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Anche se ormai la pandemia era finita, la mia azienda trovava comodo farci fare lo smart working 2-3 giorni a settimana. Cercavo comunque di mantenere la stessa routine sia a casa che in ufficio, quindi inizio alle nove, breve pausa alle 11 ecc. E avevo appunto appena finito di prendere un caffè quando improvvisamente bussarono alla porta. Il solito seccatore che cerca di vendere qualcosa, pensai. Aprii la porta a malincuore e mi trovai di fronte una bella ragazza, Aisha, la figlia dell’inquilino del piano di sopra. A prima vista non l’avevo riconosciuta, visto che la ricordavo come una ragazzina un po’paffutella che a malapena ti salutava se ti incontrava per le scale. Questa che avevo davanti invece era una sventola niente male, con curve mozzafiato. Mentre la guardavo con espressione ebete, mi chiese se poteva raccogliere un indumento che le era caduto nel mio balcone. La feci entrare e andammo insieme sul balcone dove raccolse una maglietta. Si scusò per il disturbo, mi fece un sorriso e andò via. Mi rimisi a lavorare cercando di non farmi distrarre troppo dalla visione che avevo appena avuto. Il giorno successivo era sabato ma ero ugualmente solo a casa in quanto mia moglie era di turno in ospedale. Mi alzai con comodo, persi un po’ di tempo al computer, feci colazione e finalmente mi decisi a fare una doccia per rendermi presentabile. Avevo appena finito quando dal bagno sentii una grandinata provenire dal balcone. Indossai l’accappatoio asciugandomi sommariamente e andai a vedere cosa fosse successo. Il balcone era disseminato di mattoncini di plastica, quelli delle costruzioni dei bambini. Mentre li guardavo senza decidere cosa fare bussarono alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai di nuovo davanti Aisha. Si scusò ripetutamente dicendomi che il fratellino piccolo aveva rovesciato la scatola delle costruzioni facendo cadere i mattoncini nel mio balcone e mi chiese se poteva raccoglierli. Questo è quello che penso di aver capito perché la mia attenzione era rivolta non a quello che diceva ma a quello che vedevo. La ragazza infatti indossava un completo da tennista con gonnellino corto e canottiera dalla cui scollatura emergeva un seno monumentale. Senza reggiseno! Penso che le dissi di entrare e di raccogliere pure tutto ciò che desiderava. Andammo sul solito balcone e cominciammo a raccogliere i mattoncini. Ben presto però smisi di raccogliere. Aisha non si era chinata piegando le gambe per prendere i pezzetti di plastica ma si era piegata mostrandomi un culo favoloso, completamente scoperto dato che indossava un microslip. Mi godevo quel capolavoro sperando che non se ne accorgesse e che i mattoncini da raccogliere non finissero mai ma, proprio perché erano tanti, ad un certo punto la ragazza si accovacciò girandosi verso di me. Mi raddrizzai immediatamente per non far vedere che le stavo guardando il sedere ma fu anche peggio, o meglio dipende dai punti di vista, perché ora dall’alto le vedevo le tette e, come ho detto, era senza reggiseno! Per non parlare del fatto che il gonnellino cortissimo scopriva del tutto le cosce e quello che c’era in mezzo. Finalmente, o purtroppo, finì di raccogliere i mattoncini e rientrammo nel salone di casa mia. Ero notevolmente eccitato e persi ogni inibizione. Non pensai minimamente alle conseguenze di quello che stavo per fare, alla possibile reazione della ragazza, al fatto che io ero un adulto e lei una diciottenne. Non so in base a quale ragionamento o convinzione pensai che tutto quello che stava succedendo fosse tutta una messinscena architettata dalla ragazza per venire a casa mia mentre ero da solo. Avevo una alta autostima probabilmente o forse mi illudevo solo di avere suscitato il suo interesse. Slacciai la cintura dell’accappatoio e le mostrai il mio cazzo eretto! Ecco, ora si mette a urlare ed io ho rovinato la mia vita e il mio matrimonio pensai. Invece sfoderò un sorriso e me lo prese in mano. Io le infilai la mano sotto la canottiera e, finalmente, le toccai quelle tette sode che ormai dal giorno prima occupavano i miei pensieri. Ci spostammo avvinghiati sull’ampio divano, le bocche unite, le lingue frenetiche. Le sfilai i pochi indumenti e le affondai la bocca tra le cosce. Leccavo avidamente la sua fighetta profumata. Piano piano ci sistemammo meglio sul divano finché lei riuscì a prendere il mio cazzo in bocca. Avrei voluto fermarmi e godermi la sensazione della sua lingua sul mio membro ma godevo troppo anche a leccarla. Dopo un po’ però si staccò da me, mi fece mettere seduto, prese il mio cazzo e si mise a cavalcioni su di me mettendomi le tette in faccia. Cominciò a cavalcare come una furia muovendo il culo ritmicamente. Che sensazione essere schiaffeggiato da quelle tettone! Le prendevo i capezzoli in bocca succhiando fino a soffocarmi mentre con le mani le stringevo le chiappe ben tornite. La sollevai dal mio cazzo e la misi a pecorina penetrandola da dietro. Affondavo i colpi e lei mugolava di piacere. La feci girare e la penetrai nuovamente. Adesso i miei affondi le facevano ballonzolare le tette in una maniera estremamente arrapante. Continuai finché la ragazza con un gemito prolungato mi fece capire di avere avuto un orgasmo. Sentii che stavo per venire anche io. Estrassi il cazzo dalla sua figa e mi preparai a venirle sul ventre, ma lei mi scivolò da sotto e con mossa fulmine ame lo prese in bocca proprio mentre venivo. Che gran scopata! Rimanemmo esausti sul divano per un po’, quindi si rivestì rapidamente, prese un foglietto dalla mia scrivania e ci scrisse il suo numero di cellulare. Mentre apriva la porta per andare via mi disse: “Quando tua moglie ha il turno in ospedale e tu sei a casa, chiamami che scendo e ci divertiamo ancora!”

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