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RICORDI: Ilaria
Ilaria si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva veloce e il respiro affannato. Non ricordava cosa stesse sognando ma fu forte la sensazione di qualcosa che la stesse agitando ed eccitando.
Da qualche giorno quasi non si riconosceva, esattamente dal giorno del matrimonio del fratello. Durante il giorno continuava a non togliersi dalla testa alcuni pensieri e nei sogni viveva situazioni ricorrenti che la portavano sempre a svegliarsi bagnata fra le gambe. Non sempre le ricordava nitidamente, anzi, come era successo quella mattina, nemmeno ricordava il sogno, ma immancabile era l’effetto che constatava sul suo corpo.
Un rapido sguardo alla sveglia: 5:45.
Troppo presto, ancora troppo presto. L’attendeva una lunga giornata a lavoro e aveva assolutamente bisogno di riposare. Provò a richiudere gli occhi, abbracciando il marito che dormiva placido al suo fianco dandole le spalle.
Era ancora nudo.
A differenza sua che, finito il sesso della sera prima, si era rivestita indossando almeno le mutandine e la maglietta del pigiama, Daniele aveva l’abitudine di restare nudo.
Ancora ricordava una delle prime volte che successe, ancora da fidanzati: lui si addormentò quasi subito, mentre lei ancora sveglia lo guardava innamorata e felice. Gli accarezzava il petto con la punta delle dita, quel petto tonico, sempre in forma, le spalle muscolose, i lineamenti del volto rilassati, quasi sorridenti. Era estate e avevano appena un lenzuolo ai loro piedi.
Le dita continuavano a percorrere quel corpo.
Lo sguardo le seguiva.
E non potè non notare il sesso del fidanzato.
Rilassato, la pelle ne copriva quasi interamente la cappella, una piccola goccia di sperma ancora ne faceva capolino.
Ilaria fissava quel cazzo che le aveva appena dato piacere e mordendosi le labbra si sforzò di tornare a guardare il volto del fidanzato.
Ma ormai il tarlo era entrato nel suo cervello e con lentezza studiata mosse la mano verso quella goccia così proibita.
Il dito la raggiunse e la spalmò sulla cappella, facendola gonfiare e spuntare ancora maggiormente dal prepuzio.
Daniele si scosse, obbligandola a fermarsi e si girò sul fianco dandole le spalle, esattamente come ora.
“Certo Ila che se fai certi pensieri non ti riaddormenti più…”, si ritrovò a pensare Ilaria abbracciando stretto Daniele.
Ma, oggi come allora, il tarlo era entrato in testa, e fra le sue gambe, e faticava ad andarsene.
Quel dito che allora aveva giocato sul cazzo a riposo lo aveva poi assaggiato e ancora ricordava la scarica di piacere che le arrivò al sentire per la prima volta il sapore dello sperma del fidanzato. Infatti sempre gli aveva negato un bacio così intimo dopo che avesse goduto. Certo in bocca lo prendeva, lo leccava, ma mai aveva ingoiato e mai glielo aveva baciato dopo. Giusto qualche volta, e solo perchè lui diventava molto insistente, l’aveva fatto godere leccandolo vicino la cappella mentre lo segava, ma comunque si spostava prima dell’esplosione che solitamente dirigeva verso il suo seno, proprio come aveva fatto la sera prima.
“Si, ma ieri lui non ha dovuto insistere per nulla…”: il pensiero prese forma e voce conosciute, fin troppo conosciute, le stesse che da giorni prendevano possesso di pensieri e sogni e la turbavano.
Chiuse gli occhi, sforzandosi di dormire.
“Smettila di negarti quello che desideri. Lo vuoi, lo sai. Come lo so io, da sempre”: ancora quella voce, ancora quei pensieri, ancora quelle reazioni lì in basso.
Riabbracciò forte Daniele e lentamente andò con la mano verso il suo pube. Fu sorpresa dal sentire il cazzo del marito in tiro.
“Chissà cosa stai sognando amore mio…”
Le dita sulla cappella.
Il liquido dell’eccitazione.
Un primo passaggio e il pulsare di quell’asta dura.
Le dita che delicate scendono lungo le vene.
I primi peli.
I coglioni.
“Stringili!”
Ila aveva paura ad obbedire a quella voce. Risalì, strizzandolo delicatamente, facendo uscire un’altra goccia di piacere.
Ci stava iniziando a giocare, quando suonò la sveglia del suo cellulare e dovette smettere per spegnerla e, sempre più tesa, dovette comunque alzarsi.
Gli diede un bacio sulla schiena, sussurrò un “Ti amo” e nella penombra della stanza guardò il marito dormire tranquillo, prima di andare verso il bagno per iniziare a prepararsi.
Si spogliò e si mise sotto la doccia.
Rapidamente si rilassò. Il solito effetto purificatore dell’acqua sui suoi pensieri.
Le mani cominciarono a passare su tutto il corpo, fra i seni stringendoli e circondali di cure e carezze, scesero lungo i fianchi, inasponarono i glutei, scesero e salirono più volte lungo le coscie tornite e finirono verso il suo sesso.
Un brivido.
Una mano che lavò il pube, l’altra dietro, vicino l’ano.
Un altro brivido.
Una scossa.
“Conceditelo, lo vuoi.”
Quella voce roca e sussurrata ancora nei suoi pensieri.
Ad occhi chiusi, reagì. E obbedì.
Con la mano si aprì il sesso dirigendoci sopra lo spruzzo del doccino che aveva preso in mano per sciacquarsi.
Si morse le labbra.
“Brava Ila mia. Come quella volta in campeggio…”
Sospirò forte, temendo di esser sentita ma era troppo bello, mentre la mano libera cominciava a giocare con il clitoride.
“Sapevi ti stavo guardando, vero? Ma hai continuato facendomi impazzire.”
Ripose il doccino al suo posto e appoggiandosi alla parete della doccia, con entrambe le mani si dedicò al suo piacere, da tante ore represso.
Due dita dentro che la scopavano. Il clitoride duro che sporgeva.
La testa era ormai altrove, mentre il corpo restava ancorata a quel piacere che stava per esplodere.
Le pareti della doccia sparirono e divennero una cabina del campeggio siciliano dov’era andata con i suoi fra la quarta e la quinta liceo. Anche se da poco maggiorenne, non avevano acconsentito a mandarla da sola con le amiche e quindi le era toccata quella settimana in famiglia.
La doccia calda a gettoni e poi il gelo improvviso.
Fuori quella voce che le diceva di muoversi.
Lei che implorava altri gettoni.
La porta che non si chiudeva bene e quello spiraglio di luce. E quegli occhi.
La voglia di darsi piacere dopo quei baci dati di nascosto al bagnino, con il pensiero a Daniele in città che l’amava così tanto e la quasi sicurezza che la madre l’avesse vista.
“Certo che mamma ti ha vista. Quel bel bagnino che ti ha preso la testa e ti ha messo la lingua in bocca, tu non hai reagito e anzi l’hai abbracciato anche tu, prima di andartene via di corsa.”
La mente era ancora lì. La gioventù e il proibito sconosciuto.
“Sei bellissima Ila mia, liberati per me.” “Mi vergogno, ma non resisto. Che mi succede?”
Già allora se l’era chiesto.
“Succede nulla, bambina mia. Ti piace il piacere e devi solo decidere di averlo. Quel bagnino te l’avrebbe dato, lo sai: gli hai sentito il cazzo crescere mentre lo baciavi.”
Già allora non resistette.
“Ma volevi prima essere nostra, vero? E ora lo sarai sempre.”
Già allora con il dubbio sulla sua vera natura.
“Sì, lo sarò sempre: la vostra sgualdrina che non resiste più. Guardatemi aperta per voi.”
Esplose. Mordendosi le labbra per non urlare. Fottendosi la figa fradicia con le dita. A gambe oscenamente larghe seduta per terra nella doccia, con l’acqua che le pioveva addosso calda.
“Brava bimba mia, brava la nostra sgualdrina”
Si riscosse.
Ad occhi aperti, immobile nella posizione in cui aveva appena goduto.
Un sospiro labile uscì dalle sue labbra ancora tremanti di piacere.
– Papà…

(Per commenti e consigli vortice.rem@gmail.com. Grazie della lettura!!!)

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