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Erotici Racconti

cap. 2 Saper aspettare

By 25 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Non è mia abitudine avere storie fuori dal matrimonio ma Elena aveva un non so che di erotico e averla tutti i giorni sotto gli occhi mi faceva un certo effetto. Non sono certo una bellezza non molto alto un po’ di pancetta ma tonico e per fortuna non mi è mai mancata la battuta, e il fatto di essere sempre allegro tra tanta tristezza mi fa legare facilmente con le persone.
Con Elena si scherzava normalmente su tutto e tutti durante la pausa pranzo eravamo sempre insieme e così la domenica con le famiglie.
Battute doppisensi ma niente di più. L’estate ci portò in posti diversi: lei al mare io in montagna. Non lo nego provavo una forte nostalgia non vedevo l’ora di rivederla.
Quando la rividi abbronzata con le camicette attillatte e quegli splendidi piedi non ce la feci proprio più:
“Lo sai Elena mi sei mancata davvero tanto non me l’aspettavo ma è così, penso di chiedere il trasferimento non voglio creare casini a te e a me”
“La smetti di scherzare! Sono 15 giorni che non ci vediamo ma hai sempre voglia di giocare”
“Guarda che non sto scherzando, mi sei mancata davvero”
“Ma sei matto? Sono sposata sono  amica di tua moglie ho due figli. Cosa vogliamo fare? Spero ti passi questa botta di follia.
Guarda, facciamo finta di niente è meglio per tutti. E non lasciare questo posto. Lo sai come è importante per la tua promozione”. Se ne andò visibilmente incazzata.
Per un po’ di giorni mi girò alla larga finchè un pomeriggio mentre ero vicino alla finestra a pensare ai fatti miei si avvicinò e mi prese a braccetto con uno splendido sorriso e cominciò a parlarmi delle solite cose come se niente fosse.
Quando ci lasciammo per andare ognuno nella propria stanza le detti il solito canonico bacio sulla guancia ma questa volta non so se per caso ci trovammo a darci un leggero bacio subbra. Cominciò così quella che divenne una nuova abitudine.
Francamente la cosa cominciava a piacermi e un giorno azzardai  e mi feci strada con la lingua. Nessuna resistenza ma un morbido bacio e la sua lingua morbida e calda. “Donna baciata mezza scopata” così recita un famoso detto.
La cosa strana è che non parlammo nemmeno di questa novità, come se fosse normale baciare un collega di lavoro.
Con i primi freddi  il corridoio dell’ufficio mal si prestava alle nostre chiacchiere. Per icolleghi eravamo solo una coppia di amici sapevano delle nostre famiglie e dei figli di Elena ed eravamo portati ad esempio della possibilità di una casta amicizia tra un uomo e una donna. Se mi avessero visto entrare nella stanza di Elena dopo la pausa caffè non si sarebbero certo stupiti. Quel giorno il suo collega era ammalato. Elena era alla scrivania al computer le andai alle spalle e senza dire una parola posai le mani sul seno e la baciai sul collo. Nemmeno una parola. Una morbidezza e una consistenza splendida, la palestra evidentemente aveva fatto un buon lavoro, con le dita strinsi leggermente i capezzoli che si erano induriti, le posai le labbra sulle orecchie.Le suesplendide puppe mi riempivano le mani.Un rumore nel corridoio mi fece interrompere quell’arrapantissimo palpeggiamento. Il cazzo mi spingeva sulla patta dei pantaloni. Con una mossa poco raffinata, ma ero di spalle, lo spostai al centro de calzoni ed uscii dalla stanza. Il giorno dopo durante la pausa caffè le dissi “Elena ho bisogno di parlarti presto ti prego”
“Sono d’accordo vediamoci con calma sabato mattina i bambini sono a scuola Giorgio è fuori città, ti aspetto a casa verso le nove. Dobbamo assolutamente chiarire questa faccenda”.
Arrivai puntuale alle nove in punto. Aprì la porta indossava una tuta da ginnastica grigia, sembrava fatta apposta per nascondere le curve e un paio di sabot. Come si voltò per preparare un caffè la abbracciai baciandola sul collo.
“Adesso basta lo so tu vuoi scopare, ma non è possibile, ti rendi conto in che casino ci mettiamo!”.
“Elena hai ragione ma non ce la faccio più ti desidero da morire, andiamo di là dai mettiamoci sul divano a chiacchierare”.
Ci mettemmo a sedere. Si appoggio con la testa sulla mia spalla. La feci sdraiare e si sfilo i sabot. Che visione quegli splendidi piedi a portata di mano senza smalto erano ancora più belli di come li ricordavo.
Lei si sdraiò. La baciai e le accarezzai il seno.. Misi una mano sotto la tuta e le sentii tutto il tepore e la dolcezza delle curve. Aveva un body bianco,le alzai la tuta e riuscii a metterle a nudo il seno. Aveva dei capezzoli scuri e larghi, non aveva nemmeno una smagliatura. Mi chinai e cominciai con la lingua a girarle intorno all’aureola. I capezzoli si drizzarono e si indurirono.Elena cominciò a sospirare e allungai la mano sull’inguine.
“Basta ti prego basta parliamo dai…Fermati dai fermati” mi sposto la mano ma riuscci a infularle la mano nei calzoni dela tua. Aveva uno di quei body con dei bottoncini all’altezza del cavallo riuscii ad armeggiare un po’ e finalmnte arrivai alla fica. Stupenda pelosa e bagnatissima come arrivai al grilletto e cominiciai a masturbarla. Ogni resistenza cedette. Aprì le gambe mise un piede sul dorso del divano e cominciò a mugolare senza sosta. Le levai la parte superiore della tuta le sfilai i calzoni le levai il body. Finalmente nuda. Aveva una fica nera e pelosissima era talmente folta che non si vedeva nè il grilletto nè le grandi labbra.
“Adesso tocca a te mi disse”. Mi spogliai di corsa avevo un cazzo che parlava da solo. Raccontava dell’arrapamento di mesi. Non avevo voglia di preliminari e le ficcai subito l’uccello nella fica. Ci scivolò dentro fino in fondo. Cominciai a pomparla con una foga mai vista. La cosa splendida era che lei rispondeva con il bacino spingeva e mugolava sempre pù forte finchè venne con un orgasmo furibondo adesso potevo pensare a me presi un ritmo più lento le misi le mani sul culo. Cominciai piano e poi sempre più forte sempre più forte alla fine tirai fuori il cazzo e sborrai sulla pancia . Mi sdraiai sul divano vicino a lei svuotato e con i piedi le accarezzavo i suoi. Mi sarei messo volentieri dall’altra parte del divano i suoi piedi aulla pancia e li avrei annusati in ogni parte, ma mi vergognavo non l’avrei mai fatto. Ci rivestimmo e ci abbandonammo a momenti di tenerezza. Il giorno dopo avremmo trascorso la domenica insieme ma riuscii a farle promettere che almeno un’altra volta saremmo avremmo fatto l’amore. La prima occasione sarebbe stata il martedì successivo. Questa volta non mi sarei certo fatto prendere dalla foga.

ilfeticista@hotmail.com

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