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Il vicino di casa

By 24 Maggio 2023No Comments

Da quando sono andata a vivere da sola, ho iniziato a prendere parte alla vita quotidiana del mio dirimpettaio. I nostri due condomini si fronteggiano speculari, tranne per qualche dettaglio: il mio bagno corrisponde al suo, la mia camera da letto e il mio balcone guardano la sua e il suo balcone, mentre il mio salotto con la cucina è il pari della camera da letto delle sue figlie; la sua cucina invece è sull’altro lato del palazzo, quello che dà sulla strada principale.
Avendo traslocato lì da qualche mese, grazie agli orari ingrati del mio lavoro ho imparato presto le abitudini di quella famiglia che vedo tutti i giorni. Ho scoperto che la moglie esce presto alla mattina, alle 7 è già in auto, e torna verso le 18; le bimbe invece vanno a scuola accompagnate dal padre, che per le 8:30 poi si mette al pc nella camera delle figlie e lavora in smartworking fino a sera, quando le bambine tornano in compagnia della madre. Lui si interrompe solo per una lunga pausa pranzo, per cui si sposta dal pc per circa due ore, in cui sicuramente mangia e poi si allena, in camera da letto. È uno spettacolo interessante: un uomo alto, sui quarantacinque anni, con i capelli brizzolati e gli occhi chiari, che solleva pesi e fa addominali a petto nudo, facendo risaltare i muscoli ben delineati. Ha iniziato a fare caldo, e lui si allena a finestra spalancata, e lo sento mugugnare per lo sforzo, il che mi rende difficile concentrarmi anche solo su ciò che mi cucino nella stanza vicina, tanto mi fa pensare a come vorrei che mugugnasse in mia compagnia.
Ogni tanto, dopo l’allenamento, lo vedo anche sdraiarsi sul letto e masturbarsi, godendosi il momento, completamente nudo, muovendo la mano velocemente su e giù lungo l’asta fino a venire con entusiasmo e ansimi che mi scatenano la fantasia. Non credo mi abbia mai vista a curiosare la sua intimità, ma di sicuro lui mi ha vista divertirmi in casa mia, magari più volte, ma ho la certezza solo di tre giorni fa.
Venerdì, infatti, ho ospitato Marco a casa per il pranzo. Marco è uno degli amici che ho conosciuto tramite Tinder, e assolve egregiamente il suo compito: ha un’ottima dotazione e una fantasia altrettanto sviluppata, che mi fa saltare spesso i pasti in favore di una buona ora di sesso, esattamente come è successo venerdì, quando l’avermi trovata nuda sotto al grembiule l’ha portato a scoparmi in cucina. Quando mi sono trovata a pecora appoggiata al tavolo, mentre Marco mi prendeva, mi ha tirato su la testa dal tavolo stringendomi i capelli, per dirmi nell’orecchio: “guarda, abbiamo compagnia”, scandendo ogni parola con un colpo di reni. Gemendo di piacere ho aperto gli occhi e ho incrociato lo sguardo curioso del mio vicino, che ancora non era in pausa pranzo, e mi sono resa conto che entrambi avevano le finestre spalancate. “Credo che non mi abbia mai vista scopare”, ho risposto a Marco; “mi sembra interessato”, mi ha detto lui leccandomi il collo e continuando nella lenta tortura di entrare e uscire da me con il cazzo, “vuoi fartelo?”. Ho risposto un sì mugugnante, al che Marco mi ha suggerito di farglielo capire, mentre ricominciava i suoi affondi inesorabili. Al che ho ripreso il contatto visivo con il mio vicino, che ora mi fissava decisamente interessato, e ho spostato il grembiule in modo che i miei seni uscissero, e mi sono passata la lingua sui denti, strizzandomi i capezzoli inturgiditi, mentre ansimavo e godevo sotto i colpi di Marco. “Mettiti sopra”, mi ha ordinato ad un certo punto, “stai bagnando dovunque. Almeno così vede lo spettacolo per bene e magari te lo fai”, ha riso mettendosi a pancia in su sul tavolo, mentre io sono salita su di lui a gambe aperte rivolta alla finestra, mostrando la figa, fradicia e depilata, mentre mi impalavo su Marco, che mi massaggiava il clitoride al ritmo del mio movimento. “Vienimi sul cazzo, non ti trattenere, ti voglio sentire…e non solo io”, mi ha ansimato Marco aumentando il ritmo sul mio clitoride e con l’altra mano torturandomi un capezzolo – non che ci fosse bisogno di dirmelo, ma sentirglielo dire mi ha dato la spinta giusta per venire urlando mentre lo cavalcavo, mentre con lo sguardo ho colto in flagrante il mio vicino che si toccava il pacco. Subito dopo Marco mi ha fatta mettere in ginocchio per farlo venire, e gli ho succhiato il cazzo più dedizione del solito, sapendo che ci stavano guardando, e quando è venuto ho provveduto a farmi cadere qualche goccia di sborra sulle tette, massaggiandomele mentre mi facevo vedere ad ingoiare il resto.
Quella sera per la prima volta ho sentito il mio dirimpettaio approcciarsi alla moglie a letto, che gli ha concesso la laconica sveltina di chi è stanco per la settimana lavorativa. Avevo sentito lei ansimare il suo nome, e quando l’ho visto entrare nudo in bagno mi sono detta che Fabio è un nome adatto a qualcuno che mi potrebbe dare delle soddisfazioni – infatti Fabio mi ha vista nella finestra di fronte alla sua, ha chiuso la porta del bagno e si è preso in mano il cazzo, masturbandosi alla finestra, guardandomi fissa negli occhi e ansimando il più silenziosamente possibile fino a venire. Ci siamo salutati con un sorriso malizioso, fino ad oggi, quando, appena rientrata a casa dopo un weekend fuori città, e mi sono accorta che Fabio mi fissa già dall’altra parte – motivo per cui mi sono denudata completamente per girare per casa e sistemare la valigia. Mentre sono in bagno a preparare la lavatrice, mi sento chiamare con un chiaro “Ehi”; guardando fuori dalla finestra, vedo Fabio, in camicia e nudo dalla cintura in giù, con la mano che si muove attorno al cazzo rigido, che mi chiede se ho voglia prendere un caffè verso mezzogiorno. Avendo capito che anche oggi salto il pranzo, ci metto poco ad accettare, e Fabio torna al lavoro, accarezzandosi l’asta e guardandomi ogni tanto – momenti in cui io approfitto per massaggiarmi i seni, accarezzarmi i capezzoli, a volte eccitandomi al punto di ansimare chiaramente, mentre mezzogiorno non sembra arrivare mai. Appena vedo che Fabio si sposta dal pc, mi metto un vestito, il primo che trovo, e attraverso il cortile che separa i due condomini senza incontrare nessuno degli altri vicini, miracolosamente. Prendo l’ascensore e salgo al quinto piano, eccitata da non desiderare altro che saltargli addosso. Arrivata sul pianerottolo, lo trovo che mi aspetta fuori dall’ascensore e, ancora prima di poter dire qualcosa, mi spinge con il corpo contro lo stipite dell’ascensore e mi infila la lingua in bocca. Mentre gli infilo la mano nei pantaloni slacciati che indossa, mi interrompe: “no, o ti scopo qui e ci beccano subito”. Mi porta dentro a quell’appartamento che conosco ormai bene, e, appena chiusa la porta, mi prende la mano e la riporta sul suo membro, che finalmente posso tastare di persona – è gonfio, largo, rigido di eccitazione, intrecciato di vene, la cappella umida, i maroni sono sodi come palle da golf. Gli abbasso i pantaloni, intanto lui si slaccia la camicia e, proprio in quel momento, gli squilla il cellulare. “Cazzo”, impreca, “mia moglie. Pensa che sto ancora lavorando, devo rispondere”. Io non mi faccio scoraggiare, quel cazzo lo voglio, penso tra me e me, e mentre lui parla con la moglie dicendole che sta ancora lavorando e non può videochiamarla, io gli accarezzo le palle e la cappella, facendolo diventare paonazzo. Appena chiude la telefonata, gli chiedo se posso finalmente prenderlo in bocca. Fabio non se lo fa ripetere, e, nella frazione di secondo in cui mi inginocchio, ho già la sua verga appoggiata al viso, e in un attimo ho la lingua che gli accarezza l’asta e gli bagna la cappella e poi giù fino alle palle, mentre con la mano mi aiuto, e poi di nuovo su a far sparire quel grosso cazzo nella mia bocca mentre Fabio ansima, “oh si, era tanto che non me lo succhiavano, brava, così” – gli prendo una mano e me la appoggio sulla testa, invitandolo a spingermi in gola quella verga venosa, e lui non solo accoglie la mia richiesta facendomi ingoiare tutta l’asta fino a sentire le palle appoggiate sul mento, ma mi tappa anche il naso, eccitandomi ancora di più, facendomi colare saliva sul vestito. Appena mi libera mi dà a malapena il tempo di riprendere fiato prima di ripropormi quella cappella turgida e farmela sentire in gola tre, quattro, dieci volte, e io non resisto se me la appoggia al volto schiaffeggiandomi delicatemente, devo averla in bocca. “Aspetta, voglio scoparti prima di venire”, mi dice Fabio, sottraendomi il cazzo dalla bocca, mentre io mi levo il vestito ormai bagnato e mi giro carponi dandogli le spalle, desiderosa di sentire ogni centimetro di quel cazzo da dietro – Fabio capisce al volo, mi schiaffeggia il culo lasciandomi un bel bruciore, e mi infila la verga nella figa, confondendo la mia saliva con i miei umori che ormai grondano, complice anche quel cazzo largo e venoso che mi fa sentire piena fin dal primo colpo che mi dà, aggrappandosi ai miei seni. “Senti come sei pronta”, ringhia Fabio scopandomi, “e queste tette come le ho desiderate…non pensavo fossero così sode visto come sono grosse”. “Tirami i capezzoli”, lo imploro quasi piagnucolando. Lui non se lo fa ripetere, e strizzandomi i seni e spingendo con i reni a ritmo lento, poi veloce, poi lento, poi veloce, implacabile, mi porta all’orgasmo, forte da farmi tremare. “Merda, girati”, mi ordina Fabio scostandosi in fretta per riversarmi sul viso getti e getti di sborra.
“Santoddio”, esclama, mentre gli pulisco il cazzo leccandoglielo, “non avevo torto su di te”. Rido di rimando, rispondendogli la verità, cioè che stavo pensando alla stessa cosa su di lui.
Dopo essersi fatto la doccia, Fabio cucina per entrambi. Mentre stiamo mangiando, la moglie lo videochiama – io speravo nel bis, ma così mi rende la vita facile, penso. Mentre lui parla con lei, lo vedo irrigidirsi mentre io mi infilo sotto al tavolo e gli riprendo in bocca la verga, nuda e moscia, che si anima non appena incontra le mie labbra. “Tutto bene amore? Mi sembri un po’ teso”, gli dice la moglie, e io soffoco una risata mentre lui mi spinge il cazzo in gola e io lo sento crescere e gonfiarsi nuovamente e mi impegno a non fare rumore mentre glielo succhio e lo ingoio. Mentre gli faccio il pompino, Fabio continua la videochiamata, e lo vedo concentrato a non farsi scoprire o a venire, mentre io mi do da fare per metterlo in difficoltà- finché la telefonata si conclude, e Fabio mi guarda con aria di sfida, mi mette le mani dietro la nuca e spinge il cazzo fino in fondo dentro alla mia gola, due, tre, quindici volte, sempre più veloce finché ad alta voce esclama “cazzo vengo!”, e riversa finalmente nella mia gola tutto il suo nettare.
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*il racconto è basato su una storia vera, ma sono stati modificati i luoghi e i nomi per tutelare la privacy di chi ha preso parte agli eventi.
*chi volesse contattarmi per suggerimenti, commenti privati e domande, può farlo (con educazione) all’indirizzo mail ort3nsi4@gmail.com.

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