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Erotici Racconti

Eloquente intuizione

By 5 Settembre 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

In modo repentino Loredana captò una vibrazione del telefonino ricevendo un nuovo messaggio:

‘Sì, va bene per stasera, ci vedremo come stabilito alle ventuno e trenta in piazza’.

‘Per fortuna è venerdì’. Messaggio inviato.

‘Vedrai, sarà il solito venerdì di sempre, l’usuale locale, la ripetitiva affluenza, la fluente e ovvia scocciatura di palle’.

‘Eppure io ho la genuina e limpida sensazione che questa sarà una serata dissimile dalle altre, in quanto ho l’inequivocabile presentimento che qualcosa di bizzarro e di brioso possa accadere, perché sono pressoché sicura che ci saranno delle novità, me lo sento’.

‘Beh, staremo a vedere, adesso però andiamo, gli altri ci aspettano’ ‘ spicciandomi in maniera smaniosa non vedendo l’ora d’incominciare.

Le note ritmate d’un brano di salsa veloce stavano echeggiando nel loro abituale ritrovo, un locale latino americano, e già con quelle poche il sangue cominciava ad agitarsi dentro le loro vene. Ecco gli altri, finora tutto come sempre. Che cosa pensava potesse giammai accadere quella sera? Che cosa ci sarebbe stato di così attirante, interessante e stimolante? Un ballo, un sorso di Cuba Libre, i consueti ammiccamenti, perché la serata stava scivolando via senza che lei se ne accorgesse appresso a risate e battute, ma fulmineamente ecco l’insperata svolta, il mirabolante rovesciamento. La porta di legno che divideva la calda atmosfera del locale dal freddo grigiore della strada s’aprì, quasi senza rendersene conto lei stava già fissando il personaggio che di lì a poco avrebbe cambiato il finire di quella serata. Un ragazzo a lei sconosciuto, ma amico delle sue più intime fantasie stava per infiltrarsi nella sua realtà. Lei si trovò a desiderare notevolmente quel Dio greco sceso sulla terra, poiché sarebbe bastato un piccolo gesto e lei sarebbe stata sua per l’intera notte.

Il tempo pareva essersi fermato in quell’istante, lei non percepiva sentendo più nulla, niente musica né parole né risate, identificava soltanto il desiderio accrescere dentro di sé in misura maggiore sia nel petto quanto nel corpo. Il solo pensiero delle sue dita che la sfioravano con gradevole impeto la faceva eccitare, perché al presente nulla di ciò che le stava attorno contava più. Lei lo voleva, finalmente i loro occhi e le loro vite di quella lunga notte s’incontrarono. Ballarono una sensualissima baciata, erano così vicini da poter avvertire provando le emozioni della persona che stavano abbracciando con il loro corpo, in quanto sembrava che si conoscessero da sempre. Ambedue si erano visti, si erano cercati, stuzzicati, provocati e ora erano lì in mezzo alla pista, senz’angustiarsi né affliggersi per nulla, perché ciò che li circondava non li riguardava in nessuna maniera, non si risparmiavano, perché al momento erano da soli fra tutta quella gente. Sentivano che la smania di possedersi l’uno dell’altra aumentava e sapevano che non avrebbero resistito ancora per lungo tempo senza toccarsi. Ballarono ancora. Lei percepiva la virilità del Dio greco contro il suo ventre, una speciale sensazione che la mandava in estasi e più pensava a loro due insieme più s’abbandonava:

‘Si è fatto tardi’ – sbottò lui.

‘Già, pure i miei amici stanno per andar via’ – ribatté lei lievemente rattristata.

‘E tu, che cosa vorresti preferibilmente intraprendere?’ – replicò lui.

‘Io vorrei trascorrere più adeguatamente del tempo con te. T’andrebbe?’ – insistette lei sperando in un suo ragionevole coinvolgimento.

In conclusione tutti e due s’allontanarono speditamente da quella sala da ballo per avventarsi sulla strada, quel percorso invero, che li avrebbe successivamente condotti catapultandoli celermente nel paradiso dei sensi. Appena salirono nell’automobile, in poco tempo lui le infilò la mano sotto la gonna appoggiandogliela sulla coscia setosa, perché non aveva mai afferrato un’epidermide così spugnosa al tatto. Il tocco di quelle dita le faceva provare una sensazione piacevole e molto intensa, quelle carezze, che presto avrebbero invaso tutto il suo corpo, la mettevano in uno stato di forte eccitamento.

Lei avvertiva dei formidabili brividi scenderle lungo la schiena per poi perdersi dissolvendosi nella carne del peccato. Più lui la sfiorava e maggiormente lei usciva di senno, perché lui la tastava con dovizia insistendo nel suo punto debole, il buco dell’ano per la precisione, dimenandosi all’inverosimile, perché quella zona là di sotto era per lei una suprema zona nevralgica. Sennonché accadde, la mano scostò gli slip di pizzo. Lei era umidissima, lui percepiva nelle dita insinuate dentro di lei il godimento che le stava regalando, lo stesso piacere lo gustava nel contempo su di sé. Era limitatamente l’inizio di quella lunga notte, che entrambi non avrebbero in nessun caso dimenticato né ignorato. Poco dopo raggiunsero il luogo dell’idillio, in realtà era un appartamento dallo stile moderno, che rispecchiava la tipica abitazione d’uno scapolo. Lui la fece confortevolmente accomodare su d’un cedevole canapè, nel tempo in cui la musica soft del brano ‘Get It On Tonite’ di Montel Jordan si sprigionava nella stanza, perché quelle armoniose note musicali compivano egregiamente la cornice, completando il seducente resto dell’ambientazione assieme a quelle luci soffuse, rendendo l’ambiente più allettante e al tempo stesso in maggior misura stuzzicante.

Lui ritornò ben presto con due bicchieri colmi di Martini, quasi come se sapesse coscienziosamente che quella bevanda fosse la componente principale per farla sciogliere, concludendo e suggellando in tal modo la loro intrinseca corrispondenza, ovverosia la sua bevanda alcolica preferita. Sorseggiavano lentamente e si guardavano sorridendosi con gli occhi, lui con un affettuoso ed espansivo gesto le accarezzava la delicata pelle del viso, rilucente come la stessa luna che s’intravedeva frattanto dalla finestra. La mano passava dolcemente sui lunghi capelli castani, che le sfioravano le spalle coperte da due minute spalline d’un grigio intonato al colore degli occhi. Quelle leggere carezze la facevano rabbrividire. Le loro labbra si cercavano, si desideravano da perdere la ragione, le mani si districavano durevolmente fra la schiena e sul petto, il respiro era diventato profondo. Ormai erano troppo desiderosi d’appartenersi, perché adesso il vestito lentamente era scivolato via.

Le grandi mani s’infilarono accorte nei ridottissimi slip appoggiandosi sui sensuali fianchi. Lui glieli tolse, al presente le rimanevano indosso solamente le calze autoreggenti nere, perché adorava ispezionare squadrando la seta che fasciava quelle lunghe gambe sottili. Lei sgambettava dinanzi a lui, il provocante movimento di quel fondo schiena lo mandava su di giri, provocandogli un insopprimibile impulso di possederla subito lì. Il suo serpeggiante corpo troneggiava come madre natura l’aveva creata, mentre la camicia bianca del suo Dio giaceva ai piedi della poltrona di pelle nera. Stretti nel loro ruolo i pantaloni erano di troppo, gli aderenti boxer disegnavano gl’imponenti glutei del maschio che finora era rimasto seminascosto. Erano nudi, l’uno di fronte all’altro, si osservavano restando in quel modo per qualche secondo, finché lui non le agguantò la mano e gliela appoggiò sul petto, facendola poi scorrere fino al virile attributo che smanioso s’agitava.

Lei lo stava accarezzando timidamente quando un’improvvisa foga la colpì in tutto il suo essere, quella persona che non conosceva era attualmente nella sua cocente mano. Il fuoco ardeva in loro, lui si sedette sul divano, lei si posizionò di sopra, le loro intimità attualmente bramavano di desiderio. Lei si muoveva su quel focosissimo corpo sfregandosi contro il durissimo cazzo, i loro corpi continuavano a sospirarsi, non s’accontentarono, perché avevano la netta cognizione che più avrebbero rimandato e più il piacere che ne avrebbero tratto sarebbe stato incontenibile e prorompente. Percorrendo con l’umida lingua il petto si lasciò scivolare fino a inginocchiarsi sul soffice tappeto ai piedi del canapè. La distanza che la separava da quel cazzo si ridusse, le labbra adesso sfioravano la punta di quel cazzo eccitatissimo, la lingua discese per tutta la sua lunghezza, dapprima piano e in seguito sempre più decisa. Le piaceva tantissimo avvertire l’eccitazione sulle labbra, cogliendola sulla lingua e in bocca. Lui si gustava tutti quei movimenti di delizia e di soddisfazione che lei sapeva offrirgli muovendosi su e giù sapientemente e velocemente, nuovamente lo leccava scendendo sino ad arrivare a succhiargli le palle incontinente come non mai. Le sue dita premevano nei morbidi capelli, mentre lei continuava a muoversi fra le sue gambe. Da quello che ne scaturiva era uno spettacolo logico, naturale e puro, ambedue erano in estasi, il paradiso era vicino, perché ambivano nell’attesa dell’arrivo del massimo appagamento. Si volevano troppo e avevano aspettato abbastanza. Lei si sollevò sdraiandosi infine per terra sulla schiena, al momento percepiva il fresco del pavimento sotto il tappeto, ebbe in quell’istante un brivido.

In quel momento, nel silenzio della stanza, potevano udire l’intera cupidigia e la totale passione che scorreva in loro e la voglia forsennata d’esplodere rivelando i loro appassionati sensi.

‘Prendimi, ti prego, scopami nel didietro’ – mugugnò lei in maniera ambiziosa, famelica e smodata, nel tempo in cui il brano ‘I Wanna Know’ di Joe s’apprestava a risuonare nell’impianto stereo.

{Idraulico anno 1999} 

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