E quel coso duro ti fa arrabbiare?≫.
≪ Non lo so, certo che felice non mi ci fa sentire ≫.
≪ Allora potremmo chiamare lui così ≫.
≪ Per me va bene, chiamarlo coso mi faceva sentire un po’ scemo. Cazzo sembra anche un nome importante ≫.
≪ Ma importante per cosa?≫.
≪ Non lo so, ma credo che un giorno sarà molto importante per gli uomini ≫.
≪ E per le donne?≫.
≪ Che ne so. Saranno cazzi loro ≫.
≪ Ma noi donne non abbiamo i cazzi nostri ≫.
≪ Allora ve li dovrete procurare, mica possiamo pensare a tutto noi. Già ne abbiamo uno, e poi non si può nemmeno staccare per darvelo ≫.
≪ Bisognerà trovare una soluzione ≫.
≪ In effetti lo penso anche io. Ma toglimi una curiosità … cosa hai tu in mezzo alle gambe? Non è che sei senza cazzo perché sei difettosa?≫.
≪ Non lo so se si sia sbagliato quando mi ha fatta. Probabilmente si è dimenticato di farlo e dove andava montato c’è rimasto un buco ≫.
≪ Un buco? Come quello che io uso per fare quella cosa marrone che puzza tanto?≫.
≪ Ma no scemo. C’è un buco in più proprio qui ≫ rispose Eva mostrandogli la passera.
≪ Che strano? Sembra una bocca messa di traverso. Hai pure le labbra ≫.
≪ Solamente che al contrario della bocca anche a me esce l’acqua che bevo da lì ≫.
≪ Allora anche tu sei rotta ≫ sentenziò Adamo sicuro.
≪ Credo di si. Pensi sia grave?≫.
≪ Non lo so, magari stiamo per morire e non lo sappiamo ≫.
I due rimasero in silenzio davanti ai dubbi che li assalivano, in poco tempo pensavano di aver scoperto che stavano per morire e la paura li attanagliava sempre di più.
Fu Eva ad interrompere quel momento indicando il pene dell’uomo.
≪ Guarda, sembra che sia morto di nuovo ≫ disse indicando il cazzo molle tra le sue gambe.
≪ Allora se lui non scoppia non devo più morire?≫.
≪ Credo di no. Forse sei salvo. Ma con lei come facciamo?≫.
≪ Non lo so. Forse se ci metti un dito dentro per tapparla non muori neanche tu ≫.
≪ Ma mica posso stare sempre con un dito lì. Devo fare anche altre cose nella vita ≫.
≪ Ad esempio?≫.
≪ Non lo so, ma vedrai che me ne verranno in mente molte e allora te lo dirò ≫.
≪ Se vuoi ti posso dare una mano … qualche volta il dito lo metto io ≫.
≪ Così almeno non mi stanco … potrebbe essere una soluzione ≫.
≪ Facciamo così … mentre siamo stesi per dormire il dito lo metto io, così tu non ti stanchi e mi puoi abbracciare per riscaldarci e quando sei sveglia e cammini il dito ce lo metti tu ≫.
≪ Per me va bene, proviamo così ≫ confermò lei stendendosi sulle foglie accanto a lui.
Dopo un po’ che si trovavano in quella posizione, con Adamo che teneva un dito dentro alla sua passerina, Eva iniziò a muoversi inconsciamente nel sonno il che la portò ad avere il primo orgasmo della storia dell’umanità ed a farla risvegliare di soprassalto gridando.
≪ Che succede ora?≫ chiese Adamo riaprendo gli occhi.
≪ Non lo so ≫ rispose lei, ≪ mi sono sentita strana e poi un gran caldo e lei si muoveva da sola, come se ti stesse succhiando il dito e poi ho sentito un liquido che usciva ≫.
Adamo si guardò il dito e lo vide interamente bagnato a causa dell’orgasmo della donna.
≪ In effetti sembra veramente che non sia servito il dito … continui a perdere. Ma questo è diverso, più profumato ≫.
≪ Dici? Fammi sentire … ≫ disse lei avvicinando il naso al dito dell’uomo.
≪ Si, anche più vischioso ≫.
≪ Chissà se è anche buono?≫ osservò lui portando il dito alla bocca.
≪ Allora … com’è?≫ chiese lei in attesa del responso.
≪ Buonissimo, il sapore è strano ma anche molto buono ≫.
≪ Fammi sentire … ≫ disse infilandosi il dito in bocca.
Ma Adamo aveva ripulito il dito per bene e la donna rimase insoddisfatta e si arrabbiò con lui.
≪ Aspetta, non arrabbiarti. Forse lì ce ne ancora ≫.
≪ Prova a guardare ≫.
Adamo infilò nuovamente un dito nella fessura della donna e lo tirò fuori colmo dei suoi umori vaginali, poi lo infilò nella bocca di lei e attese il responso.
≪ Mah, solo a un uomo può piacere un sapore così, a me non sembra un granché ≫.
≪ La solita boccuccia delicata … vedrai che piacerà anche a molte donne ≫.
≪ Tu dici? Io non credo. Vorrei proprio vederla una donna a cui possa piacere questo sapore. Dovrebbe essere un po’ uomo, diciamo senza la ‘u’, solamente ‘omo’. Non esisterà mai ≫ dichiarò sicura di se.
≪ Visto che a me piace mi faresti sentire se ne hai ancora?≫ chiese Adamo titubante.
≪ Va bene, ma non esagerare. Non vorrei che diventasse un vizio di tutti i giorni, ancora non sappiamo se mi possa fare male ≫.
≪ Potrei provare con la bocca, mi metto li sotto e succhio un po’, così prendo tutto quello che esce ≫.
≪ Aspetta allora, tu ti metti steso e io mi metto sopra alla tua bocca, così cade da solo ≫.
Così fecero, Adamo era sotto di lei con la bocca aperta e aspettava che scendesse qualcosa, ma dopo un po’, non vedendo scendere nulla decise di farlo notare anche a lei.
≪ Forse è finito, magari non ne ho più ≫.
≪ Ma io sento l’odore, scendi un po’ di più che provo ad usare la lingua ≫.
≪ Attento però a non farmi male e stai lontano con i denti ≫.
≪ Uffa … quanto rompi. Do una leccata, se non sento niente ti sposti ≫.
La prima leccata di Adamo fece scoprire al’uomo che c’erano ancora residui del piacere della donna, al che egli continuò a leccare con più voracità. L’azione dell’uomo ebbe un notevole effetto su Eva che, sentendo nuovamente quella sensazione che l’aveva svegliata, lo incitò a continuare sempre di più fino a quando non godette sulla lingua di lui.
≪ Che bello … ≫ disse accasciandosi, ≪ ho sentito ancora quel calore e poi una scarica prima che mi uscisse ancora quella cosa ≫.
≪ In effetti è stato divertente ≫ ammise lui, ≪ e io ho trovato il sistema per berla ogni volta che voglio ≫.
≪ Casomai ogni volta che vorrò io. Mica sono la tua fonte personale, e poi … cosa mi dai in cambio?≫.
≪ Non lo so, i soldi non sono ancora stati inventati, quindi non ti posso pagare. E una donna che si fa pagare non mi sembra giusto ≫ osservò ingenuamente.
≪ Mica vorrai farlo gratis, almeno prometti che ti occuperai del cibo e dei vestiti ≫.
≪ E magari vorrai anche una casa e qualche gioiello … ≫.
≪ Cosa sono i gioielli?≫.
≪ Non lo so, ma quando li inventeranno lo sapremo entrambi ≫.
≪ Allora quando li inventeranno vorrò anche quelli, e pure i soldi ≫.
≪ E tutto questo per due leccate che sono piaciute più a te che a me? Te li scordi, devi inventarti qualcos’altro. Mica posso andare a lavorare per pagarmi le leccate ≫.
≪ Allora scoprirò qualche altro modo, ma intanto datti da fare che a me questa cosa ha fatto venire fame e, se non ti sbrighi, finirò con il mangiarti il cazzo, tanto non ti serve a nulla ≫ disse indicando il membro dell’uomo.
≪ E no bella mia, se vuoi metterti in bocca questo qui devi pagare anche tu ≫.
≪ Pagare? Perché? Non so nemmeno se mi piace ≫ osservò Eva.
≪ Forse dovresti provare ≫ disse l’uomo.
≪ Ora non mi va. Ho fame e poi voglio dormire. Magari ci provo domani ≫.
Fu così che Adamo si ritrovò costretto a cercare il cibo per lei, e dopo aver mangiato si rimisero a dormire. Quella notte Adamo sognò che Eva gli mangiava il cazzo e la cosa gli piacque così tanto che anche lui produsse quel liquido, come aveva fatto lei, ma questa è un’altra parte della storia che vi racconterò in seguito.
CONTINUA …
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La notte era trascorsa tranquilla, malgrado i sogni movimentati dell’uomo i due si erano svegliati sotto un sole caldo che li mise subito di buon umore. Decisero di fare colazione con quello che avevano avanzato la notte precedente. Adamo continuava a guardare le forme del corpo di Eva, ed anche la donna non poté fare a meno di guardare quella parte dell’uomo che avevano deciso di chiamare cazzo.
≪ Cosa stai guardando?≫ le chiese lui notando il suo interessamento.
≪ Nulla, stavo solamente pensando ≫ mentì lei.
≪ A cosa pensavi?≫ la incalzò lui.
≪ Mi chiedevo se quel coso, si il cazzo, servisse a qualcos’altro oltre che a buttare fuori l’acqua ≫.
≪ Probabilmente si, ma vedrai che prima o poi lo scopriremo ≫.
≪ E tu a cosa pensavi? Ho visto come mi guardavi lì ≫ disse indicando la passerina.
≪ A nulla di particolare. Mi stavo solamente ricordando quello che ho visto questa notte mentre dormivo ≫.
≪ E cosa hai visto?≫.
Adamo raccontò a Eva il suo sogno, di come il suo cazzo era diventato duro e che lei lo aveva preso in bocca. Racconto del liquido che era uscito ma evitò di dirle che lei lo aveva assaggiato e che a lui era piaciuto tanto.
≪ Solamente un uomo può vedere queste cose mentre dorme. Dovresti vergognarti e poi devi trovare il modo di coprirlo. Sono stanca di vederti andare in giro con quel coso che ballonzola ad ogni passo ≫.
≪ E come faccio? Anche volendo non troverei dei vestiti, Dio non si è preso la briga di crearli e tantomeno c’è qualcun’altro che lo possa fare, a parte noi. Se hai un’idea dimmela altrimenti rimango così ≫.
≪ Che stronzi voi uomini ≫ sbottò Eva, ≪ meno di una settimana che siete stati creati e già avete bisogno di una donna per risolvere i vostri problemi ≫.
≪ Noi uomini? A parte che sono l’unico e, non essendoci altri uomini dovresti usare il singolare, poi se c’è qualcuno che si dovrebbe lamentare credo proprio di essere io che per un paio di leccatine sono dovuto andare di notte in cerca di cibo ≫.
≪ Ma le leccatine ti sono piaciute? Allora di che ti lamenti?≫ strillò lei.
≪ Si mi sono piaciute, ma anche a te se non sbaglio. Anzi potrei affermare che tu ci hai provato più piacere di me e, mentre io ho fatto tutta la fatica, tu sei rimasta seduta a fartela leccare ≫ rispose arrabbiandosi lui.
≪ Guarda … ≫ disse Eva indicando il suo cazzo, ≪ quando ti arrabbi si ingrossa ancora ≫.
≪ Allora vedi di non farmi arrabbiare altrimenti quando è tutto duro te lo do sulla testa ≫ sentenziò Adamo prima di allontanarsi.
Passò più di mezz’ora prima che l’uomo facesse ritorno, Eva stava iniziando a preoccuparsi, quando lo vide arrivare con in mano due rami di un albero che non riconobbe.
≪ Cosa hai portato?≫ gli chiese.
≪ Si chiama fico, sia l’albero che il frutto ≫.
≪ E come fai a saperlo?≫ lo incalzò incuriosita.
≪ C’era scritto sul cartellino appeso ad un ramo ≫.
≪ E chi lo ha messo il cartellino, se ancora non lo hanno inventato?≫.
≪ è stata una ditta che tra qualche millennio andrà a rompere le scatole alla gente vendendo bulbi e piante su catalogo ≫.
≪ Questa cosa te la sei inventata tu, comunque va bene, chiamiamolo fico e basta. Ma perché lo hai portato?≫.
≪ Volevo farti vedere una cosa ≫ rispose Adamo mostrandole uno dei frutti che era maturato sulla pianta.
≪ Si è aperto sotto ≫ osservò lei, ≪ e allora?≫.
≪ Come … e allora? è tale e quale a quella cosa che hai in mezzo alle gambe ≫.
Eva lo guardò attentamente e poi iniziò a ridere.
≪ Perché ridi?≫ le chiese lui visibilmente accigliato.
≪ Scemo, non vedi che manca il buco?≫.
≪ Per forza … questo è un maschio. Anche se gli manca il cazzo lo è sicuramente altrimenti non si chiamerebbe fico … ≫
≪ … ma fica ≫ lo interruppe lei, ≪ allora significa che quella che ho io si chiama fica ≫.
≪ Non so dirti se si chiama così o meno, ma noi possiamo chiamarla così ≫.
≪ Almeno, in questo modo possiamo distinguere gli uomini dalle donne ≫.
≪ Penso di si. Almeno potessimo brevettare le nostre scoperte … ma quello non ha creato ne i brevetti ne l’ufficio dove brevettarli. Chissà in quanti useranno questi nomi senza che noi ci guadagniamo nulla ≫.
≪ Vero, è una schifezza essere la prima donna e il primo uomo. Nessuno ci dice nulla, dobbiamo inventarci un mucchio di cose e non prenderemo i diritti su nulla di tutto ciò ≫.
≪ Infatti, e poi visto che c’era poteva farne almeno due o tre di donne … ≫.
≪ Cosa intendi? Io non ti basto?≫.
≪ Si mah … ≫.
≪ Mah?≫ chiese Eva sul punto di esplodere.
≪ Almeno se ce n’erano altre magari una se la faceva leccare senza costringermi a lavorare per lei. Insomma non mi sembra giusto doverti pagare per due leccatine ≫.
≪ Ancora questo discorso? Neanche il tempo di imparare a leccare la fica e già la vorresti gratis. Per chi mi hai preso? Mica sono un’opera di carità ≫.
Adamo comprese che era meglio evitare di continuare a discutere con lei, quando affrontavano quel tipo di discorsi si era accorto che lei si arrabbiava e avendo paura che poi non si sarebbe più fatta leccare decise di cercare il modo di rabbonirla.
≪ Ho trovato il modo di coprirci ≫ annunciò trionfante.
≪ E come vorresti fare?≫ gli chiese lei ancora visibilmente arrabbiata.
≪ Useremo le foglie del fico ≫.
≪ E come le mettiamo?≫.
≪ Le appendiamo davanti così ci coprono ≫ rispose lui prendendone una e posizionandola davanti al suo cazzo.
La foglia, non essendo sorretta da nulla cadde immediatamente ai suoi piedi scatenando l’ilarità della donna. Allora Adamo provò a fare un buco nel quale introdusse il suo cazzo.
≪ Ma allora sei proprio scemo. Non vedi che così rimane fuori lo stesso … ≫ gli fece notare lei.
≪ L’ho visto anche io ≫ bofonchiò lui, ≪ ma visto che sei così intelligente trova tu un sistema ≫.
Eva prese una foglia dal ramo e provò a posizionarla davanti a se, ma anche quella cadde. Allora provò a posizionare l’appendice della stessa dentro alla fica, così facendo riusciva a tenerla appesa ma chiaramente la forza di gravità la faceva sventolare verso il basso e non la copriva in alcun modo. Anche quelle che provò a mettere sul seno non dettero alcun riscontro, malgrado l’abbondanza delle sue misure dopo un po’ che le aveva appoggiate sopra anche quelle caddero a terra. Fece altri tentativi ma nessuno di loro portò ad una soluzione, il che la indusse a smettere e alla fine si sedette sconsolata.
≪ Non te la prendere ≫ la consolò lui, ≪ troveremo il modo. Magari inventiamo la cintura, che non so cosa sia ma dal nome mi sembra possa essere una cosa molto utile ≫.
≪ Si, e magari inventiamo anche il reggiseno e le mutande ≫.
≪ E cosa sono questi reggiseno e mutande?≫ la interrogò lui.
≪ Non lo so, ma suonano così bene che mi sono voluta inventare anche io due nuove cose ≫ rispose Eva.
≪ Mutande … mi sembra tanto una fregatura, preferirei inventare il perizoma, magari per qualcuno sembrerà troppo piccolo ma sicuramente piacerà di più ≫.
≪ Si, ma intanto non abbiamo nulla per coprirci e tu già inizi a fare il maniaco ≫.
≪ Ecco, è sempre colpa mia ≫ strillò lui strappando un ramo di salice che pendeva sopra alla sua testa.
L’uomo arrabbiato stava manipolando il ramo che aveva in mano, lo piegava e rigirava intorno al polso come se fosse stato un pezzo di spago. Era già da un po’ che sfogava la sua rabbia in quel modo quando il suo sguardo si incrociò con quello di Eva. La donna stava osservando il ramo che si piegava alla volontà dell’uomo, grazie alla sua elasticità, quando nella mente le balenò un’idea.
≪ Adamo sei un genio ≫ esultò guardano il ramo.
≪ In che senso?≫ chiese l’uomo guardandola.
≪ Possiamo usare quei rami per inventare la cintura ≫.
Ci misero alcune ore, dovettero inventare anche i nodi e altre cose ma alla fine riuscirono a trovare il modo per coprirsi. Felici iniziarono a rincorrersi e festeggiare i loro primi capi di abbigliamento quando furono visti da una specie di cane, con le zampe posteriori visibilmente più corte, che battezzarono con il nome di iena. Quando l’animale, che in origine era molto triste, li vide pensò che fossero veramente ridicoli, coperti dalle foglie di fico, e iniziò a ridere così tanto che ancora se ci pensa non riesce a trattenersi.
Era quasi sera e Eva iniziava ad avere un certo appetito, ma non avendo voglia di provvedere alla ricerca i cibo decise di chiamare Adamo.
≪ Adamo perché non vai a cercare qualcosa da mangiare?≫ gli chiese con lo sguardo innocente.
≪ Perché ci devo andare io? Mica me l’hai fatta leccare ancora ≫ rispose.
≪ Ma te la faccio leccare dopo ≫ gli rispose lei sfiorandolo con il corpo.
Immediatamente la foglia di fico che copriva Adamo iniziò a sollevarsi come se fosse stata spinta da una forza invisibile e il suo cazzo fece capolino sotto di essa.
≪ Ecco … hai visto cosa hai combinato?≫ brontolò l’uomo.
≪ Ma è colpa mia se ti arrabbi sempre?≫.
≪ Ma io non mi sono arrabbiato. è successo perché mi sei venuta vicina ≫.
≪ Mica sarà un’allergia?≫ osservò lei.
≪ Bella sfiga, essere allergico all’unica donna che quell’altro si è preso la briga di creare ≫.
≪ Ma forse quello non diventa duro solamente se ti arrabbi. Magari indica anche quando sei ammalato ≫.
≪ Allergico e ammalato … hai altre buone notizie o posso morire in pace?≫.
≪ Sei il solito stronzo. Pur di non andare a cercare cibo avresti il coraggio di dire che stai per morire. Allora questa sera niente leccate ≫ annunciò lei allontanandosi.
≪ No, aspetta. Ci vado io. Stavo solamente scherzando ≫.
Eva sorrise, senza farsi vedere da lui. Aveva capito già dalla sera precedente che in mezzo alle gambe aveva un’arma alla quale lui non sarebbe mai resistito, finse di cedere e lasciò che fosse lui a cercare il cibo.
Mangiarono con gusto, Adamo pregustando il momento in cui lei si sarebbe fatta leccare e lei quando lui lo avrebbe fatto.
Erano seduti l’uno accanto all’altra quando Adamo, stanco di attendere, allungò una mano cercando di toccarla lì. Eva lasciò che facesse, il solo contatto delle dita di lui la fece rabbrividire e, quando lui si stese, posizionò immediatamente la sua fica sulla bocca di lui per farsela leccare. Dopo meno di 5 minuti lei aveva avuto il suo primo orgasmo e Adamo non dava segno di voler smettere, Eva non poté fare a meno di notare come il cazzo di Adamo si fosse ingrossato sotto alla foglia e, non si sa se per l’eccitazione o la curiosità, decise di provare a toccarlo. Il cazzo appena sfiorato ebbe un sussulto che la intimorì, per un attimo Eva penso che dentro vi potesse essere un animale che la poteva ghermire ma, dopo un momento di imbarazzo, decise di impugnarlo saldamente per evitare che potesse fuggire. Lo sentiva caldo e pulsante sotto alle dita, mentre lo accarezzava, Adamo sotto di lei bofonchiò qualcosa di incomprensibile e iniziò a spingere con il bacino verso la sua mano. Nessuno dei due seppe come fosse successo ma ad un certo punto dal cazzo di Adamo iniziò ad uscire un liquido simile a quello che usciva dalla fica di Eva. La donna sorpresa cacciò un grido mentre Adamo, sotto di lei, grugniva e faceva altri versi incomprensibili, come il cazzo iniziò a diventare sempre più molle fino a quando non giacque inerte.
≪ Che mi hai fatto?≫ grido Adamo uscendo da sotto di lei.
≪ Non lo so, te lo giuro. Io l’ho solamente accarezzato e poi ha iniziato a schizzare liquido da tutte le parti, ed ora … ≫.
≪ Me lo hai ucciso … Guarda, sembra morto ed è più piccolo del solito ≫.
≪ Ma non credo che sia morto. Forse è solamente svenuto ≫.
≪ No guarda. Sicuramente lo hai consumato se ora è più piccolo ≫.
≪ Sei il solito idiota. Come posso averlo ucciso se tu sei ancora vivo?≫.
≪ Non lo so, ma come la spieghi questa cosa?≫.
≪ Non la spiego e basta. Ora voglio dormire. Mi avete rotto tu e il tuo cazzo ≫.
Adamo si scostò da lei e piangeva, accarezzava il suo cazzo come se fosse veramente morto, pensava di aver perso una parte di se stesso quando lo vide rialzarsi lentamente e ritornare duro come in precedenza.
≪ Eva, guarda … è risuscitato, e in meno di tre giorni ≫ anche se pensò che l’ultima sua affermazione non centrava nulla.
La donna si girò a guardarlo e poi sentenziò.
≪ Hai visto che non era morto, scemo?≫.
≪ è tutto merito delle mie mani. Devo avere un fluido magico che lo hanno fatto resuscitare, se aspettavo te il mio cazzo non risorgeva più≫.
≪ Bravo, sei un mago. Ma ora dormi e non mi rompere più le scatole con il tuo cazzo ≫.
Adamo continuò ad accarezzare il cazzo per tutta la notte ed ogni volta lui sputava quel liquido e poi si ammosciava. Ma l’uomo non si dava per vinto e ricominciava ad accarezzarlo fino a quando, dopo che ebbe sputato per la quarta volta, non si sentì stanco. Il suo ultimo pensiero fu che quel gioco non valeva una ‘sega’, ed anche se non lo sapeva in quella notte aveva inventato lo sport più praticato dall’uomo negli anni a venire. Ma altre cose dovevano ancora scoprire i nostri due eroi, ma per il resto dovrete attendere i prossimi giorni.
CONTINUA …
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Era il terzo giorno dalla loro cacciata dal paradiso, Adamo ed Eva, dopo vari esperimenti avevano scoperto vari aspetti del nuovo mondo in cui vivevano ma, soprattutto, alcune differenze dei loro corpi e dell’uso che ne potevano fare.
La notte precedente Adamo aveva accarezzato a lungo il suo cazzo e quella mattina faticava a riprendersi, al contrario, Eva era già sveglia e iniziava ad aver fame e, visto che l’uomo non dava segno di risveglio pensò che fosse il caso di arrangiarsi e iniziò a cercare del cibo da sola.
Decise così di avventurarsi nei paraggi dove trovò un piccolo invaso pieno d’acqua e fece un bagno rinfrescante poi, dopo essersi asciugata al sole ricominciò la sua ricerca di cibo. Giunta di fronte ad un albero vide che dai suoi rami scendevano grandi caschi di frutti gialli che non aveva mai visto. Somigliavano al cazzo di Adamo, anche se non avevano la stessa punta, ma rimanevano girati verso l’alto e, al tatto, apparivano duri. Ne stacco uno e lo guardo, chiedendosi se fosse commestibile, provò a sbucciarlo e assaggiò il contenuto. Le piacque subito, decise quindi di chiamarlo cazzogiolo, ossia albero del cazzo, ma subito comprese che quel nome non poteva andare bene, ne staccò qualche frutto e ritornò nella radura dove Adamo si era appena svegliato.
≪ Dove sei stata?≫ le chiese lui.
≪ A cercare cibo, tu non ti svegliavi e io avevo fame ≫.
≪ Cosa hai trovato?≫.
≪ Queste cose qui con la buccia gialla. Ce n’è un albero pieno, e stanno tutte girate all’insù, come il tuo cazzo quando è duro ≫.
≪ E come si chiama questo frutto?≫.
≪ L’ho chiamato cazzogiolo, sia il frutto che l’albero ≫.
≪ Non mi sembra un nome adatto, potrebbe creare degli equivoci nelle donne tra qualche secolo. Meglio trovare un altro nome, qualcosa di femminile magari ≫.
≪ Perché femminile? Si tratta di un frutto, quindi deve essere maschile ≫.
≪ Si, questo è vero, ma se lo reggi in mezzo alle gambe sembrerà una cosa tua, quindi femminile ≫.
≪ Vero, ma sembrerà un cazzo, quindi maschile ≫ insistette lei.
≪ Insomma, mi sono stancato. Ho deciso, io la chiamerò banana, tu fai quello che vuoi ≫.
≪ Banana? Sembra un bel nome, potrei chiamare anche il tuo cazzo così ≫.
≪ Non puoi, quello mica si sbuccia ≫.
≪ E che ne sai? Basta provare ≫ affermò Eva con sicurezza.
Adamo aveva preso una banana e la stava sbucciando quando Eva si avvicinò a lui, dopo aver preso in mano il suo cazzo provò a scostare la pelle, per vedere se si togliesse completamente, ma dopo averla abbassata fino all’attaccatura del glande vide che non scendeva di più. Adamo si lamentò dicendo che così faceva male, ma lei non gli dette ascolto e riprovo, faceva scendere la pelle e poi ritornava su. Dopo un po’ che lo faceva il cazzo iniziò a indurirsi creando in Adamo un tipo di piacere superiore a quello che aveva provato con le carezze. Questo lo indusse a comprendere che le seghe sarebbero state più piacevoli se fatte così e esortò Eva a continuare in quel movimento.
≪ Ti piace tanto se lo faccio così?≫ gli chiese mentre glielo menava con forza.
≪ Si, mi piace molto. Continua ti prego ≫ la esortò lui.
≪ Io continuo se prometti di andare a prendere tu da mangiare ≫ propose Eva.
≪ Prometto, ma continua ≫.
Fu così forte l’orgasmo che Adamo provò che le dita dei suoi piedi si contrassero verso l’alto mentre il suo cazzo spruzzava sperma addosso a Eva. La donna, incuriosita, ne prese un po’ con un dito e lo portò alla bocca.
≪ Però … anche il tuo non è niente male ≫ sentenziò leccandosi le labbra, dopodiché chinò il busto ed iniziò a leccare il cazzo del primo uomo per raccogliere le ultime gocce di liquido rimaste.
A Adamo quella cosa piacque moltissimo, sentire la lingua della donna che gli stimolava il glande ancora eccitato dalla masturbazione contribuì a farlo ingrossare ancor di più.
≪ Ora basta ≫ disse lei sollevandosi e lasciandolo ancor più eccitato di prima.
≪ Come basta? A me piace e lo voglio fare ancora … ≫ si lamentò Adamo.
≪ E no bello mio … se vuoi che lo lecchi mi devi portare qualcosa di sostanzioso da mangiare e poi mi devi fare un regalino ≫.
≪ Un regalino? E cosa sarebbe questo regalino?≫.
≪ Non lo so, ma vedi di darti da fare altrimenti basta leccatine al cazzo e tutte le altre cose che ti piacciono tanto ≫.
≪ Ecco lo sapevo ≫ inveì lui, ≪ ogni volta che scopri qualcosa che mi piace la sfrutti per costringermi a fare qualcosa. Non è giusto. Se almeno ci fossero altre donne in giro … ne approfitti perché sei l’unica ≫.
≪ Invece di lamentarti vedi di muoverti, tanto sarà sempre così. Anche quando ci saranno tante donne, e tanti uomini, sarete sempre costretti a darvi da fare per averci ≫.
≪ Dovevo capirlo che quello lì non ci capiva una mazza. Se lui non ce l’ha una donna a che serviva darla a me. Senza che ammazzassi nessuno mi ha dato una condanna a vita ≫ borbottò allontanandosi in cerca di cibo.
Eva era rimasta sola, ancora ripensava alla sensazione che aveva provato quando leccava il cazzo di Adamo. Volutamente non gli aveva detto nulla, ma la cosa gli provocava un formicolio nella fica che non comprendeva, lo stesso che aveva sentito quando lo aveva segato. Decise di sfruttare quel tempo da sola per scoprirne il motivo e, mentre ripensava al tutto, lentamente iniziò a toccarsi la fica. Inizialmente erano solo piccole carezze, ma un po’ alla volta divennero sempre più audaci fino ad iniziare ad infilarsi un dito, e poi due, dentro al buchino fradicio di umori. Si stava masturbando forsennatamente quando il suo sguardo cadde sul casco di banane, ripensò in quel momento al confronto che aveva fatto quando le aveva trovate, ognuna di loro sembrava, seppur con misure ridotte, il cazzo di Adamo e fu in quel momento che le venne l’idea. Velocemente ne scelse due e, mentre una veniva leccata, si infilò lentamente nella fica la seconda. Iniziò a muoverla avanti e indietro, prima piano e poi sempre più forte, era sul punto di godere quando udì le urla di Adamo.
≪ Eva … corri presto ≫.
In quel momento accaddero tre cose che avrebbero segnato il destino dell’uomo. Eva stava provvedendo alla prima masturbazione femminile, aveva inventato il primo tipo di cazzo artificiale, con il quale sostituiva l’uomo, ma, cosa ancor più grave, aveva avuto il suo primo coito interrotto.
Adamo non lo sapeva, ma quel suo grido la fece imbufalire molto, le maledizioni che lei lanciò all’indirizzo dell’uomo hanno ancor oggi effetto, senza saperlo Adamo aveva condannato l’uomo alle vendette femminili che subiamo tutt’oggi quando la donna non raggiunge l’orgasmo.
Incazzata, per essere stata distolta, Eva lo raggiunse con il chiaro fine di vendicarsi. Appena giunta accanto a lui guardò quello che lui stava vedendo. Su di un prato uno stallone eccitato dall’odore si era avvicinata ad una cavalla e si stava preparando a montarla, l’enorme cazzo del cavallo pendeva verso il basso a causa della mole ma, quando il superbo animale riuscì a salirle dietro con un solo colpo lo aveva infilato dentro di lei. il rapporto non duro molto ma il forte nitrito dell’animale annunciò il suo orgasmo che pose fine al rapporto stesso.
≪ Hai visto?≫ le chiese Adamo.
≪ Cosa? Che ha infilato il suo cazzo nel buco di lei?≫.
≪ Si. Si è messo dietro e lo ha infilato sotto alla sua coda ≫.
≪ E vorresti provarci anche tu?≫ gli chiese ridendo.
≪ E come faccio? Tu non hai la coda ≫.
≪ Questo è vero, ma neanche tu hai un cazzo così grosso ≫.
≪ Questo non centra. Lui è anche più grande fisicamente ≫.
≪ Va bene, ma tu mi hai chiamato solamente per farmi vedere questa cosa qui?≫.
≪ Pensavo fosse importante … ≫ si giustificò lui.
≪ Pensavi? Invece di pensare datti da fare che oggi voglio mangiare carne, altrimenti lo sai come va a finire … ≫.
≪ Ok ora vado a cercare il cibo, ma tu potresti darmi un assaggino, così come incentivo … lo sai che quando ne ho voglia non ragiono molto ≫ disse lui allungando le mani verso la donna.
Eva si spostò all’indietro e ne farlo inciampò su di una radice e cadde all’indietro. Nel farlo una delle sue gambe schizzò verso l’alto. Ora non è dato di sapere se fosse stata la destra, o la sinistra, ma la cosa importante è l’effetto sortito da quella mossa. Un forte calcio colpì Adamo sotto al cazzo, esattamente dove si trovavano quelle due palline racchiuse in un sacco di pelle, che ancora non avevano un nome. Il dolore fu fortissimo, Adamo cadde all’indietro e svenne. Quando si riprese era solo, Eva si era allontanata alla ricerca di un po’ d’acqua e, quando ritornò, lo trovò seduto che si lamentava per il dolore.
≪ Cosa mi hai fatto?≫ chiese quando la vide.
≪ Io nulla. Sei stato tu a farmi cadere ≫.
≪ Ma tu mi hai colpito qui sotto … ≫ disse lamentandosi per il dolore.
≪ Colpa tua, se non avessi provato a mettermi le mani addosso senza che io lo volessi non sarebbe successo ≫.
≪ Ma non è giusto. Come posso fare se ogni volta ti devo chiedere il permesso per toccarti. Ogni tanto dovrei poterlo fare anche senza il tuo permesso ≫.
≪ Tu fallo ed io ti colpisco nuovamente lì ≫ strillò mentre si allontanava.
Anche Adamo, dopo che si fu ripreso si allontanò per cercare il cibo, sapeva che se voleva che Eva facesse quelle cose doveva procurarsi la carne e il regalino. Vagò per tutto il giorno fino a quando non vide un coniglio che, in preda alla paura, aveva tentato di infilarsi in un buco troppo stretto. Per lui fu facile catturarlo e ucciderlo. Pensò che in quel modo aveva risolto entrambi i problemi, aveva la carne e poteva regalare a Eva la coda del coniglio, così lei la poteva appendere dietro alla sua cintura e, in quel modo, avrebbe avuto anche lei la coda come la cavalla. L’idea di Eva con la coda lo eccitò nuovamente, specialmente perché aveva ripensato a quello che aveva fatto lo stallone. Fu così che tornò tutto eccitato dalla donna.
Eva stava dormendo, dopo che era ritornata aveva ripreso il suo giochino con le banane e dopo 3 orgasmi si era addormentata con una delle banane ancora dentro alla fica. Adamo si fermò sbigottito ad osservare la scena, a causa del calore della fica la banana era diventata marrone e sembrava un cazzo ai suoi occhi inesperti. Per un attimo pensò che anche a Eva era cresciuto il cazzo e si preoccupò dell’uso che lei ne avrebbe potuto fare. Evitò di fare rumore e si mise a cucinare l’animale, nella speranza che fosse una cosa casuale e che il cazzo di Eva scomparisse così come era apparso.
Era ormai sera quando Eva aprì gli occhi, l’odore del coniglio arrostito aveva risvegliato in lei la fame, la banana era uscita da sola dalla sua fica ed era scomparsa così che, quando si alzò, Adamo non vedendola più si tranquillizzò dall’idea che anche lei avesse il cazzo.
≪ Cosa hai cucinato?≫ domandò sedendosi accanto a lui.
≪ Coniglio ≫ rispose tranquillo.
≪ Sei sicuro che sia mangiabile?≫.
≪ Credo di si. L’odore è buono ≫.
≪ Allora assaggiamolo … ≫ disse lei allungando una mano e staccando una coscia.
≪ Com’è?≫ chiese lui speranzoso.
≪ Buonissimo. Credo che ne mangerò un bel po’≫ rispose la donna mangiando avidamente.
≪ Bene ≫ disse lui speranzoso.
Già stava pensando che se Eva avesse apprezzato il cibo ci sarebbero state più possibilità che lei fosse stata più disponibile a leccargli il cazzo quando i suoi pensieri furono interrotti dalla donna.
≪ Lo hai trovato il regalino?≫.
≪ Si ≫ annunciò lui sventolando la coda dell’animale.
≪ Che cosa è?≫ chiese lei incuriosita.
≪ è una cosa che si appende. La puoi appendere davanti, sul collo, oppure dietro come una coda ≫.
≪ Una coda? E magari poi vorresti fare com il cavallo?≫.
≪ No … ≫ mentì l’uomo, ≪ faremo quello che ti va ≫.
≪ Vedremo. Prima la devo provare ≫ disse lei che già pregustava l’idea della lingua dell’uomo che la leccava, magari mentre ci infilava una banana, mentre lei leccava il suo cazzo.
Il resto della cena continuò in un’atmosfera surrealistica, entrambi desideravano darsi ai nuovi giochini erotici scoperti, ma nessuno dei due si decideva a fare la prima mossa, fino a quando non accadde un fatto inatteso.
Anche in quel mondo, come succede qui, si aggiravano di notte animali in preda alle più svariate attività. Uno di questi era un grosso lupo che spaventò Eva con il suo ululato. I due decisero di rintanarsi in un anfratto, nella roccia, che avevano visto durante il giorno e, dopo essersi nascosti, i due si strinsero l’una all’altro nel tentativo di sentirsi protetti.
Adamo non resistette molto, sentire il corpo di Eva che aderiva al suo lo portò molto presto a uno stato di eccitazione che, ben presto, fu visibile sotto alla foglia di fico che si spostava gradualmente verso l’alto spinta dall’erezione dell’uomo. Anche lei non resistette molto, i giochini del pomeriggio l’avevano appagata parzialmente e sentire il cazzo di lui che premeva sul suo corpo, sempre più insistentemente, le provocò un desiderio sempre più forte di portare a termine i suoi propositi.
Lentamente la sua mano scese sul cazzo di Adamo e lo impugnò saldamente, accolta da un sospiro soffocato di lui che, incoraggiato dalla sua mossa, spostò la sua mano fino a quando non trovò l’ingresso della sua fica già bagnata dagli abbondanti succhi della donna. Timidamente infilò un dito dentro di lei e la trovò abbondantemente bagnata, soddisfatto lo tirò fuori e lo leccò con piacere.
≪ Invece di leccarti il dito che ne dici di leccarmela direttamente?≫ chiese lei sospirando.
L’uomo non si fece pregare e si stese immediatamente a terra in modo di consentirle di posizionarsi sopra di lui. Contrariamente alla volta precedente, Eva si posizionò sopra mantenendo il viso rivolto in direzione del suo cazzo e quando lui iniziò a leccarle la fica lei si chinò per leccargli il cazzo. Malgrado la sua opera frenetica il cazzo di Adamo non dava segni di cedimento e, mentre lei aveva già avuto il primo orgasmo, lui non aveva ancora spruzzato il suo liquido.
La donna pensò di sbagliare qualcosa e decise di provare a succhiare per vedere se in quel modo riusciva a farlo uscire, ma dopo i primi tentativi timidi non ottenne altri risultati.
≪ Come mai non esce nulla?≫ chiese rivolgendosi a Adamo.
≪ Non lo so, ma mi piace tanto. Forse dovresti provare a fare un po’ di tutto e quando lo metti in bocca prova a tenerlo bagnato per farlo scivolare meglio ≫.
Ci si mise d’impegno, alternò le laccatine a succhiate più o meno profonde, facendo scivolare il cazzo dentro alla sua bocca, prima un po’ e successivamente quanto più riusciva a ingoiarne. Poi gli tornò in mente la sega fatta quel mattino e stringendo le labbra iniziò ad andare su e giù con la testa fino a quando l’uomo non cedette e le venne in bocca copiosamente. Rimase sorpresa dal fatto, aveva sentito che il cazzo iniziava a pulsare sempre più forte ma, per inesperienza, non poteva sapere che quello era il preludio all’eiaculazione. Lo sperma le inondò la bocca e rischiò di soffocare ma questo durò solamente un attimo prima che la deglutisse soddisfatta del risultato ottenuto.
Entrambi convennero che di tutti i giochini fatti quello era stato sicuramente quello che era piaciuto maggiormente ad entrambi e decisero di trovargli un nome adatto.
≪ Io direi di chiamarlo ruota ≫ disse Adamo.
≪ Perché?≫ chiese lei.
≪ Perché ci arrotoliamo e sembriamo una ruota, anche se non so cosa sia un rotolo ≫.
≪ No, secondo me non va bene ≫ sentenzio Eva, ≪ dobbiamo trovargli un nome più adatto. Visto che sembra un numero acrobatico dovrebbe avere un numero come nome ≫.
≪ Forse hai ragione. Ma che numero?≫.
≪ Non lo so. Ma credo sia importante sceglierlo bene. Quando inventeranno i numeri dovranno avere delle idee ben precise su quello che questo significa ≫.
≪ Che ne dici di 13? Potrebbe portare fortuna … ≫.
≪ Meglio di no, so per certo che qualcuno dirà che non la porta affatto ≫.
≪ E del 17? Che ne dici?≫.
≪ Peggio che mai. Quello è meglio evitarlo proprio ≫.
≪ Uffa. Mi sono stancato di inventare le cose. Prova a pensarci tu. Io oggi ho già inventato il cavallo e il coniglio ≫.
≪ Bella fatica … quelli esistevano già. Questo è proprio nuovo ≫.
≪ Allora facciamo così, rimandiamo questa decisione a dopo e intanto ci riproviamo, magari ci viene un idea … ≫.
Eva accolse con gioia quell’idea di Adamo e chiese all’uomo di sostituire le posizioni, lasciandogli la possibilità di provare a stare sotto. Per l’uomo la cosa risultò più funzionale visto che si ritrovò libero di muoversi dentro alla sua bocca e lei lo lasciò fare visto che la sua eccitazione fece si che lui si prodigasse maggiormente sulla sua fica. Alla fine entrambi ne ricavarono un orgasmo che li lasciò senza fiato.
Caddero addormentati, tenendosi stretti, mentre la notte scorreva portandoli sempre più vicini ad un nuovo giorno ricco di scoperte.
CONTINUA …
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Non comprese immediatamente quello che stava accadendo, l’inesperienza di vita che aveva dopo esser vissuto solamente in paradiso, non gli fece capire nulla. L’unica cosa che sapeva era che Eva stava gridando a squarciagola e che, le sue urla, non avevano nulla di rassicurante. Adamo si alzò in tutta fretta e, nel farlo, andò a colpire una delle pareti rocciose della caverna in cui avevano trovato rifugio la notte precedente. In un misto di nuove sensazioni che spaziavano dalla paura, per le grida di Eva, al dolore per la capocciata e per finire all’incazzatura per l’insieme delle cose, l’uomo uscì dalla grotta inventando di sana pianta una serie di epiteti rivolti a colui che l’aveva cacciato da qualche giorno. Era così preso dalla sequenza di nuove espressioni che riusciva a coniare che non si rese conto della scena che gli appariva di fronte. Eva era seduta ai piedi di un albero, il viso sbiancato, gli occhi sbarrati dalla paura e una macchia di sangue che si stagliava sotto di lei, in mezzo alle gambe.
Tra un epiteto e l’altro Adamo si avvicinò a lei incredulo, quello che vedeva non gli piaceva affatto e mentalmente cercava una risposta alla domanda che sapeva sarebbe arrivata quanto prima.
≪ Cosa mi hai fatto ieri sera?≫ chiese la donna piangendo, ≪ guarda quanto sangue. Sto per morire o sto per partorire nel dolore, come aveva detto lui?≫.
≪ Non lo so. Io non ti ho fatto nulla … saranno state le banane ≫ si giustificò l’uomo.
≪ Credi che ne ho mangiate troppe? O che sia colpa loro se ora dovrò partorire?≫.
≪ Come faccio a saperlo? Certo che mangiarne tante gonfia parecchio, ma non credevo fino a questo punto ≫.
≪ E se fosse stato il coniglio?≫ azzardò Eva.
≪ L’ho mangiato anche io, dovrei star male pure io … non credi?≫.
≪ Hai mangiato anche le banane?≫.
≪ Si, un paio ≫ confessò lui.
≪ E non stai male?≫ lo incalzò.
≪ No. Io sto benissimo ≫.
Eva provò ad alzarsi e vide che non perdeva più sangue. La cosa la rincuorò un po’ ma decise che voleva andare a fondo della cosa.
≪ Secondo te … sto per morire?≫.
≪ Per aver mangiato qualche banana? Penso di no ≫.
≪ Allora bisogna scoprire cosa succede … guarda sotto e dimmi cosa vedi ≫ gli disse aprendo le gambe e spingendolo verso il basso.
Adamo osservò attentamente la fica della donna ma non vide nulla di strano, tranne i residui di sangue che si erano fermati sulle labbra vaginali.
≪ Forse è meglio che ti lavi, così sembra tutto normale e non si vede nulla ≫.
Detto questo accompagnò la donna fino a un piccolo invaso d’acqua dove lei provvide a lavarsi con attenzione, ma proprio mentre lui stava guardando nuovamente il suo sesso, dopo averlo aperto con le dita, un fiotto di sangue uscì sporcandogli i piedi.
≪ Porca Eva, non puoi stare attenta?≫.
≪ Non l’ho fatto apposta. E poi mi devi spiegare cosa significa quello che hai detto ora … ≫ gli disse visibilmente accigliata.
≪ Non lo so? L’ho appena inventato, ma credo che si sentirà spesso in futuro ≫.
≪ Va bene, meglio lasciar perdere. Dimmi quello che hai visto … ≫.
≪ Solamente che perdi sangue dalla fica, nient’altro ≫.
≪ Lo sapevo … voi uomini non servite a nulla. Non sei nemmeno capace di guardare la sotto e dirmi quello che succede ≫.
≪ Cosa centriamo noi uomini? A parte che di uomini ce ne sempre e solamente uno, ossia il sottoscritto, ma almeno noi non andiamo in giro a perdere sangue dal cazzo ≫.
≪ Non è colpa mia se perdo sangue da lì ≫.
≪ Ma neanche mia. Mica te l’ho detto io di mangiare tutte quelle banane ≫.
≪ E se fossi stato tu con la lingua?≫.
≪ Cosa centra la mia lingua? Mica è una banana ≫.
≪ Uffa … che palle sta storia delle banane ≫ esclamò la donna.
≪ Almeno mi avesse lasciato un libretto di istruzioni sulla donna. Credo che i futuri uomini rimpiangeranno molto questo tipo di libro nei prossimi secoli ≫.
≪ Ignoranti come siete anche se lo aveste come minimo sareste capaci di sbagliare la pagina, quando vi serve ≫.
≪ Ma vai a cagare, brutta stronza ≫ rispose Adamo arrabbiato mentre si allontanava.
Per tutta la mattinata i due si evitarono accuratamente, Adamo andò a caccia e riuscì a catturare un fagiano ferito, Eva si adoperò a cercare un rimedio per le sue perdite. La soluzione la trovò casualmente, come sempre accadeva in quei tempi. Passando vicino ad un cespuglio notò che vi erano appesi alcuni fiocchi di lana, probabilmente persi da qualche pecora che passava e, dopo averli lavati, li introdusse nella vagina avendo cura di lasciare un filetto che sporgesse sotto per il recupero. Senza saperlo aveva inventato il tampax. Tutta felice corse da Adamo per mostrargli la sua nuova invenzione.
≪ Guarda cosa ho inventato? Così non perdo il sangue per strada ≫.
≪ Certo, ma così non si può nemmeno giocare con la fica … ≫ obbiettò lui.
≪ No. Fino a quando c’è il filetto saprai che lei è occupata ≫.
≪ Che iella, neanche una settimana che la uso e già è inagibile. Neanche fosse la cosa più preziosa del mondo ≫.
≪ Evidentemente l’hai consumata troppo e ora si deve riprendere ≫.
≪ Io l’ho consumata troppo? E di lui cosa dovremmo dire?≫ inveì indicando il suo cazzo.
≪ Senti bello … non so come funzioni, ma so che lei in questo momento è occupata quindi ti devi arrangiare. Questi saranno i miei giorni. E d’ora in poi quando li avrò devi starmi lontano ≫.
≪ Fai come vuoi, tu tieniti la tua fica e io non ti do il mio uccello da mangiare ≫ affermò con decisione mostrando il fagiano che stava cuocendo sul fuoco.
≪ Stronzo … ma vedrai che quando ci saranno altri uomini con questa avrò tutti gli uccelli da mangiare che vorrò ≫.
≪ Si … ma li dovrai spiumare da sola. Non ti credere di trovarne tanti uomini fessi come me, disposti a tutto pur di leccarla almeno un po’ ≫.
≪ Li troverò, vedrai. Saranno dei grandi leccapiedi e anche dei leccaculo. Faranno carte false pur di averla ≫.
≪ Ma non sarò io ≫ rispose orgoglioso, mentre già pensava che invece avrebbe voluto leccarla anche in quel momento.
Non volendo dare ragione alla donna, Adamo si allontanò per sfogare manualmente la vistosa erezione che sentiva crescere tra le sue gambe a causa dei discorsi fatti fino a quel momento. Era totalmente preso dalla masturbazione quando udì, per la seconda volta nella giornata, il grido di dolore che Eva aveva lanciato. Preoccupato l’uomo corse e lei e la trovo accucciata che tentava di defecare dietro ad un cespuglio. A causa delle tante banane la donna era costipata e l’azione le stava provocando un certo dolore, in più i dolori avevano raggiunto la sua pancia e in quel momento stava soffrendo l’accumularsi degli stessi con quelli delle mestruazioni. Quando lui arrivò Eva era pallida e tentava di espellere il grosso stronzo che premeva sul suo ano.
≪ Cosa succede ora?≫ chiese lui trafelato.
≪ Non lo so, ma mi fa tanto male qui e dietro ≫ disse indicando la pancia e il culetto.
≪ Credo che adesso stia veramente succedendo quello che ha detto Dio. Stai partorendo con tanto dolore ≫.
≪ Ma va la … scemo. Sto solamente facendo la cacca. Se questo fosse un parto allora il tuo primo figlio sarebbe proprio uno stronzo … ≫.
≪ E pure grande … ≫ osservò lui indicando quello che la donna stava espellendo.

Nota dell’autore. Anche quello sarebbe rimasto sconosciuto ai due ma in quel momento avevano creato una delle frasi che i genitori si sarebbero detti dei figli nei momenti di maggior arrabbiatura: ‘Tuo figlio è un grande stronzo’. Tale locuzione, pur avendo diverse varianti linguistiche o dialettali, nei secoli troverà altre applicazioni inerenti a diversi stati d’animo, come liti tra fidanzati o tra figli e genitori, senza comunque perdere la caratteristica principale in cui si identifica l’altra persona come un grande stronzo, o pezzo di merda.

I 4 giorni successivi passarono con evidenti alti e bassi d’umore tra i due, alternavano passeggiate tra i prati e i boschi con furiose litigate in cui inventarono diversi epiteti con cui chiamarsi. In particolare uno di questi uscì dalla bocca di Eva dopo che per sbaglio Adamo la colpì con una testata sul basso ventre. Comparando la durezza della sua testa con la rigidità del suo cazzo Eva iniziò a chiamare l’uomo ‘Testa di cazzo’. La cosa lo fece imbufalire al punto che lui sbottò nei suoi confronti.
≪ Sono stanco di te. Voglio una pausa di riflessione ≫.
≪ Cos’è una pausa di riflessione?≫.
≪ Non lo so. Ma visto che non si combina nulla e che continui a insultarmi voglio stare da solo e pensare al nostro rapporto con calma ≫.
≪ Bene, anche io voglio fare la stessa cosa ≫.
Per una settimana i due non si videro più. Adamo si era allontanato e vagava in un altro luogo da solo mentre lei era rimasta vicina alla grotta e passava i giorni a giocare con le banane, che poi mangiava, e a defecare con fatica.
Nei suoi giri Adamo vide molti animali accoppiarsi, ogni volta lo schema sembrava lo stesso, il maschio si alzava dietro alla femmina, oppure la faceva chinare a terra, e poi infilava il suo cazzo sotto alla coda. Qualche volta l’uomo fu tentato di provare anche lui ma ritenne che i cavalli fossero troppo alti per lui e i conigli troppo bassi, fino a quando non vide un montone accoppiarsi con una pecora. ‘La pecora sembra sia alla giusta altezza’ pensò l’uomo mentre spiava il rapporto sessuale dei due animali. Si guardò attorno e vide che vi era un’altra pecora che brucava da sola, si avvicinò e iniziò a guardarla da più vicino. Notò che la coda era più corta di quella del cavallo, ma la folta lana nascondeva il suo buchino. Poi la pecora iniziò a defecare e Adamo ritenne di aver scoperto dove il montone avesse messo il suo cazzo, quindi si avvicinò tutto eccitato e, dopo aver preso saldamente per i fianchi l’animale, infilò di colpo il cazzo dentro al suo culo. Non sapremo mai se fosse stata la paura a causa della sorpresa o il dolore per una penetrazione non prevista ma, fatto sta, che la pecora si sfilò con forza e nello steso tempo scalciò all’indietro colpendolo con forza sui testicoli. Adamo cadde a terra svenuto a causa del dolore. Quando si risvegliò impiegò un po’ di tempo per comprendere quello che era accaduto, la pecora era ancora lì, vicina a lui e brucava tranquillamente mentre il montone sembrava guardarlo con uno sguardo di rimprovero.
≪ Ho capito … ≫ gli disse alzando le mani, ≪ non devo scoparmi tua moglie altrimenti sono calci nei coglioni ≫.
Passò qualche altro giorno prima che i due si ricongiungessero, Eva oramai iniziava a sentire la mancanza dell’uomo e Adamo era stanco di segarsi ogni volta che pensava a lei, per cui entrambi iniziarono a cercarsi fino a quando lui non tornò sui suoi passi e quando si incontrarono si abbracciarono felici.
Quella sera si leccarono per molto tempo, donandosi molti momenti di piacere, fino a quando non caddero addormentati abbracciati.
Il giorno successivo tutto sembrava tornato alla normalità, Adamo procurò il cibo e Eva lo cucinò per lui. La donna aveva indossato la coda del coniglio dietro, come se fosse stata sua e, in un momento di rilassamento, Adamo la vide camminare di fronte a lui con quella piccola codina che penzolava tra i suoi glutei. La cosa lo fece eccitare nuovamente e pensò che era il caso di riprovare, aveva perso molto tempo ad osservare gli animali e oramai pensava di sapere come doveva fare ma decise che, memore dell’accaduto con la pecora, doveva prendere delle precauzioni.
≪ Eva, ti va di provare un nuovo giochino?≫ chiese alla donna cercando di celare le sue intenzioni.
≪ Cosa vorresti fare?≫.
≪ Facciamo come le pecore ≫ propose cercando di usare un tono distaccato.
≪ Dimmi tu. Io non so come bisogna fare ≫.
Adamo si procurò alcune liane e si avvicinò a lei, poi la fece mettere carponi e iniziò a legarle i piedi ad una radice che sporgeva dal terreno.
≪ Ma sei sicuro che bisogna fare così?≫ chiese la donna dubbiosa della manovra intrapresa da lui.
≪ Si, non preoccuparti. Vedrai che ti piacerà≫.
Dopo averla legata saldamente Adamo sollevò la coda della donna e osservò il buchino tra le chiappe. L’eccitazione era forte ma non voleva correre rischi, quindi ricontrollò le liane prima di provarci. Lentamente avvicinò il glande al buchino e provò a spingere ma la mancanza di lubrificazione gli impediva di entrare.
≪ Così mi fai male ≫ osservò lei.
≪ Ma gli animali fanno così ≫ disse lui spingendo un po’ di più.
≪ Fai piano che mi fa troppo male ≫ si lamentò ancora Eva.
Ma Adamo non sentiva nulla, voleva farlo a tutti i costi e decise che ci voleva solamente un po’ di più forza. Diede una spinta decisa che fece entrare solo parzialmente il glande. A quel punto Eva gridò per il dolore poi, inaspettatamente si liberò delle liane, si girò e gli diede un calcio sui coglioni.
≪ Lasciami stare pervertito ≫ gridò allontanandosi.
Adamo rimase a terra per più di mezz’ora a causa del dolore. In quel tempo convenne con se stesso che aveva sbagliato qualcosa, ma non sapeva cosa fosse. L’unica sua certezza era che era stanco di prendere calci lì.
CONTINUA …
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