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Claudia, la giovane albanese

By 27 Marzo 2020Aprile 2nd, 20202 Comments

Claudia, la giovane albanese.
Abito in una frazione di un comune alle porte di Torino. Un posto tranquillo dove più o meno tutti ci conosciamo e dove ci sono tutti negozi di prima necessità :un piccolo ufficio postale, due “alimentari”, parrucchiere per uomo e signora, lavanderia, una edicola, una piccola filiale bancaria aperta a giorni alterni e non poteva mancare il medico di famiglia ( che opera qui da sempre).C’è l’asilo ,ma per le altre scuole bisogna andare al vicino comune
Effettivamente c’è l’ l’indispensabile per viverci con il vantaggio del “verde” e della conoscenza di tante altre persone sempre disponibili a darti una mano.
La maggior parte degli abitanti, me compreso, ha sempre lavorato a Torino e molti di loro oggi sono in pensione. Eravamo e siamo un paese di pendolari.
In un paese dove uomini e donne sono sempre fuori di casa c’era e c’è bisogno di aiuto sia per la “pulizia” della casa che per quei lavoretti da fare in loco: “ritirare” i bambini dalla scuola, “curare” il verde e tante piccole quotidianità che l’assenza da casa ci impediva o era difficoltosa da farsi.
Per questi motivi fu di grande aiuto una famiglia albanese che aveva lasciato il suo paese alla ricerca di una migliore condizione di vita, (gli stessi motivi che hanno spinto noi italiani , nel dopoguerra , che ci fecero “andare” nelle miniere svizzere ,belghe…… o espatriare in continenti lontani lasciando qui cari ed affetti ed in alcuni casi senza rivederli più) che si era stabilita nella nostra frazione. Non conoscendo l’italiano fecero fatica a trovare un lavoro in fabbrica ed allora si prestarono a quei lavoretti che a noi del luogo servivano molto. (pulizia” della casa e il resto)
Erano dei bravi ed onesti lavoratori ed in breve la voce si diffuse e molti volevano il loro aiuto, ma non potevano soddisfare l’esigenza dell’intera comunità ed allora chiamarono dei parenti in Albania che si trasferirono in Italia, sempre nel nostro comune, disponibili a svolgere le stesse attività.
Erano della stessa pasta di chi già conoscevamo e fu una reciproca fortuna la loro presenza.
Anche noi, per oltre trenta anni, usufruimmo dell’aiuto di una signora albanese. Fu un “rapporto” fantastico che si interruppe quando tre anni fa mia moglie andò in pensione ed allora anche la signora albanese , Moira, decise di interrompere la sua attività di servizio.
Aveva oltre sessantacinque anni e voleva e poteva godersi una serena vecchiaia.
L’anno dopo anch’io andai in pensione.
I nostri figli ormai grandi e sposati vivevano a Torino e mia moglie ed io ci saremmo gestiti il futuro.
Ma la sorte è a volte maligna. Dopo breve tempo del nostro “vivere” finalmente insieme, a tempo pieno, un improvviso malore mi sottrasse la donna della mia vita.
Vi risparmio il mio shock e la mia successiva depressione. Fu un periodo durissimo e solo l’affetto dei miei cari e conoscenti mi aiutò a superare quel dramma.
Io non avevo mai amato fare le pulizie di casa e la nostra era una villetta indipendente e grande. L’assenza forzata di mia moglie ed il fatto che nessuno più aiutasse non la faceva brillare di pulizia.

I miei figli con garbo me lo fecero notare e “mi spinsero” a trovare un aiuto
Mi feci convincere e contattai la nostra precedente aiutante che capì la situazione, ma che disse che non poteva aiutarmi. Ormai era anziana e non se la sentiva di curare una casa così grande però…. sua nipote. Ne poteva parlare con sua nipote e vedere se lei poteva…………..
Mi chiese se la conoscessi, lavorava di già dal mio vicino. Allora ebbi un ricordo di un viso giovane e di una ragazza molto carina.
Mi raccontò che era arrivata dall’ Albania tre anni prima; appena sposata, a diciotto anni, era venuta in Italia. Non aveva fatto in tempo ad ambientarsi che rimase incinta della loro, per il momento, unica figlia.
Il marito aveva qualche anno più di lei. La nonna mi disse che fosse un ragazzo simpatico e volenteroso. Aveva trovato un lavoro da magazziniere ed era benvoluto.
Le chiesi come mai avessero lasciato l’Albania così tanti anni dopo lei.
Disse che le cose lì non erano cambiate molto e al paese natio, un paese sui monti dell’Albania, erano rimasti solo gli anziani e le famiglie di coloro che coltivavano i terreni; gli altri erano e stavano emigrando alla ricerca di migliorare la vita.
Con la nascita del piccolo si sa che i soldi non bastano mai e Claudia, il suo nome, aveva iniziato a lavorare per le famiglie del paese.
Mi ricordai allora che l’avevo vista alcune volte prima che entrasse dai vicini al mattino ed anche altre volte in giro per il paese con la bambina
Era davvero carina. Un viso angelico anche se da slava ed un corpo che pareva quello di una modella.
Senza nulla togliere al marito pensai che conoscendo come si muove il mondo (e nella mia vita ne ho viste tante) una ragazza con la sua bellezza poteva accalappiare un ricco o similare e mettersi la vita comoda.
Aveva una naturale eleganza ed anche se indossava pantaloni o gonne, immagino non di marca, stava benissimo e la si guardava con piacere.
Se stava con il marito, visto le sue possibilità, ed accettava di fare lavori umili poteva voler dire più cose: che era una ragazza per bene innamorata del marito o che non aveva ancora avuto occasione per sfruttare la sua bellezza, oppure ancora che non si rendesse conto di ciò.
Dissi alla nonna se potesse, per favore, procurarmi un incontro.
Claudia venne a casa mia due giorni dopo e trovammo un accordo economico senza fatica. Sarebbe venuta due/tre volte la settimana tutto il giorno per pulire, lavare, stirare ed in quei giorni mi avrebbe preparato il pranzo e lasciato il mangiare per la cena.
Fu per me un accordo felice.
Al mattino era puntualissima. Entrava vestita da giovane splendida ragazza e poi si cambiava nel bagno di sopra per non sporcare i vestiti indossati facendo le pulizie. Si faceva la coda ai suoi lunghi capelli castani, che solitamente teneva sciolti, e si cambiava mettendo un lungo grembiule o dei pantaloni a mezza gamba ; ai piedi metteva una sorta di zoccoli.
Nonostante questo “travestimento” la sua bellezza era evidente.
Avendola per casa ebbi modo di vederla e “misurarla” per bene. Era alta; secondo me sfiorava il metro e settanta; mi ripromisi di chiederlo in un futuro in cui vi fosse una maggiore reciproca conoscenza.
Era longilinea, le gambe magre così come le braccia. Doveva avere una ossatura leggera. Nell’insieme non doveva superare i cinquanta/cinquantadue chili ( una vera modella).
Era una bellezza di fattezze slava ,ma il suo fisico ricordava molto quello di mia moglie che slava non era..
I capelli erano lisci e tendevano al castano, ma era il loro colore naturale?
Gli occhi erano color nocciola e notai che non usava fondotinta e rossetto. Era “naturale”. Unico vezzo evidente lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi. Utilizzava lo stesso colore per ambedue e tendeva a cambiarlo ogni settimana.
Le dita delle mani erano lunghe e magre in linea con il resto del corpo; i piedi calzavano almeno un trentotto.
Alla mano sinistra portava un cerchietto color oro come fosse una vera, ma non ci giurerei, poteva essere un comune anello.
Per finire, quei punti dove si concentra l’attenzione maschile e anche, spesso, quella femminile.
Per il seno avrei scommesso che avesse le stesse misure di mia moglie, una terza scarsa .Le sue tette le chiamavo tettine
Il sedere o culo se preferite era : tondo, alto, non grande, ma bello da vedersi. Idem mia moglie.
Quando arrivava a casa mia indossando pantaloni e maglietta o gonna e camicetta avevo l’occasione di vedere come il suo corpo fosse distribuito armoniosamente senza spigoli o rotondità eccessive..
Chissà se questi corpi siano una caratteristica delle donne albanesi?
Mi resi conto che vederla girare per casa risvegliò il mio interesse maschile.
La mia vita sessuale era “dall’andata” di mia moglie al minimo: una sega ogni tanto leggendo un libro porno. Non che prima fosse un gran che. Negli ultimi anni, anche quando c’era mia moglie, se faccio una media, facevamo l’amore ogni tre/quattro mesi, nel frattempo qualche masturbazione per conto mio.
Perché?
Boh, non so rispondere. L’età che avanza, i figli, Il lavoro, l’interesse sessuale minore per la partner…non so; comunque era così e non stavo male e penso nemmeno mia moglie.
Peccato rispetto ad un lontano passato dove ci davamo dentro di brutto con qualche piccola perversione.
Mia moglie non mi ha mai negato nulla. Faceva dei pompini con ingoio eccezionali ed era arrivata, a volte, a prendermelo tutto in bocca ( e le mie misure non sono disprezzabili). Io ricambiavo con grandi e lunghe leccate di passera. Il suo culo era stato la mia passione sin dalla gioventù e questo ci ha aiutato a tenere sotto controllo gravidanze indesiderate. Ci aiutavamo anche, nel fare sesso, con qualche simpatico oggettino che ancor oggi conservo.
Avevamo la mania della lingerie e spesso andavamo in un negozio del centro di Torino dove insieme sceglievamo dei completini da sballo; a volte doveva provarli nel camerino e le commesse ridevano a sentire i miei salaci commenti, ma sapevano che eravamo marito e moglie.
Abbiamo persino provato anche lo scambio di coppia presso un privèe, ma era stata un’unica, insoddisfacente, esperienza mai più rifatta.
Insomma sessualmente eravamo stati bene insieme sino agli anni del “decadimento”.
Come detto mi ero sopito, ma vedere una giovane e bella ragazza girare per casa abbigliata con un grembiulone che nulla sottraeva alla mia immaginazione mosse il mio piccolo “amico”. Fantasticai che sotto non indossasse nulla, o quasi, e ciò risvegliò la mia voglia sessuale da anni insabbiata.
Realizzai che a sessantacinque anni ero ancora, almeno mentalmente, attivo sessualmente e se mi limitavo a saltuarie seghe era sicuramente per la mancanza di stimoli.
Non mi andava di andare prostitute, non l’ho mai fatto nemmeno da giovane. E poi non ne avevo il bisogno; oggi invece pur avendo il bisogno pensavo che il pagare mi impedisse il piacere.
Iniziai ad immaginare mentre facevo finta di leggere il giornale, seduto sulla mia poltrona preferita, situazioni erotiche con Claudia. La guardavo fare le pulizie e con la mente divagavo curando i suoi movimenti.
Mi immaginavo le sue tette nude sballottare libere sotto il lungo grembiule.
E sotto il grembiule “vedevo” i peli sul pube chiedendomi se quelle trasparenze che “vedevo” indossate fossero mutandine o tanga.
Ogni qual volta si piegava per raccogliere qualcosa, o pulire, il mio sguardo seguiva la sua curva della schiena sino a scendere alla sferica protuberanza di quel bel tondo sederino.
Più giù vedevo l’orlo del grembiule tirato verso l’alto; come avrei voluto metterci sotto testa e mani.
Una volta era talmente preso nelle mie fantasie che lei colse un sorriso sulle mie labbra.
Mi disse; sono contenta di vederla sorridere, a cosa pensa?
Ed io: alla mia bella gioventù.
Nel tempo entrammo in confidenza. La confidenza che ci può essere tra un uomo di oltre sessanta anni ed una ventenne.
Le proposi di pranzare insieme così ci saremmo fatti compagnia. Stare a tavola da soli guardando la tv o leggendo il giornale non è simpatico.
Sapeva cucinare decentemente e mi raccontò che sin da piccola la mamma le aveva insegnato cosa fare.
Erano pranzi leggeri, ma nutrienti. Solitamente un piatto unico seguito dalla frutta e dal caffè. Io da antica abitudine ad ogni pasto bevevo un bicchiere di vino mentre lei si limitava alla sola acqua.
Mi diceva che non beveva quasi mai alcolici salvo che in occasioni particolari, per esempio durante gli incontri con amici e/o parenti per feste comandate o incontri gioviali. E comunque beveva solo vino bianco.
Per non privarmi di bere un bicchiere di vino insieme iniziai a mettere a tavola solo vino bianco, quello che piaceva a lei: il prosecco.
Alla fine riuscii a convincerla . Un bicchiere di prosecco a pranzo con me.
Devo dire che era vero quel che diceva :quel solo bicchiere per pasto le faceva diventare rossicce le gote e le “scioglieva” la lingua. La vedevo ”sbandata” una mezzoretta poi riprendeva la sua normalità.
Mi piaceva vederla e sentirla leggermente brilla, era ancora più simpatica.
Le raccontavo della mia vita da giovane e poi da sposato, dei miei figli, dei miei successi e anche dei miei insuccessi e la facevo ridere.
E lei prendendo confidenza iniziò a raccontarmi prima del suo paese, poi del matrimonio e della loro venuta in Italia e della loro attuale situazione.
Pian piano venni a conoscenza delle sue gioie e delle loro/sue difficoltà
Il marito era stato il suo primo e unico fidanzato; sono insieme da quando aveva dieci anni. Mi chiese di fare uno sforzo di pensare alla loro realtà: un paese sperduto e piccolo; un ambito di conoscenze ristrette; ci si “fidanza” da piccoli e ci si sposa non appena possibile.
Lasciarono il paese per lo stesso motivo degli altri: lavoro e fatica senza futuro.
In Italia si erano trovati bene. Aiutati dai parenti, che li avevano anticipati, avevano trovato un piccolo appartamento ad un affitto decente. Igor, il marito, aveva trovato subito un lavoro che permetteva, con qualche sacrificio, di vivere aspettando tempi migliori.
L’arrivo di Mirella, la piccola, aveva un po’ ingarbugliato i piani economici, ma dedicandosi anche lei al lavoro erano riusciti ad affrontare la nuova realtà. Certo dovevano fare attenzione alle spese, ma con attenzione potevano permettersi qualche piccolo svago, ma speravano che la situazione migliorasse.
Il marito avrebbe voluto subito un fratellino o una sorellina per Mirella, ma lei non ne era convinta e preferiva aspettare un po’ di tempo che avessero una maggiore solidità economica.
La consolavo raccontandole che anche mia moglie ed io non eravamo nati ricchi e ci eravamo col tempo, l’impegno e la fortuna, “costruiti” quello che avevamo.
La nota triste e che quando avremmo potuto godere dei frutti del nostro lavoro lei fosse mancata.
Ad ogni incontro dedicavamo un po’ di tempo al nostro chiacchierare. Faceva piacere a tutti e due. Lei staccava un po’ dal lavoro; io allontanavo per un po’ la mia solitudine.
Non parlavamo solo di cose serie, scherzavamo anche parlando di personaggi pubblici o di cose che ci erano capitate e, perché no, ogni tanto qualche simpatico accaduto ci faceva sorridere.
Venne il giorno in cui con la sua adorabile spensieratezza mi chiese se avessi l’intenzione di risposarmi, o meglio di mettermi con un’altra donna.
Le dissi che dopo oltre trenta anni di matrimonio non ne avevo alcuna intenzione. Poi buttai lì: certo per il sesso non è il massimo.
Il suo tipico rossore di imbarazzo le invase le gote.
Compresi e le chiesi scusa per essere stato così sfacciato.
Lei mi disse che era stata lei importuna a farmi quella domanda.
Approfittai del momento e le dissi: è tanto che volevo chiedertelo, sono curioso: visto che lei ed Igor avevano visioni diverse su un nuovo arrivo in casa , fratellino o sorellina che fosse, come facevano quando facevano l’amore?
Mi disse che erano un po’ legati al destino. Lei non prendeva la pillola ed il marito non voleva usare il preservativo ed allora, ridendo, mi disse che facevano l’amore con il “salto”. Mi spiegò che il marito all’ultimo istante si tirava indietro.
Le dissi: ma, non è pericoloso? Basta niente per rimanere incinta.
Si, è vero disse lei, e in un momento di eccessiva sincerità disse: e poi è anche meno bello. Sei li con il pensiero di stare attenta e non riesci a rilassarti ed a goderti interamente il tuo piacere. Le tornò il rossore al viso.
La tolsi dall’imbarazzo tornando alla sua domanda. Le dissi: a proposito di quello che mi hai chiesto: si, mi manca il sesso con una partner e raccontandole che non fossi interessato alle prostitute di professione (da notare di professione) mi arrangiavo da solo, ma con poca felicità.
E per restare nel tema, capovolsi ridendo la domanda: certo voi giovani non avete le remore dei nostri tempi.
Ai nostri tempi: attenti alla gente, attenti ai pettegolezzi, la verginità intoccabile, certe cose non si possono fare. Dissi queste cose quasi ridendo, ma lei le colse seriamente.
Mi disse: forse è vero quello che lei dice, ma non per me. Le ricordo dove sono cresciuta e chi ho frequentato o meglio chi non ho frequentato.
Ho avuti rapporti solo con Igor e penso anche lui solo con me.
Il discorso quel giorno finì lì.
La cosa doveva averla un po’ turbata poiché la volta successiva mi guardava ogni tanto pensierosa.
Parlavamo ancora, ma mi sembrava un po’ più chiusa rispetto al passato.
Mi piaceva sempre più ed il mio “birillo” avrebbe voluto conoscerla più da vicino. Straparlo, ma come posso giustificare un vecchio che si “innamora” di una ragazzina?
Poteva essere solo sesso, ma un sesso piacevole e non imposto; magari ottenuto in un modo subdolo.
Le settimane passavano ed ero sempre più preso da quella ragazza/signora/modella e mi decisi ad osare.
In fondo mi dicevo per convincermi; hai sempre agito seguendo un concetto che avevo fatto mio da tantissimo: chi non risica non rosica.
Mi preparai per quel fatidico giorno. Presi una bella dose da venti mg di Viagra, meglio abbondare (lo prendevo di già con mia moglie e cinque mg bastavano).
A pranzo misi a tavola una bottiglia di prosecco bianco di una gradazione alcolica superiore a quella che normalmente bevevamo.
Tra una parola e l’altra, favorito che sin dai primi sorsi l’alcool stava facendo i suoi effetti, riuscii a farle bere due bicchieri colmi.
Terminato il pranzo si rialzò e mi disse subito: mi gira un po’ la testa.
Ed io: tranquilla è un attimo, passa subito.
Lavai le stoviglie mentre lei riprese le pulizie di casa.
Cinque minuti dopo ero seduto sul divano e non sulla mia solita poltrona che mi accingevo alla successiva mossa.
Le vedevo di profilo il viso. Continuava ad essere leggermente lucido e lei ogni tanto si portava la mano alla testa come a togliere un velo di sudore.
Mentre lei lavorava vicino a me cominciai, senza farmi vedere, a massaggiarmi il “pacco”.
Le guardavo il culetto; uno sconcio pensiero; il massaggio, ed era fatta. Tra le gambe mi “tirava” a farmi male.
Quando mi venne vicino lasciai fuggire un aahh, che male.
Lei mi guardò preoccupata. Cosa succede?
Tenendo le mani sul “pacco” nulla, nulla.
E lei: cos’ha? Mi dica. Mi faccia vedere.
Ed io fingendo vergogna tolsi le mani che nascondevano l’erezione che spingeva dolorosamente contro la patta dei pantaloni. Scusa . Sento uno “strano” effetto che mi fa male.
Era evidente anche a lei quello che mi stava succedendo. Un gonfiore atipico spingeva verso l’alto i miei pantaloni.
“Carpe diem”.
Scusa mi fa troppo male. Devo proprio. Sbottonai il bottone del pantalone, scesi la cerniera e prendendolo da sotto gli slip lo portai all’aperto.
Era irto, duro e un po’ paonazzo dalla costrizione. Lo impugnai disinteressandomi di lei. Non la guardavo. E lo massaggiai a mò di sega.
Lei, rossa in viso, non sapeva che dire, che fare e cercava di non “vedere”..
Fingendo di considerarla solo in quel momento.
Scusa, scusa davvero non so cosa mi stia succedendo, ma mi fa troppo male.
Sfruttavo la sua sicura inesperienza in merito.
Puoi aiutarmi?
Lei non sapeva cosa intendessi.
Vieni qui.
Perplessa mi si avvicinò.
Dissi: da solo non riesco e la feci sedere al mio fianco buttando la mia testa indietro sulla spalliera del divano.
Aiutami, non voglio obbligarti, non pensare male, ma ho bisogno di aiuto. Avevo già pensavo a come ricompensarla. (pensai a soldi : cento euro, non per trattarla da prostituta ,ma per una intelligente premessa).
Era una somma importante per lei cento euro. E’ quello che guadagnava in una settimana di lavoro. Lo sapevo e pensavo che la cosa potesse convincerla, ma soprattutto giocavo sulla sua ingenuità e sul fatto che volesse aiutarmi.
Ho male.
Cosa posso fare? (era fatta)
Metti la tua mano sotto la mia e stringi poi ti dico.
Le sue lunghe e affusolate dita con le unghie smaltate di rosso cinsero la base del pene.
Brava. Si, così. Tieni.
Gliele feci lasciare così per un po’ godendomi il prezioso contatto. Poi tolsi la mia mano.
Fai tu che sei nella posizione giusta e mettendo la mia mano sulla sua la condussi pian piano a farmi una sega.
Brava così. Continua e… lasciai solo la sua mano.
Per esperienza sapevo sarebbe stata una lunga cosa. Il Viagra oltre ad aiutarmi ad una forte erezione mi allungava di molto i tempi di eiaculazione.
Era imbarazzata, ma vedendo il mio palese sollievo continuò a muovere delicatamente le dita con me che continuavo a dirle: si, così, non ti fermare che mi sento meglio.
Mi disse dopo un po’: va meglio?
Un po’, ma continua se non ti disturba. Se puoi muovere la mano un po’ più veloce che mi sembra che abbia un effetto migliore.
A questo punto era per forza chiaro anche a lei cosa mi stava facendo.
Non posso dire il perché, non lo so, ma non interruppe il movimento.
Ma perché continuò: Il vino? Il pensare di aiutarmi davvero? La voglia di farmi un piacere?
Mi godetti questa fantastica sega più per il suo aspetto mentale che fisico. Vedevo quella manina andare su e giù sul mio pene. Andò avanti per quasi venti minuti e solo quando la vidi stanca del movimento mi lasciai andare dicendo: attenta, ed il mio sperma le imbrattò mano e polso.
Grazie; grazie, mille; mi hai salvato, mi sento meglio.
Non era stupida e penso che avesse capito bene questa situazione e cosa ne potesse derivare.
Adesso era arrivato il momento dell’imbarazzo, il momento cruciale.
Mi alzai dicendole ancora grazie; penso che anche lei notasse che non avevo perso completamente l’erezione e pensai che anche questo potesse essere per lei una novità.
Andai in bagno a sciacquarmi, sentii lei fare la stessa cosa, ma in cucina. Poi ci rincontrammo in salotto.
Partiva la fase tre del mio, forse “sciocco” , piano.
(fase uno la tavola, fase due la sega, fase tre la ricompensa)
Avevo già i cento euro in mano e glieli misi a sorpresa nella sua. Lei quando si accorse disse che non li voleva. Non l’aveva fatto per i soldi, ma per aiutarmi.
Le dissi che doveva accettarli perché quello che era successo quel giorno poteva succedere ancora e se non li avesse accettati non avrei saputo come ricompensare il suo aiuto e non avrei più avuto il coraggio di farmi aiutare se fossi stato ancora male e forse non avremmo più potuto vederci.
Fui accorato e la buttai così sperando… e poi insistetti: a me i soldi non mancano.
Sono felice se posso darti la possibilità di comprare un nuovo gioco o vestitino per Mirella (giocavo sulla figlia non su lei, ci sarebbe stato il tempo per il resto)
Chinò il capo. Era una resa. Disse: li prendo, ma non vorrei.
Era tutto per quel giorno.
Quando tornò la volta successiva ero già seduto sul divano, per un po’ feci finta di nulla. Aspettavo.
Quando finalmente mi chiese: tutto bene? Dissi: no.
Purtroppo non andava tutto bene. Quella cosa, e lei capì subito cosa intendessi, si era ripetuta e avevo dovuto fare da solo, ma con dolore
Sai le dissi, so che non dovrei, ma guarda . Estrassi il mio uccello gonfio carico di aspettative.
Te lo chiedo direttamente: mi puoi aiutare ancora? Fai quello che ti senti. E’ sottinteso che ti sarò riconoscente
Ero certo che doveva già aver pensato che la mia richiesta avrebbe potuta esserci.
Ci avevamo sicuramente pensato a lungo tutti e due con ansie e motivi diversi. Lo dico perché non passò molto tempo tra la domanda e la risposta e non vi furono obiezioni particolari.
Doveva già aver pensato ai pro e ai contro e …. e disse: va bene, ma non deve saperlo nessuno
Grazie, grazie. Sei un angelo, il mio angelo e la strinsi affettuosamente godendomi la morbidezza del suo corpo.
Tenendola leggermente per mano, con il pene che usciva dai pantaloni, andammo alla mia poltrona. Mi sedetti mentre lei guardava il mio pene congestionato.
Quella fu una vera prima sega, perché lasciai fare tutto a lei. Mi misi comodo ben appoggiato alla spalliera della poltrona. Lei si sedette sul pavimento davanti me per impugnare con comodità il mio pene e…..alla mia venuta, quando lo sperma le unse la mano ed invase il mio pene le chiesi se per favore potesse andare in bagno e prendere un piccolo asciugamano per non sporcarmi i pantaloni. Lo fece.
Le diedi altri cento euro. Non ci fu bisogno di parole. Li prese calando il capo e biascicando tra i denti uno stentato grazie.
Dalla volta successiva la aspettavo con impazienza per la mia sana sega che lei “attivava” senza impacci. Ormai faceva parte del suo lavoro.
Non aveva più dubbi o titubanze.
Mi sedevo sulla poltrona. Estraevo il rigido pene. Lei si sedeva davanti nella posizione a lei più comoda e aveva preparato già prima il piccolo asciugamano per la pulizia finale.
Quando il lavoretto era completato buttava l’asciugamano tra le cose da lavare e poi continuava i lavori di casa.
Pian piano era diventata normalità tant’è che se seduto sulla poltrona nicchiavo nell’estrarre il pene ci pensava lei. Sbottonava, calava cerniera e slip e lo estraeva. Mi pareva, a volte, di vedere nel suo sguardo una domanda: come fa ad essere sempre così duro? (io sapevo la risposta).
Nel tempo diventò una pratica così usuale che avevamo l’occasione di conversare mentre la sua mano dolcemente, ma decisamente, mi cingeva il membro. Parlava senza interrompere la masturbazione. Aveva preso un suo comodo ritmo che sapeva mi avrebbe portato all’eiaculazione. Solitamente usava la mano destra per masturbarmi e solo quando i tempi della mia eiaculazione si allungavano troppo e la mano si stancava metteva in gioco la sinistra, ma solo per il tempo necessario che l’altra mano si “riprendesse”. Mi diceva che usare la mano sinistra le fosse scomodo. Effettivamente con la sinistra aveva una presa meno decisa e anche a me non dava quel piacere che avrebbe portato al completamente dell’atto.
Quel mese incassò ottocento euro, uno sproposito per la loro realtà.
Le chiesi come avesse giustificato al marito queste entrate.
Mi confessò che gli aveva detto che aveva guadagnato trecento euro in più del solito perché aveva fatto degli straordinari (il marito era fuori paese per lavorare e non poteva sapere tutti i suoi movimenti giornalieri) e che cinquecento euro li aveva nascosti.
Mentre mi diceva queste cose mi resi conto di come soffrisse e faticasse a mentire al marito.
Le dissi che avremmo dovuto trovare il modo di giustificare credibili queste entrate.
Passarono quasi tre mesi.
Le seghe, sempre piacevoli, erano da me apprezzate, ma come si dice: quando ti danno il dito vorresti anche la mano e..
Insomma avrei voluto qualcosa in più.
In quei mesi utilizzando, sicuramente con discrezione le “maggiori entrate”, aveva fatto degli acquisti per il proprio abbigliamento e si era schiarita i capelli e quel biondo la rendeva ancor più bella.
Quando ci incrociavamo la domenica mattina, dopo la messa, lei con il marito e la figlia ed io con amici; non potevo sottrarmi a guardarla e soprattutto a rimirarle il suo splendido culetto.
Non avevo timore che altri mi notassero perché gli occhi di tutti gli uomini si appuntavano su lei e sul suo culetto.
Poi dandoci sorrisi di ammiccamento, senza parlare, tra amici ci “ passavamo ”i nostri lubrici pensieri.
Avevo notato come si vestisse :per la festa in presenza del marito indossava sempre delle minigonne che valorizzavano le gambe, il culo e la sua gioventù, mentre durante la settimana lavorativa quasi sempre pantaloni o pantaloncini.
Quando giungeva a casa il mio primo sguardo , dopo il viso, era rivolto in basso per vedere se indossasse una delle sue bellissime minigonne ,ma purtroppo ciò avveniva molto raramente.
Nei successivi incontri, mentre mi segava, apprendevo sempre qualcosa di nuovo su lei.
Ormai sapevo gli orari dell’asilo del figlio, quelli di lavoro del marito, cosa facessero solitamente la sera e nei giorni di festa. Seppi anche che il marito insisteva ancora per un altro figlio , voleva il maschio. Lei continuava a non esserne convinta.
Diceva: sono giovane e voglio ancora divertirmi un po’.
Il rapporto con il marito era tranquillo. Gli voleva bene; era un marito e padre pronto ed affettuoso, ma intuii che avrebbe voluto qualcosa in più da lui.
Tutto molto bello , ma mentre mi masturbava ed anche in altri momenti io
,da buon porco, mi arrovellavo per migliorare la sua intima conoscenza e infine mi attrezzai.
Lei si cambiava sempre nel bagno superiore e non feci fatica a metterci una telecamera collegata al mio smartphone.
Con quale piacere la vidi per la prima svestirsi e vederla prima togliersi la maglietta, purtroppo indossava il reggiseno, e poi togliersi i pantaloncini. Claudia indossava dei mini slip che mi facevano vedere buona parte del suo culo. Era tondo e sodo. Due perfette mezzalune intervallate da un profondo solco.
Registrai sul mio cellulare quella prima svestizione e poi le successive.
La sera collegavo lo smartphone al mio grande televisore e mi beavo di quelle immagini.
I giorni volavano. Avevo provato ad accennarle con accortezza che avrei voluto qualcosa in più. Era gentile, ma non stupida, anzi era molto sveglia. Colse le mie allusioni e me le stoppò con finta ingenuità.
Più di quello che faccio non posso fare. Si, lei mi dà di soldi , ma lo faccio perché è lei, con un altro non lo farei.
Mi disse chiaramente che lei era una moglie fedele e che io ero una “leggera” eccezione, che le serviva anche per migliorare il bilancio familiare. (Sulla fedeltà io ho un punto di vista diverso).
Scornato rinunciai ai mei sogni.
Eravamo al sesto mese del nostro “nuovo” rapporto quando si verificò una novità.
Quel giorno giunse a casa vestita come in un giorno di festa: minigonna e camicetta, inoltre era radiosa. La cosa mi incuriosì.
Intanto ero felice perché avrei avuto una diversa registrazione ed un filmato diverso da vedere
Durante le ore trascorse insieme ,con tatto ,parlando di cose diverse, mi informai della sua giornata. Nulla di nuovo disse. Prima da me , poi a casa e dopo un paio di ore all’asilo a prendere la figlia. Tutto come al solito.
Non mi quadrava. La sentivo diversa.
Quel giorno dicendo che aveva fretta non volle farmi neanche l’abitudinaria sega.
Fini il suo lavoro, si ricambiò ed usci . Io solitamente la accompagnavo alla porta sul giardino e poi lei andava a fine guardino apriva il cancelletto ed usciva. L’alta siepe mi impediva poi di vederla. Quella volta attesi che sparisse dietro la siepe poi andai al cancelletto . La vedevo da dietro camminare velocemente facendo ondeggiare quel culo oggetto dei miei sogni.
In fondo alla strada, 100 metri da casa mia, c’era un incrocio . Lei per andare a casa sua doveva andare verso destra invece andò a sinistra.
Ma, mi dissi: avrà un impegno importante,
Nei due successivi incontri fu come nel passato e mi godei anche due belle seghe .Lo stesso andai a guardare che strada facesse: girò a destra. Tutto normale.
La volta dopo si presentò ancora con una bellissima minigonna; niente sega e girò a sinistra.
Volevo sapere cosa avvenisse in quei giorni.
Da previdente qual sono mi preparai per l’evenienza.
Mettevo la macchina in strada ,fuori dal garage, orientata nella direzione opposta a dove sarebbe andata lei , ma in trenta secondi facendo il giro del quartiere sarei arrivato al punto dove sicuramente sarebbe arrivata lei.
In macchina misi un binocolo e la mia Nikon con un 300 di zoom. Erano strumenti che nei viaggi in paesi lontani con mia moglie mi erano spesso stati utili.
Finalmente , diecie giorni dopo, si ripresentò in minigonna.
Aveva una minigonna plissettata bianca e azzurra che le cadeva appena sopra le ginocchia, non era volgare, era elegante e sportiva. Era di quelle leggermente svasate che quando le vedi indossate su un bel culetto ti viene voglia di sollevarle sulla schiena della lei e poi fare il resto. Piu’ bello fare sesso con questa minigonna alzata che senza, c’è più libido.
Indossava una camicetta bianca di lino aperta sul collo e sotto si intravedeva un reggiseno bianco.
Ai piedi scarpe da tennis bianche con fantasmini bianchi. Sembrava una bellissima teenager.
Ero curioso delle mutandine che indossava, ma l’avrei saputo a breve. L’avrei visto mentre si cambiava nello spogliatoio/bagnetto.
Appena entrò nel bagno per cambiarsi aprii la mia app. Si era tolta la camicetta confermandomi il reggiseno bianco traforato ed a balconcino.
Fa cadere la gonnellina. Alza un piede poi l’altra per sfilarla. Si piega mettendomi metaforicamente il “culo in faccia.” Che porcella; indossa un perizoma bianco semitrasparente. Quando poi si girerà vedrò il peli della passera che visti in trasparenza paiono di color bruno chiaro come il precedente colore dei capelli .
Avrebbe dovuto schiarire anche quei peli. Il boschetto appare corto ed ordinato ( per forza, per stare nel perizoma).
Furono, quelle, delle lunghe ore. La mia attesa era si spasmodica che non approcciai neanche per l’agognata sega. Non vedevo l’ora che andasse. Finalmente giunse il momento . Si rivestì e attraverso l’app notai con quanta cura si rivesti ed ordinò . Con mio divertimento vidi che fece pipì e poi si bagnò la mano al lavandino ( non fece il bidet). Si “pulì” la passera passando la mano tra le cosce e sul pube . Infine dalla borsetta prese, penso, del profumo. Lo spruzzò sul collo, tra i seni ed anche sulla passera.
Lisciò quel fantastico perizoma. Fantastico perché davanti era un triangolino di stoffa, dietro era solo un filo insinuato tra il solco tra due sferiche, tonde, fantastiche montagnette a panettone.
La accompagnai al cancelletto pensando al seguito. Attesi che girasse a sinistra , andai alla mia macchina e feci con calma il percorso previsto . 800 metri in auto per me contro i 250 m a piedi di lei per arrivare all’ incrocio con la strada principale.
Arrivai.
Dopo l’incrocio previsto c’era un auto nera in attesa. Mi fermai ad un centinaio di metri ed usai il binocolo. Era una Passat ed al volante vedevo da dietro un uomo con capelli neri . Pareva giovane.
Girava la testa indietro come per vedere se arrivasse qualcuno, portava occhiali.
Dopo pochi secondi comparve Claudia all’incrocio e vedi un sorriso stamparsi sulla faccia fi lui. Lei fece gli ultimi passi verso l’auto quasi correndo. Apri la portiera e si sedette facendogli segno di partire.
Non si toccarono. Mise in moto allontanandosi dal paese. Andavano regolarmente e li segui a distanza facendomi anche sorpassare da auto più veloci.
Non andarono lontanissimo, una decina di KM da casa nostra.
Si addentrarono in un grande parcheggio all’aperto della cintura torinese che veniva usato dai pendolari essendo prossimo alla stazione degli autobus. Era un buon posto per appartarsi ,a quell’ora non c’era movimento e mettendosi nella fila più esterna le probabilità che qualcuno ritirasse l’auto vicino loro era minima.
Non avessi avuto i miei strumenti avrei visto ben poco. Parcheggiai davanti a loro ad una cinquantina di metri. Stando fermo non avrei attratto la loro attenzione.
Appena l’auto si fermò si gettarono l’uno nelle braccia dell’altro. Ebbi tutto il tempo per vedere quei lunghi baci e guardarli prima con il binocolo e poi immortalarli con la mia digitale.
Limonarono per lunghi minuti. Si interrompevano solo per prendere aria e poi ricominciavano. Le mani vagavano in basso ma non potevo vederle. Dopo
una decina di minuti i baci cessarono e si parlarono sorridendo gioiosi ed eccitati.
Mi immaginavo la minigonna alta sulle ginocchia quasi a lasciare allo scoperto le mutandine e la mano di lui che giocava infilata nelle sue mutandine.
E’ quello che davvero stava succedendo perchè ad un certo punto lei si poggiò indietro sullo schienale con la bocca che faceva smorfie strane. La stava ravanando giocando con le dita nella sua passera e questo poteva spiegare le sue smorfie di piacere. Ogni tanto le si avvicinava e le metteva la lingua in bocca. Io fotografavo e passavo anche in posizione video.
Poi la testa di lui sparì alla mia vista. Sparì a lungo . Lei era irrigidita sul sedile e boccheggiava come i pesci in apnea. Gliela stava leccando? Per dieci minuti buoni non vidi la testa di lui poi vidi lei rilassarsi e a seguire la testa di lui ricomparve.
Si baciarono ancora a lungo , poi accadde alla rovescia, fu la testa di Claudia a sparire e lui poggiarsi bene allo schienale.
A differenza di prima di lui che teneva la testa bassa, comprensibile per quello che stava facendo, la testa di lei la vedevo; andava su e giù permettendomi di ben vederla. Era il classico movimento del pompino.
Non potevo vedere il cazzo entrarle in bocca, ma vedevo, quando a tratti il capo si alzava ,le guance incavate di lei.
Usai sia posizione video che foto.
Vedevo il volto estasiato di lui. Furono quindici di un lungo pompino . La fine fu quando vidi le mani di lui sulla testa come a darle dapprima un ritmo e poi tenergliela schiacciata. Le stava certamente sborrando in bocca.
Poi lei ricomparve. Si asciugò con il dorso della mano la bocca e poi sorridendo si avvicinò a lui. Si scambiarono un lungo bacio, poi chiacchierarono per un cinque minuti
Ripresero a baciarsi e si tenevano abbracciati, poi l’abbraccio si sciolse e lui si appoggio alio schienale. Claudia si mise in ginocchio sul sedile e si piegò, immagino, sul suo membro.
Un nuovo pompino?
Si la testa aveva il movimento precedente , ma il moto questa volta durò meno. La vidi sollevare il capo e dirgli qualcosa poi…. Poi lei passò sulla leva del cambio, dal suo sedile a quello di lui ,andandosi a sedere sulle sue gambe. E se immagino bene, sul suo irto uccello. Un muoversi delle braccia di lei in basso . La sua minigonna?
Si, la stava alzando sui fianchi. E gli slip? Forse li aveva già tolti o spostati quanto basta perché l’uccello potesse farsi strada. Io continuavo la mia ripresa fotografica.
Una smorfia di piacere sul volto di Claudia . Il cazzo doveva essere entrato nella tana. La vidi muovere il busto su lui. Le mani intorno al suo collo e muoveva il corpo come ballasse su lui, sul pene di lui. Il suo viso era un viso di piacere e … e …improvvisamente si fermarono e lei di scatto si mosse scavalcandolo e tornando sul sedile del passeggero. Nel movimento ebbi una fugace visione della minigonna arrotolata alta intorno ai fianchi.. Velocemente la tirò giù mettendola a posto e resettò anche la sciupata camicetta.
Guardai intorno loro. Avevo capito. Era arrivata una macchina che stava parcheggiando proprio al fianco della loro. L’ignaro automobilista aveva interrotta una bella e sana scopata adulterina.
Claudia lui si dissero qualcosa. Qualche secondo per riavviare la macchina e ripartirono. Li seguii a distanza. Andavano verso a casa. Sorridevano e parlavano.
Arrivarono nei pressi della casa di Claudia. Non si baciarono. Lei scese. Si guardò intorno verificando non ci fosse alcuno a vederla. Poi velocemente andò verso casa.
L’incontro era durato poco più di un ora.
Lui ripartì. Lo segui. Arrivò ad un vicino paese . Parcheggiò davanti ad una villetta a schiera ed entrò. Scattai foto di lui e della casa .
Era un bel ragazzo, alto e bruno con un bel fisico , non arrivava ai trenta anni. Poi mi appuntai l’indirizzo.
Tornai incazzato, soddisfatto a casa.
Incazzato perché?
Sarò stupido, ma tutte quelle storie: mio marito; la mia famiglia; lo faccio non per i soldi, ma per te; non posso fare di più; non sono una puttana ed altro ancora.
E poi. E poi aveva un amante.
Mi avesse detto : con mio marito ho qualche problema. Oppure non sono una santa avrei capito.
Mi sentivo tradito e incazzato (preso in giro)
D’altra parte ero convinto mi aspettasse un roseo futuro.
Il giorno dopo andai nel paese dove abitava lui. Dal suo citofono presi il cognome suo e della moglie. ( vi erano due cognomi).Non ci volle molto per sapere. Dalla vicina seppi il nome. Citofonai dicendo che era l’assicuratore del signor….e che non era in casa. Mi disse : Mario è al lavoro e anche la moglie. Se volevo potevo tornare dopo le sei per trovarli. Altrimenti la moglie tornava verso le quattro con il bambino.
Mi bastava.
Sperai e colsi . Su Facebook c’era tanto di lui e famiglia. Avevo tutte le informazioni che mi servivano.
Durante la mia trascorsa attività lavorativa pianificare e progettare erano tra i compiti più importanti ed ero bravo nel farli tanto d’aver vinto un premio nazionale.
Indi pianificai e progettai le azioni dell’incontro futuro che avrei avuto con Claudia.
Organizzai mentalmente, e non solo, l’incontro.
. Il giorno dopo il mattino alle 09.00 Claudia era a casa mia. La attesi sull’uscio la salutai e la feci entrare. Lei si stava recando al bagnetto per cambiarsi, ma io la fermai e la feci venire con me al divano dove mi sedetti e le dissi che non c’era bisogno che andassi in bagno e che poteva cambiarsi in soggiorno davanti me.
Lei mi guardò senza capire, stupita. Le dissi: guarda la Tv che intanto avevo acceso . Avevo montato una sequenza di foto e video.
La prima foto era della Passat in attesa, poi lei che ci saliva, l’auto ferma al parcheggio e il loro primo bacio.
Poi partì il video. Loro che si abbracciavano e limonavano , la testa di lui che spariva in basso, la testa di lei e le sue guance incavate, lei seduta su lui ( avevo preso solo alcuni spezzoni, max tre secondi che davano pienamente l’idea di cosa avveniva in quell’auto) , la casa di lui, sua moglie che rientrava con il piccolo. L’ultima quando lui la lasciava vicino a casa con lei che si guardava in giro per sincerarsi…. Interruppi la visione.
Devo continuare, le dissi?
Lei era senza parole. Come ho anticipato era sveglia, molto sveglia. Realizzò subito le implicazioni che ci sarebbero state se il video fosse stato visto dal marito, dai parenti ed amici o messo su internet.
Parlai io. Tu puoi fare quello che vuoi, ma qui comando io e tu farai tutto quel che ti dico senza fiatare. Prendere o lasciare e sarai la mia cavallina da monta
Picchiai giù duro.

Sapevo di non poter fare concessioni e di sfruttare al massimo e subito l’occasione.
Mi ero preparato bene, due ore prima avevo preso doppia dose di Viagra.
Troppo sveglia e perspicace. Non si umiliò, non si mise a piangere, non chiese pietà o minacciò. Aveva colto un elemento nuovo di me. Si era resa conto di avermi sottovalutato ed il suo viso esprimeva la sua rabbia.
Le chiesi chi fosse lui. Un papà di un bambino compagno di classe della figlia. Si erano incontrati all’asilo. Era simpatico e ..è avvenuto.
Da quanto? Pochi mesi.
Corrispondeva tutto.
Le chiesi se si rendeva conto di quel che stava combinando. Mi disse: era solo un gioco. La corressi : forse..
Rimase in silenzio poi disse soltanto: cosa devo fare?
Era chiaro cosa intendesse e perché?
Comincia con lo spogliarti e poi vediamo.
Finalmente potevo vederla cambiarsi dal vivo.
Quel giorno aveva indossato una semplice gonna al ginocchio blu e sopra una La Coste chiara, ai piedi scarpe da tennis bianchi. I capelli erano sciolti ed aveva un cerchietto che la faceva ragazzina.
Si tolse la maglietta. Sotto, un reggiseno azzurro semplice che ben conteneva le tette; poi la gonna cadde ai suoi piedi, anche gli slip erano azzurri. Aspettò.
Le dissi :tutto.
Tolse le scarpe da tennis e poi il reggiseno lasciando scoperte le tette. Aveva dei bei capezzoli da succhiare, cosa che avrei poi fatto.
Infine si tolse gli slip e notai , finalmente dal vivo, il riccio boschetto. Pudicamente tenne una mano a coprire a passera. Gliela spostai delicatamente. La feci girare ed il suo culetto mi sbalordì, come mi aspettavo, Era perfetto
Non parlavamo. Poggiai la mano sul culo apprezzandone la durezza e la invitai con la mano verso la scala che portava alla camera da letto.
Saliva la scala avanti ,e che mi deliziava della vista del suo culetto e delle sue intimità in quei movimenti delle gambe gradino su gradino che facevano vedere e non vedere le mie future conquiste. Come un agnello sacrificale stese sul letto ,le gambe schiuse. Era per me un invito a cui non potevo resistere. Fu presa di sorpresa quando mi piegai tra le gambe. Respiravo l’odore del suo sesso. Tremavo dall’eccitazione
Inizia con la lingua a leccarle l’interno delle cosce partendo dall’incavo di incrocio delle gambe verso il basso e poi risalendo dando attenzione prima ad una coscia e poi all’altro.’. Alternai per un po’ questi movimenti, finché pian piano iniziai ad avvicinare le mie labbra alla sua passera. Annusai il profumo del suo boschetto , il suo odore mi faceva impazzire, senza nemmeno pensarci appoggiai le labbra nella sua fenditura e iniziai a leccare . Le sue labbra si aprirono,le sentivo bagnate e bagnarsi sempre più ai miei tocchi di lingua. Sentii il suo aroma acre entrare nelle mie narici.
Mi accorsi dalle reazioni del suo corpo che a lei doveva piacere parecchio. Teneva gli occhi chiusi e si lasciava fare Mi accorsi che le piaceva sempre di più, dal fatto che ad ogni passata di di lingua all’interno , apriva sempre più le gambe. Le spinsi un dito nella vagina, era calda e bella bagnata. Lei ebbe dei sussulti,restò ferma a godersi di sicuro quei momenti.
Il cazzo mi faceva male da quanto si era ingrossato
Facevo passare la lingua su e giù e poi sulla clitoride. Adesso gemeva: “Ohh ohh ohh il mio dito era dentro tutto e mentre con la lingua le torturavo la clito con il dito la scopavo finché la sentii dire : vengo ,vengo e sentii sulla lingua il sapore del suo piacere
Le lasciai qualche secondo per riprendersi poi ripresi a leccare e “scopare”. Quando la sentii partecipe, le sue mani sulla mia testa sembravano volessero spingermi nella vagina ,mi sollevai e glielo misi davanti alla faccia. Lei senza dire niente iniziò a leccarlo per un po’ poi iniziò a succhiarlo mentre con una mano mi teneva le palle. Non me l’aspettavo così brava (zoccola). Ad ogni risucchio rischiavo di venirle in bocca., ma non volevo sprecare così le mie poche cartucce
Dopo un po’ le dissi : basta, non resisto più, voglio scoparti..
Ognuno ha le sue manie, e piacevano anche a mia moglie; mi piace vedere il mio uccello entrare nei buchi della mia donna. Quando glielo metti in bocca non è un problema vedere , se lo metti in culo alla pecorina vedi , ma quando lo metti in figa da ogni posizione è difficile vedere. Allora nel tempo, d’accordo con mia moglie, abbiamo trovato le modalità migliori. Uno specchio di fianco al letto dove guardando potevamo vedere il mio cazzo entrare ed uno specchio dietro il letto. Per vedere da quello dovevo essere dietro a mia moglie seduto sul bordo del letto o di una sedia. Solo così potevamo vedere perfettamente il mio cazzo salire dal basso ed entrare in lei in figa e sollevandole le gambe potevamo vederlo anche entrare nell’ano.
E’ questa la posizione che preferisco. Mi piace anche perché è bello quando vengo riempendola la vagina vedere il mio seme uscire dalla passera e scivolare sul mio pene e se lo tolgo facendola sedere sulle mie cosce, alzandole le gambe, vedo il seme colare dalla sua vagina ed andare sulla sedia o sul lenzuolo.
Non vedevo l’occasione di farlo con Claudia.
Non mi preoccupavo di una eventuale maternità. Da un amico farmacista mi ero procurato una scorta di pillole del giorno dopo. Le usava anche mia moglie. Quello che molte donne non sanno è che per le donne maggiorenni non è necessaria la prescrizione medica della pillola dei giorno dopo. Si può andare direttamente in farmacia ed acquistarla. E spesso non sanno anche che è efficace solo se è assunta entro 72 ore dal rapporti non protetti.
Per quanto mi riguarda gliela avrei fatta prendere alla fine dei rapporti che avremmo avuto nel giorno ,ciò significava che se dopo avesse scopato con il marito doveva stare attenta.
Già che ci siamo dico che mi piace anche guardare il culo aperto. Vedere quel tunnel rosso scuro scavato dal mio uccello, tondo e profondo. La figa quando hai finito di scoparla si chiude subito alla vista per le grandi labbra che si richiudono. Il culo invece ci mette un po’ a chiudersi e puoi rimirare il “lavoro” fatto.
Tutto avrei fatto.
Per me e per mia moglie era eccitante vedere il cazzo entrare ed uscire dalla vagina o dall’ano. Mia moglie diceva che per una donna è sconvolgente vedersi a gambe aperte mentre vieni “scopata” , per lei lo è stato, e se la cosa ti piace è difficile che possa rifiutare altro perchè è un “attimo” da non permetterti più inibizioni o negazioni . E così volevo succedesse.
L’avrei portata a comprare qualche completino intimo sexi come facevo con mia moglie.
Sarei tornato nelle stesso negozio di allora e se vi fossero state ancora le storiche commesse, che avrebbero ricordato quando andavo con mia moglie, avrei visto/sentito i loro commenti sulla mia nuova compagna(secondo loro) di cui avrei potuto essere il nonno. Ciò non mi avrebbe preoccupato mi avrebbe dato solo piacere mi sentivo rinascere a nuova vita.
Arrivati al letto la feci mettere alla pecorina con il culetto rivolto verso la spalliera del letto.
Lei disse: scopami pure, ma non venire dentro. Non voglio restare incinta.
Le dissi: non preoccuparti ci ho già pensato e ti ho procurato una scorta di pillole del giorno dopo.
Chinò la testa indi acconsentì.
Le portai l’uccello al viso dicendole: succhia troia. Iniziò a leccarmi la cappella. La leccava e succhiava come se fosse un gelato. Sapeva fare bene i pompini. Le carezzavo la testa per mostrarle il mio piacere e gratificarla , mentre con l’altra mano le accarezzava il sedere . Poi le spinsi il cazzo in bocca e le mie spinte si fecero i più forti. La costringevo ad ingoiarmi la cappella. Sapevo che quasi le impedivo di respirare, ma la stavo “schiavizzando”. Mentre glielo muovevo velocemente in bocca mi misi un dito in bocca bagnandolo e lo poggia al centro delle sue natiche esattamente sull’ano e lentamente glielo stavo mettendo in culo.
Ad un certo punto tossì. La stavo soffocando. Mi tirai un poco indietro e lei tossii riempendomi l’uccello di saliva. La guardai come fossi stupito e non capissi il perché. Le dissi: sei così brava a fare pompini continua e glielo respinsi in bocca. Il mio dito era ancora nel suo culetto. Le contrazioni che sentivo sul dito mi fecero pensare che quel culetto non fosse avvezzo a certe presenze.
Glielo chiesi. Lo hai mai preso nel culo? (il linguaggio crudo serviva)
Gli occhi dissero di no.
Mi piaceva sentire sul polpastrello del dito le sue contrazioni anali , me lo schiacciavano. Poi spinsi più a fondo sino ad arrivare alla nocca. Andai su e giù fino a fondo dito e lo mossi circolarmene fino a che non lo sentii muoversi senza ostacoli allora aggiunsi il dito medio .Due dita le entravano bene nel culo. Con l’altra mano le presi una tettina tra le dita e giocai con un capezzolo tirandolo e facendolo “rotolare”. Intanto il suo lavorio di testa e bocca continuava splendidamente,
Le dissi :”voglio prepararlo per bene il tuo bel culetto.
Le stavo allargando lo sfintere
Ancor prima di entrarle in figa mi venne l’insopprimibile voglia di iniziare dal culetto; di essere il primo ad incularla.
Adesso le mie dita si muovevano velocemente avanti e indietro. Il suo respiro era affannoso. Poi mi fermai e constatai la larghezza che avevo procurato. La feci girare con il culo a me e le divaricai i suoi perfetti globi . Misi nel passaggio anale una cremina lubrificante che mi facesse scivolare bene l’uccello. Rinfilai le dita divaricandole lo sfintere. Lei emetteva dei gridolini di dolore( e sperai forse di piacere). Mi disse “per favore no, ma non si muoveva. Puntai il cazzo sul buchino proprio al centro e spinsi un po’. Lei allora urlò: no, noo… noo… non voglio, ti prego, no… noo. Mentre mi pregava,, grazie alla continua pressione del mio cazzo sul buchino ,sentii la mia cappella avanzare ; lo sfintere stava cedendo.
Spinsi forte e mi trovai ben dentro lei. Era entrato. Rimasi immobile con il cazzo ben piantato nel suo culetto. Lei dal dolore singhiozzava, ma sapevo che il dolore a breve sarebbe passato e le dissi, tenendolo ben saldo dentro: non preoccuparti troietta adesso passa, cosi il tuo culo sarà sempre mio. Volevo fosse chiaro il futuro.
Le girai la testa e per la prima volta le infilai la lingua in bocca mentre lei riuscii a dire ” no mi fa male toglilo …toglilo.. mi fa male.. ” . Continuai a baciarla e le carezzai fianchi e tette consapevole che le stavo facendo male. Sapevo che glielo avessi tolto prima che il dolore passasse lei non mi avrebbe i più permesso di fare un altro tentativo.,
Le dissi respira forte che tra un pochino passa , sei bravissima.
Mi mossi avanti ed indietro andavo molto lentamente, ma senza fermarmi, emise un forte gemito ero arrivato completamente in fondo al culo, era entrato completamente in lei. Era mia
Mi accorsi che il dolore stava scemando, non si lamentava più. La sentivo mia e lei lo sapeva, cosi iniziai a muoverlo un pò più velocemente avanti e indietro , Era un sensazione fantastica di possesso e piacere. Capii che era mia quando sentii che stavo assecondando, muovendo il culetto, i miei movimenti . Non sentiva certamente più dolore e forse voleva finire in fretta. Le dissi , ” ora il tuo culo è mio e sei la mia troia e voglio incularti per bene.
Mi guardai la scena allo specchio laterale. Fantastico. Vedevo il mio pene scorrere avanti ed indietro in quel sogno di culo.
E poi vedevo lei. Che corpo, che figa.
Aumentai il ritmo di scopata; mi sentivo di sfondarla. Portai le mani alle sue tettine e la inculai di brutto
Le dissi troia : toccati, masturbati. La vidi e sentii fare. E vidi soprattutto che al dolore, fastidio, si stava sostituendo un nuovo piacere.
Era più troia e desiderosa di sesso di quanto pensassi
Mia moglie diceva: guarda che prenderlo nel culo non è male. Ci si abitua in fretta e non è vero che non si gode è un diverso piacere. Vedevo che aveva ragione.
Allora dissi a Claudia: su muovi il culetto, fammi vedere come sei brava a prenderlo da sola in culo.
Lo mosse e come lo mosse. Alcune donne ne sono predisposte e lei era tra quelle.
Gestii l’inculata in attesa del suo piacere.
Sentii che la doppia azione, da masturbatoria e da cazzo , glielo stava dando. Attesi , attesi sino a quando la sentii mormorare: no, no, sto venendo. Allora mi scatenai davvero. Sentivo il mio uccello arrivare a fondo corsa con i miei testicoli che sbattevano sul culo. Furono momenti di godimento unico , infine venni dicendole : ti sto riempendo il culetto . Venni e le riempii per la prima volta il suo bel culetto di sperma, il mio seme.. Dopo diedi qualche spinta per godermi il post orgasmo e attesi di sentire il mio cazzo rimpicciolirsi , e poi mi lasciai cadere completamente di peso su lei ed infine lo sfilai cadendo al suo fianco facendola distendere accanto a me.
Eravamo viso a viso portai una mano sul culetto ed una alla sua testa attirandola contro me. Viso a viso la baciai infilandole la lingua in bocca. Lei all’inizio era passiva, ma poi adeguò i movimenti della sua lingua alla mia.
Ciò mi fece tornare l’erezione. Mi aspettava una vera grande scopata aiutato dall’orgasmo avuto che mi permetteva di meglio gestire la mia eccitazione
Avevo una voglia esagerata di baciarla e toccarla. Ci siamo scambiati un lungo e sensuale bacio . Baciandola ho messo la mano sulla figa , ha aperto la gambe e le intrufolato il dito titillandole la figa ,. Mentre la sditalinavo continuavo a muoverle la lingua in bocca e le ho messo il cazzo in mano.
Con il dito in figa e la mano sul cazzo ci baciavamo intensamente. Sentivo contro me i suoi seni e l’ho allontanata per ammirarla . Poi le ho messo sotto la testa dei cuscini.
Scesi lentamente con la bocca ,dalla sua ad arrivare passando tra i seni ed il suo tonico pancino alla fighetta circondata da un profumato groviglio di peli. Lì ho fatto una sosta prolungata , molto prolungata; l’ho coperta di bacetti , le baciavo la figa tenendola spalancata per mettere dentro il viso. Lei si dimenava . Le piaceva il mio gioco di lingua e dita sulla sua fessura. L’ho succhiata. Ho preso la clitoride tra le labbra e me lo sono gustato strizzandolo. Vedevo il suo addome contrarsi per il piacere. Lo leccavo e succhiavo delicatamente e mi gustavo il suo piacere che mi bagnava la lingua.
Non parlava, ma le sue mani sulla testa dicevano: ancora , ancora .
Poi come seguisse qualcosa di già avvenuto ha sollevato le gambe appoggiandole sulle mie spalle. Avevo l’intera testa incastrata tra le cosce concentrata a dare piacere alla sua vagina.
Potevo fare di più e sapevo come.
Le ho infilato un dito nel culo, in quel culo che poco prima avevo deflorato e visitato; ha lanciato un gridolino, penso di piacere perché spinse ancor più la vagina contro le mie labbra.
Mia moglie impazziva quando le mettevo la lingua in figa ed il dito nel culo.
Lei, Claudia, esplose in un orgasmo vaginale interminabile . Ho smesso di baciarla solo per farla calmare .
Appena smise di ansimare ripresi a baciarle la fighetta . Era i uno stato di perenne pre orgasmo. Sobbalzava il bacino per le ciucciate , avevo voglia di penetrarla ma aspettavo ancora anche se non vedevo l’ora di sentire la sua passera avvolgere il mio uccello.
Ho continuato a possederla con lingua e dita; la sentivo bagnarsi a ripetizione, continuavo a bere i suoi liquidi vaginali.
Adesso potevamo giocare in due. Toccava anche a me. Mi girai per una delle posizioni sessuali più belle: il sessantanove.
Il mio cazzo non era ancora perfettamente in tiro ma fu sufficiente che sentisse il calore della sua bocca per ergersi intieramente.
Mentre leccavo la sua splendida fighetta lei mi deliziava il cazzo con leccate e profondi risucchi. Confermava la sua capacità nel fare pompini splendidi. Qualcuno le aveva insegnato? Quanto cazzi diversi aveva preso in bocca per avere quell’esperienza? Io mi dedicavo alla sua spaccatura principale, lì vicino c’era il buchetto che avevo già visitato che sembrava mi aspettasse. Quando Claudia sentì la mia lingua insinuarsi nel culetto contrasse il buchino , mai poi sentendo solo la punta della lingua si rilassò lasciandomi fare.
Lei era impegnata con la bocca sul mio cazzo; più lei mi ciucciava il cazzo e più le leccavo la fighetta ormai aperta e calda.
Volevo evitare di disperdere improvvisamente il mio seme nella sua ingorda bocca indi le sfilai l’uccello e mi sono mi distesi supino sul letto allontanandola.
Con la mano tenevo il cazzo dritto perpendicolare al corpo , le ho detto siediti su me.
Comprese subito quel che volevo. Si mise alta sopra me , le gambe ai lati delle mie gambe all’altezza del torace.
Da sotto vedevo la figa umida delle mie leccate e le grandi labbra già parzialmente aperte. Come una ballerina di merenghe si calò a gambe aperte su me. Quando il glande sfiorò’ la passera prese il mio cazzo alla base spostando la mia mano ed impossessandosene. Poi è stata lei a guidarlo nel punto giusto e dopo aver fatto entrare il glande in lei si è seduta su me infilandolo tutto.
Da quel momento è iniziata la nostra prima vera scopata. Spingevo verso l’alto per penetrarla fin dove potevo. Lei andava su e giu e muoveva il bacino avanti e indietro. Era fantastica e fantastico.
La guardavo in viso. Le piaceva quello che facevamo non si sentiva costretta.
Facevo fatica a controllare la mia eccitazione allora lo fatta girare e mettere a pancia in sotto
Le ho allargato un po’ le gambe e fattomi spazio mi sono disteso su lei ed ho infilato il cazzo nella sua bollente vagina. Adesso potevo controllare il coito e ho preso a scoparla come piaceva a me, con i miei ritmi. Lei era invasata , mi veniva incontro con il culo e lo spingeva verso l’alto per meglio sentire il cazzo . Accompagnava i suoi movimenti Accompagnava i suoi movimenti con parole o gemiti disarticolati , non riuscivo a capire se volesse dire qualcosa o se stava solo esprimendo il suo piacere. Cazzo le piaceva. Certo che le piaceva. Sentii bene: vengo, vengo ancora. Era partita…
Le sollevai facendola mettere in ginocchio con il culo più in alto per farla stare alla pecorina.
Le chiesi: così ti piace? Mi sorprese: come vuoi , basta che me lo tieni dentro e che continui a scoparmi.
Ma chi cavolo era?
Alla pecorina potevo tenerla per le tettine , cosa che mi piace molto. La montavo come una cagnetta.
Poi mi staccai dalle tettine e poggiai le mani sui suoi fianchi.
Io spingevo in avanti e lei arretrava da sola, eravamo in piena sintonia.
Quando arrivavo in fondo la tenevo ferma e spingevo ancora; lei per gustarselo tutto mi veniva incontro. Avrei voluto sfondarle la cervice entrarle in pancia, ma più dentro di così non potevo andare.
.Ero a fine corsa; avevo il cazzo congestionato che voleva sborrare. Era una lotta tra il mio cervello ed il mio uccello. Volevo ancora stare nella sua fighetta, volevo che quel piacere fosse infinito. Provai un lento dentro-fuori, ero ansimante e sudato.
Lei voleva di più: ancora, ancora.
Capii che fosse il momento di finire.
Feci tre profondi respiri per riprendere almeno parzialmente il controllo del mio uccello poi….. Mi misi comodo per il gran finale.
Strinsi le sue tettine tra le mani e la montai con passione e frenesia. Non mi sarei più fermato sino al mio orgasmo. Dentro fuori. Dentro fuori . Sentivo la vagina aprirsi ed i suoi umori bagnarmi il cazzo.
La fedele Claudia se la stava godendo almeno quanto me se non di più. E chi poteva supporlo? Si prospettava uno splendido futuro di sesso.
Sentii la sborra salire nel pene.
Claudia, sto venendo.
Da troia consumata ha abbassato le spalle per alzare il culetto e ricevere la mia imminente sborrata.
Scuoteva il culo amplificando il contatto del cazzo in vagina e contemporaneamente muoveva la testa come fosse prossima a venire anche lei. Nel mio piacere la sentii dire: sborra, sborra , riempimi.
Godetti.
Sborrai . Sborrai tutto il seme che ancora avevo, sborrai l’anima nella sua passera e lasciando i seni crollai semi svenuto al suo fianco. Quando mi ripresi notai che eravamo entrambi stravolti.
Restammo alcuni minuti , stanchi, ma soddisfatti stesi sul letto. Le dissi: fatti una doccia, poi la faccio io
Sul letto riflettevo su quel bellissimo incontro di sesso, da come era nato e sui possibili sviluppi.. Dieci minuti dopo tornò in camera coperta di un grande asciugamano che pareva la vestisse . Vedevo la sua gioventù e la sua bellezza. Si distese silenziosa, così com’era, sul letto al mio fianco.
Le toccai sul pezzo di coscia che spuntava dall’asciugamano: era fresca e tonica. Aveva davvero un bel fisico.
Io ero stravolto fisicamente e psicologicamente. E’ vero che il Viagra aiuta, ma è anche vero che ho la mia età e certi sforzi, anche se con risultati piacevoli ,si pagano. Sentivo il bisogno di riprendermi e volevo stare solo. Dissi: per oggi basta, vai a casa.
Mi guardò sorpresa, un sorriso sulle labbra. Avrei voluto ricominciare da capo, ma non mi era possibile. Forse un pompino? Lasciai perdere.
Si rivestì. Seguii con lo sguardo come si vestisse. Avevo notato che non mostrava più alcun pudore; mi sa tanto che l’avevo sottovalutata, che sotto quell’immagine quasi casta covassero dei fuochi che avevano bisogno di essere alimentati.
Si era vestita , mi disse: ci vediamo. La stoppai prima che andasse: ferma e le dissi cosa volevo da lei.
Due giorni dopo. La volta dopo .
Claudia in casa indossava una lunga gonna scampanata che non la ostacolava nel fare i servizi. Era il nuovo abbigliamento che le avevo imposto, A chiusura del precedente incontro le avevo dato i nuovi ordini di servizio. Non mi interessava come giungeva vestita da me; si vestisse come voleva.
Arrivata in casa doveva andare in camera da letto e avrebbe indossato quello che c’era sul letto. Non vi fosse stato nulla di intimo doveva mettere una lunga gonna scampanata , ne aveva disposizione tre tipi, e non indossare ne calze, ne mutandine ,ne reggiseno ; solo la gonna ed una maglietta a maniche corte (dipendeva se avesse freddo o meno).

Altrimenti vi sarebbe stata della lingerie di classe, per iniziare avrei utilizzata quella di mia moglie ancora presente nei suoi cassetti che non avevo mai avuto il coraggio di svuotare ,poi ne avrei comprati di nuovi con lei.
Aveva dei completini da far rizzare il pisello a chiunque : reggicalze ed autoreggenti coordinati con reggiseni e mutandine da sballo. In comune avevano un comuen denominatore qualunque di essi indossasse: il vedo, non vedo, ma ti scopo.
Mi spiego. Le mutandine ed i reggiseni svolgevano la loro funzione , ma non toglievano nulla alla vista in particolare per quanto riguarda le mutandine non c’era il bisogno di toglierle per avere la fighetta a disposizione del mio uccello . Erano fini e morbide e si spostavano a cavallo della passera senza provocare attrito al contatto del mio pisello. Potevamo scopare ovunque ed ogni volta che volevamo e poi mia moglie era un amante delle gonne e ciò ci favoriva.
Solo quando faceva molto freddo e sulla neve indossava i pantaloni , pensate voi… Nei miei pensieri , più avanti, nella stagione calda, a Claudia avrei fatto indossare solo reggicalze, calze e reggiseno ed avrebbe fatto i servizi così. Mi chiedevo cosa sarebbe successo. Comunque sarebbe stata vestita , avrei avuto la figa ed il culo sempre a mia disposizione.
Quel primo “nuovo” giorno non le avevo fatto indossare l’intimo. Volevo si sentisse come una cagna pronta a copulare in qualsiasi momento.
Seduto sulla mia poltrona la vedevo andare avanti ed indietro facendo ondeggiare la gonna, che ben si prestava a ciò.
Ero arrapato ancor prima che entrasse in casa, ma attesi scientemente. Volevo si sentisse a disagio senza sapere se e quando sarebbe successo….
Quell’attendere amplificò la mia voglia che divenne insopprimibile e mentre era in cucina al lavandino ,impegnata a preparare la tavola ed il pranzo, la raggiunsi e da dietro le sollevai la gonna infilandole una mano tra le cosce e l’altra sotto la maglietta.
La mano sotto la maglietta le manipolava una tettina. Facevo rotolare il capezzolo tra pollice ed indice ed in breve divenne turgido ed irto. L’altra mano, di taglio, andava avanti ed indietro tra le cosce facendo aprire la passera e poco dopo era pregna dei suoi umori. Lei , in apparenza imperterrita, continuava il sul lavoro ma mi accorsi che ave leggermente divaricato le gambe e che il suo respiro non era più fluido. Da dietro le davo dei bacetti sul collo , e adesso il braccio sotto la maglietta l’abbracciava giocando alternativamente con le tettine.
Sotto mentre la mano scorreva e un dito era entrato a ravanarla. Era bagnatissima e irrazionalmente sollevò il viso, allungando il collo, in segno di piacere.
Il suo viso stava prendendo quell’aspetto tipico del piacere. Soddisfatto le ho preso una mano portandola dietro sul mio cazzo eretto già fuori dalla patta dei pantaloni.
Quando l’ha preso in mano, senza voltarsi, l’ha segato; forse pensava di soddisfarmi con una sega..
Ingenua. Come mio modo di pensare “ il seme” va sempre depositato in un buco: bocca, figa o altro non importa. L’importante è che riempia un vuoto.
L’ho lasciata fare per un po’. Poi sono arretrato liberandomi della sua mano e le ho fatto scivolare a terra i velati slip che indossava,( erano già quelli che amavo io). Quel movimento di alzare alternativamente le gambe per toglierlo è sensualissimo.
Le ho fatto divaricare di più le gambe e fatta piegare il busto sul lavandino
Quando era in questa posizione impazzivo. Vedere il suo tondo culetto esposto e a mia disposizione mi faceva sbarellare
Le ho sollevato la gonna bene sulla schiena che non mi desse fastidio. Perché non ricadesse, ciò me lo aveva insegnato una gentile signora araba, prese un lembo e lo mise tra i denti. La stessa cosa che fanno per mantenere il velo che copre il viso.
Le ho rimesso il duro cazzo in mano dicendole :mettilo dentro.
Lasciai a lei la scelta del buco Le sue intimità, sogno di molti, erano li che mi aspettavano.
Si è piegata per mettersi più comoda e ha portato il mio uccello alla passera, (la sua scelta) che si è aperta alla pressione del mio pene . Sprofondai nel suo calore ed iniziai a “pomparla stringendole le tette da sotto la maglietta.
Lei su mio invito si sgrillettava davanti e ormai aveva capito e pensava anche al suo piacere e ogni tanto arretrava per meglio gustarsi il cazzo. Da furba porcella voltava il capo per vedere il mio viso ed io ne approfittavo per fare lingua e lingua. Altro che santa era una porca.
Le domandai: ti piace?
Non attesi la risposta per continuare a chiavarla; il suo ansimare era un si di risposta. Le chiesi se lo volesse nel culo, non rispose.
Mia moglie diceva che prenderlo nel culo deve essere una piacevole abitudine altrimenti torna il dolore e passa la voglia. A me non fregava niente che non ne avesse voglia , ma non volevo ostacoli alle mie di voglie.
Le ho poggiato il cazzo contro l’ano e ho spinto, in fondo l’avevo sverginata solo due giorni prima . Fu risucchiato dal canale . Volevo far piano , ma poi la voglia ha preso il sopravvento e ho preso ad andare in fondo con un po’ di cattiveria. Arrivavo a toccare con il ventre contro il culo; guardavo affascinato come il mio uccello andasse a mò di pistone. Ho continuato ad incularla per un po’, poi pago l’ho tolto. Avevo lasciato un bel buco aperto. Sono tornato in figa. Durante i miei passaggi in culo aveva smesso di masturbarsi, adesso che l’aveva in figa riprese ed allora attesi il suo piacere.
Mi ero ripreso in mano le sue tette e la chiavavo con goduria crescente. Ma il sesso è bello se ciascuno ci mette del suo.
Ed allora: dai; fai da sola . Vieni indietro; scopati da sola.
Io rimasi fermo e portai le mani sui suoi fianchi mentre si scopava il mio cazzo andando col culo avanti ed indietro. Io, alto, potevo vedere dai suoi movimenti di culo il momento di quando e quanto l’uccello affondava nella vagina e di quando e quanto ne uscisse.
Poi prese un movimento diverso. Cazzo, muoveva il culo come una ballerina di samba. Ma chi era? Una scoperta continua.
Mi lasciai scopare per alcuni minuti. Muovere il culo, facendolo ruotare e sobbalzare le doveva dare molto piacere, il mio cazzo le toccava tutti i punti della vagina , la sentii gemere con dei si,si si, prossima al grande piacere.
Allora ripresi l’iniziativa prima che mi facesse venire subito; le feci sollevare il busto verso l’alto. Girò il capo come se cercasse qualcosa, forse la mia bocca? Le misi la lingua in bocca; con sorpresa fui ricambiato dai movimenti della sua lingua. Avevo ragione sulla sua voglia di sesso.
Compresi, anche dalla sua partecipazione, che fosse già nell’orgasmo; a me servirono solo poche altre stoccate in profondità e la raggiunsi con il mio di orgasmo.. Le avevo sborrato dentro .
Avevo sempre disponibile la pillola del giorno dopo
Il tutto durò non piu di 10/15 minuti. Le sottrassi poco tempo ai servizi domestici.
Mi tirai indietro. Il mio cazzo, mollo, pendeva.
Fece per spostarsi e la fermai . La feci piegare ancora sul lavandino. Mi piaceva veder scivolare lo sperma dalla passera alle cosce. Poi la lasciai girare ; mi guardava. Le spinsi con dolcezza, ma fermamente, la testa in basso. Prese prima in mano e poi in bocca il mio sporco cazzo restituendomelo lindo e lucido.
La signora ci sapeva fare; è nata per prenderlo in bocca.
Poi stravolta si è seduta su una sedia per riprendere fiato per poi riprendere il lavoro al lavandino e terminare di cucinare.
Mentre pranzavamo era sorridente, se le mancava nel rapporto con il marito il cazzo e la fantasia aveva trovato il modo di soddisfare i suoi desideri.
L’altro? Non erano più affari miei.
Ho la mia puttana, figa, gratis
Continuo a pagarla come prima per i lavori di pulizia ma, visto il cambio di rapporti, non le pago più le prestazioni extra.
Le regalo dei bei completini sexy ed anche dei bei vestiti e scarpe. Mi piace che la “mia” donna sia sempre elegante.
Certo sono ripagato dei miei “regalini”. Scopate libidinose in ogni angolo della casa con una figa “svestita” come dico io. Mi piace chiavarla o altro in tutte le posizioni, ma quella che preferisco e quando si siede a gambe aperte sulle mie gambe ,viso a viso. Le tengo le mani sui fianchi mentre limoniamo. Lei prima guida il mio uccello in figa o in culo . Poi piedi a terra, muove il culo massaggiandomi dentro lei fino a farsi riempire del mio seme. Fantastico.
Beh forse anche per queste sue grandi “capacità” ogni tanto qualche piccolo regalino in denaro glielo faccio, ma è poca cosa.
Con il marito, che comunque lei dice che non se ne accorge nemmeno, si giustifica dicendo che i vestiti ed il resto sono di seconda mano e che le vengono dati in parrocchia dove chi non li usa più li porta.
La mia dose di Viagra è scesa 5 mg come in un non lontano passato.
Hanno raggiunto un accordo: a fine anno proveranno per un fratellino o una sorellina.
Ne sono felice , non dovrà più prendere la pillola del giorno dopo e non si sa mai. E’ vero che non sono più un ragazzino , ma le vie del Signore sono….
Quando la domenica la vedo andare o tornare da messa o in giro per il paese, con il marito, tenendo per mano la piccola , tutta sorridente con l’aria della mamma e moglie perfetta , fasciata nelle sue strette minigonne, sono un uomo felice. E’ come se potessi vedere in trasparenza, sotto la gonna e le mutandine, l’ano aperto e pulsante che aspetta il mio cazzo e me la vedo piegata mentre me lo succhia in attesa di quel momento .
Guardo quell’impertinente culetto e penso che l’ho “aperto” io e che ne sono l’unico “proprietario”.
Quando ci incrociamo mentre il marito mi saluta con un rispettoso buongiorno lei mi saluta con un caldo sorriso.
Caldo come la sua bollente passera che spero di poter continuare a visitare spesso.
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2 Comments

  • mikimark mikimark ha detto:

    Bellissimo il tuo racconti. Mi ha eccitato moltissimo. Soprattutto perché ha molte scene che assomigliano le mie due avventure con due collaboratrici domestiche! Entrambe albanesi. 39 e 35 anni e tutte e due sposatisime. Io 62 anni. Non uso Viagra ma Cialis. Anch’io mi sono divertito con la telecamera con una delle due signore. Naturalmente a sua insaputa! La mia mail è mikimarkfc@libero.it Scrivimi pure. Potremmo anche scambiarci del materiale…

  • levis_48 levis_48 ha detto:

    Bellissimo racconto perchè non continui magari aggiungendo come lei aveva cominciato dai che
    la fantasia non ti manca , poi scrivi davvero bene e siccome
    dobbiamo stare a casa per il virus sarebbe molto bello leggere il continuo. Saluti giò

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