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Erotici Racconti

In cambio del silenzio

By 6 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io devo perseverare, devo cercare di resistere rimanendo salda, dal momento che dovrò salire sopra un’aeromobile, giacché dovrò trascorrere una nottata a circa 12.000 metri d’altitudine dove non ci sono neanche più le nuvole, indubitabilmente non le creature celesti. Il proponimento e perfino la mia volontà attualmente è finita sotto i tacchi delle scarpe, per il fatto che una fiacca gigantesca si sta appropriando del mio fisico annientandomi, gli arti inferiori infatti mi tremolano e peggiormente mi sento così stremata perché so a meraviglia che non chiuderò occhio, a causa di dover passare un’immancabile notte che mi creerà una tale angustia e una sofferenza per quel volo transoceanico che dovrò affrontare e che lentamente quel timore silenzioso m’assale.

Una delle poche cose positive che sto sperimentando è che sto viaggiando da sola e l’aeromobile nel centro è pressoché vuoto. All’accettazione mi libero d’una valigia, poi della sterminata e per di più accurata serie di controlli, dovuti a seguito del doloroso e grave attentato terroristico dell’undici di settembre a New York la sala per l’imbarco è vuota, che meraviglia. Con il capo accostato al rivestimento della parete tengo le gambe distese più che posso, la borsa è disposta alla maniera d’una bandoliera, in questo modo sbarro le pupille cercando di sonnecchiare. Nel motel non ho fatto in tempo neanche a cambiarmi, perché ho ancora addosso una gonna di lino, una delle poche cose che sono riuscita a comprare. E’ incantevole e benfatta, le calzature sono di pelle, sono spettacolari, mi auspico unicamente che non s’ingrossino i piedi non favorendo la circolazione del sangue. Mi copro le spalle con un maglione grezzo di cotone, per il fatto che ho addosso solamente una maglietta e l’aria condizionata promette d’essere capricciosa e instabile. Quando la fila per l’imbarco sta finendo, mi alzo e lentamente con i documenti necessari m’avvio.

L’aeromobile è un superato Boeing di linea, io mi sono fatta assegnare un posto nella fila centrale che ha quattro posti, di questo andare confido di restare da sola per essere in grado di sdraiarmi comodamente, eppure quando approdo alla mia sistemazione dall’altra estremità c’è una ragazza giapponese che mi squadra, perché credo d’intuire che anche lei avrebbe preferito restare da sola. Lo sguardo però termina su d’una borsa rossa, visto che se ne intravvede soltanto un elemento, ma è una borsetta pregiata Kelly di coccodrillo, inconfondibile. In quell’istante trattengo il fiato, io la osservo nuovamente con interesse: lei si è infilata gli smisurati occhiali scuri, ha addosso una blusa chiara e dei calzoni malconci e sciupati con una cintola di colore nero con una palese borchia di metallo bene in vista. 

Io sono ammaliata e rapita, quella borsa è a un metro da me, dato che mi trancia il fiato, allora mi siedo e cerco di non pensarci. Immediatamente m’accomodo, dispongo l’imbottitura sopra il grembo, colloco il cuscinetto dietro il collo, sistemo i tappi sulle orecchie, la crema idratante sul viso e la mascherina sugli occhi, divarico leggermente stendendo le gambe, dal momento che ci sono due poltroncine libere. Probabilmente ho poltrito per qualche minuto, malgrado ciò un sussulto inaspettato dell’aeromobile mi scuote del tutto, sollevo la mascherina e osservo che hanno già servito la cena, le luci si sono abbassate, attualmente stiamo sorvolando l’oceano. Noto inoltre che l’estrosa e adiacente ragazza si è in definitiva impadronita occupando quei tre posti liberi, per il fatto che al momento posso anche odorare e desumere imprecisamente un’essenza di fiori svaporare dalla sua capigliatura. Io non riesco a comprenderne né a decifrarne il reale motivo, eppure fra la fragranza, il credo e la fantasticheria di quella borsetta, un tremore inatteso e penetrante mi fluisce spandendosi lungo tutto il dorso. In quell’istante ripongo la mascherina, mi sfilo le calzature allontanandole, affondo le gambe attendendo d’assopirmi, ciononostante senza indugio avverto un leggero tocco alla mia gamba sinistra, visto che una mano sta accortamente risalendo sotto la sottana. 

Io non posso crederci, forse è una corrente, probabilmente è la coperta imbottita, magari sto fantasticando, ma in un lampo lei è lì, la sento molto chiaramente, perché mi sta scostando le mutande, io vorrei irrigidirmi ma non posso, allora istintivamente m’infosso ancora di più nella poltrona tra l’altro scomodissima della classe economica, in tal modo d’agevolarla spalancando un po’ di più le gambe sotto l’imbottitura. Lei comincia avvedutamente a occuparsi della mia fica con destrezza, sagacia e delicatezza, ma allo stesso tempo con una marcata decisione. Attorno a noi nessuno controlla né s’accorge di nulla, io con noncuranza mantengo l’espressione beata di un passeggero che sonnecchia, mentre sotto la coperta mi sfioro i seni da parte a parte, cercando abilmente di perseverare e di resistere per non diffondere lamenti di piacere. A dire il vero non è la prima volta che una donna mi palpeggia, in genere non è il mio ambito né la mia competenza preferita, perché la domanda che mi viene in testa è sempre questa:

‘Sì, va bene, d’accordo è meraviglioso, ma quando si scoperà?’.

Io devo francamente ammettere e schiettamente sostenere che la giapponese è veloce e furiosa, io sono al contrario bagnatissima. Dal mio fiato lei comprende immediatamente le intenzioni, perciò si modera adeguandosi, io istintivamente mi contraggo perché ero quasi arrivata, dannazione lei aveva ragione. La mia vulva sta palpitando, protesta, con la mascherina di traverso io sto tenendo a bada se ci siano delle assistenti di volo nei paraggi, scivolo con la mano sotto la coperta, m’intrufolo sotto la blusa e nel frattempo le sfioro il seno. Il suo seno non è abbondante, però è deliziosamente armonico e compatto, le punte dei capezzoli sono durissime, io inizio a svagarmi e a stringergliele, allora lei riprende, infila le dita nella mia fica e con il pollice mi maltratta accortamente il clitoride, visto che io inizio a boccheggiare e a spalancarmi maggiormente.

L’aeromobile è quieto, i nostri simili riposano, in un baleno assecondando i miei spasmi muscolari lei slitta intimamente con tutta la mano. Io sto sorvolando l’oceano indiano, mentre lei con la sua competente e virtuosa tecnica mi sta facendo sragionare dal piacere mentre si muove gradualmente su e giù. Lei si alza sul gomito destro e mi guarda, le pupille sono adombrate, ciononostante ci sbaciucchiamo istantaneamente; se adesso qualcuno cercherà d’osservarci a distanza, la circostanza avrà l’aspetto che stiamo conversando talmente attaccati, visto che la sua mano è dentro di me, la sua lingua è nella mia bocca, io le sto comprimendo i seni mentre lei è più vicino. In quel momento, inaspettatamente lei mi mormora in francese di raggiungerla alla toilette, però prima esegue dei movimenti con la mano e in un baleno un inatteso e vigoroso orgasmo mi travolge: è una reale sorpresa, io non me lo aspettavo, al momento sto agognando di tenermi a bada dalla cintola in su, lei toglie la mano pacatamente e tutto ciò allunga ed estende notevolmente il mio inaspettato piacere. Lei è gocciolante, s’asciuga sopra l’imbottitura, in quel momento mi vengono in mente i libri di Charles Bukowsky quando scriveva che un tale s’asciugava il cazzo sulle tende, così mi viene da ridere. Vedo che lei si solleva e va in direzione delle toilette di coda dell’aeromobile, davvero un’assennata e giudiziosa prudenza, non c’è che dire, visto che là c’è meno affluenza e sono pure più adulti.

Dopo un minuto io la seguo, il corridoio mi sembra lunghissimo, l’aeromobile realmente è quasi vuoto, le persone dormono o guardano un film e il personale di bordo è sparito da un pezzo. Io arrivo alle toilette e m’infilo in una porta semi aperta, lei è già dentro ed è completamente nuda, mi spoglio anch’io, lei è esile e ha circa la mia altezza, si colloca sul lavello, il piede destro è sopra il maniglione in caso d’improvvisi vuoti d’aria, io mi siedo sul vaso del water affondandole il viso in una bella fica rasata a meraviglia con solamente una marcata striscia pelosa ben curata sopra l’inguine. E’ esattamente la seconda volta che in vita mia compio quest’intima e personale acrobazia, tenuto conto che non sono una grande competente né un’esperta conoscitrice, ciononostante ritengo d’avere una capacità naturale, perché vedo che lei comincia a contrarre l’addome, dal momento che ha in pratica le gambe spalancate sopra le mie spalle, i piedi sono puntati uno sulla parete e l’altro è ben puntellato a fianco della porta. Lei è gradevole e irruente allo stesso tempo, m’afferra la testa e comincia a sfregarsi con sempre più veemenza sul mio viso. Io la lecco rabbiosamente con ardore mentre con le mani cerco d’aprirla, di forzarle e di scardinarle il didietro prima con i pollici, in seguito con diverse dita, lei si contrae un secondo poi inizia a ondeggiare, a rabbrividire e a sobbalzare. Io non desisto, al contrario, giacché le trattengo volutamente il clitoride spassandomela al meglio. A quel punto sollevo la testa e la guardo: adesso è bellissima, le braccia sono aperte per tenersi alle due pareti laterali grigie per non scivolare, la testa è sul petto, i lunghi capelli sono appiccicati alla pelle dal sudore. Lei fa slittare le estremità senza finire di adocchiarmi, poi mi bacia e infine digrada leccandomi, inseguendo l’indizio del suo effluvio. Mi garba, giacché io con le mani seguo il contorno del suo corpo, infilo all’istante alcune dita, eppure ma una lieve mancanza d’aria in modo inatteso ci estromette, lei a quel punto mi fa girare. 

Io mi squadro allo specchio, lei è dietro di me, mi fa mettere un ginocchio sopra il lavello, e anche se l’instabilità non è interamente trascorsa io devo resistere e reggermi con ambedue le mani ai lati dello specchio adesso totalmente offuscato, dove si nota il segno della sua schiena, lei si siede sulla tazza, toglie la cinghia dai calzoni, me la snoda tra le gambe e con una prestanza inattesa di una donna così fragile inizia a spintonare. Io sono integralmente spalancata, la striscia di cuoio s’insinua infilandosi con brutalità nella mia fica, io ne incoraggio lo spostamento adeguandomi, dopo allontano il viso dallo specchio adombrato per osservarmi, eppure ciò che vedo di sfuggita m’infiamma e mi stuzzica ulteriormente, pensando intensamente a come vorrei che qualcuno potesse scoparmi veramente in quel preciso momento. L’intemperanza e il subbuglio dovuto all’alta quota perdura, siamo ambedue alquanto accaldate, suppongo che la ragione sia dovuta a quell’eccitazione oppure all’inquietudine, perché il comandante ordina a tutti i passeggeri di rientrare ai propri posti, un’assistente di volo batte debolmente sulla porta spronandoci per uscire, malgrado ciò io non ce la faccio: in quell’occasione m’inclino in avanti quasi sbaciucchiandomi contro lo specchio, lei coglie astuta e scaltra il momento e con un’estremità della cintura comincia a frustarmi la fica: dapprima mi dà dei piccoli colpetti lievi, i successivi invece diventano sempre più forti, giacché io non riesco più a stare ferma, inarco la schiena, le mie tette ballano a ogni colpo, lei smette e comincia a farlo con la mano destra con degli schiaffi secchi e precisi.

Io sto per esplodere, per perdere il controllo, lei l’ha capito anche questa volta perché m’introduce con fermezza due dita nel didietro, io istintivamente le stringo e aspetto che l’altra mano con un avveduto e un preciso gesto mi liberi dallo spasimo per farmi sperimentare un grandissimo piacere. Inaspettato, potente e silenzioso l’orgasmo arriva poderoso e liberatorio, in quel momento io m’accascio sul minuscolo lavello boccheggiando, ma lei non mi dà tregua, visto che continua lacerandomi il didietro e sferzandomi la fica. Io seguito a compiacermi e a esultare saldamente attaccata alla valvola, scompostamente spalancata e ritenendo probabile involontariamente che qualcuno possa scoparmi sul serio. Dopo gli ultimi sussulti lei incolla il suo corpo al mio e ci baciamo furiosamente dicendomi segretamente di farle del male, io sono piuttosto disorientata ed esitante, dato che non saprei che cosa fare esattamente, eppure strizzo, pizzico e subito m’accorgo in breve tempo quanto mi piaccia quest’idea così avventata.

Io sto sudando, ho la schiena appoggiata alla parete zigrinata e mantengo a stento l’equilibrio, lei si tiene con le mani a una sporgenza sopra la mia testa e muove la cavità pelvica avanti e indietro, dopo ne segue un movimento rotatorio. Lei ha la testa rovesciata all’indietro e ansima sempre più forte, anche perché io le stringo i capezzoli tra il dito indice e il dito medio, in seguito in un baleno inizia a godere e avverto un getto irrorarmi la gamba, cogliendo la percezione che ho, in quanto come per istinto è come la presenza costante d’una pianta erbacea in una burrasca. Dopo si completa tutto così alla svelta, ci ricomponiamo, lei se va per prima, io provo a lavarmi e poi con le gambe che mi tremano torno al mio posto, io la cerco ciononostante lei non c’è, presumo che si sia intrufolata in un’altra toilette per ripulirsi, mi siedo distendendomi, eppure non riesco a dormire, perché sono troppo concitata, elettrizzata e perfino tesa per l’accaduto. 

Io mi alzo, vado a bere qualcosa, ma forse la sto solo cercando, infatti la vedo, attualmente è seduta vicino a una ragazza bionda, mentre sta cercando il varco tra quei i peli biondi là di sotto, evidentemente. Io aspetto in piedi nascosta nel passaggio del centro dell’aeromobile, eppure tengo d’occhio quella fila, perché trascorrono unicamente pochi minuti e la scena si ripete, la giapponese si dirige verso la toilette seguita alla svelta dalla bionda. Evidentemente queste ultime operazioni non sono sfuggite a un assistente di volo, che ha iniziato il servizio al momento e che con un’aria sonnacchiosa mi espone e mi rivela che la ragazza giapponese è una lussuriosa e peraltro ricca donna sessualmente inappagabile, e che durante ogni volo notturno se ne fa almeno tre, anzi, la panzana descrive che riesca a godere solamente ad alta quota. Tutto ciò avviene e si compie comprensibilmente e naturalmente con il favoreggiamento e la totale partecipazione dell’equipaggio, che in cambio del silenzio guadagna e s’intasca ricavando ricche mance. 

Improvvisamente io ho afferrato e compreso tutto quell’incomprensibile, quell’indecifrabile e quell’astruso arcano: ecco che cosa ci faceva, adesso che ci ripenso, seduta nei posti riservati ai passeggeri della classe economica, con una vera borsetta del prestigioso marchio Kelly Bag di Hermès dal colore rosso, in attesa di mettere le grinfie addosso alle sue prede. 

{Idraulico anno 1999} 

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