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Cap. 5
Marco aveva passato tutta la sera al computer ed era andato a letto da poco quando Elisa aprì con il telecomando il cancello della villa e parcheggiò la sua Fiat 500 davanti al box. Lì si rese conto che, in quella strana serata, aveva dimenticato le chiavi. Stava per chiamare Marco quando si ricordò che in borsa aveva una copia della chiave dello studio che le aveva restituito Anna il giorno prima. Attraversò il giardino gustandosi ancora la sensazione di piacere che la lingua di Luca le aveva procurato. Lo studio era illuminato da una serie di lucette colorate – PC, modem, antifurto, telecamere – che creavano una strana atmosfera. Elisa era stanca e si diresse alla porta che immetteva nella casa ma, passando davanti alla postazione di Marco, vide il suo laptop personale sulla scrivania. Anche quello aveva un piccolo led verde acceso, segno che non era stato spento ma che stava in stand-by. Avevano sempre avuto un grande rispetto per la privacy uno dell’altra, ma negli ultimi giorni la curiosità la stava divorando. Così tornò sui suoi passi, accese la lampada di design sulla scrivania e tirò su lo schermo del PC di Marco. Sullo sfondo di un’isola tropicale che faceva da screen saver apparve il rettangolo della password. Elisa rimase a pensare per qualche secondo, poi si ricordò che appena aperto lo studio aveva un solo computer sufficientemente potente su cui far girare autocad. In quel periodo Marco, non ancora laureato, andava il pomeriggio per aiutarla con i primi lavori ed era stato lui a impostare la password. Avevano da poco visto insieme Eyes wide shut e, con una scelta poco originale, Marco aveva impostato come password Fidelio, la stessa parola chiave che Tom Cruise usa per accedere alla festa privata che avrebbe stravolto la sua vita. Per rendere la password più robusta Marco aveva aggiunto il numero dei mesi in cui erano nati. Elisa digitò lentamente Fidelio0611 pensando che non poteva essere così stupido da continuare ad usare la stessa password dopo tutti quegli anni. Appena premuto il tasto invio il PC si aprì e come per il dottore protagonista del film quella parola stava per rovinare anche la vita di Marco. Sarebbe stata sufficiente un po’ più di accortezza e per lui le cose sarebbero potute andare in modo diverso. Sul browser c’erano aperte le pagine di numerosi siti porno con donne legate, seviziate e torturate da uomini. Questa scoperta la delusa. Era evidente che le sue congetture che l’avevano portata a vedere in Marco un’indole sessualmente sottomesso erano evidentemente sbagliate. Trovò poi delle chat aperte. In una Marco parlava con quella che era evidentemente una sua slave e nello scambio di messaggi i due commentavano una sessione che avevano avuto due giorni prima; lo stesso giorno che Marco le aveva detto che sarebbe andato a cena con dei vecchi compagni di scuola. Nella chat lei gli aveva inviato anche parecchie foto in pose oscene. Elisa trovò quella donna volgare e decisamente non bella. Inoltre i messaggi che si scambiava con Marco erano banali e stereotipati. Queste furono le cose che la ferirono di più. Probabilmente se l’avesse tradita per una donna figa e interessante sarebbe almeno riuscita a capire. Il peggio per Elisa doveva però ancora arrivare. In un forum di master Marco raccontava senza nessun filtro particolari dei loro rapporti sessuali e di quanto lei fosse brava nel succhiargli l’uccello. Con i suoi amici si lamentava però del fatto che la sua donna non avesse mai voluto ingoiare il suo sperma. Elisa era sempre più sconvolta ma non riusciva a fermarsi e così arrivò anche a scoprire che durante l’estate, nello stesso forum, Marco aveva postato delle foto che gli aveva rubato mentre dormiva nuda. Aveva almeno avuto il buon gusto di cancellare il suo viso con un brutto tratto viola. La scoperta peggiore doveva però ancora arrivare. Sul desktop campeggiava una cartella denominata pissing. Un brivido di terrore attraversò la schiena di Elisa ma ormai aveva deciso che voleva sapere tutto, scoprire fino a che punto aveva avuto il coraggio di spingersi. Nella cartella trovò decine di clip dei loro dipendenti che usavano il bagno dello studio. In maggioranza erano video che riprendevano Anna. Evidentemente Marco aveva nascosto una telecamera che salvava le immagini trasmesse sul suo PC. Elisa si vergognò per lui. Non riusciva a capacitarsi di come avesse condiviso per dieci anni vita e lavoro con lui senza non avere neanche il minimo sospetto. Dopo mezz’ora che continuava a guardare in modo compulsivo quelle immagini riconquistò parte della sua lucidità: salvò tutto quello che aveva visto su due hard disk si spogliò e si buttò sul divano dello studio. Dopo dieci minuti pensò però che aveva ancora due cose da fare così si alzò e andò prima in bagno e poi lavorò per 20 minuti al suo pc.

Marco allungò un braccio per cercare il corpo di Elisa ma il letto era vuoto. La cosa non lo stupì troppo. Spesso lei si svegliava nel cuore della notte con un’idea per qualche lavoro che stava portando avanti e scendeva di corsa allo studio per trasformare l’idea notturna in un disegno o in un progetto. Marco si rese però conto quasi subito che lei non era tornata e questo lo preoccupò. Controllò quindi sul cellulare se ci fossero messaggi o chiamate perse
e poi ispezionò tutta la casa. Prima di chiamarla decise di fare un passaggio anche allo studio.
Quando aprì la porta Elisa stava dormendo da non più di mezz’ora.
“Che ci fai qui? Stai bene? mi stavo preoccupando, non ti trovavo da nessuna parte”. La palpebra destra di Elisa si aprì in modo impercettibile, l’immagine di Marco le arrivò attraverso una fessura. Poi lentamente si tirò su e sbadigliò pesantemente. Marco iniziò ad intuire che qualcosa non andava e percepì il pericolo, anche se non riusciva ancora a razionalizzarlo. Continuò quindi a chiedere “Piccola, tutto bene? è successo qualcosa a casa di Roberta”. Elisa rimase in silenzio ma girò la testa verso la sua postazione di lavoro e lui istintivamente ne seguì lo sguardo. Quando vide il suo PC aperto e in un posto diverso da dove l’aveva lasciato gli fu tutto chiaro “Elisa, non so cosa hai visto ma ti posso spiegare tutto, sono solo dei giochi, nulla di importante”. Elisa sembrava non ascoltarlo, gli passò vicino e gli disse: “io ora vado a dormire nel mio letto qualche ora. Quando mi sveglio voglio parlare con te. Aspettami”. Marco rimase a guardarla mentre si allontanava con la sua tipica camminata. Appena sparì dalla sua visuale cercò di analizzare la situazione. Si trovava nella merda ma forse non tutto era perso. Il gioco con la slave era la cosa che lo preoccupava di meno. Era una umana debolezza, tutti sono affascinati dal proibito, questo Elisa lo sapeva e lo poteva capire. Quello che invece lo preoccupava erano le foto e i video che aveva rubato. Per lui erano state delle azioni inopportune, era però consapevole che un giudice le avrebbe anche potute equiparare a dei reati. Pensò con fastidio che oggigiorno se violi la privacy di qualcuno sei equiparato a un assassino. Allo stesso modo pensò che se quella storia fosse venuta fuori qualcuna delle ragazze che negli anni avevano lavorato nello studio e che lui aveva ‘corteggiato’ ne avrebbe potuto approfittare per denunciarlo per molestie sessuali. Probabilmente Elisa non aveva però trovato le cartelle dove aveva salvato le immagini e i video più compromettenti ma si era limitata a cercare nei messaggi e nelle mail. Si convinse che quella era l’ipotesi più probabile e che se fosse stato così tutto si sarebbe risolto con qualche giorno di broncio e un weekend in costiera dove lui, come sempre, avrebbe trovato il modo di farsi perdonare. Andò perciò di corsa in bagno e smontò la cam, Lo fece con un certo dispiacere. Renderla invisibile era stato un lavoro di cui andava fiero e inoltre le immagini di Anna in bagno che si trucca o che fa pipì lo eccitavano come poche altre cose. Aveva una specie di ossessione per quella ragazza, una delle poche che non aveva ceduto alle sue richieste.
Finito quel lavoro tornò al PC per rimuovere i file più compromettenti ma quando aprì la cartella pissing gli si gelò il sangue. C’era un video dal nome “guardami” ed era stato creato quella notte. Marco lo fece partire e vide Elisa che entra in bagno, si posiziona sotto la telecamera e lentamente si sfila gli slip. Poi si inizia a massaggiare la figa e con l’indice il medio l’allarga leggermente. Infine guarda dritta verso la cam, vede i suoi occhi scuri che lo inchiodano, e dice “sei un pezzo di merda, mi fai schifo. Guardala bene perchè è l’ultima volta che la vedrai”.
Quando Elisa scese in cucina erano quasi le 13. Marco era seduto su uno sgabello. Elisa lo fissò con occhi cattivi, uno sguardo che Marco non le aveva mai visto e che aggiunse alla sua vergogna e alla sua agitazione anche una dose di paura. Sensazioni ed emozioni che aumentarono quando lei iniziò a parlare: “abbiamo vissuto insieme 10 anni e io non ho mai capito quanto fossi una brutta persona, mi hai deluso. Ora ti riepilogo la situazione. La casa e lo studio sono di mia proprietà e anche la società è intestata a me. Quindi ora io mi vedo un film mentre tu ti prepari una valigia con i tuoi vestiti. Se alla fine del film sei ancora qui oppure se proverai a darmi fastidio in qualsiasi modo io porterò alla polizia le registrazioni che hai fatto di nascosto ad Anna. Quando esci ricordati di lasciare le chiavi di casa e della macchina” appena finito di parlare si girò e dopo essersi accucciata sul divano accese la TV. Marco rimase qualche minuto impietrito cercando le parole giuste da dire, ma la sua mente era completamente vuota. Sperò che Elisa si girasse per dirgli qualcosa ma lei sembrava presa dal film che aveva fatto partire e così, meccanicamente, andò nella camera da letto e riempì due borsoni con i suoi vestiti. Prima di uscire come gli aveva detto Elisa posò le chiavi sul tavolo del salotto con gesti lenti, sperando ancora che Elisa lo fermasse. Quando si chiuse la porta alle spalle gli fu chiaro che stava iniziando una nuova vita che sarebbe stata di gran lunga peggiore di quella che Elisa gli aveva tolto.

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