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Erotici Racconti

Indagine prestigiosa

By 25 Giugno 2018Febbraio 9th, 2023No Comments

Ida stava concludendo di riordinarsi la capigliatura, nel momento in cui Gaetano s’avvicinò e con una naturale indifferenza sfregandosi addosso le riferì:

‘Più tardi, durante il tempo in cui ti troverai nel consumare la cena, t’invierò un appunto per telefono’.

Ida prestò attenzione al discorso di Gaetano manifestamente attratta e lusingata, ma al tempo stesso notevolmente interdetta e sconcertata: 

‘Non mi è possibile, sul serio, tu sei davvero infermo di mente, sei del tutto strampalato’ – protestò lei vivacemente schernendolo e voltandosi dalla parte opposta.

‘T’informo che si tratta d’un evento prestigioso. Sai una cosa? Il celebre professore di cui ti avevo accennato, ha offerto intenzionalmente la totale ospitalità ugualmente a quei due grossi esponenti dell’organo direttivo che t’avevo delineato’.

Entrambi si congedarono sull’uscio dandosi un bacio lieve, lei fece di corsa le scale incamminandosi per raggiungere l’autorimessa. Ida giunse rapidamente al ristorante simultaneamente con Liliana, la fidata e onesta collaboratrice con la quale avrebbe dovuto svolgere quell’impegnativo e macchinoso lavoro di ricerca, di cui avrebbero in seguito discusso nello specifico nel corso della cena:

‘Non ci crederai, oggi sono totalmente distrutta e sfibrata, direi indiscutibilmente infiacchita, perché avrei di certo scelto d’andarmene a letto evitando d’uscire questa sera’.

‘Che inedita coincidenza, io allo stesso modo mi sento come te, perché potendo scegliere avrei prediletto starmene distesa comodamente sul sofà’ – mentre tutte e due deflagrarono in una fragorosa e intensa risata, squarciando quell’ambiente e avviandosi in direzione di quella cattedra, avendo nel contempo istantaneamente identificato pronte ad accudirle, i due ragguardevoli rappresentanti di quell’organo direttivo.

Dopo gli abituali saluti, le normali prefazioni e le solite convenevoli introduzioni adesso si poteva cominciare. Il menù era squisito, era stato infatti selezionato con cura, l’ottimo vino era una garanzia, mentre la conversazione si era da subito enucleata sul tema: era veramente un incarico di gran pregio e considerevole, un’inchiesta avvincente e rilevante dal punto di vista scientifico, in aggiunta a ciò persino ben controbilanciata a livello economico. Ida, così come Liliana, si mostrava attentissima all’argomento, si frapponeva ricercando delucidazioni e soluzioni, eppure le sue riflessioni erano insolitamente dissociate e fuori mano, stranamente incentrate sul display del suo telefono portatile.

Ida, invero, per buona creanza non aveva osato collocarlo sul tavolo, sennonché con garbo lo aveva conservato dentro la borsetta, in modo tale da poter udire facilmente il segnale dell’arrivo di qualche messaggio. Ogni tanto, dissimulando di rovistare nella borsetta controllava nervosamente lo schermo, se qualora in modo accidentale le fosse sfuggito il segnale acustico, dopo rientrava nuovamente nel colloquio recuperando il ragionamento, ribattendo e giudicando. Questo modo di agire era per lei disagevole, scomodo e snervante, in quanto non poteva fare a meno di pensare a lui, con un misto di riconoscenza per quell’affusolata, slanciata e penetrante eccitabilità, che sentiva germogliare attecchendo svisceratamente dentro di sé, e al tempo stesso di disappunto, di dispiacere e perfino d’irritazione per averla messa in quel contesto incongruo e irragionevole.

In quell’assemblea si discuteva trattando in maniera contegnosa e formale, dibattendo una delle più redditizie e vantaggiose opportunità per la sua nascente carriera, mentre lei si crucciava angosciandosi e addolorandosi unicamente al ricevimento di quel messaggio sul telefono portatile. In breve, ecco il segnale, il trillo tipico dell’avviso in arrivo, durante il tempo in cui stava obiettando a una questione che gli esperti le avevano appena rivolto, Ida terminò rapidamente la frase, acciuffò il telefono portatile e da ultimo scorrendo con gli occhi ben presto capì:

‘Dirigiti verso il bagno, sfiorati e godi per me, mia armoniosa delizia e adorata baldracca, t’aspetterò’ – comunicava quel messaggio, perché questa era invero la lasciva, scostumata e oscena annotazione che lui le aveva giurato.

Ida si drizzò cogliendo per un attimo le occhiate leggermente meravigliate degli altri presenti, discolpandosi e incamminandosi in direzione dei servizi igienici. Là dentro, Ida s’appoggiò al pannello e il freddo delle piastrelle sulla schiena nuda le impresse un leggero e sottile sussulto. Dinanzi alla sua figura risaltava un lungo specchio che rifletteva interamente la sua immagine. Per un istante rimase a osservarsi, dopo innalzò la lunga gonna avvolgendosela intorno alla vita. Ida esaminava leggermente ammaliata il suo perizoma bianco, perché sembrava sfavillare tra quelle cosce abbronzate. In seguito lo tolse, quasi con affanno s’infilò un dito in bocca succhiandolo ingordamente, dopo allargando un pochino le gambe comodamente cominciò a passarselo là dove era bagnatissima. Per pochi interminabili secondi s’impose di sfiorarsi unicamente con il polpastrello, successivamente lo introdusse dentro di sé. Era arroventatissima e grondante, perché mentre spingeva il dito in fondo più che poteva, fuori trasudava tutto il suo intimo fluido.

Addossata al pannello di quel bagno con la bocca socchiusa, Ida si scrutava attraverso lo specchio infervorandosi sempre di più. Al presente aveva i capezzoli durissimi, tanto sodi che le facevano male, tanto eretti che imploravano una bocca che li succhiasse e li mordesse. Ida continuava senza sosta, più velocemente e affannosamente nel muovere quel dito, premendolo sul clitoride e facendolo strisciare tra le pieghe dell’inguine. Lo metteva in bocca, se lo passava sulle labbra, lo annusava, lo leccava. Non smetteva, incapace di fermarsi o di rallentare, giacché era interamente straziata, totalmente afflitta tra il desiderio di prolungare il più possibile quel piacere stregato e il bisogno di lasciarlo esplodere dentro di sé, fino a quando non s’avvicinò allo specchio, appoggiò le labbra e baciandosi la sua bella bocca riflessa lasciò che tutto succedesse.

In un baleno tutto accadde, numerosissime scariche elettriche le attraversarono il corpo scombussolandola, infiniti brividi come dei raggi infuocati s’irradiavano da quel sole incandescente che splendeva tra le sue gambe, diffondendosi al presente sotto la sua pelle, mentre tantissime folate di vento caldissimo e gelido al tempo stesso la frustavano percuotendola senza sosta. Ida aveva goduto frignando come non mai, perciò, per avvalorare la sua opera, comprovandola e documentandola nel migliore dei modi, si era fatta un autoscatto con il telefono portatile, come per il definitivo suggello a garanzia di quell’operato, inviandola nel contempo al suo uomo, dove risaltava l’incantevole immagine di quella deliziosa fica grondante esposta in primo piano, mantenendo in tal modo la sua diabolica, pervertita e viziosa richiesta. Adesso lei lo chiamava invocandolo con la voce appena sussurrata, sollecitandolo, mentre avrebbe voluto gridare, schiamazzare e sgolarsi. Poco tempo dopo Ida ricomparve al tavolo dell’assemblea, di nuovo accomodata, sorridente, spensierata e fiduciosa, padrona della conversazione, mentre rivolta ai presenti proclamava:

‘Nessun problema, molto bene, suppongo che i concetti sulla tolleranza che abbiamo raccolto lo scorso anno, presumo che siano ancora adoperabili, fruttiferi e vantaggiosi per tutti quanti’ – proseguendo il concetto come se niente fosse, nel sostenere quell’artificiosa e complessa adunanza, per la riuscita della sua futura e lucente professione lavorativa.

Gaetano, in casa, invasato ed esaltato al massimo, attendeva frattanto che la sua adorabile, deliziosa e squisita femmina facesse ritorno, per proseguire la lussuriosa opera che Ida aveva appena intrapreso.

{Idraulico anno 1999} 

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