Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti Erotici Etero

FlashForward per Marta: Il Collega

By 30 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo conosciuto Marta il giorno in cui mi ero presentato in quell’ufficio per cercare lavoro qualche anno prima. Avevo fatto con lei il colloquio preliminare ed era stata lei a caldeggiare la mia assunzione e a farmi da tutor nel primo mese di lavoro. Tra noi c’era sempre stato un rapporto molto cordiale di reciproca stima. Lei sul lavoro era sempre seria ed irreprensibile, difficilmente lasciava trasparire con me o con qualche altro collega i suoi stati d’animo o i suoi problemi.
In ufficio avevamo saputo della sua separazione quasi per caso e in quegli anni ci eravamo abituati a vederla sempre gentile ma con un velo di tristezza negli occhi dovuto probabilmente alla solitudine. Negli ultimi mesi sembrava più allegra, ci aveva raccontato dell’arrivo di suo nipote in città per studi universitari, e noi eravamo felici di vederla più serena. Qualche maligno aveva fatto qualche battuta dl tipo “magari il nipote la tiene in esercizio”. Io non pensavo queste cose di lei. La stimavo profondamente come donna e come collega. Ero in qualche affascinato dalla sua figura tanto gentile quanto autoritaria, forte e fragile al contempo stesso. Del resto, le donne come lei, formose e con un bel sedere ed il seno grande mi erano sempre piaciute, più di una volta mi aveva pescato a guardarle il sedere o qualche sua generosa scollatura, e aveva sorriso.
A volte scherzando le dicevo “Non &egrave colpa mia se sei così bona!”
Eravamo quasi coetanei, lei un po’ più grande di me, sapeva della rottura con la mia fidanzata avvenuta qualche mese prima, ero stato io a dirglielo in un momento di sconforto e lei mi aveva esortato a reagire. “Sei bello e giovane ne troverai altre 100” mi diceva.
In effetti aveva ragione, pur avendo 40 anni, nessuno me ne dava più di 30, occhi e capelli scuri alto 178 cm, con un fisico robusto potevo ancora giocarmi le mie chance con una donna.
Ma quel giorno era stata molto silenziosa, con gli occhi sempre bassi e non aveva scambiato parola con nessuno dei suoi colleghi, a meno che non si trattasse di cose legate a lavoro.
Quel giorno la vidi fermarsi alla sua scrivania anche dopo la fine della giornata di lavoro e la cosa mi sembrò strana, era sempre pronta a scattare via dopo la fine dell’orario di lavoro, come se dovesse correre da qualcuno. Mi avvicinai a lei per chiederle se per caso non stesse bene.
“No,no grazie sto bene, sto solo raccogliendo le forse per andare a casa, oggi &egrave una giornata un po’ strana per me.”
“Vuoi che ti accompagni? Casa tua mi &egrave di strada così eviti di prendere la metropolitana e arrivi in metà tempo, dai facciamo così preparati ti aspetto fuori.”
“Va bene, un passaggio lo accetto volentieri dammi cinque minuti e arrivo. Grazie!” Mi rispose.
Arrivò dopo un po’ più di 5 minuti ero in macchina ad aspettarla e la vidi uscire dall’ufficio, non mi ero accorto che quel giorno indossava una gonna più stretta ma soprattutto più corta di quelle che indossava di solito, il tutto completato dalla solita camicetta che le metteva in evidenza il suo bel seno.
Salì in macchina ed inevitabilmente la gonna nonostante i suoi tentativi salì più sopra evidenziando le sue gambe.
“Se solo immaginasse quanto mi sta facendo arrapare” pensai tra me e me…
La strada era trafficata a quell’ora, parlammo del più e del meno senza andare in niente di particolare, arrivati davanti casa sua le dissi “Eccoci a destinazione, la signora può scendere!”
Fu lei però a sorprendermi, invece di scendere poggiò la sua mano tra le mie gambe, e aprendo la cerniera lampo dei pantaloni intrufolò la mano nei miei boxer.
“Lo sapevo che ce l’avevi duro… Mi stai spogliando con gli occhi da quando sono salita in macchina, portami a casa tua ho voglia di te…” Mentre me lo diceva cominciammo a baciarci le nostre lingue roteavano una nella bocca dell’altro e la mia mano cominciò ad intrufolarsi nella sua gonna. Guidai di fretta e furia fino a casa mia, finalmente avevo tra le mie mani quella donna e non potevo farmela sfuggire. Sarebbe meglio dire che era lei ad avere me tra le sue mani dato che per tutto il tragitto, non lasciò per un attimo la presa sul mio pene in erezione nei boxer, ma al contrario, lo massaggiava con delicatezza sorridendo ad ogni mio sguardo.
Arrivati a casa mia la condussi verso la camera da letto dove entrambi facemmo scivolare via i nostri vestiti, superflui per quel che stavamo per fare. Io ero completamente estasiato dalla visione di quel corpo nudo davanti a me che per tanto, troppo tempo avevo visto rinchiuso e avvolto in tessuti di tutti i tipi e tutti i colori che mi avevano sempre escluso lo sguardo alle sole forme sinuose dei fianchi e del seno. In vita mia avevo visto varie donne, di tutti i tipi e di ognuna di loro sapevo apprezzare qualcosa in particolare che la rendeva speciale, unica, maestosa ai miei occhi. Ma con Marta la questione era ben diversa. Sembrava come se il suo corpo fosse stato strappato via dalla mia immaginazione, dal mio personale ideale di donna prototipo. La penetrai con forza, con decisione, come piaceva fare a me. Suppongo che anche a lei piacesse, data la smorfia di goduria che si dipinse sul suo viso. Lei era sotto di me, con le gambe divaricate per agevolare la mia penetrazione. Entrambi i seni parevano due grosse colline carnose. La gravità li spingeva verso il basso, facendo in modo che si schiacciassero su loro stessi e che la loro circonferenza si spandesse su tutto il busto di Marta. Altre volte avevo contemplato quello straordinario spettacolo della natura, ma mai come allora mi ero ritrovato tanto eccitato. Ogni colpo che scagliavo dal mio bacino, li faceva rimbalzare avanti e indietro, ipnotizzandomi completamente.
‘Marta’ non ti facevo così porca” Dissi con il fiatone, tra un colpo e l’altro.
‘Oh, ancora devi conoscermi veramente!’ Rispose lei.
Cambiammo posizione. Stavolta voleva dominarmi lei, lo sentivo, lo percepivo chiaramente. Si era posizionata sopra di me, maneggiando il mio arnese affinché la penetrasse. Poi aveva afferrato i mie polsi stringendoli sul materasso. Il suo bacino si muoveva sinuosamente, la sua carne si sfregava sulla mia pelle disegnando un movimento circolare. Una cascata di capelli dorati era rivolta verso di me come a volermi catturare e trattenere in quel rapporto. Ero completamente circondato, dal collo al viso, da quella massa profumosa di lunghi capelli. Mi solleticarono le labbra, le guance, il naso e la fronte fino a quando con un forte movimento con il capo, Marta non li riposizionò dietro alla sua nuca. La mia attenzione adesso era tornata ai seni prosperosi che danzavano davanti ai miei occhi, a pochi centimetri dalle mie labbra. Sollevai la testa con i muscoli del collo fino a poter poggiare la bocca su quella massa carnosa. La pelle di quelle tette era talmente liscia, che il mio viso scivolava dall’una all’altra senza trovare la minima resistenza se non quella generata da quel po’ di barba incolta che portavo. Con entrambe le mani cinsi il seno di Marta che si rivelò essere straordinariamente morbido al tatto. Lo strizzai con delicatezza, massaggiandolo mentre lei continuava a muoversi sopra di me. Strinsi le tettone intorno al mio viso, baciandole, leccandole e annusandole. Nell’aria aleggiava un forte odore di fluidi vaginali misti al sudore. Cambiammo di nuovo posizione, volevo venire con un’altra posizione. Si sdraiò a prona sul mio letto mentre io mi misi sopra di lei penetrandola. Impuntai le ginocchia sul materasso per non esercitare eccessivo peso su di lei, poi con dolcezza mi infilai dentro di lei. Quella posizione mi permetteva di avere a portata di mano le sue fantastiche natiche prosperose, un po’ sfatte per via dell’età ma ancora dannatamente vigorose e piene di sensualità. Le afferrai con entrambi le mani, stringendole con forza e allargandole per agevolare la penetrazione. Marta gemeva. I suoi versi che avevano accompagnato tutto l’amplesso mi facevano sentire soddisfatto di me come poche donne erano riuscite a farmi sentire. Il suo timbro di voce mi penetrò fin dentro la testa eccitandomi fino a raggiungere il momento culminante. Tirai fuori il cazzo appoggiandolo sul suo culo. Mi abbassai su di lei per baciarla sul collo mentre con il bacino continuavo a muovermi strusciandomi al suo fondoschiena fino a quando finalmente, non venni copiosamente su di lei.
L’esperienza appena provata mi aveva completamente gettato in un vortice di emozioni che desideravo provare fin dalla prima volta che m’ero lasciato naufragare in quel dolce mare dei suoi occhi. Ora invece, avevo appena navigato tra i suoi umori, mi ero immerso nei suoi liquidi, fino a raggiungere l’orgasmo con la stessa soddisfazione che prova il capitano di una fregata nell’avvistare terra ferma.

Leave a Reply