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Erotici Racconti

Il tempo della neve

By 20 Dicembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Il tempo delle neve arriva con il velo del silenzio.
Si preannuncia con la tinta rosa, la luminescenza e quel senso di sonno, di torpore caldo che fa scivolare sotto le lenzuola l’uomo e la donna.
A cercare il calore dell’abbraccio.
Il tempo della neve, quello che quasi impedisce, mentre la città si fa bianca di sposa, quasi il risveglio, nel mattino senza silenzio delle strade.
-Mi sono svegliato tardi, la sveglia non può non essere suonata..- , lui balza nel letto.
E’ solo la sonnolenza della neve. Non una suoneria svogliata.
La sonnolenza insita nella discesa quasi sospesa a mezz’aria per la notte intera.

L’uomo e la donna nella luce rossa leggera alla finestra stringono i corpi sotto le lenzuola.
Lei abbraccia tra le gambe la sua coscia.
La tiene prigioniera e sembra avvinghiata ad un tronco, il busto staccato da lui, ad angolo come un ramo dal suo uomo.
-Non lascerò mai più la gamba, sappilo, è mia- e ride.
Lui sente la stretta, lei sembra volergli far sentire quasi la sua forza.
Ma non cerca di ritrarre quella gamba.
Anzi la spinge.
La spinge quasi tirandola su, verso l’alto.
A conficcarsi più stretta in quell’abbraccio, gamba tra le gambe.
-Stai bene prigioniero qui vero?-
Lui non parla. Ad occhi chiusi spinge alta la sua gamba.
Fino alla fine della corsa tra le cosce. Fino a dove il corpo di lei si spacca. Si fa compasso, gambe e fulcro caldo e umido in mezzo.
Lui, lì, ad occhi chiusi, a sentire la carezza calda e cedevole sulla coscia.
-Ora non scappi più, la gamba e mia. Io non te la rendo-

L’uomo ad occhi chiusi e il respiro di chi dorme o finge di farlo. Forza di più la coscia.
Lei sotto la spinta e la pressione, si schiaccia morbida, e sembra morbido persino lì, alla coscia, sotto, anche l’osso.
Sente la coscia umida col bacio che si scioglie e che lo accoglie.
E senza aprire gli occhi o mostrare alcun altro movimento o di essere sveglio, muove la coscia.
Prima in modo quasi impercettibile.
Leggero, come se fosse solo uno scivolare nel sonno a cercare un abbraccio più avvolgente nel letto.
Poi più insistito.
Nella pressione calda e ferma.
Poi il muscolo che si era fatto sasso a sciogliersi nuovamente.
Bagnato ora, lì, in alto sulla coscia.
La donna sembra un ramo che voglia staccarsi dal suo tronco.
Ora non è più lei a serrare e imprigionare.
Accoglie la spinta, lo sciogliersi, quasi ritrarsi e poi la risalita a colmarla tra le cosce come se fosse lei la prigioniera e non quell’unica gamba stretta tra le sue.
Alla spinta che risale e schiaccia, sfrega, contrae il muscolo e lo rilascia, lei aumenta la sua stretta.
Ad imprigionare la voglia e la coscia.
L’onda della gamba tra le gambe si ripete e si rinnova.
Senza musica a dare ritmo.
Pulsare senza logica della gamba a rompere ogni resistenza alla voglia.
Spinge, si contrae. Rilascia e si scosta quasi a ritrarsi dal bacio delle labbra.
Loro sembrano inseguire quel contatto, spinte dalle reni della donna.
E quando sembrano aver ripreso un umido contatto, quando sembrano vicine a schiudersi su quella carne prigioniera, lui spinge.
Anticipa il momento che lei attende.
Schiaccia e sfrega.
Muove e contrae e schiaccia.
Poi si rilascia come se si ritirasse.
La neve fuori ora è così fitta da aver tinto di rosa la finestra come se si fosse tirata una tenda colorata e trasparente.
Scende così fitta che sembrano i fiocchi puntini sospesi, che non cadano nemmeno, che siano lì a punteggiare di bianco la strada e la città dietro il vetro.
Solo il movimento del lenzuolo tradisce l’amore della gamba per le gambe.
E la loro vicendevole rincorsa.
Spinta dopo spinta.
Serrarsi strette ogni volta come a voler spremere la carne che tengono in prigione ogni volta.
-Ora sei tu mia prigioniera e non puoi più lasciarmi-
L’uomo scivola sul lato, la gamba si sfila nella morsa che scivolando su di lei lui allenta.
La prende, aperta, allargando il suo compasso fino a incastrarsi tra le anche.
Lei ora chiude gli occhi.
Ascolta l’uomo col suo ventre.
I prigionieri, nella luce rosa che filtra, nella stanza, al tempo della neve. Da fuori, solo luce che entra colorata, e il rumore, croccante, di poche auto, nella città sospesa.

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(sito aggiornato al 20 dicembre 2005)

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