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Erotici Racconti

Calore immenso

By 25 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Dopo burrascosi, estenuanti e deprimenti battibecchi avuti con i miei colleghi e perfino dopo aver collezionato degl’inattesi disaccordi e accumulato enormi divergenze persino con il mio capo sezione, rientro in ultimo verso casa alquanto infuriata dal lavoro. E’ sera, adesso so che la settimana è finalmente giunta al termine, sono abbattuta, sfibrata e molto suscettibile, perché rientro sbattendo rumorosamente il cancelletto del giardino lasciando cadere pesantemente la tracolla sul selciato, senza vedere neanche dove atterra decimando senza volerlo due grossi vasi d’ortensie là accanto. In quell’istante impreco bestemmiando accanitamente verso me stessa, m’osservo attorno incapace di posare gli occhi sul disastro che ho accumulato perfino dentro casa durante tutta la settimana, chiedendomi per quale ragione non riesca a sistemare tutto. Perché? In quel momento mi passo le mani tra i capelli più volte per cercare d’alleviare la tensione tentando di stemperarla, eppure non sono capace, ripenso alla giornata seppur si sia conclusa mi torna alla mente l’ufficio, la discussione con il capo e la lunga e spigolosa diatriba con le colleghe, m’accorgo che sono veramente infiacchita e logorata.

In quell’istante m’allontano dall’andito e mentre percorro il corridoio mi sfilo le scarpe saltellando prima su d’un piede e dopo sull’altro, mi levo le calze autoreggenti scaraventandole a casaccio e mi dirigo verso la stanza da bagno avida di distensione. Stasera non voglio uscire, perché desidero rimanere a casa felicemente allungata senza fare nulla, pensando solamente a me stessa, per quel che mi riesce. Proseguo a camminare sbottonandomi la camicia, arrivo in bagno, mi sporgo nella vasca e apro l’acqua rovesciando al suo interno essenze, sali, olii e profumi. Accendo le mie candele, faccio lo stesso con lo stereo inserendo un CD di genere di musica ‘ambient’ per placare le inquietudine e carezzare i sensi, getto la camicia vicino al cesto della biancheria e guardandomi indietro mormoro verso me stessa che è meglio raccoglierli, perché io stessa dovrò raccattare tutti quegl’indumenti disseminati là intorno. Torno indietro e li raccolgo velocemente, li ammucchio nel cesto finendo di spogliarmi. 

E’ un vero piacere per me gironzolare nuda per casa, ci vorrà un po’ di tempo prima che l’acqua della vasca arrivi al giusto livello, nel mentre sorrido dirigendomi in punta dei piedi in cucina, apro un’anta, perché là dentro appare una scatola magica, ovvero un grosso recipiente di Nutella da iniziare. Lo prendo con un cucchiaino e torno in bagno, l’acqua è quasi arrivata, c’è una leggera schiuma profumata sul pelo dell’acqua, l’accarezzo con la mano. Molto bene, adesso posso tuffarmi, alzo il volume dello stereo e m’immergo nell’acqua. Rimango in sospeso nell’acqua ascoltando il rumore del mio corpo che muove l’acqua ad ogni mio piccolo movimento, chiudo gli occhi e sorrido. Apro il barattolo e affondo il primo cucchiaio infilandolo poi in bocca gustandomi il dolce sapore della cioccolata, lasciandomi accarezzare dall’acqua attendendo che la tensione si sciolga e gradualmente capto ogni singolo muscolo sciogliersi distaccandosi l’uno dall’altro. Dopo aziono l’idromassaggio e in un attimo ogni singola parte del mio corpo è coccolata deliziosamente da piccole bollicine che s’infrangono sulla mia pelle.

Al presente mi sento sempre più sollevata, incessantemente più leggera e le bollicine lentamente diventano piccole mani che accarezzano il mio corpo, regalandomi piccoli brividi di piacere, cosicché acciuffo un altro cucchiaio e poi poso tutto. La mia mano le aiuta percorrendo il corpo, prendendo un capezzolo tra le dita e tirandolo leggermente per farlo indurire ancora di più, perché è come se tanti maschi violassero il mio corpo. Le sensazioni diventano sempre più intense, le mani senza sosta più avide, sempre più impertinenti, allora scendo con la mia tra le gambe mentre le altre mani si trasformano in labbra che mi leccano il corpo non lasciandomi tregua. Con un dito mi penetro improvvisamente percependo il netto e indiscusso calore del mio ‘io’, la carne viva che pulsa dentro di me, giacché mi sento avvolta in un calore colossale e incommensurabile.
Sento scorrere le labbra dei miei numerosi amanti su tutto il corpo, perché viziosi, licenziosi e sregolati mi succhiano i seni, traviati mi solleticano i fianchi. 

Dopo spalanco le gambe, le schiudo per lasciarli entrare e avverto le molteplici labbra che s’incuneano tra i foltissimi peli del mio affamato monte di Venere, gli spiano la strada, con due dita apro bene le labbra della mia fica, poiché le sento avvicinarsi per leccarmi il clitoride, io le aiuto con le mani violentando me stessa, strofinando il mio piccolo fallo, abbassando e alzando cadenzatamente la cavità pelvica per sentire di più tutte quelle labbra che mi penetrano. Per un istante spalanco gli occhi, percuoto il mio corpo con tutte e due le mani non lasciandogli spazio, non lasciandolo respirare. Mi getto su me stessa aiutando le mille lingue che mi lambiscono nel cercare quell’empireo, impossessata di me stessa, assoluta padrona assoluta del mio piacere. Non esiste più nulla intorno, solamente io e le mie mani ora, il benessere è sempre più intenso e forte, sicché spingo la cavità pelvica verso l’alto per farmi penetrare da quella spada che mi trafigge il ventre, perché nell’istante esatto che con il mio dito strofino forte, vengo rantolando dimenandomi e spalancando le braccia per ricevere appieno quell’attimo rapidissimo d’estasi di pochi secondi che auspicherei che durasse in eterno, poiché immortale sembra.

Attualmente mi contraggo visibilmente convulsa dall’amplesso e soltanto allora m’accorgo che ho urlato, perché ancora tra le mie labbra risuonano dei flebili e inermi sì. Finalmente ritorno dal mio lungo viaggio, ancora tra le gambe il mio piccolo fallo pulsa, stacco l’idromassaggio e rimane unicamente la musica che mi coccola, di conseguenza resto in silenzio, chiudo le gambe e ascolto la melodia della quiete del mio corpo.

Adesso sorrido felice, sfamata e soddisfatta, adagio sguscio con la schiena giù nella vasca immergendomi tutta, discendo fin sott’acqua e apro gli occhi, mentre avverto sopra di me tante piccole nuvole e numerose bolle di sapone, in quel frangente taccio, mi fermo e ascolto. 

Ho la netta sensazione che mi manchi il fiato, che sto per cedere, in quell’occasione riemergo di botto schizzando l’acqua dappertutto, intanto che gioisco rumorosamente lisciandomi i capelli bagnati e togliendomeli dal viso. Palesemente allegra, lieta e realizzata sogghigno nuovamente, perché in conclusione la lunga, molesta e sgradevole tensione ammassata, lungamente serbata e durevolmente riposta è adesso passata.

{Idraulico anno 1999} 

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