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Erotici RaccontiRacconti 69

ILENIA

By 20 Marzo 2009Febbraio 9th, 2020No Comments

INTRODUZIONE – Nel College

Il treno fermò alla stazione della cittadina svizzera. Scesi e mi incamminai verso l’uscita, guardando, incredula, i vagoni che scorrevano alla mia destra.
è l’ultima volta che faccio ritorno in questa città – pensai con orrore ‘ presto le scuole finiranno e rientrerò definitivamente a casa dai miei.

La prima volta, fui accompagnata in auto da papà e mamma, che avevo 14 anni. Poiché volevano darmi un’educazione degna del loro stato sociale, dicevano, mi avevano iscritto a questo college, naturalmente solo femminile, tenuto da suore. Quel giorno, ricordo, pranzammo in un ristorante caratteristico e poi, nel primo pomeriggio, andammo insieme affinchè potessi essere presentata alla direttrice.
Quando se ne andarono, mi sentii abbandonata. Sola, nella mia cameretta, piansi in un ambiente a me totalmente sconosciuto.
Ero immersa in terribili pensieri, quando irruppe Stefania
 Ciao, sono Stefania, ma puoi chiamarmi Stefy, la tua compagna di stanza.
 Ciao, mi chiamo Ilenia ‘ risposi, impacciata. Non volevo che mi vedesse piangere e non ero abituata a quel modo di fare così irruento e diretto
 Bello qui, però ‘ disse guardandosi intorno ‘ Allora, io mi corico qui e tu su questo letto
Diedi il mio consenso alzando le spalle.

Mi parlò di lei (e chi poteva fermarla?), mi disse che viveva in un paese della Liguria, vicino al mare, che era contenta di venire lì, così avrebbe avuto modo di non vedere per alcuni mesi i propri genitori, che la soffocavano con il loro modo di amarla, e di stare lontana con il proprio ex ragazzo, che aveva lasciato, ma lui continuava ad ossessionarla.
Decisamente, era l’opposto di me, che ero timida e riservata, tuttavia, riuscimmo a fare amicizia e, col passar del tempo, a diventare inseparabili.
Imparai a condividere anche momenti di estrema intimità, tanto che, nei mesi caldi, amavamo restare nude in camera.
Mi chiese se avevo un ragazzo e avevo avuto con lui dei rapporti, più o meno completi e alla mia risposta, secca e quasi scandalizzata, negativa, mi guardò con aria di commiserazione, come fossi una cerebrolesa, perché lei, per quanto ancora giovanissima, non era più vergine e, mi diceva, che l’avrebbe data a chiunque le piacesse.
A seguito di questi discorsi, mi risolvetti a chiederle spiegazioni sul sesso, argomento di cui ero completamente digiuna.
 Non conosci nulla del sesso?
 Assolutamente no!
 Allora bisogna cominciare dall’inizio, dall’anatomia. Dalla distinzione dei sessi, quello femminile e quello maschile. Purtroppo, per mancanza di materiale, devo partire da quello femminile, la cosiddetta fica.

E mi spiegò com’era fatta, indicando su di lei e su di me stessa le varie componenti della fica: le grandi e le piccole labbra, il clitoride e il buchino dal quale inizia la vagina. Seguirono lezioni di fisiologia del comportamento sessuale, dall’autoerotismo, fino al coito ed ai rapporti orali.
Alle lezioni teoriche, seguirono quelle pratiche, inerenti, per forza di cose, la masturbazione.
La sera fissata, ci coricammo entrambe sullo stesso letto. Lei divaricò le cosce, prese la mia mano, se la portò in bocca, mi leccò il medio che, poi, guidò sulla fica.
 Ecco – mi disse – con il medio comincia ad accarezzarmi la zona attorno al clitoride, con movimenti delicati e circolari.

Feci quello che mi chiedeva e, dopo pochi minuti, cominciò a respirare più profondamente, mentre imprimeva al bacino movimenti ondulatori. Da parte mia cercavo di massaggiarla con delicatezza, ben contenta che quello che facevo aveva la sua giusta corrispondenza. Giusta corrispondenza che si rifletteva anche sulla mia fica, che sentivo sempre più bagnata.
Mi disse anche di spostare il dito su tutta la lunghezza della fica e di stimolare anche la zona intorno al buchino della vagina. Poi, quando ritornai sul clitoride, bastarono due o tre giri attorno ad esso per farla venire.
Dopo che si fu ripresa, volle ricambiarmi il favore.
Forse perché era più brava di me, forse perché ero già eccitata o forse perché era la prima volta che qualcuno mi faceva quel lavoretto, fatto sta che venni quasi subito.
Restammo così, distese una accanto all’altra per qualche tempo. Visualizzavo spiagge assolate, frequentate solamente da ragazze, che, completamente nude, si rincorrevano, si abbracciavano si masturbavano ed io e Stefania eravamo tra esse.
Da quella sera ci accarezzammo praticamente tutti i giorni, finchè non cominciammo ad usare anche le lingue, una nel sesso dell’altra. E,ben presto, diventammo amanti.

 Senti, Ilenia, adesso che abbiamo fatto queste cosine con le nostre dita, dovremmo cominciare a farle anche con la lingua. Sei d’accordo?
 Sì, va bene ‘ dissi timidamente. Non ci avevo mai pensato prima che si potesse usare anche la lingua per provare o procurare piacere e a sentirglielo dire, devo dire, che un po’ di riluttanza l’avevo. Ma assentii perché ormai mi fidavo ciecamente di Stefy: se voleva farlo, significava che avremmo molto goduto insieme

Si distese supina sul letto, aprì le gambe e, una volta che misi la testa fra di esse, me le appoggiò sulle spalle e, con le dita delle mani si allargò le grandi labbra . Avevo, così, la sua fica in primissimo piano. Cominciò a darmi consigli.
 Guarda, adesso è già abbastanza bagnata, ma, se in seguito la tua lingua si seccherà, non aver timore a far cadere un po’ di saliva. Questo farà in modo che la tua lingua possa scivolare bene.

Timidamente allungai la lingua e, con la punta, toccai il clitoride. No, il sapore non era cattivo per come mi immaginavo, anzi aveva alcunché di dolciastro. Mi rinfrancai

 Lecca con la punta tutto intorno al clitoride

Andavo leccando la zona attorno al clitoride, con la lingua indurita e appuntita, , mi accorgevo che la mia saliva, si mescolava con i succhi vaginali, che fluivano sempre più abbondanti. No, pensai, non ci sarà bisogno di far cadere ancora della saliva con una sporcacciona come questa

 Adesso ammorbidisci la lingua, allargala e lecca tutta la fica fino al buco e non dimenticarti del solco sotto le piccole labbra

Eseguii i suoi consigli come meglio potevo e miei tentativi furono appagati dai movimenti ondulatori del suo bacino. Non dandomi altri suggerimenti, andai per mio conto. Gli infilai la punta della lingua dentro la vagina, facendola penetrare più che potevo e roteandola nel suo interno, andai nuovamente sul clitoride, me lo misi tra le labbra e, mentre succhiavo delicatamente, lo saettavo con la punta della lingua. Lei cominciò a mugolare, si infilò il polpastrello dell’indice della sua mano dentro il buco del culetto e, dopo qualche minuto, venne.
Mi alzai con la faccia infradiciata di fluidi e con un cenno degli occhi le chiesi com’era andata

 Molto brava, Ilenia, è la prima volta che lo fai e mi hai fatto venire come se tu fossi un’esperta lecca-fica. Domani sera ti ricambierò il favore

Col passare degli anni non disdegnammo neanche invitare nei nostri giochi altre ragazze, con le quali passammo notti indimenticabili in orge tutte al femminile.

Ecco, ho voluto raccontare la mia vita passata in collegio affinchè possiate comprendere qual’era il mio stato d’animo, quando scesi quell’ultima volta dal treno.
E sì ‘ pensavo ‘ adesso mi prenderò il diploma e sarò costretta ad allontanarmi da Stefy e a dimenticarmi delle serate passate con lei. Prenderanno il loro posto quelle noiose, che dovrò trascorrere assieme agli amici dei miei genitori ed ai loro figli, tutti per bene, con il nasino tirato all’insù, che non parlano di nient’altro che di pettegolezzi su questa o quella loro amica, o cantante o attrice, se di sesso femminile, mentre i maschietti avrebbero disquisito di moto, di calcio o di simili sciocchezze. Mi sarei sentita catapultata, come si suol dire, dalle stelle alle stalle.

Comunque sia, l’anno scolastico finì ed io e Stefy superammo l’esame finale con il massimo dei voti.
Prima di lasciarci, giurammo che ci saremmo sentiti quasi ogni giorno per telefono e che avremmo fatto in modo di rivederci quanto più spesso possibile

[continua]

Al fine di migliorare la mia scrittura per i prossimi capitoli, gradirei una vostra critica, qualunque essa sia
CAPITOLO 1′ ILENIA E MANLIO

In quell’anno i miei genitori predisposero le mie vacanze nella villa che la famiglia della sorella di mia madre, zia Clotilde, aveva al mare, in Toscana, poiché mio padre doveva andare negli Stati Uniti per un importante convegno internazionale e mia madre aveva voluto seguirlo. Così, insieme, prendendosi in aggiunta altri giorni di vacanza, avrebbero visitato quel Paese
Non ero molto contenta per questa risoluzione. Non tanto per zia Clotilde, che era (ed è) molto cara, quanto per zio Carlo, che mi metteva in soggezione con quella sua aria severa da Presidente di Tribunale e, soprattutto, per il caro (non tanto) cuginetto, Manlio, classico ragazzotto fatuo, pieno di brufoli, che, oltre che parlare della sua squadra del cuore, non sapeva fare altro.

Il primo luglio, zio Carlo e zia Clotilde vennero a prendermi in stazione. In macchina mi sedetti dietro, a disagio, come chi si sente di peso, in un ambiente non proprio. Solo la zia, tanto per rompere il silenzio, mi faceva delle banali domande su come stavo, su come era stata la mia vita nel college, se sapevo e mi piaceva nuotare ed altre stupidaggini del genere, alle quali rispondevo con dei monosillabi o brevi frasi di circostanza, che avevano la capacità di farmi sentire maggiormente inadeguata. Insomma, mi domandavo cosa ci stessi a fare con loro, mentre avrei voluto passare le mie giornate ad amoreggiare con la mia compagna Stefy.
Finalmente arrivammo nella villa. Fui accompagnata al secondo piano, quello degli ospiti, ed entrai in una sorta di appartamentino, posto accanto ad un altro similare. Da un piccolissimo ingresso, si accedeva, a destra nel bagno, a sinistra in una piccola stanza con scrivania, televisore e due poltroncine e, in fondo, nella camera da letto, con un letto matrimoniale in mezzo.
Pensai che quella per me poteva essere una buona sistemazione. Quando non ce l’avrei fatta più, avrei potuto benissimo ritirarmi in questo alloggetto a farmi i fatti miei, senza dover fare vita comune con gente che mi rendevano insicura.

Mi feci una doccia, e, come mi aveva indicato la zia, indossai il costume. Scelsi quello blu, costituito da uno slip e da un reggiseno piuttosto castigati, misi anche un pareo e scesi giù.
Raggiunsi gli zii a bordo della piscina. Sul tavolino c’era un termos con del the freddo, qualche biscotto e dei bicchieri da bibita.. Al loro invito, mi riempii il bicchiere con la bevanda e mi sdraiai su un lettino. Il sole era ancora abbastanza alto e misi anche gli occhiali scuri.
Stavo così, sdraiata, sul lettino a centellinare il the freddo, pensando a cosa potesse fare in quel momento Stefania, dall’altra parte dell’Italia, quando zia si alzò e a voce alta comunicò che era arrivato dal mare anche Manlio
 Oooh! Ecco Manlio che, finalmente, ci degna della sua presenza!
Vieni, Manlio, che c’è anche Ilenia.

Mi girai e lo vidi. Però, era molto cambiato il parentastro dall’ultima volta che lo incontrai! Adesso aveva un corpo ben scolpito dall’assidua frequentazione della palestra. Era alto, begli occhi azzurri, capelli castani.
Ci scambiammo un bacio sulla guancia, come grado di parentela richiedeva e lui si coricò sul lettino ancora libero di fronte al mio.
Restammo quasi senza parlare per circa un’ora. Avevo preso da terra una rivista, che, pur non essendo di mio interesse, mi permetteva di far passare il tempo. Ad un certo punto, zia Clotilde si alzò e, rivolta a suo marito
 Carlo, allora, andiamo a fare la spesa, prima che chiudano i negozi e rimaniamo senza cena?
Lo zio si alzò, indossò un paio di pantaloni sopra il costume e una polo e si allontanò con sua moglie, lasciandoci soli Manlio ed io.
Lui stava in silenzio, immobile, disteso sul suo lettino, con gli occhi socchiusi ed io, da dietro ai miei occhiali scuri avevo modo di osservarlo attentamente.
Sì, mi piaceva quel ragazzone. Mi sentivo attratta da quel corpo. Era una sensazione che non avevo mai provato prima di allora, diversa dall’attrazione che provavo per Stefy, ma che si rifletteva pure essa nelle mie parti intime.
Decisi di fare finta di dormire per poterlo ammirare a mio piacimento e fu così che mi accorsi che anche lui mi guardava e che dovevo interessarlo parecchio, visto che, una volta assicuratosi che stessi dormendo, mi fissava continuamente. Mi piaceva sentirmi fissata ed anche la fighetta, ormai umida, corrispondeva alle mie emozioni.
Ad un certo momento, lui pose la mano sul suo membro. Fino ad allora non me ne ero accorta, ma quando la sua mano toccò il suo pene, vidi una grossa protuberanza che gonfiava il costume. Cercai di immaginarmi come poteva essere fatto il suo membro, dal momento che non ne avevo mai visto uno dal vero. Visualizzavo mentalmente immagini di peni, così come le aveva disegnati Stefania in collegio, quando mi impartiva le sue lezioni

Decisi di andare fino in fondo. Se volevo conoscere il sesso, a quale migliore occasione avrei potuto sperare? Mio cugino era un bravo ragazzo, mi piaceva e non mi avrebbe mai fatto dei tiri mancini. Sì, decisi: di lui mi potevo fidare.
Finsi di svegliarmi e, dopo essermi stiracchiata, mi tolsi gli occhiali

 Ciao, Manlio. Come va?
 Così e così, Stefy, come vuoi che vada? Qui mi annoio, con i miei genitori. Cerco di vedermi quanto più possibile con alcuni amici in spiaggia. Poi, quando torno a casa, per me è una noia mortale.
 Ma perché ? non esci insieme ai tuoi amici?
 Si, qualche volta. Perché, vedi, loro hanno le loro ragazze e a me non va di stare con loro senza una mia compagnia femminile. Mi sembra di essere di troppo.
 Ma, tu non ce l’hai una ragazza
 Sì che ce l’ho. Ma lei verrà qui la prossima settimana
Stavamo parlando di queste cose, quando arrivarono gli zii ed, essendo ormai calato il sole, decidemmo di rientrare tutti in casa. Andai su, mi feci un’altra doccia e mi misi un miniabito che, pur non essendo elegante, mi stava discretamente bene. Abbastanza attillato da esaltare le mie forme, lasciava scoperte una buona parte delle gambe che erano lunghe e ben tornite.
Alla fine della cena, zia disse a Manlio
 Perché non porti fuori Ilenia stasera, così le fai conoscere un po’ di gente?
Lui mi guardò per cercare di capire cosa ne pensassi. Feci un cenno di assenso. Non volevo rimanere sola con gli zii e l’idea di conoscere nuovi ragazzi della mia età, mi allettava.
Mi prese per mano e mi portò con lui.
Mi disse che saremo andati in un locale, chiamato La Rotonda, dove si ballava con musica anni ’60 e ’70.
Nel locale, fui presentata ai suoi amici, e ci sedemmo ad un tavolo, ordinando della birra per tutti.
Manlio mi invitò a ballare. Non fu un vero e proprio invito, perché mi prese la mano e, tirandomi su, mi disse
 Andiamo a ballare
 No, Manlio, io non ho mai ballato.
 Dai, non importa. Basta che muovi le gambe seguendo il ritmo della musica e ti lasci andare. Sai, qui suonano solo lenti.
Andammo nella pista e iniziammo. Non sapevo come fare, ma mi sforzai di seguire i suoi passi e, in breve, imparai a muovermi, al ritmo dei vari ‘Sapore di sale’ e ‘Legata ad un granello di sabbia’.
La compagnia, tutto sommato, era piacevole. Gli amici erano simpatici e mi avevano messo a mio agio, ma io parlai soprattutto con Antonello e Chiara, una coppia di ragazzi che sentivo più vicino a me.
Saranno stati gli amici, la musica, o le due birre che avevo bevuto (non avevo mai bevuto alcolici prima di allora), fatto sta che ero allegra e mi sentivo leggera, mentre la serata scorreva velocemente.
Manlio, un po’ barcollante per aver bevuto del rum, oltre alla birra, mi invitò ancora a ballare.
Mentre ballavamo, mi strinse più del solito. Sentivo il mio seno schiacciato sul suo petto e, dopo qualche minuto, potei percepire il suo pene, duro e grosso, che, premendo sul mio bacino,. trascinava la mia fighetta a contrazioni sempre più umide. Mi lasciai andare a queste sensazioni, cercando di immaginarmi come potesse essere fatto.
Ballammo così per tutto il resto della serata. Alle due, la compagnia si sciolse e ritornammo a casa.
In camera, mi svestii, indossai la mia camicia da notte estiva, una camicetta leggera, trasparente, che mi copriva il corpo fino a due dita oltre la radice delle cosce e mi coricai.
Faceva caldo e mi venne sete. Decisi di scendere in cucina per bere un bicchiere d’acqua. Scendendo, mi accorsi che la stanza di Manlio era ancora accesa. Quasi senza rendermene conto, come attratta da una misteriosa forza, mi diressi verso la fonte di quella luce, mi fermai dietro la porta socchiusa e, dallo spiraglio rimasto aperto, vidi mio cugino nudo. Restai lì, ferma, come inebetita. Lo fissavo e mi eccitavo. Lui si girò ed io ebbi modo di vedere il pene. Finalmente ne avevo visto uno vero! Era grosso e lungo e doveva avere anche una certa consistenza perché rimaneva eretto. Lui lo prese con la mano e impresse dei movimenti di va e vieni, sempre più profondi e frequenti. La figa pulsava come non mai, mi sentivo bagnata e con le gote che avvampavano. Dopo qualche minuto vidi degli spruzzi liquidi che venivano fuori dal pene. Manlio restò qualche secondo immobile, poi riprese a lavarsi.
Me ne andai, se pure a malincuore. Avevo paura che lui potesse accorgersi della mia presenza.
Quando ritornai in camera, mi buttai subito nel letto. Meccanicamente, la mano corse verso la figa. Era bagnata fradicia. Mi titillai il clitoride, mentre uno stuolo di peni, di tutte le dimensioni, giravano attorno a me e si posavano leggeri sul mio corpo. Io li sfioravo, li toccavo, li abbracciavo. L’eccitazione che provavo era tanta che in breve raggiunsi l’orgasmo

Mi svegliai tardi l’indomani mattina. Indossai un costumino giallo, questo molto succinto, e scesi giù a fare colazione.
Ormai non c’era nessuno. Erano tutti andati al mare. Volli rimanere a bordo piscina perché non volevo andare in spiaggia: Non ero ancora abbronzata e il colorito della mia carnagione mi faceva sentire una malata, in confronto all’abbronzatura di zia e di Manlio. E poi, rimanendo in casa, non ero costretta a fare o a sentire i discorsi degli zii.
Mi sdraiai sul lettino e mi misi a leggere un libro. Dopo qualche minuto un
 Ciao! Dormito bene?
Mi fece trasalire.
Era Manlio, che, silenziosamente, era venuto alle mie spalle e, vedendomi lì, mi aveva rivolto la parola.

 Sì certo, risposi, perché?
 Ieri hai bevuto ed eri un po’ brilla. Non vorrei che avessi passato una brutta nottata, o che avessi il mal di testa.
 Niente di tutto questo. Ho dormito di sasso e, oggi, mi sento bene.
 Allora perché non sei andata in spiaggia?
 Perché non ne ho tanta voglia di farmi vedere così bianca e poi, sono un po’ imbarazzata con i tuoi genitori. Sai, non c’è molta confidenza tra di noi e non so di cosa parlare. Se, poi, sto zitta, do l’impressione di annoiarmi e mi dispiace perché loro sono stati così gentili da ospitarmi.
 Sì, è vero, anche io mi annoio con loro. Per fortuna che sei venuta tu, così posso scambiare qualche parola con una mia coetanea anche quando sono in casa.
Tacemmo per un po’
 Ti sei divertita ieri sera?
 Molto. Era la prima volta che andavo a ballare. Spero di non averti dato fastidio con la mia imperizia di ballerina
 Affatto. Sei stata, una compagnia molto piacevole. Poi sei anche una bella ragazza e mi hai fatto fare un figurone. Mi ha fatto proprio piacere ballare con te..

Vidi, attraverso la cortina dei miei occhiali scuri che nuovamente si era formato il gonfiore del suo costume. Sorrisi compiaciuta e stetti zitta.
Mi faceva piacere pensare che il pene di Manlio si ingrossasse per l’effetto che io procuravo a mio cugino, così finsi nuovamente di addormentarmi, mentre, invece, scrutavo le sue reazioni molto attentamente da dietro gli occhiali.
Vidi che aveva poggiato nuovamente la mano sopra il bitorzolone del costume, allora, divaricai le gambe in modo che lui potesse scorgere le pieghe dello slip, formate dal mio sesso. Lui abboccò. Non mi staccava gli occhi da dosso. La sua mano cominciò ad accarezzare, da sopra il costume, il membro. Ero felice, cominciavo ad eccitarmi anch’io. Pensai che mi mancava Stefy. Le sue mani, la sua bocca con la lingua che si intrufolava nei recessi più nascosti della mia intimità, la sua fica. Decisi di provare se anche con il sesso maschile potevo raggiungere gli stessi gradi di esaltazione. In fondo mio cugino mi piaceva proprio e avrei volentieri fatto quelle cosine con lui.
Lo lasciai cuocere nel suo brodo per qualche tempo, poi feci segno di svegliarmi. Lui retrasse subito la mano e mi sorrise.
Gli sorrisi anch’io, mi alzai e mi piegai per raccogliere il libro da terra, in modo che lui potesse scorgere il mio seno fino ai capezzoli attraverso il costume. Notai con piacere che Manlio aveva visto tutto, perché rimase a bocca aperta. Andai verso la piscina e mi tuffai, volevo che l’acqua fredda, calmasse i miei bollori.
La mattinata scorse così, senza che accadesse nulla di rilevante.

Dopo pranzo, decidemmo di ritirarci nelle nostre stanze per non rimanere fuori sotto la canicola asfissiante del primo pomeriggio. Quando gli zii andarono, salii anche io. Nelle scale mi accorsi che Manlio,cercando di non farmene accorgere, mi seguiva. Entrai nel mio appartamentino, lasciando a bella posta la porta semiaperta. Mi spogliai e, nuda, andai in bagno per fare una doccia. Mi accorsi che il cuginetto mi aveva seguito e si era messo in modo da vedere cosa facessi all’interno delle stanze. Entrai in bagno, aprii il rubinetto della doccia e cominciai a lavarmi. Con la coda dell’occhio vidi che dietro la porta, faceva capolino la testa del ragazzo. Feci finta di niente, mi girai in modo che lui potesse vedere tutto il mio corpo, poi cominciai a masturbarmi. Volevo restituirgli lo spettacolo che lui aveva offerto a me la sera precedente. Quando raggiunsi l’orgasmo, mi asciugai e mi andai a coricare, così, nuda, com’ero.
La testa di Manlio restò dietro alla porta per qualche minuto, poi, dopo aver sentito una specie di gemito, mi accorsi che non c’era più . Pensai che si era masturbato, che si era completamente soddisfatto e scoprii che ero una ragazza che non aveva il minimo senso di vergogna a mostrasi nuda anche a ragazzi di sesso opposto. Questi pensieri mi provocarono un brivido di piacere.

Quando mi svegliai, telefonai a Stefy per raccontarle tutto quello che mi stava accadendo.
 Sei proprio fortunata ad avere un cugino così. In questo modo, potrai fare esperienze anche sull’amore eterosessuale e non solo su quello saffico. Ti assicuro che io l’ho provato ed è anche quella una sensazione entusiasmante – mi disse quella puttanella.

Quella sera ritornammo nuovamente alla Rotonda sul Mare.
Questa volta, di tutti gli amici, c’erano solo Ilenia ed Antonello. Bevetti le mie due birre per raggiungere nuovamente lo stato di grazia della sera precedente e, mentre ballavo con Manlio , cercavo di stringermi di più a lui fino a sentire il suo pene premere sul mio pube,
Mentre ballavamo, guancia a guancia, decisi che era giunto il momento di bruciare le tappe. E sì, perche, da lì a qualche giorno sarebbe venuta la sua fidanzata e, se c’era lei, io, per forza di cose, non potevo più proseguire nel mio apprendistato.
 Ti stai divertendo? Gli chiesi.
 Sì, molto. Mi piace ballare con te
 Ma ti piace ballare con me, o ti piace il mio corpo?
Diventò rosso come un lampone
 Tutte e due le cose, mi rispose imbarazzato.
 Ma come fa a piacerti il mio corpo se non lo hai visto?
 Lo ho apprezzato quando scendi giù in costume, mentì lui
 L’hai apprezzato solo in queste circostanze? – Gli chiesi con il tono di chi vuole dire all’altro che non gliela sta raccontando giusta
Esitò.
 Si certo! Che cosa vuoi dire?
 Voglio dire che mi sono accorta che mi spiavi mentre mi facevo la doccia nel mio bagno.

Si fermò. Mise giù le braccia, chinò la testa.
 Mi devi scusare, Ilenia. Sono stato proprio un cretino: non so cosa mi sia successo. è stato più forte di me seguirti e guardarti mentre eri nuda. Ti prego di perdonarmi e ti giuro che non succederà più
 No, Manlio, non ti devi scusare perché a me è piaciuto molto essere osservata da te.

Vidi che mi fissava interdetto e aggiunsi
 Anzi, mi piaceva così tanto, che mi sono masturbata.
così. Cominciò a sudare e ad ingoiare a vuoto. Non sapeva cosa dire.
 Ti dirò di più, anch’io ti ho spiato quando facevi la doccia e ti masturbavi.

Ormai ero senza freni.
Fu troppo per lui. Si girò e andò a sedersi sul divanetto dietro al nostro tavolino.
Lo raggiunsi, mi sedetti accanto e, vedendo che aveva lo sguardo perso nel vuoto e non era più capace di alcuna reazione., gli misi la mano dietro la nuca, spingendogli la testa verso di me e lo baciai. Rispose al bacio, mi abbracciò. Io gli presi la mano e gliela poggiai su una tetta, poi misi la mia sulla sua patta.
La fica si allagò.

L’indomani trovammo nuovamente il modo per rimanere soli nella villa. Avevo detto a zia che per il momento preferivo restare a prendere il sole in giardino per potermi abbronzare bene prima di frequentare la spiaggia. Manlio disse che mi avrebbe fatto volentieri compagnia.

Rimasti soli, feci cenno a Manlio di venirsi a sedere sul bordo del mio lettino. Quando si sedette allungai la mano e feci scorrere le dita al di sotto del suo costume, toccandogli il pene. La pelle era tesa e liscia e quel grosso bastone era più duro di quanto avessi immaginato. In brivido di piacere mi percorse lungo la schien e la fica cominciò ad avere spasmi incessanti.
 Puoi togliermi il reggiseno, se vuoi ‘ gli dissi, percependo uno strano tono basso della mia voce e, rimasta in topless,
 Puoi toccarmi dove vuoi – continuai.

Mi abbracciò forte e poi, infilò un dito sotto il mio costume, cominciando a masturbarmi. Non era lo stessa cosa di quando me lo faceva Stefy, ma lui era un ragazzo e non poteva avere la nostra stessa sensibilità.
Io non indugiai oltre modo. Gli tirai fuori l’uccello e mossi la mano così come avevo visto fare a lui. Non ci volle molto che schizzi di liquido mi colpirono il seno, la pancia e le braccia.
Lui si ritrasse

 Scusa. Ti ho sporcato. Avrei dovuto spostarmi prima in modo da non combinare questo scempio. Aspetta che vado a bagnare l’accappatoio e ti pulisco.
 No! Non lo fare, gli risposi.
Infatti era proprio quello che volevo. Volevo, cioè, capire se il suo liquido avesse la stessa consistenza e lo stesso odore di quello di Stefy. Con un dito ne raccolsi un po’ dalla pancia e lo annusai. L’odore era completamente diverso. Questo era più forte e penetrante. Chissà com’era il gusto.
 No, senti sono molto imbarazzato per quanto è successo. Devo fare qualcosa per rimediare
 Non è successo niente. è normale che tu abbia avuto questa reazione ed è un principio di fisica che ha permesso che essa cadesse proprio addosso a me.
 Sei buona a non farmelo pesare, ma io in questo momento sono mortificatissimo

Gli sorrisi compiaciuta e, per fargli capire che per me non era assolutamente un problema, chinai la testa e gli leccai la goccia di sperma che si era ancora fatta strada sulla sua cappella.
Ebbe un sussulto. Il pene si ridestò immediatamente.
Mi piaceva anche questo liquido. Il gusto era forte non paragonabile ad altri. Un po’ salato, ma mi piaceva. Visto che era nuovamente diventato grosso, glielo cominciai a leccare. Lo misi in bocca e mossi la testa imprimendo gli stessi movimenti che avevo compiuto con la mano..
Dopo pochi colpi lui venne nuovamente e questa volta dentro la mia bocca. Per evitare nuovi problemi decisi di ingoiare tutto. In fin dei conti era un liquido sessuale come quello di Stefy, anche se di gusto differente, e come quello di Stefy lo ingoiavo..
Quando lo tolsi dalla bocca, lui mi guardò esterrefatto

 Sai che mi hai fatto un pompino?
 Non sapevo che si chiamasse così, ma mi è piaciuto molto fartelo.
 Sì anche a me è piaciuto molto, naturalmente.
 Ti è piaciuto perche ti piace come te l’ho fatto, o perché ti piace fartelo fare in assoluto.
 Mi piacerebbe farmelo fare in assoluto, anche se è la prima volta che una ragazza me lo fa
 Perché la tua ragazza non te lo ha mai fatto?
 No. è una ragazza schifiltosa e non mi permette neanche di venirle addosso.
Per quanta riguarda il tuo corpo, ti ripeto che mi piace moltissimo, anche se quello che mi piace di più è quello di Chiara, la ragazza di Antonello
 E tu con Chiara non hai mai fatto niente?
 Assolutamente no

Poi, dopo un attimo di esitazione aggiunse:
 Anche se Antonello mi ha detto che avrei potuto fare sesso con Chiara
 Ah! Ti ha detto proprio così? E tu perché non l’hai fatto?
 Perché lui vuole, in cambio, fare sesso con la mia ragazza e lei, quando glielo ho detto è andata fuori di testa e mi ha dato uno schiaffo.
 Perché Chiara lo avrebbe fatto?
 Antonello mi disse che lei era d’accordo perché le sono molto simpatico e le piaccio anche fisicamente

Questi discorsi mi eccitarono parecchio. Dissi a Manlio di masturbarmi. Mentre lo faceva, pensavo che forse avrei potuto aiutarlo a mettere in pratica questa sua fantasia.
Sì, mi dissi, ho alcuni progetti e, con l’aiuto telefonico di Stefy, sono sicura che ci riuscirò.

La sera con la mia amica progettammo un piano.

Passarono i giorni successivi molto in fretta. Io succhiavo Manlio e lui, in cambio, mi masturbava. Eravamo felici ed andavamo d’amore e d’accordo.
Non ero triste al pensiero che, una volta che fosse arrivata Valeria, la ragazza di Manlio, io avrei perso ogni possibilità di divertirmi con il cuginetto Anzi, il piano che avevamo definito con Stefy prevedeva anche il mio apporto attivo e, se tutto fosse andato come doveva andare, ci sarebbe stata molta trippa anche per la mia micina.
.
Il giorno in cui Manlio, con Zio Carlo andarono a prendere Valeria, gli dissi che, se mi avesse lasciato fare, io mi sarei mossa in modo che, in breve tempo, il suo sogno si sarebbe avverato e avrebbe potuto godere del corpo di Chiara. Mi sorrise e mi diede una pacca affettuosa nel sedere.

Valeria era una bellissima ragazza. Bella, disinvolta, spiritosa, La ammirai fin dal primo momento. Mi chiedevo perché Manlio, avendo a disposizione una meraviglia simile, volesse cederla al suo amico Antonello in cambio del corpo di Chiara. A vederla, la mia fighetta mi mandò dei segnali che mi ripromisi di accogliere una volta che si fosse presentata l’occasione.
A questo proposito devo dire per onestà che il piano elaborato da Stefy e da me, per quanto intrigante, si dimostrava di difficile esecuzione. Come potevo, infatti, sperare che una ragazza, cui faceva schifo lo sperma sulla pelle, avrebbe potuto accettare tutto quello che avevamo pensato? E sì, perché la volevo tutta per me, prima di farla usare da Manlio.

Nei primi due giorni cercai di fare amicizia con lei. Le parlai molto di me. Cercai di fare discorsi interessanti e, nel contempo, spiritosi, per ottenere la sua fiducia e la sua amicizia con il risultato che divenimmo inseparabili, salvo in certi momenti di intimità che trascorreva con Manlio.
Un detto popolare afferma che la fortuna aiuta gli audaci e questa dea mi venne incontro il martedì, quando zia Clotilde ci informò che lei e zio Carlo sarebbero partiti in mattinata per andare nella villa di sua cognata a Sabaudia e che sarebbero ritornati la domenica successiva

La sera proposi di andare a ballare alla Rotonda e così, dopo cena ci trovammo riuniti io, Manlio e Valeria con Antonello e Chiara attorno ad un tavolo di quel locale. Bevemmo parecchia birra ed eravamo su di giri. I ragazzi, veri cavalieri, a turno, facevano ballare anche me.
A mio cugino, mentre ballavamo dissi di fare bere molto Valeria e di lasciarla nelle mie grinfie perché avrei preparato il campo per la realizzazione del suo sogno. Mi sorrise e mi strinse.a sé. Sentii la durezza del suo membro e mi eccitai anch’io pensando, sia a quell’arnese, che a quello che avrei fatto con la dolce Valeria..
Ordinammo dei cocktail a base di rum e tequila, che cercai di bere con parsimonia, volendo rimanere abbastanza lucida nel prosieguo della serata, mentre, aiutata dal cugino ne feci bere molto a Valeria, che, ben presto andò in tilt.
Scherzando, la invitai a ballare. Lei, che non capiva più nulla accettò. Andammo in un angolo buio e nascosto della sala e cominciammo a ballare. L’abbracciai e me la strinsi più del necessario.. Le nostre tette erano schiacciate le une contro le altre ed i bacini strettamente a contatto. Appoggiai la guancia alla sua e ci lasciammo andare al ritmo lento de ‘Il Cielo in una Stanza’. Costatato che lei non cercava di allontanarsi dal mio abbraccio, le sfiorai con le labbra una guancia. Ebbe un piccolo sussulto che mi rese più temeraria. Scesi più giù e le baciai il collo. Percepii un brivido di piacere. Non potevo perdere tempo, ritornai con le labbra sulla sua guancia e le diedi un bacio tenerissimo, che lei dovette gradire, perché, con un sospiro, mi abbracciò più stretto. Adesso era lei che mi baciava le guance. Ne approfittati e poggiai le mie alle sue labbra. Ricambiò e lasciammo che le nostre lingue giocassero a rimpiattino allegre e contente.
Finita la musica ritornammo, mano nella mano, al tavolo. Manlio, che non si era perso un solo fotogramma della nostra performance, la prese e se la mise sulle ginocchia. La baciò e, volgendo lo sguardo nella mia direzione, mi strizzò l’occhio.

Quando Valeria ritornò a sedersi nel suo posto, sul divanetto, tra il suo ragazzo e me, vidi che Manlio si era messo ad accarezzarle una gamba, dopo averle sollevato un poco la minigonna. Ne approfittai e mi misi ad accarezzarla anch’io. Lei mi guardò e mi sorrise. Con molta circospezione infilai le dita sotto le mutandine e notai che la sua passerina era bagnata fradicia. La accarezzai ancora un po’, quindi mi alzai e

 è ora di tornare a casa, vero Manlio? Si è fatto tardi per noi.
 Certo Chiara. Domani dobbiamo alzarci presto e voglio andare a letto.

Ci alzammo, salutammo gli amici e andammo via.
In macchina, feci sedere dietro Valeria ed io mi misi accanto a lei.
Per tutto il tragitto ripresi ad accarezzarle la fica. Lei si tolse le mutandine ed allargò le cosce per permettermi di agire più convenientemente e, mentre noi ci davamo da fare, quel porco di mio cugino, di tanto in tanto, sbirciava, attraverso lo specchietto retrovisore, le nostre manovre.

Entrammo in casa. La ragazza, semiubriaca, barcollava vistosamente. Mi misi un suo braccio attorno al collo e dissi a Manlio.

 Tu, per stasera, vai nel tuo letto. A Valeria ci penso io, non ti preoccupare.

Anche se si aspettava una notte di sesso con Valeria, per poter sfogare l’arrapamento che noi due femminucce gli avevamo provocato in auto, Manlio acconsentì volentieri perché aveva capito che quello era lo scotto che doveva pagare per ottenere quanto da lui desiderato.

Salimmo al secondo piano, ma, invece di farla entrare nel suo appartamentino, la introdussi nel mio. La feci distendere sul mio letto e, delicatamente e lentamente, la spogliai. Lei si lasciava fare docilmente tutto. Poi mi spogliai anch’io e mi coricai vicino a lei

 Ti è piaciuto quello che ti ho fatto in macchina?
 Si certo che mi è piaciuto, se te l’ho lasciato fare.
 Vorresti adesso ricambiare?
 Mah. Veramente non l’ho mai fatto ad una donna. Sono ancora un po’ inibita

Le presi la mano e la portai sul mio sesso, già da troppo tempo gocciolante..
Lei, dopo un attimo di esitazione si mise ad accarezzarmi. Mi accostai ancora di più a lei e mentre la baciavo le carezzavo il seno sodo dai capezzoli duri ed eretti. Il polpastrello del suo dito medio cominciò a titillarmi il clitoride. Mi sentivo eccitata all’idea che quella era la prima volta di Valeria e lei lo faceva su di me. Mi dedicai anch’io a farle un altro ditalino e dopo una decina di minuti venimmo contemporaneamente. Ci abbracciammo e ci lasciammo trasportare dal sonno.

L’indomani mattina ci svegliammo ancora abbracciate. Lei, aprendo gli occhi ebbe un momento di smarrimento, come se non si raccapezzasse più, poi, mettendo a fuoco la mia figura, mi sorrise e mi abbracciò più strettamente. Ero desta, ma al centro di un sogno.

Sentivo dei rumori che venivano da basso

 Aspetta qui che vado a preparare il caffè.

Scesi, ancora nuda, e trovai Manlio, che, mezzo addormentato, faceva scaldare la macchinetta per il caffè espresso.

 Fanne uno anche per noi due e sali su a portarcelo
Gli dissi, con un sorriso d’intesa.

Ritornai in camera, mi coricai, misi una mano di Valeria sulla mia fica e una mia sul suo pube

 Ce lo prepara Manlio e ce lo porta su. Dissi ricoricandomi vicino a lei e mettendole nuovamente la mano sulla fica.

Quando giunse Manlio, e ci vide in quella posizione, ebbe uno sguardo tra il meravigliato e l’arrapato, poggiò il vassoietto con i caffè sul comodino, si tolse il costume che aveva addosso e si tuffò tra noi due.

Si trastullò con i nostri sessi. Io gli feci una sega e, quando mi accorsi che era ormai in tiro feci mettere Valeria a pecorina e indirizzai il pene di Manlio nella sua fica.
Lui non perse tempo: Con un sol colpo glielo ficcò dentro e comincio a stantuffarla, mentre io le facevo un ditalino e le leccavo i capezzoli. Lei gemeva ad ogni colpo che le veniva affondato e, grazie al pene di mio cugino e al mio dito venne in pochissimo tempo: Manlio continuò a scoparla: quando mi accorsi che stava per venire, glielo tolsi dalla fica, gli diedi due colpettini con la mano e lo feci eiaculare sulla schiena della ragazza.

 Guarda cosa ha fatto ‘sto maiale – dissi ipocritamente, prendendo nella mano parte del liquido versato da Manlio.
Lei, nel frattempo si era distesa a pancia in giù e stava godendo i postumi dell’orgasmo che aveva avuto. Mi guardò, come se la cosa non le interessasse e, facendo spallucce
 Beh. Pazienza.

Le spalmai lungo tutta la schiena il liquido che avevo raccolto. Ne presi dell’altro e, dopo averla fatta rigirare, glielo strofinai sulle tette.
Si lasciò fare, finchè il suo corpo non risultò tutta impiastricciato di sperma
 Annusa, le dissi, senti che buon odore che ha?

Fece di sì con la testa.

Andammo in spiaggia quella mattina. Trovammo gli amici, con i quali passammo l’intera giornata. Quando ci lasciammo, invitai Antonello e Chiara a venirci a trovare in villa l’indomani mattina.
Quella sera non feci nulla. Lasciai che i due fidanzatini si appartassero e facessero le loro cose tranquillamente.
Io, dal canto mio, mi preparavo per le giornate successive che sarebbero state molto impegnative.

Scrivetemi, per piacere, le vostre opinioni e critiche: grazie ad esse cercherò di migliorare in futuro.
[continua ] CAPITOLO 4’ – IL SOGNO DI MANLIO SI AVVERA

Giovedì mattina eravamo tutti e cinque sdraiati sui lettini a bordo piscina. Il sole era caldo e si chiacchierava del più e del meno.

 E se prendessimo il sole nudi? – Faccio io, propositiva.
 Io ci starei ‘ disse Chiara, che era la meno inibita ‘ purchè anche Valeria si tolga il suo costume
 Ma no, mi vergogno – fa Valeria, indicando con la testa Antonello
 Perché, cosa c’è di male. In fin dei conti questi due pezzettini di stoffa non coprono quasi niente, anzi rendono più provocanti i nostri corpi con il loro vedo e non vedo.

Mi tolsi il reggiseno del due pezzi che indossavo e diedi di gomito a Valeria per invogliarla a fare altrettanto.
Titubava, le slacciai la cordina che teneva su il suo due pezzi.
Sbruffando si tolse anche lei il reggiseno, seguita a ruota da Chiara. I nostri seni splendevano quasi, sotto i raggi del sole e di fronte agli occhi increduli dei due ragazzi
 Quello che prometto lo mantengo ‘ disse Chiara
 Bene! Adesso se i maschietti si tolgono il loro costume, anche noi ci togliamo gli slip.

Manlio e Antonello non se lo fecero ripetere due volte. Si alzarono e misero in mostra i loro due uccelli, che, eccitati, svettavano prepotenti.
Io li seguii e mi tolsi lo slip. Fece altrettanto Chiara mettendo in pubblico la sua fighetta ben depilata.
 No! Io non me lo voglio togliere ‘ Insistette Valeria

Io e Chiara la prendemmo di forza e la spogliammo completamente.
I nostri ragazzoni ci guardavano allibiti ed eccitati. Non avevano neanche lontanamente sperato di poter assistere allo spettacolo che offrivamo loro.
Restammo in silenzio ognuno disteso nel proprio lettino. Sbirciavo Valeria per vedere le sue reazioni e mi accorsi che, facendo finta di nulla, continuava a guardare il sesso, sempre eretto, di Manlio, mentre Chiara, senza ritegno, guardava con gli occhi sgranati ora l’uno, ora l’altro.
Quando ormai mi sembrò che la novità fosse da tutti metabolizzata
 Andiamo a fare il bagno ‘ gridai

Ci alzammo e ci tuffammo nella fresca acqua della piscina.

Sguazzavamo allegri nell’acqua. Facevamo i soliti scherzi che si fanno in simili circostanze. Ci spingevamo l’un l’altro sott’acqua, ci spruzzavamo l’acqua addosso e stupidaggini del genere. Poi, in un momento di pausa, quasi per gioco, spinsi Valeria addosso ad Antonello.. Lui, per non farle del male, la fermò, tenendola per le braccia, ma non poté evitare che i seni di Valeria si spiaccicassero contro il suo torace dell’amico. Fu un attimo di imbarazzo, di cui ne approfittai subito. Mi immersi completamente sott’acqua, presi il pene di Antonello e lo struscia tra le cosce di Valeria.
Per nulla turbata da questo approccio, Valeria se lo prese in mano e continuò l’opera che avevo iniziato.

Guardai Manlio, che a bocca aperta, osservava la scena e

 Cosa aspetti ad andare da Chiara? ‘ gli sussurrai.

Lei, immediatamente aprì le braccia per riceverlo e mio cugino le fu addosso.

Le due coppie continuarono il gioco abbracciandosi e baciandosi. Io decisi di uscire dalla piscina e di ricoricarmi sul lettino. Li osservavo e, contenta di come si erano messe le cose, diedi due colpetti affettuosi alla mia patatina.
Li vidi che uscivano, mano nella mano, dall’acqua e, con lo sguardo li seguii fin dove si appartarono.

Nel pomeriggio telefonai a Stefy per raccontarle l’accaduto.
 Ho l’impressione ‘ dissi ‘ che Valeria sia più troia di quanto voglia far credere, mentre Chiara è una maiala conclamata
 La penso anch’io come te. Mi piacerebbe venire questo fine settimana e partecipare ai vostri giochini.
 Anche a me piacerebbe, ma prima devo chiedere il permesso a Manlio.

Manlio acconsentì con entusiasmo

La sera andammo alla Rotonda per festeggiare l’avvenimento
Al ritorno, in macchina feci il mio solito lavoretto nella fica di Valeria, ma questa volta mi fermai prima che lei venisse: la volevo massimamente eccitata perché, a casa, volevo iniziarla ai rapporti orali
Eravamo distesi tutti e tre sul mio letto, quando Valeria sbottò

 Cosa mi è successo? Mi avete fatto fare oggi delle cose che mai avevo fatto prima
 Ma, se le hai fatte, vuol dire che ne avevi voglia ‘ feci io, prammatica
 Dai che ti è piaciuto scopare con Antonello, ammettilo

Stette zitta. Il pudore le impediva di parlare.

 Ammettilo Valeria. Quello che dice Manlio è la pura verità. Ho visto che il pene di Antonello ti eccitava e ho visto come eri contenta quando sei tornata dopo aver scopato con lui. Non ti interessava neanche che Manlio si fosse dato da fare con Chiara.
 Ma io amo Manlio e voglio ancora continuare ad avere rapporti con lui
 Ma chi ti dice che devi lasciarlo. Puoi continuare a stare con loro due insieme. E anche con me, visto che l’amore lesbico non ti fa schifo. Cerca di visualizzare il tuo corpo posseduto dai due ragazzi. Non credi che la tua sessualità sia così più completa?

Rimase in silenzio, con lo sguardo fisso in un punto lontano. Le toccai la fica e mi accorsi che era bagnata. Mi sembrò che fosse giunto il momento propizio

 Guarda, Valeria, com’è bello il cazzo di Manlio quando è così duro.

Lo guardò. Sorrise, allungò la mano e lo avvolse con le dita.

 Confermi anche tu che ti piace?
 Sì mi piace e, se devo dire, mi sto chiedendo se non mi piacciono tutti i cazzi.
 Allora, dai, vagli a dare un bacino sulla punta.

Si sollevò e, mentre io lo tenevo in alto, le si avvicinò alla cappella e le diede un bacino quasi sfiorandolo con le labbra. Quando spostò la testa un filino di liquido preorgasmico univa le sue labbra al pene del ragazzo.

 Adesso che hai rotto ogni indugio, dagliene un altro più appassionato.

Rimise le labbra a contatto con la cappella ed io, facendo forza con una mano sulla sua nuca, la costrinsi a infilarselo in bocca.
Imprimevo alla testa di Valeria un movimento ritmico di va e vieni, finche non fui sicura che lei avrebbe continuato a farlo autonomamente.
Ben presto Manlio venne riempiendole la bocca di sperma.
Lei scostò subito la testa e, tenendo chiusa la bocca, cominciò a gesticolare e mugugnare. Voleva alzarsi per andare a sputare in bagno il liquido.
 No ‘ dissi Stai calma. Non devi sputarlo. Devi ingoiarlo. In fondo, glielo devi al tuo ragazzo, dopo quello che hai fatto con Antonello.

Mi guardò con i suoi occhioni stralunati, sperando in un atto di clemenza. Fui inflessibile e lei inghiottì tutto. Ebbe un brivido che le fece scuotere la testa ed emise un gemito liberatorio.

 Sei stata brava. Pensi che sia stata una cosa tanto disgustosa?
 Effettivamente no ‘ Ammise con qualche riluttanza ‘ mi aspettavo che fosse peggio
 Perché il gusto non ti è piaciuto?
 Ma, non so. è un sapore molto particolare. No. Tutto sommato lo trovo buono

E andò a raccogliere anche il residuo di liquido spermatico che era rimasto nella cappella.

 Così hai fatto veramente bene ‘ le dissi ‘ Se ti piacciono i cazzi, come poco fa hai ammesso, ti deve piacere anche il loro succo.

Mi accorsi che nella sua fica facevano capolino gocce di fluido vaginale. Evidentemente si era molto eccitata nel fare il pompino a Manlio. Introdussi la testa tra le sue cosce e mi misi a leccare tutta la vulva. Quando mi accorsi, dal movimento del bacino, che la cosa le piaceva, cominciai a saettare la lingua sul clitoride.
Manlio, da parte sua, non stette con le mani in mano. Si accostò a lei, la bacio e si mise a torturarle i capezzoli. Ci volle poco che venne. Bevvi, golosa, tutto il suo nettare.

Ci addormentammo tutte e tre, felici per quanto avevamo fatto quel giorno.

Venerdì mattina andammo in Stazione a prendere Stefania.
Il mio cuore batteva all’impazzata all’idea che, finalmente avrei rivisto la mia amica e amante.
Quando Scese dal treno le saltai al collo e, incurante della gente che afollava la pensilina, l’abbracciai e le diedi un lungo, appassionato bacio sulla bocca.
Fatte le dovute presentazioni, andammo in macchina. Ci sedemmo noi due dietro e le andai addosso. Le tolsi le mutandine e il reggiseno e cominciai a leccarle la fica vidamente.
Lei rideva e mi masturbava. Le veniva facile perché non avevo messo gli slip sotto la minigonna..

Ci fermammo a mangiare in un’osteria sul lungomare e dopo andammo in villa.

Ci denudammo tutti quanti (ormai era naturale, per noi, rimanere in costume adamitico) e ci sdraiammo sui lettini per fare la siesta e prendere il sole.

Alle quattro arrivarono i nostri due amici. Manlio fece segno di chiudere a chiave il cancello di accesso alla villa e loro, vedendo da lontano che eravamo nudi, si tolsero subito il costume.

 Scusateci ‘ disse Antonello . ma dato che siete nudi tutti, abbamo deciso di venire anche noi senza vestiti.

Gli andai incontro e, come saluto, mi chinai e gli bacia l’uccello che era già duro, lo stesso feci con la fica di Chiara. Mi girai e

 Da adesso in poi, ci saluteremo sempre così, quando siamo soli.

La proposta fu accettata con u entusiasmo e così i due mi ricambiarono il saluto e procedettero con gli altri. Per inciso, devo dire che le labbra di Chiara sulla mia vulva mi avevano provocato una scossa di piacere.

Non c’erano abbastanza lettini per tutti e cinque, quindi, decidemmo di sdraiarci nel prato all’inglese dell’aiola vicino alla piscina.
Feci in modo di stare tra Stefy e Antonello, perché Stefy era da tanto che la desideravo ed ancora non avevo assaggiato il sesso del ragazzo.

Le mani di tutti cominciarono a lavorare. Io stavo bene attenta a cosa facesse la mia allieva Valeria.
La puttanella si era messa tra Manlio e Antonello ed aveva le mani sui sessi dei due ragazzi.
Visto che il ghiaccio era rotto, Mi chinai verso il pene di Antonello, e me lo misi in bocca. Valeria, dal canto suo, vedendo la mia manovra, cominciò a fargli una sega, mapolando l’asta che non entrava nella mia bocca. Stefy si infilò tra le mie cosce e prese a leccarmi la fica.
Guardavo, incuriosita gli altri attori. C’era Chiara che spompinava Manlio, il quale baciava Valeria. E sditalinava Chiara

Dopo un poco mi rivolsi a Valeria
 Dai, Vale continua tu, chè io voglio leccare la mia amica, perché è da tanto che non lo faccio.

Misi il cazzo di Antonello nella bocca di Valeria e la fica di Stefy nella mia.

Continuammo così finchè non venimmo tutti. Naturalmente Valeria ingoiò anche lo sperma di Antonello e Chiara fece lo stesso con quello di Manlio.

Dopo aver fatto un bagno ristoratore, Ci sdraiammo nuovamente per riposarci. Dopo circa un’ora Stefy andò dai due ragazzi e, prendendo i loro cazzi in mano si mise a masturbarli. Quando vide che erano nuovamente pronti li invitò a scopare con le loro rispettive ragazze.
Mentre loro si univano Stefy ed io ci sedemmo su un lettino e

 Però! ‘ disse ‘ non mi aspettavo di trovare un’atmosfera così calda
 Complimentati con me ‘ dissi mentendo ‘ perché ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie per condurre quella pappamolla di Valeria a questo punto. E questo non mi piace e quello non lo voglio fare e così mi vergogno. Cara mia, era uno strazio.
 Ah è così. Allora ce la lavoriamo in modo che faccia tutto quello che le chiedi di fare,
Tacemmo perché si avvicinava Valeria. Aveva finito di scopare e stava andando in piscina per pulirsi la fica grondande. La chiamai

 Valeria, vieni un po’ qua

Si girò e si diresse verso di me

 Cosa c’è?
 Vieni, avvicinati

Si avvicinò e quando fu a portata di mano, le misi le mani sulle due chiappe e mi avvicinai il suo bacino alla bocca. Bevvi tutto lo sperma che colava e leccai tutti i suoi fluidi che uscivano dalla fica.

 Adesso non hai più bisogno di andarti a pulire. Siediti qui vicino a me.

Arrivò anche l’altra coppia. Li feci venire da noi e

 Adesso fai a Chiara quello che ti ho fatto io poco fa

Mi guardò e, con aria di sfida, leccò e bevve dalla fica della ragazza

 E adesso pulisci anche il cazzo di Antonello

Si inginocchiò davanti a lui e glielo prese in bocca.

Ritornò anche Manlio, che, dopo aver scopato la sua ragazza era andato in bagno. Stefy lo chiamo
 Vieni, Manlio. Sollazzami con la tua lingua

Come un cagnolino, mio cugino si mise tra le gambe di Stefy e cominciò a lapparla finchè lei non venne.

Io chiesi a Chiara di fare lo stesso e lei, visto che Antonello con gli occhi la esortò ad ubbidirmi, si mise in bocca la mia fica e me la leccò: Anch’io, però, mi diedi da fare e, a seguito di questo sessantanove lesbico, venimmo entrambe.

Il pomeriggio passò senza ulteriori performances.
A sera, rimasti soli e dopo aver cenato con una pizza che ci eravamo fatti recapitare a domicilio, decidemmo di andare a dormire.

Infilai un dito nella vagina di Antonella e me la portai su. Lo stesso fece Stefy, prendendo il cazzo di Manlio e trascinandoselo dietro come un cagnolino a guinzaglio.

Ci coricammo in cerchio nel mio letto, mettendo ognuno la bocca nel sesso dell’altro e ci addormentammo.

L’indomani mattina mi alzai dal letto per prima e, per non svegliare gli altri, andai giù. Presi una poltroncina e mi sedetti nel prato accanto alla porta-finestra della cucina.
Come sono diventata ‘ pensai ‘ qualche mese fa ero in un college svizzero al quale i miei genitori mi avevano iscritta per farmi diventare una donnina a modo, ben educata e adesso mi ritrovo a comportarmi senza pudore, facendo sesso con maschi e femmine indistintamente e, soprattutto facendo delle cose che le brave donnine non dovrebbero fare. Ho ridotto ad una puttana anche una ragazza che tutte quelle cose neanche si immaginava di fare.
Però anche le altre due non erano santarelline. Si erano mostrate completamente nude, avevano scopato davanti a tutti, avevano lesbicato senza ritegno. Evidentemente non aspettavano altro che qualcuno le liberasse dalle loro inibizioni e dai loro tabù. E i ragazzi? Non avevano esitato a scambiarsi le loro rispettive fidanzate e come godevano a vederle fare porcate. Non vorrei che mi fossi spinta oltre ogni limite.

Assorta nei miei pensieri, quasi in dormiveglia, sentii una lingua che frugava nella mia fica. Aprii gli occhi e, in ginocchio, ai miei piedi c’era Valeria. Si era ricordata del modo di salutare che avevamo concordato il pomeriggio precedente.
Le accarezzai la testa e

 Vammi a fare un caffè, per piacere. Fanne uno solo per me perché voglio che mentre io lo bevo, tu continui a leccarmi come una cagnetta.

In silenzio, si alzò andò in cucina e ritornò con la tazzina fumante in mano.

 L’avevo già preparato per te, perché avevo avuto la stessa tua idea.

Mi porse la tazzina e si inginocchiò di nuovo e riprese a leccarmi.

Dopo che le venni in bocca

 Adesso puoi andarti a preparare il tuo

Si alzò e ritornò in cucina.

Nel frattempo, anche gli altri vennero giù. Stefy ordinò a Manlio di preparare la colazione. Cosa che lui fece immediatamente. Si sedettero attorno al tavolo, mentre Valeria ed io, che già avevamo preso il caffè, ce ne stavamo sedute in disparte.

Vai a fare un pompino a Manlio, così lui vede quanto gli vuoi bene ‘ dissi a Valeria, che in quel momento era intenta ad accarezzarsi la fica. Si alzò, si mise in ginocchio sotto il tavolo, prese in bocca il pisellone di mio cugino e si mise a ciucciare.
Stefy mi guardò e mi fece un sorriso d’intesa..
Quando finirono la colazione Stefy ordinò a Manlio

 Vieni qui e fottimi, che ho voglia di cazzi

Lui non se lo fece ripetere due volte. Tolse il pene dalla bocca della fidanzata e andò dietro alla mia amica, che nel frattempo si era messa a pecorina, poggiando i gomiti sul piano della cucina.
La scopò per qualche minuto, poi, quando si accorse che lui stava per venire

– Vai a versare il tuo sperma addosso a quella troiona della tua ragazza

Sobbalzai. Non volevo che quei modi fossero troppo bruschi e villani tanto da creare una reazione negli altri due e mandare i nostri progetti in aria.

Lui uscì dalla fica, si posiziono sopra Valeria, si masturbò un po’ e la inondò di sperma raggiungendola nei seni e in faccia. Lei raccolse tutto con una mano e se lo mise in bocca, ingoiando tutto.

Per quel giorno decidemmo di non forzare di più la mano e li lasciammo fare tutto quello che volevano.

Loro si ritirarono in camera.
Ritornarono dopo un paio d’ore soddisfatti

– Volete che vi facciamo ancora qualcosa? Si informò Valeria

Rispondemmo di no, grazie, andava bene così

– Perché, vedete ‘ aggiunse Manlio ‘ noi vi siamo grati, soprattutto ci sentiamo in debito nei confronti di Ilenia, per essere riuscite a liberarci dalle nostre incertezze, tabù e prevenzioni: Ci siamo accorti di non essere mai stati più felici ed uniti di così e siamo disposti a fare tutto ciò che desiderate per farvi contente.

Li ringraziammo e li assicurammo che ne avremo certamente approfittato. Anzi, che io avrei usato Antonella , mentre Stefy avrebbe usato Manlio, così come avevamo fatto quel mattino.
Ci baciarono entrambi. E si sedettero di fronte a noi, mostrandoci i loro sessi come segno di sottomissione.

Quel sabato non vennero i nostri due amici perché erano stati invitati al matrimonio di un cugino di Antonello, perciò ce ne restammo in casa per conto nostro.

– Ma, Ilenia ‘ mi disse ad un certo punto Valeria ‘ tu fino ad adesso hai goduto solo facendoti masturbare con le mani e con la lingua. Hai preso i cazzi solo in bocca. Perché non ti fai scopare anche tu?

Aveva colpito nel segno, quella troietta.

– è vero. Ancora non mi sono fatta scopare perché sono vergine e tale voglio rimanere. Non voglio utilizzare, per il momento, la mia fica a quello scopo.
– Ma c’è il culo ‘ azzardò Manlio ‘ perché non dai via almeno quello?
– Ci ho pensato . risposi sinceramente ‘ ma non è ancora giunto il momento giusto. Ho ancora troppo paura di avere male. Ma non è detto che un giorno non proverò ad usarlo.
– E tu sarai il primo a farmelo aggiunsi dopo un momento di esitazione.

Il suo cazzo si impennò e Valeria lo nascose subito nella sua bocca: Poi, si alzò da dove era seduta, si sedette sulle sue gambe e se lo indirizzò dentro la fica.
Nel pomeriggio, dopo il riposino pomeridiano, Stefy, per ammazzare il tempo, propose di fare un gioco. Già, ma quale?. Dopo qualche proposta, fu accettato quello che aveva lanciato Valeria.

Si sarebbe giocato a scala quaranta. Chi vinceva avrebbe potuto usare il corpo di tutti gli altri, a suo piacimento, per raggiungere quanti orgasmi voleva.

Si presero le carte e, nel parco, cominciammo a giocare. La partita durò a lungo, ma alla fine, vinse quel porco di mio cugino.
Tronfio per la vittoria conseguita, ci volle tutte attorno a lui. ci palpeggiò ad uno ad uno le fiche e, come si scelgono i meloni al mercato, selezionò quella di Valeria.
Volli che appoggiasse la testa al mio pube e mi leccasse la fica, con il suo bacino sollevato si fece infilzare dal cazzone di Manlio. Le diede una decina di colpi, poi la allontanò e fece segno a Stefy. Anche lei si mise nella stessa posizione assunta prima da Valeria e, mentre mi leccava, veniva scopata. Lui raggiunse l’orgasmo assieme alla mia amica e Valeria, questa volta senza che nessuno glielo dicesse, andò a prendere tutto quel ben di dio che fluiva dalla vagina della nostra amica.
Per farle vedere che avevamo apprezzato la sua iniziativa, Stefy ed io ci mettemmo io davanti e lei di dietro, a leccarle la vulva, finchè anche lei non venne nelle nostre bocche.

Passammo tutto il resto del pomeriggio ,in questo modo. Ogni volta che il cazzo di Manlio era eretto, noi donne a turno ne approfittavamo e nel frattempo ci facevamo effusioni a vicenda. Finchè non dicemmo a Manlio e a Valeria di lasciarci perdere per quel giorno e di pensare a loro stessi.
I due piccioncini (li possiamo ancora definire così?) non se lo fecero ripetere due volte. Si abbracciarono, si baciarono, si leccarono e si scoparono per il resto della serata. Era uno spettacolo vederli così innamorati l’uno dell’altra.

Andammo a letto. Loro due volevano venire con noi, ma fummo irremovibili. Che se ne stessero per i fatti loro e godessero della loro intimità per quella notte.
Noi avremmo goduto della nostra. Stefy sarebbe andata via l’indomani ed io la volevo tutta per me.

CONTINUATE A MANDARMI I VOSTRI COMMENTI E SUGGERIMENTI. QUESTI ULTIMI, SPERO, DI POTERLI INSERIRE NELLA SECONDA PARTE DEL RACCONTO. PER FAVORE, SCRIVETEMI ANCORA. Mi svegliai con il magone. Quel giorno Stefy sarebbe andata via e chissà quando l’avrei rivista.
Scesi giù. C’era già Valeria che, sentendomi scendere, mi aveva preparato il caffè. Me lo servì, come le avevo ordinato il giorno prima e, quando lo ebbi bevuto tutto, si allontanò dalla mia fica e si andò a bere il suo.
Quando scesero gli altri due, mi accorsi che lo stato d’animo di tutti marcava verso il brutto tempo. Stefy era mogia per gli stessi miei motivi e Manlio, con il pisello penzoloni, rsentiva del superlavoro del giorno prima.

Ci andammo a distendere accanto alla piscina, quando arrivarono gli altri due. Entrarono dal cancello, si spogliarono e ci vennero a salutare. Ci baciammo a vicenda i genitali e poi andammo a sdraiarci sul prato, questa volta uno di fronte all’altro per dare modo ad ognuno di godere della vista del sesso degli altri.
Mentre quello di Antonello era ritto come una bandiera, quello di Manlio era sempre depresso. Vedere il pisellone del cugino così ridotto mi fece tenerezza. Dissi a Valeria di andare accanto a lui e di tenerglielo in mano. Lei ubbidì e stette sdraiata a cosce larghe e con il pisello in mano. Ogni tanto Chiara si alzava e andava a stuzzicarlo con la lingua per vedere l’effetto che gli faceva, ma dopo un po’, visto che il risultato che riusciva ad ottenere era nullo o di breve durata, ritorno accanto al proprio ragazzo e si servì di quello.

Tanto per riscaldare l’ambiente, ordinai a Valeria di farsi scopare da Antonello, mentre io avrei pensato al pene di manlio. Così fece. Stefy, andò a leccare la fica di Chiara e Chiara si mise in modo da poter leccare la mia. Godemmo tutti: chiesi a Chiara, anche se non era in mio potere, di andare a pulire la fica di Valeria e lei lo fece volentieri e bevve tutto lo sperma di Antonello.

Facemmo il bagno in piscina e poi, i due ragazzi dissero che bisognava brindare alla salute di Stefania che sarebbe partita prima del pomeriggio.
Andarono dentro a sturare una bottiglia di champagne e, tornati con i calici in mano. Ci mettemmo in cerchio e bevemmo alla salute di tutti noi.

Come regalo di commiato, tutti le leccammo la fica ed Antonello in più la scopò.

Per passare il tempo, si fece il gioco della bottiglia, che nel frattempo avevamo svuotato con sommo gusto, del suo contenuto.
Ci siamo messi in cerchio, con le gambe incrociate in modo da mettere in evidenza i sessi e poi la facevamo girare. Quello che veniva indicato dal collo della bottiglia doveva fare qualcosa a quello che veniva indicato nel giro successivo.

La bottiglia additò per prima Antonella; il giro successivo Manlio. Lei si alzò, lo raggiunse e prendendo con due dita quella cosa floscia, si rivolse a noi ed alzò le spalle, con l’aria di dire ‘ ma cosa ci posso fare con una cosa così?-. Lei si chinò, lo mise in bocca e gli fece un pompino. Devo dire che doveva essere molto abile in questo compito perché, seppure dopo molto tempo, riusci a farselo venire in bocca.
Applaudimmo tutte entusiaste. Lei ci disse che per quelle poche gocce che era riuscita ad ottenere potevamo evitare. Ridemmo tutti di gusto.

Il giro successivo toccò ad Antonello e in quello dopo ancora, a Valeria. Lui si alzò, andò verso Valeria, la mise a pecorina e la scopò. L’orgasmo che raggiunsero fu entusiasmante per tutti ed applaudimmo un’altravolta.
Restammo so Stefy ed io. Non c’era bisogno di fare girare la bottiglia. Ci sdraiammo nel prato e ci mettemmo a sessantanove. Quando venimmo ci mettemmo a piangere. Quello era l’ultimo orgasmo che ci saremmo procurate.

Si era fatto tardi. I due amici si rivestirono e Chiara propose

– Sentite tutti l’idea che ho avuto. A me sembra buonissima. Dobbiamo andare tutti all’università e, penso che andremo nella stessa città. Perché non spingiamo i nostri rispettivi genitori ad affittare un appartamento abbastanza grande per andare ad abitarlo tutti insieme? In fin dei conti le spese si dividono fra tutti ed è meglio che stiamo con persone che conosciamo, invece di coabitare con chi non conosciamo.

Un boato di liberazione e di gioia accolse questa proposta.

Rimasti soli dissi a Stefy

– Andiamo su, chè ti aiuto a preparare la valigia

Mi sorrise
– Ma quale valigia. Ero così sicura di restare per tutto il tempo nuda con voi che non ho portato altro che lo spazzolino da denti.

Fu tanta la gioia quando andai a prenderla alla stazione che non mi ero accorta che era senza bagagli.

Pranzammo nella stessa osteria di due giorni prima e andammo insieme alla stazione ad accompagnare Stefy.
Quando il treno si stava allontanando Manlio le disse

– Allora, intesi, se riusciremo a mandare in porto l’idea di Chiara, sappi che quello che ti abbiamo detto ieri mattina sarà sempre valido.

Arrivarono gli zii. Cenammo e mi andai a coricare subito dopo. Feci segno a Valeria di seguirmi. La feci coricare con me e le dissi

– Cerca di alleggerire la mia depressione.

Lei seppe cosa fare durante tutta quella notte che passammo insonni.

I miei erano ritornati dalla loro crociera. Io ritornai a casa perché saremmo ripartiti per passare il resto delle vacanze nella villa che avevamo in Liguria.

Mantenni rapporti telefonici con tutti gli amici della Toscana e, devo dire, che quei minuti trascorsi al telefono con loro bilanciavano la profonda noia che mi pervadeva nell’intera giornata passata con i miei genitori e con i loro amici.

CONTINUATE A MANDARMI I VOSTRI COMMENTI E SUGGERIMENTI. QUESTI ULTIMI, SPERO, DI POTERLI INSERIRE NELLA SECONDA PARTE DEL RACCONTO. PER FAVORE, SCRIVETEMI ANCORA. Ci demmo appuntamento per quel giorno di ottobre davanti al municipio della città sede dell’Università.

Manlio, Valeria ed io andammo insieme, dato che abitavamo nella stessa città. Non ci eravamo più visti da luglio e mi commossero entrambi per le feste che mi fecero quando mi videro. Stabilirono di dividersi esattamente in due l’onere della guida, in modo che l’altro potesse stare dietro con me per godermi e farmi godere.
E così fu. Iniziò a guidare Manlio

– Così tu me la prepari per quanto toccherà a me ‘ disse a Valeria, scherzando.

Ci sedemmo dietro e, dopo aver superato il casello, lei mi abbracciò forte. Mi prese una mano e me l’accompagnò tra le sue cosce e sul seno per dimostrarmi che non aveva messo indumenti intimi per facilitarmi il compito se avessi voluto usare il suo corpo per il mio godimento. Sinceramente, io non ero stata così previdente e così mi tolsi gli slip e il reggiseno per essere in pari con lei.

Si inginocchiò sul sedile (la macchina era abbastanza larga e permetteva questa posizione) e intrufolò la testa tra le gambe. Cominciò a leccarmi lentamente ed efficacemente, tanto che dopo poco tempo cominciai a dimenare il bacino. Dopo essere venuta, la baciai, riprendendomi in bocca il gusto dei miei fluidi. Ricambiai il servizietto, leccandola a mia volta. Lei non fu discreta come me:e venne, facendo urla sovrumane che spaventarono persino il conducente, che fece sbandare leggermente l’auto.

– Ehi! Andateci piano lì dietro. Disse ridendo.

Mi affacciai verso il sedile anteriore e vidi che lui si stava massaggiando il pene già ritto e duro e che teneva fuori dalla patta dei pantaloni.
Pregai Valeria di andare a guidare lei e di lasciare il posto al suo ragazzo. Lui fermò e si venne a sedere accanto a me. Non fece in tempo a sedersi che già le mie labbra si erano impadronite del suo cazzone. Cominciai un pompino, che doveva essere favoloso, considerate i colpi e i gemiti che faceva.
Dopo pochi chilometri, mi venne in bocca. Ingoiai tutto senza chiedere a Valeria se ne volesse un po’ anche lei. Poi ritornai a leccare la cappella ancora turgida, ma che stava rientrando lentamente dentro al suo cappuccio di pelle, raccogliendo gli avanzi e procurando scosse di piacere al cuginetto..
Decidemmo di smettere per il momento ed arrivammo ben presto a destinazione.

Passeggiando, aspettammo che ci raggiungessero gli amici, che avrebbero fatto il viaggio in treno: sarebbero venuti solo Antonello e Chiara, perché Stefy era rimasta in casa ad accudire la madre che si era presa la prima influenza di stagione.
– Fate voi ‘ mi aveva detto per telefono ‘io non posso venire. Ma, a me sta bene tutto quello che decidete voi, purchè lo decidiate bene’ eh, Ilenia?

Dopo circa mezz’ora che eravamo lì, arrivarono anche gli altri due. Le indescrivibili effusioni che ci demmo fecero girare dalla nostra parte le teste degli allibiti passanti.

Decidemmo di andare a vedere prima i probabili alloggi, poi di andare a pranzo e, nel primo pomeriggio, dedicare del tempo per noi in qualche posto appartato dove imboscarci.
Gli appartamenti papabili, erano due. Noi, senza indugio decidemmo per uno perché aveva le stanze da letto più grandi, era in una buona posizione decentrata ma con un’ottima vista ed aveva anche il termo autonomo. Costava di più, ma i nostri genitori erano benestanti e potevano permetterselo.
Questo alloggio era una piccola villetta monofamiliare in un complesso di ville a schiera. Da un piccolo giardino di proprietà si accedeva all’interno in un ampio ingresso. Sulla sinistra la cucina abitabile ed una stanza da letto e sull’altro lato un salone. Di fronte all’ingresso, il bagno con tutti gli accessori. Avremmo detto ai nostri genitori che nella stanza da letto più piccola sarebbero stati i due ragazzi, mentre nel salone ci saremo messe noi femminucce con tre letti. Era fatta. Avevamo deciso. Nell’agenzia, firmammo il contratto, demmo la caparra e, usciti da lì, andammo a mangiare.

Seduti attorno al tavolo stabilimmo le regole.
Dunque, nell’ingresso si sarebbe messo un divano, nella parete di fronte all’ingresso, tra la porta del salone e quella del bagno. In questo modo, ma mano che arrivavamo dalle lezioni, ci saremmo spogliati e, a cosce aperte avremmo aspettato quelli che venivano dopo, che dovevano salutarci baciandoci le parti intime.
Nel salone avremmo messo veramente tre letti, ma legati tra loro, in modo che non si potessero dividere sotto il nostro peso e su questi avremmo dormito e fatto sesso tutti insieme in promiscuità.
Per tutto il tempo che eravamo in casa saremmo dovuti stare nudi ed ognuno a disposizione degli altri.
I ragazzi avrebbero potuto scopare chi volevano tranne me, perché volevo rimanere vergine.
– Un momento! Protestai io. Il fatto che voglio mantenere la fica vergine non vuol dire che non si possano utilizzare altri buchi
– Cosa vuoi dire? ‘ fece Antonello, fingendo di non aver capito.
– Voglio dire che potrei, se vincessi la paura, farmi scopare il culo, così come mi aveva suggerito Valeria una volta.

Questa mia eccezione ringalluzzì tutti gli astanti. Continuammo il pranzo in silenzio, eccitati per le prospettive che si erano aperte. Sentivo la fica bagnata, così come quella di chiara e di Valeria. Gliele avevo toccate da sotto il tovagliolo che tenevano sulle gambe, furtivamente, per non farmene accorgere dagli altri avventori.

Usciti dal .ristorante, andammo fuori città. Trovammo un sentierino sterrato in un bosco e vi entrammo. Posteggiammo sotto una grossa quercia.

Io che durante il viaggio non avevo fatto altro che sgrillettare le due ragazze che erano con me nel sedile, spinsi la testa di Chiara tra le cosce e mi feci leccare, mentre Valeria andò davanti e andò a sedersi sul cazzo ritto di Antonello. Manlio, vedendo nello specchietto retrovisore la posizione assunta da Chiara, uscì dalla macchina, aprì lo sportello posteriore e la scopò alla pecorina.
La macchina dondolava sotto i colpi che i nostri bacini davano e dentro regnava un’assoluta confusione di gemiti e di parole inarticolate che venivano dalle gole di tutti.

Quando ci fummo saziati, Valeria e Chiara pulirono i membri dei loro rispettivi ragazzi, ci ricomponemmo e ripartimmo.
In macchina, durante il ritorno dissi

– Ragazzi ,ho deciso veramente di farmi fare il culo. A questo proposito, ti prego, Manlio, di comprarmi due dildo, uno piccolo ed uno un po’ meno grosso del tuo uccello in erezione e, mentre ci sei, comprane uno del tipo strap-on

A casa, telefonai a Stefy e le raccontai tutto. Fu entusiasta della mia decisione di sacrificare il culo
– Voglio essere io la prima a sverginarti.
– No, Stefy, purtroppo per te, l’ho già promesso a Manlio
– Uhm! Sei la solita ingrata
– Vuol dire che sarai tu a introdurmi per prima i dildo per allargarmelo. Sai ho detto di comprameli del tipo strap-up

Fu molto contenta per questa mia promessa, ma rimase molto addolorata per non aver potuto partecipare all’orgetta automobilistica.

PER FAVORE, SCRIVETEMI ANCORA. Ci eravamo dati appuntamento per l’ultimo fine settimana di ottobre per portare nella nostra casa tutti i mobili, che, non più usati, si trovavano dimenticati nelle cantine.
Io, con l’aiuto di mio padre ero riuscita a raccogliere una scaffalatura, due sedie, un letto e due pensili da cucina, oltre a coperte e alcuni set di lenzuola.
Manlio, alcuni lampadari, tre sedie ed un letto. Valeria aveva ottenuto, oltre ad alcune sedie, anche un letto matrimoniale, appartenuto ai suoi nonni. Stefy avrebbe portato dei mobili componibili da cucina e il divano che volevamo mettere in anticamera. Anche Antonello aveva un letto matrimoniale e una piccola libreria. Chiara portava solo delle sedie e dei lampadari.

Il venerdi mattina, Antonello affittò un grosso furgone vi stipò le sue masserizie e quelle di Chiara e partì per andare a prendere le robe di Stefy, di Manlio e di Valeria.
Quando arrivarono da me, ormai era pomeriggio inoltrato. Spipammo i miei mobili nel furgone e andammo a mangiare una pizza. Per quella notte i tre, che venivano da città diverse, presero una camera in Hotel.

Nel mio lettino, non stavo nella pelle per l’agitazione. Pensavo a quando saremmo stati tutti insieme, liberi, nella nostra villetta e cercavo di immaginare ciò che in quel momento i tre stessero facendo in albergo. Mi dovetti masturbare due volte per calmare i miei bollori.

L’indomani mattina, di buon ora partimmo. Oltre che con il furgone andammo con la macchina di Manlio. Stefy volle fare il viaggio insieme a Antonello, Mentre io, Valeria e Chiara andammo in macchina con mio cugino.
Mi misi dietro e volli, accanto a me, Valeria. In autostrada, cominciai a masturbarla e mi feci leccare la fica finchè non venni. Chiara, nel frattempo, masturbò Manlio e bevette il suo orgasmo.
Sì, ragazzi, tutto procedeva per il meglio ed io avevo dei progetti organizzativi piuttosto stuzzicanti.

Arrivammo nella villetta a metà mattino. Scaricammo la roba, mettemmo i due letti matrimoniali, uno accanto all’altro, nella stanza grande, vi accostammo anche il quinto lettino. Non c’era più spazio, ma cosa importava? Non avremmo dovuto ballare in quella stanza, almeno non sul pavimento. Disponemmo gli altri mobili nel resto dell’appartamento. Fissammo i pensili.
Poiché si era fatto tardi, mangiammo un panino al bar e poi, di corsa a comprare i materassi, i cuscini, le lenzuola e le coperte.
A sera, la casa era abitabile. Eravamo felici e ci abbracciammo tutti.

Andammo in un vicino ristorantino. C’erano pochi clienti. Unimmo due tavolini e ci sedemmo per mangiare

 Dovremmo stabilire – dissi io, che ero la più organizzativa del gruppo ‘ delle regole di comportamento per rendere più facile la nostra convivenza.

Decidemmo che, com’era ovvio, avremmo diviso tutte le spese inerenti l’affitto, gli alimentari, la luce, il gas e quanto fosse necessario per l’igiene della casa e nostra.
I talloncini delle spese sarebbero stati tenuti in una scatola. A fine mese ci saremmo fatti i conti e avremmo portato ai nostri genitori la fotocopia dei ticket, come giustificativo di quanto da noi sostenuto.

Per quanto riguarda il comportamento che avremmo tenuto tra di noi stabilimmo che, ferme restando i diritti che ognuno di noi aveva acquisito sugli altri avremmo dovuto:

1. Era dovuto il massimo rispetto reciproco. Non potevamo fare nulla che non ci fosse concesso, perché era sì importante, raggiungere la nostra massima soddisfazione, ma questa doveva risultare dalla somma del piacere ottenuto più il piacere offerto.
2. Avremmo dovuto coricarci tutti nello stesso lettone, dove potevamo fare ciò che più ci faceva piacere.
3. Che tutti gli atti sessuali si dovessero fare pubblicamente
4. Avremmo dovuto rimanere in casa sempre completamente nudi
5. Quando qualcuno rientrava, chi era già in casa si sarebbe seduto sul divano, mettendo in evidenza il proprio sesso perché il rientrante si potesse mettere in ginocchio davanti a lui/lei e baciarlo. Poi si sarebbe andato a spogliare e, ritornato davanti al divano, avrebbe anche lui/lei avuto il corrispettivo omaggio da parte di chi era seduto.
6. Prima di rientrare, bisognava avvertire con uno squillo di telefono, tutti gli altri, in modo che chi era in casa, avrebbe avuto modo di sedersi sul divano
7. Poiché eravamo quattro donne e solo due maschi, questi non potevano avere rapporti omosessuali di nessun genere, neanche nelle effusioni di benvenuto.
8. I rapporti orali tra le ragazze sarebbero, invece, stati libero per tutti i giorni

Antonello volle e ottenne che non si dovesse mai indossare biancheria intima di alcun genere, quando si usciva insieme.
Io aggiunsi che Chiara e Valeria, potevano essere scopate solo dal loro rispettivo ragazzo, tranne il giovedì, quando si sarebbe potuto fare lo scambio di coppie. Per i rapporti orali e le masturbazioni, invece, potevano farle con chi volevano.
Valeria ricordò che lei avrebbe ubbidito a qualunque cosa riguardante il sesso io le avrei ordinato di fare.
Stefy aggiunse che, per non sporcare oltremodo le lenzuola, le ragazze avrebbero pulito con la bocca i sessi di coloro che avevano raggiunto l’orgasmo. A questo ci saremmo attenute anche noi due che non avevamo un ragazzo nostro.
Inoltre, lei voleva essere scopata da un ragazzo. Si stabilì che il lunedì l’avrebbe fatto Antonello e il mercoledì, Manlio.
Antonello disse che chi studiava era esentato dagli obblighi sessuali istituzionali

Queste decisioni avrebbero avuto validità a partire dal sei novembre, quando tutti ci saremmo riuniti per iniziare la nostra vita in comune

Ci eccitammo a questi discorsi e non vedevamo l’ora di rientrare in casa per poterci dare alla pazza gioia

A casa, volli succhiare il cazzo dei due ragazzoni, poi ci coricammo e, mentre le due coppie si misero a scopare per i fatti loro, io e Stefy ci mettemmo a sessantanove e ci soddisfacemmo più volte.

L’indomani mattina mi alzai, come al solito, presto. Sgattaiolai in modo da non svegliare nessuno e mi andai a sedere in cucina.
Arrivò dopo un paio di minuti Valeria.

 Ciao, Vale non dormi più?
 No, mi sono svegliata e, non avendoti visto, sono venuta per prepararti il caffè

Le sorrisi e le carezzai le tette. Non aveva dimenticato le buone abitudini la ragazza.
Quando il caffè venne su, me lo servì, si inginocchiò tra le mie gambe e mi succhiò il clitoride. Poi lo bevve anche lei.

Andai in bagno, chiusi la porta e mi sedetti sul water.
Ben presto tutti si erano alzati e cominciarono a bussare alla porta. Anche loro avevano premura.
Mi affrettai a finire quello che stavo facendo, aprii la porta ed uscii. Mi sentivo sporca, non avevo avuto modo di fare il bidè.

Quando la processione verso il gabinetto finì, si sedettero attorno al tavolo per fare la colazione.

 La cosa non può continuare in questo modo ‘ disse Manlio ‘ perché se ancora può andare bene adesso che non abbiamo impegni, quando dovremo frequentare le lezioni, ci sarà casino. Dobbiamo per forza regolamentare l’accesso al bagno.
 Non si può regolamentare una cosa del genere ‘ disse Stefy ‘ ognuno ha un’urgenza propria
 Sentite ‘ disse Chiara ‘ Ho un’idea, ma bisogna che tutti noi siamo d’accordo perché è piuttosto dura da mandare giù
 Tutto quello che si dovrà fare sarà fatto ‘ aggiunse Valeria, che cominciava a provare piacere ad ubbidire a quello che le si diceva di fare
 OK. Allora nel bagno si potrà tutti entrare, anche quando c’è qualcuno che lo occupa.

Riflettemmo a lungo su questa proposta: Esulava da ogni libertà che avevamo avuto fino a quel momento.

 Io ci sto. Era la solita Valeria che l’idea di vedersi seduta nel cesso, mentre gli altri si lavavano, aveva stuzzicato la sua fame di umiliazione.

Seguendo la scia di Valeria tutti acconsentimmo.
 Sì, però, obiettò Manlio ‘ la porta del bagno deve sempre rimanere aperta. Altrimenti qualcuno di noi, ed io per primo, si sentirebbe imbarazzato ad entrare se la porta rimane chiusa.
Fu approvato anche questo emendamento.

 E la doccia la faranno due per volta, per risparmiare tempo e denaro. E anche per renderla più piacevole
Un coro di sì, conferì l’unanimità alla decisione.

Questi discorsi mi avevano suscitato fame di fica. Presi Chiara e me la portai nel lettone. Le feci un ditalino e, quando venne, continuai con la lingua, finchè non raggiunse un altro orgasmo.
Ormai si era fatto tardi ci vestimmo, controllammo che nessuno di noi indossava indumenti intimi e andammo ad un ipermercato aperto anche la domenica.
Acquistammo le provviste, che riportammo a casa, mettendole al loro posto.

Rifacemmo il viaggio di ritorno in silenzio. Eravamo tutti tristi alla sola idea di lasciarci, se pure per qualche giorno.
Partii da casa con la mia macchina. Avevamo deciso di portare tutti il proprio mezzo di locomozione per essere più liberi di muoverci per andare all’università o altrove. Avevo portato alcuni libri, qualche oggetto personale e i vestiti: qualche abitino, delle camicie, dei maglioncini, giacconi per l’inverno, poche mutandine, che avrei messo solo per andare all’università e nessun reggiseno. Non ne avevo bisogno, le mie tette restavano ben dritte in avanti anche senza alcun ausilio.

Davanti a me c’era l’autostrada che mi sembrava più lunga del solito.
per la prima volta in vita mia, sarei andata ad abitare in un posto dove ero completamente libera di fare quel che volevo. Ricordai tutte le volte che andavo in college, accompagnata da mio padre e già allora, pur con le ferree regole della scuola, mi sentivo libera dalla presenza dei miei. Erano delle brave persone, non posso dire di no, ma avevo l’impressione che, ormai abituati alla mia assenza da casa, mi guardassero, se non proprio come un’intrusa, come un qualcuno di vagamente estraneo al loro menage.
Man mano che procedevano mi arrivavano gli squilli del telefonino che mi avvertivano che qualcuno era già a destinazione. Il primo era stato Manlio, poi Valeria (evidentemente avevano fatto la strada insieme).
Sorrisi e accelerai, non vedevo l’ora di arrivare. Sentivo la fica che, vispa, pulsava.

Dopo circa mezz’ora suonò nuovamente il telefono. Non era un avvertimento. Accostati e mi fermai per rispondere. Era Antonello

 Allora arrivi?
 Sono per strada. Sto per arrivare ‘ lo rassicurai

La fica ormai era irrequieta. Mi dovetti fermare ad una piazzola per masturbarmi, altrimenti, lei non mi avrebbe fatto continuare il viaggio. Visualizzai i cazzi dei due maschioni e le fiche e le tette delle ragazze. Venni quasi subito.
Ripartita, accelerai la corsa. Ero l’ultima ad arrivare perche sapevo che Stefy non ci sarebbe stata perche era dovuta rimanere a casa ad accudire alla madre che andava peggiorando a vista d’occhio.

Finalmente arrivai. Presi le valigie ed entrai.
Erano tutti là, seduti sul divano, con i loro sessi esposti. Sorrisi andai loro incontro, mi inginocchiai e leccai tutti. Nell’altra stanza, quella con un solo lettino, he fugeva da spogliatoio, mi tolsi quello che avevo addosso e ritornai dagli amici che omaggiarono la mia fica, ancora bagnata dei liquidi emessi con l’orgasmo in autostrada.
Misi a posto le mie cose e, contenta mi presentai a loro allargando le braccia per dire che da quel momento mi sentivo a loro disposizione.

 Vai a vedere cosa c’è sotto il letto ‘ mi disse Manlio
 Cosa c’è?
 è una sorpresa. Vai a vedere a ritorna subito qui.

C’era un pacco regalo. Lo presi e comnciai a scartarlo nel mentre che andavo a raggiungerli.

Aprii lo scatolone anonimo e, dentro c’erano tre dildi^
 Oooh ‘ feci ‘ che grossi questi due qua.
 E sì Valeria ne ho preso anche uno più grosso del mio cazzo, seguendo il consiglio del commesso

Mi ero documentata su internet su come preparare il buchino alla sodomizzazione e mi ero fatta un programma preciso, che prevedeva tempi lunghi.

 Dai, andiamo di là che comincio a metterti il più piccolo ‘ disse Antonello
 No! Per quello l’ho già promesso a Stefy e ho promesso anche a Manlio che sarà lui il primo a sverginarmi il culo
 E già, disse Valeria – e noi cosa facciamo?
 Voi potete prepararmi in altro modo. Anzi, visto che dobbiamo bruciare le tappe, cominceremo già da stasera
 Senza Stefy? Era Chiara che parlava
 Si quello che dovrete fare, lo potete fare anche in assenza di Stefy

Andammo a mangiare in ristorante perché ancora era tutto sottosopra e non avremmo potuto cucinare per benino.
Mi sedetti tra Valeria e Chiara, in un lato del tavolo. Di fronte a noi, i due ragazzi.
Le mie amiche avevano indossato entrambe un minigonna vertiginosa e, si sedettero in modo che potessi intravedere la loro fica pelosa.
Durante tutto il pasto le toccai ogni volta che ero sicura che nessuno potesse vedere, per cui, alla fine eravamo tutte e tre ben eccitate.
A casa, ci spogliammo in fretta e ci buttammo sul lettone. I due ragazzi si misero a scopare le loro rispettive fidanzate, mentre io accostavo la fica ora ad uno, ora all’altro per farmela leccare.
Quando vennero ogni ragazza andò a pulire il cazzo del ragazzo dell’altra coppia. Io mi dedicai alle loro fiche, mentre Valeria si sentì in dovere di nettare la mia.
Schiacciammo tutti un pisolino. Quando mi svegliai sentii l’intestino che borbottava. Andai a sedermi nel water, avendo cura di lasciare aperta la porta.
Dopo un po’ entrò valeria. Mi venne davanti e mi abbracciò

 Sono felice, Ilenia
 Anche io Vale
 è tutto merito tuo. Ho pensato a che vita piatta facevo con Manlio, prima di conoscerti
 Perchè io? che vita facevo nel college
 Figurati che provavo schifo a solo toccare lo sperma di Manlio e adesso bevo, non solo il suo, anche quello degli altri

Le sorrisi.
 è bello fare le cose con amore e dedizione, così come le facciamo noi

Girai lo sguardo verso la porta e vidi Antonello con il suo manganello che, eccitato dalla vista che le offrivo, era ben dritto e duro

 Dovrei fare pipì
 Non ho ancora finito. Vieni qui

Si avvicinò, lo spostai in modo che mi fosse di fronte, allargai le gambe, lasciando uno squarcio tra loro e la tazza del cesso, gli presi in mano l’uccello e, con qualche difficoltà, lo orientai in modo che lui potesse fare pipì in quell’apertura. M piaceva l’urina che zampillava, così provai a spostare l’asta, dirigendo il getto sulla mia fica. La sensazione di quel liquido caldo che scorreva tra le labbra del mio sesso, mi piacque molto.
Nel frattempo era entrata anche Chiara. Feci avvicinare anche lei e le dissi di ripulire la cappella del fidanzato. Lei lo fece leccando e assaporando il nuovo gusto che entrava nella bocca.
Niente. Ero riuscita solo a far pipì. Volevo andare di corpo, ma tutta quella compagnia mi aveva inibito. Mi alzai e Valeria venne a pulirmi di sua spontanea volontà.
 Tutto quello che esce da te è nettare per me ‘ mi disse.
L’abbracciai. I suoi capezzoli, a contatto con i miei mi diedero un brivido di piacere.
Le due ragazze si misero sotto la doccia e, mentre si trastullavano, entro Manlio

 Che succede? ‘ disse ancora assonnato.
 Niente ‘ gli risposi ‘ Vuoi fare pipì?

Annuì
 Vieni che ti faccio vedere che nuovo gioco abbiamo trovato.

Gli presi l’uccello, mi avvicinai alla doccia e gli dissi d urinare
Lui, ormai abituato alle mie stranezze, lo fece. Indirizzai l’urina addosso a Valeria che, aspettandoselo, si era scostata dall’amica. Quando finì, lei si chinò e gli pulì la cappella.

 Bene. ‘ disse Valeria leccandosi le labbra. Da ora in poi possiamo fare sempre così ognuno di noi si farà fare la pipì addosso dal rispettivo fidanzato, che noi puliremo con la nostra lingua

Furono tutti entusiasti

 Ed io? Chi mi pulirà?
 Continuerò a farlo io, naturalmente ‘ mi rispose Valeria
 D’accordo. E Manlio pulirà la fica di Stefy

Telefonai a Stefy per avere notizie di sua madre
 Come vuoi che stia. Ormai peggiora di giorno in giorno. Il medico ha detto che purtroppo siamo giunti al termine. Verrò, pertanto, dopo che tutto sarà finito
Le raccontai delle nostre nuove decisioni che a lei, disse, andavano bene e ci salutammo tristemente.

Quella sera cenammo in casa. Era ora, finalmente. Per farmi passare la tristezza, volli che Chiara si sedesse vicina a me e mi masturbasse, con la mano libera, dalla posata. Lei lo fece e, quando venni, Valeria andò sotto il tavolo per pulirmi con la sua lingua.
Mi piacevano le attenzioni che Valeria mi offriva.

Quando andammo a letto, dichiarai la mia intenzione di preparare il mio culetto. Mentre Antonello e Chiara scopavano per conto loro, mi msi con la testa tra le cosce di Manlio, cominciando a succhiargli il cazzo e chiesi a Valeria di leccarmi il buchino, in cambio, Manlio l’avrebbe sditalinata.
Continuammo per una decina di minuti, finchè Antonello non venne nella fica della sua ragazza, che, approfittando che Valeria era andata a Pulire la cappella, si chinò verso di me continuò lei l’opera. Mi piaceva la lingua di Chiara: era più morbida di quella di Valeria.

 Mettila dentro il buchino ‘ le dissi

Lei lo fece, ma dovette fermarsi, dopo pochi millimetri. Mi feci infilare la lingua di Valeria. Lei sì che si mise di buzzo buono e riuscì a penetrare ancora di più, forse perché la sua era resa più scivolosa dai fluidi che aveva raccolto nella cappella di Antonello.

Andammo avanti ancora per qualche giorno. Ormai, avevamo perso ogni nostra intimità. Facevamo tutto in piena libertà, senza porci problemi di alcun tipo.
Avevamo acceso il riscaldamento per poter rimanere sempre nudi e, nonstante la consuetudine, la vista dei nostri sesso così generosamente esposti, ci dava sempre la carica.

La telefonata di Stefy che annunciava la morte della madre ci mise in costernazione. Nessuno di noi la conosceva, ma partecipavamo al dolore della nostra amica, come se, fosse mancata qualcuno della nostra stessa famiglia. Continuavamo a fare le nostre cose, più per abitudine o per non mandare in rovina tutto quello che avevamo costruito, ma non c’era più la gioia dei primi giorni. Aspettavamo, come una catarsi l’arrivo di Stefy tra noi per poterla riabbracciare e per dimostrarle tutto il nostro affetto.
Erano cominciate le lezioni all’Università e noi ragazzi ci riuscivamo a frequentarci solo la sera. . Ci davamo dentro per recuperare quello che non eravamo riusciti a fare durante il resto della giornata. Io ero sempre alle prese con il mio culetto. Ormai, Chiara e Valeria facevano con le loro lingue veri e propri miracoli. Valeria, addirittura riusciva a farmela penetrare quasi tutta dentro il retto. Questa condizione eccitava oltio i maschietti che si scopavano le loro fanciulle senza ritegno. Anche io ne approfittavo e succhiavo i loro cazzi con avidità.

Una sera, prima di cenare ricevemmo gli squilli che annunciavano l’imminente arrivo di Stefy.

Le telefonai

 Stai arrivando ‘ le chiesi
 Sì. Fra pochi minuti sarò da voi
 Perché hai fatto squillare i nostri elefonini?
 Perché voglio che tutta proceda per come avevamo stabilito. Voglio essere una dei vostri a tutti gli effetti. Solo così penso di poter superare questo momento di sconforto.
Aggiungemmo un posto a tavola e ci sedemmo sul divano con le cosce allargate.

Lei entrò e ci fu un applauso. Piangendo venne a salutarci come si doveva, andò a spogliarsi e ricevette il contributo delle nostre lingue.
L’abbracciai e la tenni stretta a me finchè non fu pronto per cenare.

Non volle cenare. Perché era stanca, disse. Chiara si sdraio sopra il tavolo, mise un paio di cucchiai di minestra sul suo pube e le disse di mangiare da lì. Lei accettò. Per la carne, la tagliammo a piccoli pezzetti, che potessero entrare nella sua bocca, la mettemmo tra i peli di Chiara e Valeria, impugnando i cazzi dei due ragazzi, riuscì a portarglieli in bocca. Mangiò in questo modo quasi tutto. Ci alzammo e notammo che era più rinfrancata. Volle fare gioire con la sua lingua le due ragazze per ringraziarle della loro dedizione.
Andammo a letto. Nessuno osò scopare. Le feci vedere i dildo che mi erano stati regalati e, ridendo, disse che l’indomani sera mi avrebbe fatto sua.

L’indomani mattina andò in bagno e fece come, ormai, facevamo noi tutti. Siccome era un po’ lenta si fece fare la pipì nella fica da ambedue i ragazzi. Antonello diede una piccola spinta a Chiara e lei capi. Ando tra le cosce di Stefy e la pulì.lei volle che continuasse finchè non le venne in bocca. Io feci la doccia con Antonello e ne approfittai per fargli un pompino: Anche Stefy, invidiosa, fece un pompino nella doccia a Manlio.
Insomma, si poteva ricominciare.

L’indomani, che era domenica, volli che si cominciasse a dilatare sul serio il mio sfintere.
Dopo colazione, ordinai che tuti si disponessero come desideravo in modo da distrarmi durante l’introduzione del dildo.

Mi feci leccare il culo abbondantemente dalle due ragazze, poi Valeria mi spalmò intorno e dentro al buchetto del luan. Serviva da lubrificante e da analgesico

Misi il cazzo di Manlio nella bocca di Chiara; quello di Antonello nella bocca di Valeria. Questa mi porgeva la sua fica da leccare, mentre io stavo in posizione pecorina per porgere il culo a Stefania,

Quando riuscì ad indossare lo strap-up, scoppiammo in una fragorosa risata.
Cominciammo le nostre azioni orali. Quando mi sentii abbastanza eccitata, feci segno alla mia inculatrice di iniziare. Strusciò la punta del dildo nella fica per bagnarlo bene con i miei umori, poi salì lentamente verso l’ano. Cercavo di rimanere rilassata. Mi distraevo guardando i miei compagni e respiravo profondamente.
Stefy appoggiò la punta sul buchetto, poi, pian, piano, andando avanti con il bacino lo fece procedere lentamente dentro. Sentii un certo dolore solo quando fu tutto dentro. Dissi di fermarsi e di toglierselo dalla cintura.
Avevo voglia di spingerlo via, ma mi imposi di trattenerlo. Dopo una trentina di secondi, quella sensazione passò. Adesso stavo con quel coso dentro senza ulteriori fastidi. Decisi di tenerlo almeno una decina di minuti. Valeria, eccitata oltremodo da quella sodomizzazione, che, pur non riuscendo a vederla per la posizione cui l’avevo costretta, tuttavia poteva viverla intimamente per le modificazioni della mia bocca e delle mie linguate, venne. Man mano che i ragazzi venivano, volli che le ragazze riversassero dalle loro bocche nella mia, il liquido spermatico che avevano raccolto.. le ringraziai leccando loro a turno la fica.
La sera, quando ci coricammo, me lo feci rimettere dentro, decisa a tenerlo tutta la notte.

Man mano che i giorni passavano, sentivo il mio sfintere che si rilassava sempre più.
Adesso avevo deciso che mi sarei fatta allargare il buco con le dita. Naturalmente me lo doveva fare la mia Valeria, ma dovevano partecipare tutti.
Tutti si sarebbero messi, per tacita intesa, come io volevo. Ed io volevo che Chiara mi leccasse la fica, il cazzo di Manlio nella sua bocca e quello di Antonello nella mia. Stefania, per famri contenta, sapendo quanto io amassi Valeria, leccava la fica di questa. In cambio sarebbe stata scopata, alla fine, da uno dei due ragazzi. Valeria ormai era riuscita ad introdurmi dentro i due pollici e con questi mi dilatava il buchino. La dilatazione dello sfintere mi suscitava un treno di impulsi piacevoli, che mi facevano venire in continuazione, finchè esausta non mi facevo infilare il dildo nel culo da Stefy e mi addormentava estenuata.

Passammo al dildo intermedio. Fu come farlo entrare nel burro. Pertanto, me lo feci ficcare solo per poche sere. Infine, quello più grosso. Qui ci furono dei momenti penosi, ma poi, una volta che lo sfintere si abituò a quelle dimensioni fu molto piacevole.

Finalmente venne il gran giorno. Volli che già dalla sera prima Manlio mantenesse a riposo il proprio cazzo per poterlo avere ben duro.

Quella sera erano tutti intorno a me com per assistere ad uno spettacolo entusiasmante. Valeria, la mia vestale, mi leccò bene, prima la fica, per farmi eccitare e, poi, il culo, spalmò, con movimenti ieratici, il luan attorno e dentro all’ano. Prese in bocca il cazzo di Manlio, lo umettò per bene e me lo appoggiò al buco.
Manlio era lì. Aveva paura. Aveva paura di farmi male e di non riuscire nell’impresa. Anche per lui era la prima volta che inculava una ragazza. Dissi di cominciare pure. Spinse la punta dentro e si fermò. Valeria continuava a leccargli le palle, per fargli mantenere l’erezione, casomai ce ne fosse bisogno. Ad un mio cenno, continuò si rifermò nuovamnte quando sentì un ostacolo. Era quello il punto più problematico, passato il quale sarebbe stato piacevole. Gli stanti trattenevano il respiro e non si sentiva volare una mosca. Feci un altro cenno e lui, con un colpò secco, superò l’ostacolo. Cacciai un urlo che raggelò i miei amici. Strinsi i denti, ma pregai Manlio di non molare. Lui cercò di mantenere la pressione e, quando glielo consentii andò avanti fino ad infilare tutta l’asta. Era fata. Ormai ce l’avevo nel culo e potevo rilassarmi. Inspirai ed espirai alcune volte poi dissi di cominciare. Lui prese a stantuffarmi. La dilatazione e laa pressione che sentivo nell’intestino mi fece venire due volte. Ma anche per lui non durò a lungo perché, forse per l’emozione, venne quasi subito. Restò lì dentro, aspettando che si afflosciasse, poi, lentamente uscì fuori. Restai a pecorina ancora qualche minuto. Sentivo che gli altri commentavano sollevati l’accaduto. Valeria, che nel frattempo si stava masturbando venne rumorosamente. Mi sollevai. Sentivo il seme di mio cugino che rigirava nel retto. Dovevo espellerlo. Dissi a Valeria di coricarsi sotto di me e glielo rigettai sulla pancia. Era commovente quella massa gelatinosa nel ventre della ragazza. Lei se la guardò e se la spalm’ su tutto l’addome e nelle tette. Tutto questo eccitò oltremodo Manlio che volle incularmi anche lui.
Mi misi in posizione e lo ricevetti. Questa volta entrò facilmente, come se il mio culo fosse una bocca. Andò dentro e fuori a suo piacimento, facendomi venire un numero di volte che non riuscirò mai a precisare. Anche lui venne in breve tempo. Ripetei la stessa operazione di emissione sulla pancia di Chiara. Le due ragazze, ancora imbrattate dello sperma che mi era uscito dal culo, si abbracciarono felici e lo leccarono l’una, all’altra.
Seguì un tripudio generale. Il mio sesso e quello dei due ragazzi furono omaggiati da Stefania, Valeria e Chiara.
Eravamo tutti sporchi. Andammo a fare la doccia tutte e cinque insieme.

Ce l’avevo fatta. Anche io avrei potuto essere scopata, anche se da un’altra porta.

Quella sera dunque ha rappresentato per me una ulteriore pietra miliare nella mia sessualità.
Dopo che ci fummo ben lavati, tutti mi vollero prendere in braccio. Ognuno seduto sul divano mi faceva mettere a pecorina di traverso alle loro gambe e mi davano delle affettuose pacche nel sedere.
Dapprima erano amichevoli, ma poi, divennero sempre più forti : le mie povere chiappe divennero ben presto rosse e da lì sentivo il calore propagarsi fino al cervello, passando dalla mia figa. Ridevamo, ma cominciavo ad eccitarmi. Essere sculacciata da tutte quelle mani mi piaceva proprio. Non trovai nulla di male, se aveva goduto il mio buchetto ad essere profanato, perché non dovevano godere anche le chiappe?
Fu Stefy ad accorgersene per prima delle mie condizioni

 Guardatela come gode questa ragazzina ad essere sculacciata.
Tuttti mi infilarono le dita per accertarsene e, una volta che si sincerarono della veridicità, mi sculacciarono pi forte.
 Basta ‘ disse Manlio ‘ Non è nei nostri patti. Se continuiamo così cadiamo nel sado-masochismo ed è una cosa che non vogliamo e dobbiamo fare
 è vero ‘ acconsentirono gli altri.
Con mio grande disappunto smisero. Mi venne vicina Valeria

 Dai, non te la prendere. è per il tuo ed il nostro bene che abbiamo smesso. In fondo Manlio ha ragione: dobbiamo porci dei limiti, altrimenti andremmo sempre più oltre e ci faremo del male. Sai, anche a me piace essere umiliata e mi piacerebbe che mi percuotessi, ma non te l’ho mai detto perché avrei avuto paura per il futuro.

 Cosa intendi per essere umiliata?

 Essere trattata come una cagnolina, non come un gatto

 E, se io ti trattassi così?

 Lo puoi fare. Ne ho anche parlato con Manlio e lui è d’accordo. Purchè lo faccia solo tu e solo su di me. Gli altri non dovranno mai farlo, né con me né con gli altri. Deve essere una cosa solo tra noi due.

 Bene farò in modo che la tua lingua diventi per me la lingua di un cagnolino e ti ordinerò di stare a cuccia sempre vicino a me, quando non sei indaffarata con Manlio.

 Ma questo già l’ho fatto anche se non me l’hai mai chiesto.

 Mi ero accorta che eri così solerte nei miei confronti, ma mi sembrava che fosse per affetto, non per sottomissione

 Era affetto. Come quello che nutrono i cani per la loro padroncina.

Queste parole mi fecero rabbrividire di piacere.
 Bene, leccami la fica, allora
Si inginocchiò davanti a me e cominciò l’opera.
Passò di lì Manlio guardò la scena e lei gli strizzò l’occhio. Lui capì, il pene gli si irrigidì, la mise a pecora e la scopò, mentre lei continuava a leccarmi

Da quel giorno volli che lei dormisse tra me e Manlio. Avevo così le mie due più dolci amiche vicino, Valeria e Stefania, anche se dormivo sempre abbracciata con quest’ultima che era la mia amante ufficiale.

Un giorno che eravamo soli in casa, Manlio mi parlò

 Come va con Valeria?
 Bene, così come con tutti voi. Stiamo andando tutti d’amore e d’accordo
 Certo, ma io intendevo riferirmi alla sua sottomissione nei tuoi confronti
 Ah! Anche quello va bene. Valeria è una ragazza dolcissima e fa tutto quello che le chiedo di farmi o di farsi fare
 Sai perché ti ho fatto questa domanda? Perche lei ha come l’impressione che tu non voglia approfittare di lei
 Credo di aver approfittato tanto di lei, quando mi faccio leccare mentre bevo il caffè o quando mi faccio pulire dopo aver fatto pipì. e poi hai potuto constatare anche tu cosa le avevo fatto fare quando preparavo il culo alla sodomizzazione
 Ecco questo è il punto. Lei vuole essere sodomizzata. Ma solamente da te e non da nessun altro, neanche da me
 E tu vuoi che lo faccia?
 Se questo è il volere di Valeria, perché no?
 Se questo è quello che vuole, lo farò. Ma quando siamo sole noi due o noi tre. Non voglio che anche gli altri si sentano in diritto di fare queste pratiche. Altrimenti ricadremmo nuovamente nel sado masochismo. Ti ricordi cosa stava per succedere l’altro giorno, se tu non avessi fermato il gioco?
 In effetti è stata Valeria a darmi l’idea. Soffriva nel vederti umiliata a quel modo
 A proposito, tu come pensi che stiano andando le cose?
 Benissimo mi sembra di essere nel paradiso terrestre. Ne parlavo giusto ieri con Antonello. Lui era allibito per come si comportava Chiara e per come si comportava lui stesso. Quando mi aveva proposto tempo addietro lo scambi di coppia, non si aspettava che Chiara, pur avendogli dato la sua disponibilità avrebbe avuto quell’atteggiamento con tutti noi
 E ne ha sofferto?
 Al contrario. è rimasto entusiasta. Mi diceva che continua a provare piacere nello scopare con Chiara, gli piace che lei scopi con me , mi faccia pompini, così come gli piacciono tutte le lesbicate che fa con voi tre. Anzi, mi ha detto che rinuncerebbe volentieri ai pompini che Chiara gli fa in cambio di quelli che gli fa Stefy.Poi è impazzito letteralmente per il tuo culo
 E tu, come sei messo con Valeria?
 Praticamente allo stesso modo. La continuo a considerare la mia ragazza, anche se la condivido con voi tutte e mi piacerebbe che tu la umiliassi di più.
 Va bene. Lo farò, ma ti ripeto, solo se non ci sono Antonello e Chiara
 Ah! A proposito, Ilenia. Anch’io impazzisco dalla voglia di incularti.

I telefonini suonarono annunciandoci l’imminente arrivo di Chiara.
Ci sedemmo sul divano e aspettammo che lei ci salutasse e si facesse salutare. Se il mio culo faceva impazzire i due ragazzi, la lingua di Chiara faceva impazzire me. E forse, se ne era anche accorta perché da un po’ di tempo a quella parte avevo notato che mi leccava più frequentemente. Decisi di parlargliene a quattr’occhi.

La sera, a tavola comunicai che il mio culo era a disposizione di Manlio il martedì e di Antonello il venerdì. Avrebbero, però, potuto utilizzarlo una sola volta per sera

Era proprio venerdi e Antonello ne approfittò subito dell’occasione. Per svuotare il retto, volli che Valeria mettesse la bocca sotto il mio culo, così le potei versare dentro tutto il contenuto, che ingoiò avidamente.

L’indomani mattina, quando venne per servirmi il caffè volli che lei mi leccasse i piedi. Lo fece con molta dedizione, passando la lingua tra un dito e l’altro e succhiando gli alluci come se facesse loro un pompino. Poi, mi feci leccare la fica come ogni mattina.

Quel mattino feci in modo di rimanere sola con Chiara.

 Chiara vorrei parlarti un pochino
 Dimmi Ilenia. C’è qualcosa che non va in me?
 No! Assolutamente no. Anzi. Ho notato che da un po’ di tempo mi vieni a leccare più spesso, cogliendo ogni occasione per farlo
 Sì è vero. E se lo faccio e perché mi fa piacere farlo più di una volta
 E perche?
 Per due motivi
 Il primo?
 Perché facendoti fare il culo da Antonello, lo rendi felice. Lui per poterti inculare farebbe carte false
 E il secondo?
 Perché ho notato che ti piaceva molto che lo facessi. Forse più di ogni altra. E siccome avevamo stabilito che il nostro piacere era dato dalla somma di quello che ricevevamo più quello che davamo, ti devo dire che a me faceva veramente piacere. Scusami il bisticcio di parole, ma sono emozionata a dirti queste cose

La abbracciai e mi sfregai i suoi capezzoli contro i miei con soddisfazione.

Quando venne Stefania, le raccontai quello che mi aveva detto la sera precedente Manlio

 Se loro vogliono che tu la tratti da cagnetta, fallo. Credo che sia una cosa bella da farsi. Però, dovrai volerle bene come se fosse veramente un cucciolo e la devi trattare in questo modo sempre
 Ho già detto che lo farò solo quando non ci saranno né Chiara, né Antonello. A proposito, sai che Antonello ama il mio culo e i tuoi pompini, tanto che li preferisce a quelli di qualsiasi altra?

Sorrise inorgoglita.

Le settimane passarono veloci. Eravamo stati sempre insieme, tranne la quindicina di giorni delle vacanze di Natale, che Stefania, non volendo rientrare in casa da sola, fu ospitata a casa nostra. Per me era come una sorella e, devo dire, che anche i miei l’accolsero con affetto.
Adesso però gli esami di fine corso si avvicinavano e cominciammo a studiare.
Decidemmo di studiare sodo, tralasciando solo per il dopo-cena le nostre effusioni, in questo modo avremmo potuto dare tutte le materie più difficili o più onerose nella sessione estiva, tralasciando le più facili per settembre, in modo da trascorrere più serenamente le vacanze estive nella villa di Stefania, che, non essendoci più la mamma, era rimasta disabitata.
 Ehi, ma io voglio darle tutte entro luglio . disse Antonello che era un secchione
 Bravo il cretino ‘ gli dissi ‘ se ci teniamo qualche materia per settembre abbiamo la scusa buona per ritornare qui, finite le vacanze e non a novembre, quando ricominceranno le lezioni. Sai il mio culino ne soffrirebbe – scherzai

Quando non c’erano Chiara e Manlio, trattavo Valeria come un mio cuccioletto. Invece che con il guinzaglio, le infilavo un dito nella vagina e me la portavo dietro. Mi seguiva dappertutto, anche quando uscivo per qualche mia commissione e, se eravamo in casa, si accucciava per terra ai miei piedi e, di tanto in tanto, mi leccava i piedi o la fica. Le avevo comprato un tappetino in modo che non prendesse freddo per il contatto con il pavimento. Io la ringraziavo, facendola godere tutte le volte che non lo faceva Manlio.
Approfittavo della lingua di Chiara, adesso che sapevo che anche a lei piaceva farlo.
Per quanto riguarda Stefania, avevo visto che ormai faceva pompini quasi esclusivamente ad Antonello e mi divertivo ad annotare tutti i nuovi movimenti che inventava per farlo godere di più.

Tutto procedette bene. Non solo per quel primo anno, ma anche in seguito.
Ci laureammo tutti in corso. Trovammo lavoro nella stessa città ed adesso abitiamo nella villa di Stefania, che in realtà è una cascina in campagna, a pochi chilometri dal mare, finemente ristrutturata. La nostra è diventata una comune, nella quale ci rifugiamo proseguendo nei nostri giochi amorosi, anche se, data l’età e la stanchezza delle giornate lavorative, non sono più quotidiani come allora.

Per me
◙ Stefania è l’amore
◙ Valeria la tenerezza assoluta
◙ Chiara la lingua
◙ Antonello e Manlio i miei due cazzi

Ah! A proposito. Non sono più vergine. Quando decidemmo di rimanere per sempre insieme, ho dato via anche la fica. è stato Antonello a sverginarmi.
Ma una cosa è certa: nessuno è più felice di noi

SCRIVETEMI LE VOSTRE CONSIDERAZIONI E CRITICHE. GRAZIE

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