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Erotici Racconti

Era lei

By 28 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Uno sguardo, un’occhiata improvvisa e inattesa in un giorno qualsiasi, tra l’altro in quella settimana anonima, scolorita e per di più spenta. Soltanto per caso, durante una manovra, mi capitò d’incrociare gli occhi di quella donna che aspettava rilassata il colore verde del semaforo che scattasse. Io la guardai distratto, parlavo al telefono, mentre pensavo e ragionavo alle cose da fare. Il semaforo scattò, cosicché io cancellai l’immagine e quella scena dalla mia mente.

Quello stesso giorno, davanti al botteghino del cinema, io avevo voglia di restare da solo per ritrovare un momento di distensione e di tranquillità dopo tanto lavoro, di questo andare acquistai il biglietto e cominciai a incamminarmi. A quel punto avvertii l’influsso e il potere degli occhi sulla mia persona da parte di qualcuno che nel frattempo mi seguiva. Io ne intuivo il passo leggero ma sicuro, dato che ne immaginavo la fierezza e il valore, poiché ero incuriosito da chi mi stava letteralmente esaminando e scrutando con gli occhi.

In quel frangente mi voltai quasi di scatto, cercai il rumore dei passi che mi seguivano risoluti e lentamente ripensai al volto che non riconobbi, fino a quando non riuscii a incrociare e a sovrapporre opportunamente lo sguardo. A dire il vero non fu necessaria alcuna spiegazione né alcuno sforzo di memoria, era lei, quel pensiero, quel proposito provvisoriamente cancellato e rimosso che adesso prodigiosamente appariva e riesplodeva alla mente in tutta la sua pienezza.

Io fermai il passo, la lasciai avvicinare e la stessa intensità del semaforo ritornò forte e prepotente, giacché nessuno dei due in quella circostanza riuscì a pronunciare una parola, eppure eravamo lì a fianco a fianco con la certezza, la convinzione e l’idea che c’eravamo già visti e con la consapevolezza che lo stare lì insieme aveva un impareggiabile e un unico senso.

In seguito entrammo nella sala quasi come delle marionette, per il fatto che sembravamo dei pupazzi seduti a fianco, disinteressati del film e scoprire nei respiri, nei gesti, nei movimenti e nelle reazioni non connesse alle azioni, tenuto conto che attraversavamo e sperimentavamo uno stato autentico d’estasi, ossia un puro, sincero e spontaneo rapimento. Fu quasi inconscio e istintivo cercare la sua mano per assaporarne il calore, stringere le sue dita per calcolarne e per valutarne le reazioni, accarezzare la sua pelle per ammirarne la lucentezza, poi quando tutto questo non bastò più fu lei a voler dare un sintomo, un segno decisivo di passione.

Lei agguantò la mia mano, mi portò vicino al suo centro del mondo, mi fece immaginarne e stimarne accortamente e astutamente il calore, poi quasi per incanto s’alzo di scatto. Io non capii, dato che pensai che avesse recuperato il contegno e la razionalità, che si fosse allontanata e distanziata da un desiderio impossibile e inattuabile da vivere. Con tutta tranquillità, aspettai la fine del film per raccogliere e per riunire finalmente i miei pensieri per dare una logica, una motivazione a quanto provato e vissuto.

Io non ricordo nemmeno che cosa proiettassero esattamente, eppure tutt’ora rivivo che m’allontanai svogliatamente dalla sala alla fine delle proiezioni e altrettanto fiaccamente m’avviai verso l’automobile per rientrare. Misi in moto in direzione di casa e fu a quel punto che avvertii la presenza di un’autovettura che ostacolava e ostruiva spudoratamente il passaggio. Io suonai diverse volte, imprecando per quale motivo quest’individuo ancora non si sposta? Che cosa sta facendo qui questo soggetto? Adesso scendo e gliene dico quattro, in tal modo rientrai nel parcheggio con un atteggiamento determinato e tenace, infine m’avvicinai alla portiera. Io ero pronto, poiché stavo già pronunciando le prime sfuriate e i primi rimproveri, malgrado ciò non ebbi nemmeno il tempo di parlare visto che la riconobbi, era lei. Era lì con lo stesso sguardo attraente, irresistibile e magnetico come al cinematografo, siccome mi parlava rivelandosi senza nessuna particolare espressione. Io mi fermai intontito e smarrito, dato che non riuscii nemmeno a dire una frase.

Io avevo già dimenticato e perdonato tutto, avevo già oltrepassato e superato la dimensione del reale e quando riuscii a ordinare i miei pensieri, aprendo gli occhi me la ritrovai a fianco, con la testa sul mio petto e le mani che accarezzavano e coccolavano il mio corpo. Non riuscirò però mai a ricordare, che cosa concretamente e realmente avvenne, eppure sono più che certo e convinto che quello che non posso riferire, &egrave ciò per il quale ogni esistenza terrena &egrave concepita e gli dà il senso effettivo e palpabile.

Da quell’esatto momento e dal quel giorno, io non ho mai più riscontrato né rivisto quell’atteggiamento, quell’espressione e quello sguardo negli occhi d’una donna.

{Idraulico anno 1999}

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