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Erotici Racconti

Il desiderio che cresce in te

By 1 Novembre 2017Febbraio 5th, 2023No Comments

Io t’ho lasciato al buio da solo nel corridoio, t’ho chiesto d’aspettare un attimo e mi sono infilata dentro velocemente richiudendomi la porta alle spalle. Ti sembrerà d’aspettare da un’eternità, visto che ogni secondo che passa dura secoli, per il fatto che nella tua mente s’insinua il dubbio e forse sarà meglio andare via, poi la porta finalmente s’apre con uno scricchiolio che sembra voler svegliare tutto il palazzo.

Tu riesci a intravedere soltanto il mio volto debolmente rischiarato dalla luce di quelle poche candele, io ti faccio segno d’entrare, tu oltrepassi la porta in modo titubante, lasci vagare intorno a te lo sguardo cercando di capire dove t’ho condotto: la stanza è lunga e stretta, ingombra d’ogni tipo di manufatti e di sagome indistinguibili in quella tenue luce tenue, a lato della porta c’è un tavolino dove sono appoggiate diverse candele d’ogni forma e dimensione, essendo l’unica fonte di luce oltre a un tenue raggio di luna che filtra dalla finestra là in fondo. Di fianco c’è una sedia, faccio cenno di sederti, la stessa è intelligentemente rivolta in modo da orientare le spalle alla porta dalla quale sei entrato. Il pavimento di fronte a te è velato da qualcosa, forse una coperta o dei cuscini, pacatamente ti siedi nel posto che io t’ho indicato, tu m’osservi mentre accendo altre candele e le appoggio su degli scaffali vicino a me, in modo che illuminino nel modo migliore la zona in cui mi trovo. 

Non ci vuole molto, per rendersi conto che la gonna e il maglioncino che avevo prima hanno lasciato il posto a un lungo vestito nero, però adesso hai modo d’ammirarlo bene, in quanto fascia il mio seno annodandosi dietro al collo per lasciare la schiena completamente nuda, scendendo morbido sui fianchi e sulle gambe interamente avvolte da quello strofinio di colore nero. Tu tendi una mano verso la mia direzione come per volermi accarezzare, io l’agguanto tra le mie impedendoti dolcemente ogni altra mossa, bacio le tue dita a una a una, ci indugio sopra con la lingua, la faccio scorrere su ogni dito assaporandolo come se fosse un cibo divino. E’ il mio gioco privato con la tua mano, perché accarezzo il palmo con il mio volto, come un cucciolo che vuole i gesti affettuosi, così come una gatta calcolatrice e opportunista che sa come ottenere attenzione e premura.

Tu mi guardi affascinato, mentre estasiato mi scompigli i capelli, sfiori rapito le mie spalle nude, scendi sui fianchi seguendo il profilo delle mie rotondità. Ti lascio percorrere il corpo mentre t’accarezzo la fronte, gioco con le mani nei tuoi capelli, prendo un fazzoletto nero e te lo lego intorno alla testa arrivando sugli occhi. Un rapido sussulto rivela la tua sorpresa, la mia mossa è stata decisa, però ti lascio il tempo di reagire, di decidere se stare al gioco, in quel frangente posso notare un lungo attimo in cui tratteniamo il respiro, poi di nuovo le tue mani si muovono su di me più attentamente di prima, per vedere attraverso le dita quello che ho negato agli occhi. Io m’avvicino di più a te, perché voglio farti sentire il mio corpo, il mio profumo, perché voglio assaporarti. Ti bacio delicatamente sulle labbra mentre inizio a toglierti i vestiti, lentamente, un bottone alla volta. Con docilità ti muovi per facilitarmi il compito, tu lasci che io ti sfili la camicia e i pantaloni mentre ti sfreghi contro di me, seguendo i miei movimenti, alla fine resti completamente nudo di fronte a me, insieme indifeso e potente.

Io m’allontano un poco e lascio che il mio sguardo scorra sulla tua pelle, su ogni tuo muscolo, mentre il senso che ti è superficialmente stato negato intensifica incrementando gli altri per farti percepire ogni mio movimento. Tu sembri confuso, vorresti tornare a essere padrone d’una situazione che t’appare sempre più sfuggente, eppure esiti, seppur entusiasmato rimani in attesa della mia prossima mossa. Io t’afferro per mano guidandoti verso le coperte che sono distese di fronte a noi, riprendo ad accarezzarti il petto, le cosce e il tuo cazzo che si sta eccitando, intanto che tutto il tuo corpo è racchiuso in un unico e mutevole abbraccio. Disteso su quel giaciglio improvvisato con i sensi tesi alla ricerca del mio corpo che percepisci accanto al tuo, io ti guardo e m’accorgo che m’appari più bello di quanto t’abbia mai visto, uomo sì, eppure bambino cagionevole e fragile, ma simultaneamente energico e forte. Accoccolata al tuo fianco faccio scorrere le mie labbra sul tuo petto, lo ricopro di baci scendendo verso il basso, dato che le tue mani hanno trovato spazio sui miei fianchi, in quanto mi piace la sensazione di calore che passa attraverso la stoffa e seguo con il corpo le tue carezze.

Dopo raggiungo il tuo cazzo e vi appoggio sopra le labbra accarezzandolo con cura e con una studiata lentezza, ti sento sospirare più forte, in quanto è ormai totalmente eretto e pulsante. Prendo le tue mani e guido le loro carezze, insegno loro il percorso attraverso la stoffa per arrivare alla mia pelle, dal momento che decido io dove devono muoversi, decido io fin dove lasciarle arrivare, perché loro disciplinate e ubbidienti seguono il gioco e cercano d’interpretare intelligentemente i miei desideri espressi senza una parola.

Mi piace guardare i tuoi movimenti, le sensazioni che compaiono e che si si mostrano, il modo in cui cerchi di oltrepassare l’apprensione e l’inquietudine e la smania che questa bizzarra e inconsueta situazione volutamente ti crea. Voglio aiutarti a mettere da parte tutto, ad ascoltare soltanto i tuoi sensi, in tal modo mi chino su di te, ti sfioro le labbra con le mie, un bacio dolcissimo e lungo, assaporo la tua lingua sulla mia e insieme la mia mano si prende cura del tuo cazzo, perché voglio che la tua eccitazione ti faccia dimenticare rapidamente tutto il resto. Mi siedo sopra di te con le mie gambe strette ai tuoi fianchi, adesso l’abito così largo ti copre quasi completamente. Mi chino in avanti, il mio petto sfiora il tuo viso, senti il mio odore, il mio sapore sulle labbra dove indugiano i capezzoli. Il mio seno preme sulla tua bocca, capisci che cosa voglio, la tua lingua gioca con i miei capezzoli, la tua bocca li succhia e sento brividi di piacere scorrermi sulla schiena.

Senz’allontanarmi dalla tua bocca, senza permetterti di smettere di leccarmi scivolo sopra di te, ti lascio sgusciare dentro di me, muovo il bacino ondeggiando in modo da rubarti tutto il piacere che sei in grado di darmi. Sento il tuo corpo che cerca il mio, che lo asseconda, che lo incoraggia, poiché ti sento vibrare sotto di me. La schiena che s’inarca, il corpo teso, ogni mio istinto rivolto verso un punto, un unico punto che sento sempre più vicino come delle onde che s’infrangono contro gli scogli, sempre più alte e impetuose, finché non mi travolgono, finché non abbraccio quel punto, quello scoglio dolce e pieno e il mare si richiude sopra di me.

Allontano da te il mio seno, copro di baci il tuo viso, i tuoi occhi ancora coperti dalla stoffa nera, unisco la tua bocca alla mia in un bacio lungo e profondo. Continuo a muovermi sopra di te, ascoltando i tuoi sospiri, i tuoi movimenti, sento il desiderio che cresce in te, il tuo respiro convulso e incontrollato per quella ricerca del piacere. Questa notte sono io che decido determinando tutto, non tu: con dei movimenti lenti ma decisi m’abbasso un’ultima volta sul tuo corpo, poi scivolo via alzandomi, fintanto che con la mano lascio un’ultima carezza al tuo cazzo esuberante diventato grosso e vitale. Io leggo distintamente il fastidio e capto in maniera spiccata la seccatura sul tuo viso, respingo inoltre le tue mani che vorrebbero trattenermi.

Al presente sono in piedi accanto a te, ricompongo il vestito mentre ti guardo, dato che ti sei messo a sedere e stai cercando di toglierti la benda dagli occhi. La luce delle candele stavolta ti ferisce indubbiamente lo sguardo, perché rimani come abbagliato e sedotto, dal momento che non reagisci abbastanza in fretta, quando con un soffio le spengo e uscendo mi chiudo la porta della cantina alle spalle:

‘Buonanotte, mio piccolo e adorabile guerriero, anche questa volta sei stato meraviglioso’ – ti bisbiglio, intanto che la chiave gira nella serratura. 

{Idraulico anno 1999} 

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