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Erotici Racconti

Fotografare quegli attimi

By 7 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Lei era in piedi di fronte a me, sfiorava con le dita il mio braccio e con l’altra mano s’appoggiava al viso quasi per contornarne abilmente i lineamenti, mentre le luci delle città immersa nella notte penetravano nella stanza illuminando i nostri corpi nudi e un po’ freddi, visto che la sua pelle sotto quei fasci luminosi era ancora più benfatta e appariva più chiara. La mano scivolava tra i capelli e con discrezione si gettava curiosa e impicciona alla scoperta del mio corpo, dato che non riuscivo a guardare i suoi occhi, perché ero completamente incantata da quel movimento così elegante delle sue dita sopra di me. Era artistico e sensuale, giacché sembrava d’assistere a uno spettacolo erotico, tenuto conto che mi distraeva a tal punto che non m’accorsi che le sue labbra cercavano le mie, io mi voltai verso il suo viso, in un istante le lingue si stavano già intrecciando, bagnandosi ognuna con la saliva dell’altra.

La mia mente era diventata corposa, florida e morbida, giacché incominciava ad annebbiarsi, eppure sentivo distintamente ogni piccola contrazione, ogni leggera carezza, avvertivo tutto intensamente, così iniziai a toccare le sue braccia, poi trattenni il suo viso per qualche secondo, guardai i suoi occhi socchiusi dalla voglia che stava crescendo e leccai il collo, l’orecchio e poi ancora la bocca. Le dita affondavano sempre di più nella carne e poi veloci si ritiravano per paura di far del male, le gambe si piegarono facendomi inginocchiare, la bocca avanzò lenta e la lingua iniziò a muoversi sul suo clitoride, poiché era rosa come le perle più rare e intanto che s’eccitava diventava sempre più grosso, anche perché il suo inconfondibile sapore era dolce come il miele e saziava la mia voglia di leccare quella fica, quando sentii con un dito quanto si fosse bagnata le gambe si stesero nuovamente rifacendomi salire verso di lei.

Il suo sguardo trasmetteva tutta la voglia di scoparmi e dopo poco mi ritrovai con le gambe aperte sul letto con la sua testa tra le cosce, a dire il vero mi piaceva guardare come mi leccava e io impazzivo ogni volta che i nostri sguardi s’incrociavano facendoci sorridere. Quando appoggiai la testa sul materasso e aprii gli occhi verso il buio del soffitto, sentii Teresa penetrarmi con le dita, il mio corpo si fermò per un istante e appena ripresi a respirare un brivido s’impossessò della mia pelle, le dita dentro, le mani sul mio seno, la sua lingua fresca sul calore del mio piacere. Mi stava facendo godere e lei incominciò a sentirlo, perché i miei gemiti si facevano sempre più maestosi e i movimenti del corpo iniziavano a innervosirsi, fino al momento in cui tutto esplose in un intenso e piacevole orgasmo. Con una naturale semplicità scivolammo una sopra l’altra e in quei minuti che scorrevano lenti quasi a farlo apposta io la feci impazzire, poiché ripresi a toccarla in ogni parte accarezzando il suo corpo focoso e umido. La sua fica seppur pelosissima era delicata e liscia come un’orchidea, io la sfiorai e la baciai, poi adagio infilai due dita che si bagnarono immediatamente scivolando all’interno e regalando piacere alla mia amante.

Era davvero incantevole vederla ansimare lì, accoccolata sulle lenzuola riscaldate dai nostri corpi in movimento, cosicché accesi le luci sopra il letto per osservarla meglio, poi m’appoggiai ancora su di lei e ricominciai a masturbarla accortamente con la lingua. A un certo punto m’invitò a salire sopra di lei e iniziammo a fare l’amore come non avevo mai compiuto prima. Le nostre vagine s’accarezzavano, si sfregavano, s’attaccavano e si scollegavano, i miei fianchi ondeggiavano sopra di lei e la mia schiena sudava accaldata e vibrante, quell’orgasmo adesso era lì vicino, in quanto l’avevamo quasi afferrato, l’avevamo quasi catturato. L’eccitazione era ormai fuori controllo e a ogni movimento le nostre voci s’alzavano di più fino a farci urlare ambedue di piacere nello stesso preciso istante. Io avevo guardato Teresa tutta la notte dormire al mio fianco, in quanto i capelli lunghi e rossi le coprivano un poco il viso, le lentiggini colorivano la sua pelle bianca e le braccia, entrambe raccolte alla bocca, sembravano quasi proteggerla. Io m’innamorai perdutamente di lei quella notte e nonostante la conoscessi da tanto tempo sentivo d’avere vicino qualcuno ancora da scoprire. Ero interessata di sapere che cosa stava sognando e cosa avrebbe pensato di noi al suo risveglio, però avevo anche paura, sì, perché lei era la fidanzata del mio migliore amico.

Lei non lo avrebbe in nessun caso lasciato per me, giacché lui non m’avrebbe mai perdonato né scusato per una cosa del genere. Io ero spaventata, malgrado ciò volevo sapere subito, in tal modo la svegliai nel cuore della notte, al buio sotto le lenzuola che odoravano ancora di sesso e infine parlammo. Teresa era chiaramente confusa, ma al tempo stesso sembrava essere tranquilla e serena, io le chiesi d’istinto come lei facesse a rimanere così calma pensando a Matteo, perché prima di rispondere mi guardò e mi chiese che cosa mi venisse in mente pensando a lui in quel momento. Io guardai la sponda del letto, restai qualche minuto in silenzio pensando, finalmente lei mi diede spazio:

‘Sai, ho passato quasi una vita intorno a lui, abbiamo approvato tante cose, ci siamo raccontati tanti segreti e adesso è come se tutto si fosse fermato, sembra che il DVD fosse stato rigato e non potesse più proseguire per farmi vedere il seguito del film’.

Teresa m’ascoltava in silenzio e i suoi occhi sembravano capire, io viceversa non capivo come potesse riuscirci, perché era così assurdo e incoerente quello che stavo vivendo in quel momento, dato che mi sembrava impossibile delinearlo e descriverlo a parole. Lei invece aveva capito, eppure rimase in silenzio e stringendomi a sé riprese a dormire. Io m’addormentai in mattinata, ciononostante mi svegliai prima di Teresa, in seguito rimasi a lungo sotto la doccia quella mattina e mentre il getto d’acqua bollente scottava la mia schiena, pensai come comportarmi con Matteo. Mi sforzavo d’immaginare una conversazione, un incontro, una normalissima serata con lui, che d’ora in avanti non sarebbe più stata tanto normale. Cercavo di visualizzare il volto del mio più caro amico, quando una voce leggermente addormentata mi diede il buongiorno. Lei era ancora nuda e intorpidita dal sonno, però era già bellissima, s’infilò nella doccia insieme a me e iniziò a baciarmi e ad accarezzarmi dolcemente. Quando le sue mani iniziarono a scivolare insieme all’acqua sul mio corpo, all’improvviso vidi Matteo. Lui era lì, in piedi davanti a me, nella mia testa, dato che subito mi bloccai e di corsa uscii dalla doccia:

‘Scusami Teresa, io devo proprio andare’.

‘Devi proprio? Dici sul serio?’.

Senza risponderle io sorrisi un poco sforzandomi e ancora bagnata entrai in camera per vestirmi per scappare via. Non avevo idea di cosa fare, le mani si muovevano prima che il cervello comandasse loro che cosa compiere, mi sentivo eccezionalmente insolitamente derubata, rallentata e vuota, perché una parte di me sarebbe corsa da lei ancora sotto la doccia per dirle quanto il mio cuore impazziva di gioia, ma l’altra parte di me aveva solamente voglia di nascondersi, di chiudersi in una camera buia e restare in silenzio per ore. La cosa più terribile, era non avere la possibilità di poterne parlare al mio migliore amico, in quanto non potevo esprimermi né sfogarmi in nessun modo, così decisi di tornare a casa e di rimettermi a letto. In quella circostanza chiusi tutte le finestre impedendo alla primavera d’entrare nella mia camera, perché volevo interrompere ogni contatto con il mondo, staccai pure il telefono e spensi il cellulare, per ore restai abbracciata al cuscino pensando al nulla. Il vuoto fluttuava nella testa, occupando sempre più spazio e cacciando via ogni pensiero, fissavo le fotografie appese alla parete così passivamente, che sembravano essere diventate di nuovo dei piccoli e scuri negativi ancora da sviluppare, poiché non avevano più colori né forme né strutture, poi quando per un istante m’accendevo, riprendevano le loro sembianze riportandomi a quei momenti.

Io non mi ero mai accorta prima d’allora, che appoggiata al guanciale alcune ombre e luci della mia stanza assomigliavano a delle facce sorridenti, erano inquietanti e nonostante fossero simili a dei sorrisi quelle bocche esprimevano solamente avvilimento, sfiducia e tristezza, sennonché m’addormentai per diverse ore senza sognare. Dormii così profondamente che a un certo punto scrollai il corpo per paura di morire, poi precipitai ancora nell’oblio di quella stanza e mi rilassai definitivamente. Erano passati ormai sette giorni dall’ultimo incontro con Teresa, in quanto non avevo ancora ripreso la mia vita, poiché il cellulare e il telefono erano ancora staccati. Stavo leggendo un libro di cucina, negli ultimi tempi mangiavo poco e per nutrirmi mi bastava guardare le illustrazioni fotografiche, perché mi piacevano i contrasti che gli chef erano in grado di creare con i cibi. Io ero arrivata a capire come temperare il cioccolato quando sentii bussare alla porta: era Matteo. Sentii chiamare da fuori insistentemente, però ero terrorizzata all’idea d’aprire e affrontarlo, tuttavia non potevo rimanere chiusa in casa per sempre, anche se in alcuni momenti mi piaceva pensarlo, così m’alzai e lo feci entrare. Lui era arrabbiato, il suo viso amareggiato e deluso dava l’impressione di sapere ormai tutto:

‘Lidia, potresti spiegarmi che cosa succede?’.

Io non riuscivo a guardarlo negli occhi e facendo finta di niente iniziai a sistemare la casa troppo in disordine come per accogliere qualcuno.

‘Mi vuoi dire che cos’hai? Sono parecchi giorni che non ti fai sentire, il cellulare è sempre spento. Hai idea di quante persone ti stiano cercando?’.

‘Matteo, nessuno ha bisogno di me, io al tempo stesso non ho bisogno di nessuno’.

Che bugiarda e che falsa pensai dentro di me. Erano sette giorni che desideravo vedere Teresa e Matteo, eppure mi mancavano le palle. Matteo sapeva che qualcosa non andava e aveva benissimo il sentore che non si trattava d’una delle abituali delusioni d’amore o faccende simili, dal momento che mi guardava riordinare e spostare i vestiti da una poltrona all’altra.

‘Sei strana però, anche nel mettere in ordine la casa’.

Lui aveva ragione, perché le mie azioni non avevano senso, io mi limitavo a prendere gli oggetti superati e riporli in altri punti, dove ridondavano ugualmente. Ero assurda e incongrua, mi voltai verso di lui, m’avvicinai e lo abbracciai forte. Sentivo il calore delle sue braccia entrarmi dentro e sommessamente le lacrime iniziarono a irrigare il mio volto, lui non mi disse né mi chiese nulla, m portò sul letto e m’abbracciò per ore in silenzio, con il mio pianto che ogni tanto si faceva più vivo. Quando ormai mi ero calmata Matteo si era frattanto addormentato, io m’alzai con una fame incredibile, decisi allora di preparare qualcosa, però il frigorifero era ormai vuoto e sembrava esprimere e rispecchiare ricalcando il mio stato d’animo addolorato e demoralizzato del momento.

‘Andiamo a mangiare qualcosa fuori?’ – disse Matteo seduto con le gambe incrociate sul letto.

‘No, stiamo qui, ordino io qualcosa’.

Passammo tutta la serata a conversare, però non ci avvicinammo mai all’argomento di qualche ora prima. Scherzavamo come eravamo soliti fare, intanto che distrattamente osservavamo le scene più divertenti del film che Matteo aveva scelto dalla mia collezione. Non eravamo mai riusciti a guardare un film dall’inizio fino alla fine, perché ogni volta ci perdevamo a commentare i particolare nascosti che solo occhi più attenti e vigili riescono a cogliere, come per esempio i microfoni che ogni tanto spuntano dall’alto della scena, oppure una macchia sul vestito della protagonista o il percorso delle luci. Erano queste le cose che ci divertivano, anche se smarrivano il filo della trama. Io non pensai neanche per un minuto a Teresa quella sera, poiché era da qualche tempo che tutto ciò non succedeva. Non avevo idea di come sarebbe finita, ma per qualche ora Matteo riuscì a distrarmi, perché soltanto ogni tanto venne da chiedermi che cosa realmente passasse nella testa del mio migliore amico, in fin dei conti ancora non avevo capito se immaginava qualcosa oppure no. Le giornate successive furono più tranquille, il tempo era sempre bello ultimamente, mentre il caldo iniziava già a farsi sentire. Passeggiando per la città osservavo le persone intorno a me, giacché sembravano tutti felici per l’arrivo della primavera e mi domandai perché non potessi esserlo anch’io. Erano solamente le cose che mi circondavano che dovevo cambiare, oppure dovevo lavorare anche dentro di me, sebbene non riuscissi a rispondermi mi sentivo meglio, perché anche seppur lentamente iniziavo a reagire.

In lontananza, vidi Teresa con il suo cane passeggiare sul lungomare, onestamente non avevo voglia d’incontrarla né di parlarle, così mi voltai immediatamente ed entrai nel centro storico, lì con tutta quelle gente non m’avrebbe notato. Ripensai a quegl’istanti precedenti, il cuore aveva sussultato e per qualche motivo ero felice d’averla vista. Entrai in un bar, ordinai un cappuccino, versai lo zucchero nella tazza e mi fermai a guardarlo mentre veniva inghiottito dalla schiuma bianca. Accostai questo momento alla serata passata con Matteo, quanto ero stata bene e com’era stato bello vivere quel periodo che avrebbe anche potuto non tornare più. Io vivevo intensamente ogni attimo per paura di quel qualcosa che sapevo benissimo, dal momento che potesse rovesciare e stravolgendo tutto, così bevendo il cappuccino decisi d’affrontare la situazione e pagai immediatamente senza neppur raccogliere con il cucchiaino il latte montato sul fondo della tazza. Ritornai sul lungomare di corsa e cercai tra la gente per vedere se Teresa era ancora da quelle parti, io mi sentivo come risvegliata all’improvviso, camminavo come se fossi dentro a uno schermo e qualcuno stesse mandando avanti la scena velocemente per vederne il seguito. Non riuscivo a vederla, così, prendendo il cellulare ancora un po’ intasato dalle chiamate ricevute nel periodo d’attesa mi convinsi di mandarle un messaggio:

‘Teresa, mi è sembrato di vederti in giro e ho pensato di chiamarti. Vorrei incontrarti’. Lei rispose subito, quasi avesse il cellulare già in mano all’arrivo del mio SMS.

‘Sono ormai vicino a casa, raggiungimi qui! T’aspetterò’.

Io non volevo andare a casa sua, perché forse mi spaventava un poco la possibilità di ritrovarmi da sola con lei in un luogo chiuso, però non potevo abbandonare la sicurezza che avevo trovato pochi minuti prima nel bar, così andai.

‘E’ una bella sorpresa vederti, sai sono molto contenta’.

Francamente m’irritava quasi tutta quella sua tranquillità, perché non mi sembrava possibile che in lei non ci fosse neppure il minimo turbamento, mentre dentro di me si stavano scatenando gli uragani. Il suo cane si mise a odorarmi tutta, quasi fosse un metal detector dell’aeroporto. Lei sapeva che i cani mi mettevano un po’ di soggezione, così lo tirò dal collare e lo portò in un’altra camera. In realtà mi sono sempre piaciuti gli animali, però non mi sono più avvicinata ai cani, perché da bambina quello del vicino che abitava sotto il mio balcone aveva bucato la faccia della mia bambola preferita, caduta per sbaglio nel suo giardino. Io avevo visto tutta la scena, che ricordavo ancora benissimo e crescendo sviluppai una leggera antipatia e una repulsione verso queste bestie:

‘Non è necessario chiuderlo di là’ – dissi, non pensando assolutamente a quello che dicevo.

Teresa s’avvicinò e mettendomi le braccia intorno alla vita mi strinse a sé. Io ero più imbarazzata in quel momento che negli attimi prima durante la perquisizione del cane, mi piaceva averla così vicina, sentivo l’odore della sua pelle mischiarsi al mio:

‘Voglio fare l’amore con te Lidia, adesso’.

Non finii neppure la frase che già ci stavamo spogliando. I bottoni della sua camicetta si sfilavano con facilità come se volessero aiutarci, mi piaceva toccarla e ancora vestita iniziai a toccarle i seni avidamente. Erano così perfetti, morbidi e tondi, mi piaceva sentirli esplodere nelle mani, dato che a ogni carezza sentivo il mio corpo cedere di più, fino al punto di sdraiarmi insieme a lei sul pavimento freddo della sua casa. Là dentro c’era una luce fortissima, il sole di quella limpida giornata illuminava tutta la stanza dato che offriva una sensazione di pace, e noi così immerse nel candore del giorno facemmo ancora l’amore. Io la sentivo che si muoveva su di me, percepivo le sue mani pressare il mio corpo ancora mezzo coperto dal vestito e avvertivo le piastrelle ghiacciate appiccicarsi alla schiena, sì, un poco davano fastidio, però la mia mente era troppo occupata nel godere di quel momento per dare importanza a quella sensazione. In breve tempo raggiungemmo l’orgasmo, prima lei, successivamente io, giacché ancora bagnate dal sudore iniziammo ad accarezzarci la schiena a vicenda restammo abbracciate. Lei era delicata e morbida, il suo tocco che camminava su di me mi faceva venire i brividi, mi guardava negli occhi, io avrei dato oro per sapere che cosa passava al presente nella sua testa in quel momento, però rimasi in silenzio osservandola, anche perché le parole non riuscivano a uscire dalla bocca, sennonché all’improvviso rapidamente s’alzò e incominciò a vestirsi annunciandomi:

‘Fa’ presto, perché tra poco Matteo sarà qui’.

La sua espressione cambiò improvvisamente, ciononostante non era preoccupata, neanche seccata, solamente che la dolcezza e la sensualità del suo volto per qualche minuto scomparvero nascondendosi dietro alla normalità. Io non ero completamente nuda, quindi in pochi secondi riuscii a vestirmi, però ero agitata e così le mani iniziarono a sudarmi, nel tempo in cui stavo prendendo la borsa e la giacca per andare via Teresa mi trattenne chiedendomi di restare, perché non ci sarebbe stato nulla di male se Matteo ci avesse trovato conversando amabilmente dentro casa sua, sosteneva lei per l’occasione. Io non ero molto convinta, tuttavia pur di stare ancora con lei mi fermai volentieri, al momento la guardavo mentre sistemava la spesa ancora nei sacchetti. Lei era perfetta in ogni suo gesto e metteva dedizione ed entusiasmo anche nelle cose più semplici della vita quotidiana, come per esempio riordinare i barattoli della salsa di pomodoro, tuttavia quando s’accorgeva d’essere guardata arrossiva e sorrideva, poi velocemente si girava. Era assurdo e persino stravagante essersi baciate, leccate, toccate, abbracciate l’una all’altra per ore e poi imbarazzarsi soltanto per degli sguardi. Era però divertente, perché tutto questo mi faceva stare bene, nessuna delle due parlava e così senza nemmeno accorgermene le dissi:

‘Mi piace starti vicino’.

Io avevo appena finito di parlare e sentimmo suonare il campanello, lui era arrivato. Finalmente ero riuscita a esprimere qualcosa e senza neanche rendercene conto mi ritrovai di nuovo a dover recitare la parte della migliore amica di Matteo:

‘Ehi, che sorpresa, ciao Lidia’.

‘Ciao Matteo’.

Si baciarono davanti a me come sempre d’altra parte, ma quella volta mi diede un po’ fastidio. Aveva sorriso vedendomi lì con la sua donna, ma a un certo punto le sue labbra s’incupirono un poco, quasi come se avesse preso coscienza della situazione. Non era nostra abitudine passare del tempo insieme e per quanto ne sapeva lui io e Teresa ci frequentavamo solamente quando ci si ritrovava tutti e tre. Quella sua espressione mi fece abbassare lo sguardo, in quanto non sapevo che cosa dire né che cosa fare, quindi in qualche modo trovai riparo nel fingermi distratta. Il cuore mi pulsava nel petto fortissimo e se fossi rimasta ancora lì, seduta al tavolo con gli occhi rivolti verso il pavimento sarei esplosa. Io m’alzai velocemente e continuai a mettere in ordine le scatole della pasta rimaste ancora sul davanzale della cucina, pensando che se me ne fossi andata in quel momento si sarebbe capito qualcosa. Matteo andò in camera per posare la giacca e ancora assorto nei suoi pensieri, chiamò Teresa perché lo raggiungesse. Io diventavo sempre più irrequieta e le mani iniziarono a tremare, perché sentivo che sarebbe successo qualcosa, in quanto ero terrorizzata all’idea di perderli entrambi.

Cercai di calmarmi, perché il rumore della confusione nella mia testa m’impediva d’ascoltare quel che si dicevano nella stanza da letto. Sentivo parlare a bassa voce, ma il tono del mio migliore amico era fermamente alterato. Lui aveva capito tutto, non so come né da cosa e perché, ma si era accorto di qualcosa. Teresa continuava a parlare tranquillamente, tanto che pensai potessero discutere di qualcosa in cui io non c’entravo per nulla, poi all’improvviso sentii un colpo sulla porta, come se qualcosa vi avesse sbattuto contro. Mi spaventai e m’avvicinai di scatto verso la camera, poi mi bloccai per capire meglio che cosa stava succedendo, sennonché udii un altro colpo, poi il silenzio, poi un lieve e sottile riso. Non sapendo che cosa stesse succedendo decisi d’entrare e d’affrontarli. Qualcosa dovevo pur fare, così afferrando la maniglia della porta cercai d’aprirla, ma era pesante così forzai un pochino, perché subito Matteo e Teresa si spostarono. Erano loro infatti che la bloccavano, perché stavano scopando lì appoggiati alla porta della stanza, con me ancora nel salotto. Io rimasi sbigottita e arrossendo per la vergogna di quella scena mi voltai immediatamente per uscire. Nel frattempo che ero girata, all’improvviso cinque dita m’afferrarono il polso, in quanto erano dita grandi maschili che stringevano con forza:

‘Resta qua’.

Lui mi tirò verso verso di sé e iniziò a baciarmi, ero così confusa e frastornata che mi lasciai baciare da Matteo, nel momento in cui la sua lingua esplorava la mia bocca, avvertii le delicate dita di Teresa toccarmi la spalla, lei mi sfiorava e mi guardava compiaciuta. Il mio amico con i pantaloni calati, ma sempre indosso si sfilò le scarpe, i jeans e infine la maglia rimanendo interamente nudo. Teresa, viceversa, guardando prima lui poi me finì di denudarsi, infine s’avvicinò a me e mi tolse il vestito. Eravamo lì, nudi e sinceri, non dovevamo coprirci né nasconderci, potevamo accarezzarci, baciarci e leccarci, a tal punto divenne tutto naturale come se lo facessimo da sempre. Teresa fissando il mio sguardo s’abbassò verso di lui e prese in bocca il suo cazzo. Io non avrei mai pensato che potesse essere un tale spettacolo guardarla fare una cosa del genere. Lui gemeva, pervaso dai lenti movimenti della sua lingua e lei andava su e giù con la testa, quasi con passione come se a godere fosse lei, cosicché mentre li guardavo una delle mie dita stava eccitando accortamente il mio clitoride, dato che mi stavo masturbando davanti a loro. Dopo qualche minuto Matteo toccò i miei seni, dal momento che era un tocco pesante, quasi come volesse saggiarne la consistenza, m’avvicinò nella sua direzione e iniziò a passare la lingua sulla mia pelle, Teresa spostò la testa dal suo fidanzato, infine mi leccò come aveva già fatto altre volte nelle ore precedenti.

Tutto questo m’eccitava e mi dava sicurezza, in quanto i miei respiri s’udivano di più e il corpo ricominciava ad accaldarsi e a bagnarsi nuovamente. Un istante dopo ci ritrovammo sul letto: io e lei sdraiate sopra le lenzuola fresche, mentre lui sopra a scopare prima una e poi l’altra. I suoi colpi erano alternati, prima qualcuno lento, poi gli altri più veloci, perché ci sbatteva con forza, poi per qualche secondo ritornava a fare l’amore piano, dato che era un continuo scambiarsi di sguardi leggermente appannati e vaghi, dal momento che non era limpido né lineare quello che stava accadendo, però succedeva e basta. Quando Matteo entrò dentro di me, Teresa si mise cavalcioni stringendo le cosce sul mio viso, io subito la leccai fino a quando lei non urlò dal piacere. Anche Matteo godeva e mi piaceva come lo faceva, era rilassante e sensuale, in quanto più ci guardava più sragionava, io sentivo il mio corpo dirigersi verso la resa, lo percepivo abbandonarsi a quel vortice di mani, di lingue e di sessi che si sfioravano, s’intrecciavano e si toccavano, poiché era divertente, spassoso e stancante. Non avevo soltanto una persona a cui pensare, non potevo dedicarmi solo a uno di loro, dovevo estendere il piacere a entrambi, siccome in alcuni momenti interpretavo quello che stava accadendo, precisamente come una sfida.

Io dovevo riuscire a soddisfare i desideri di due persone completamente diverse con bisogni e con necessità differenti, malgrado ciò tutto questo m’intrigava e persa nei pensieri offuscati mi liberai da quei due corpi sopra di me per prendere in mano le redini della situazione. In maniera decisa spinsi sul letto Matteo, andai sopra di lui e iniziai a guardarlo mentre indifeso leccava la mia fica, lei nel frattempo sopra di lui iniziò a ondeggiare su e giù, poiché i gemiti di Teresa e i miei s’incontravano creando una melodia bizzarra di piaceri. A un certo punto la finestra appena socchiusa si spalancò del tutto, facendo entrare una ventata d’aria freschissima che ci travolse, in quella circostanza io vidi la pelle della mia amante ricoprirsi di brividi che in un attimo scomparvero, perché il calore dei nostri corpi aumentava a ogni piccolo movimento. Io captavo spiccatamente una lingua appassionata dirigersi lungo la mia fica, poiché mi bagnava e mi faceva muovere a piccoli scatti facendomi quasi venire, percepivo le contrazioni inenarrabili in ogni parte del corpo, soprattutto delle gambe, che si chiudevano leggermente a ogni lieve scossa. Io stavo godendo e lo facevo sempre più rumorosamente, lei guardandomi s’eccitò ancora di più e venne con il fidanzato dentro il suo corpo. Mancava però lui, ancora eccitato, ancora duro dentro quell’accogliente, focosa e umida caverna, io mi coricai china sul letto e Teresa fece la stessa cosa iniziando ad accarezzarmi i capelli, felice e sorridente, poco dopo sentii Matteo penetrarmi di nuovo, però questa volta i suoi movimenti erano più lenti, più amabili, perché mi piaceva e lo sentiva:

‘Ti piace così?’ – mi chiese lui già soddisfatto.

Io sorrisi come per chiedere significativamente se non si notasse, poco dopo avvertii delle calde e dense gocce del suo orgasmo cadere sulla mia schiena! Lui aveva sborrato con gusto ed era piaciuto a tutti e tre. Matteo il mio amante mi ripulì amorevolmente e poi si coricò di fianco a noi, io sentivo le loro braccia intrecciarsi su di me, in quanto forti e ben saldi ci stringevamo come una madre fa con il proprio figlio nella notte più buia. L’aria di metà maggio era ancora troppo fresca per avvolgere i nostri corpi spogli, così Teresa muovendosi graziosamente come una ballerina sopra un carillon s’alzò per chiudere la finestra per poi sdraiarsi ancora con noi sul letto disfatto.

Nessuno disse una parola, perché bastavano i nostri occhi a descrivere e a rappresentare che cosa stesse circolando nella testa d’ognuno. Io non ero mai stata così bene prima d’allora. In quel momento, rilassati e scaricati da ogni attrito, discordia e da qualsivoglia tensione, riuscimmo a sentire il cane nell’altra stanza grattare la porta. In quel frangente ci venne immediatamente da ridere, ma immediatamente le nostre espressioni tornarono normali e rimasero così immobili e immutate, come se un’istantanea avesse dipinto a fuoco quell’attimo. Io avrei voluto che la fotografia avesse potuto ritrarre anche le parole di Matteo, quando all’improvviso disse qualcosa che entrò radicalmente dentro di noi:

‘Vi adoro mie care’.

In quell’istante, capii che stavo amando in modo incondizionato pure lui, poiché le mie parole uscirono dalla bocca convinte, indubitabili e sicure. Alla fine guardando Teresa aspettammo il muoversi delle sue labbra e sorridendo allusiva ci amò anche lei.

{Idraulico anno 1999} 

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