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Erotici Racconti

Io sopra di te

By 6 Maggio 2017Febbraio 2nd, 2023No Comments

Ci sono delle volte in cui esistono le coccole, i preamboli e le appropriate preparazioni, tutte queste improvvisazioni sono però connesse e correlate agli stati d’animo e alle sensazioni del momento che si vivono. Ci sono altre volte, invece, in cui è presente e domina solamente la voglia di fare sesso quasi in maniera aggressiva e brutale, privo di fronzoli, forte e profondo, egoista e nello stesso modo furioso e selvaggio, perché questa al presente è una di quelle, in quanto neanche ricordo precisamente com’è avvenuto. 

In verità ci siamo trovati velocemente distesi sul letto, privi dei vestiti e d’ogni qualsiasi insensata e stupida remora, doppiezza e falsità, solamente con la voglia di darci dentro fino in profondità, fino a quando il fiato ci ha dato forza, dopo aver spremuto ogni energia e succo di noi stessi. Io ti stendo sul letto nuda con le gambe aperte, poi con le mani una poggiata sul tuo seno e l’altra collocata tra le tue gambe tocco forte il tuo clitoride, dal momento che lo voglio sentire diventare consistente. Io sono nudo al tuo fianco, seduto sui miei talloni con il cazzo eretto, giacché lascio che la tua mano lo afferri, mentre la mia allarga le labbra della tua deliziosa fica. Tu sei molto bagnata, in quanto le dita scivolano là dentro, sono due e premono fino in fondo dentro di te, con l’altra mano ti comprimo le tette prendendole piene nel palmo, per poi chiudere forte. Sento lucidamente i tuoi mugolii, sia di dolore sia di piacere che prendono il ritmo delle mie dita che si muovono in te.

Adesso sono tre le dita nella tua fica con il pollice che strofina il tuo clitoride e il mignolo che s’insinua nel solco del tuo sedere, dopo avvicino il cazzo alla tua bocca e te lo offro. Tu lo lecchi, lo sento, mentre con la mano spingo ancora più forte in te, voglio intrufolarmi, ti sento ansimare, godere, mentre spingo e affondo in te. Tu non mi succhi più il cazzo, perché hai altro cui pensare, mentre io ti solletico la fica e spingo per entrare con la mia mano in te:

‘Sì, dai così, continua’ – ripeti senza sosta a voce sempre più alta, implorandomi con lo stesso ritmo con cui ti scopo.

Mi piace sbatterti, farti godere mia porca, bagnarti e impregnarmi la mano fino a sentirti godere, perché tu vieni sulla mia mano, godendo e urlando, però non mi basta, cosicché ti faccio cambiare posizione: ti voglio nella posizione della pecorina, di traverso su di me perché sono con la schiena appoggiata alla testata del letto. Al momento le tue tette gonfie e con i capezzoli ingrossati sono collocate sulla mia coscia, il mio cazzo è appoggiato sulla tua pancia, il tuo sedere è a piena portata della mia mano, così comincio a toccarti nuovamente con una mano sulle tette e una mano sulla fica. Io mi nuovo con movimenti circolari, ti esploro e ti strizzo lievemente le tette con lo stesso ritmo con cui la mia mano rotea sulle labbra della tua fica, lago nel quale non vedo l’ora d’immergermi. 

Io non perdo tempo e comincio subito a penetrarti con l’altra mano accostata sulle tue spalle mentre mi spingo in te. Il mio cazzo è di marmo, visto che lo senti pulsare appoggiato sulla tua pancia, dato che al momento opportuno e propizio te lo darò. Avverto sennonché la tua carne nitidamente allentarsi e cedere, sento la tua fica inondarmi mentre comincio a scoparti con le dita, nello stesso istante roteo il pollice sul buco del tuo sedere per massaggiarlo, per prepararlo, per farlo soccombere. Io tolgo la mano dalla tua fica per il tempo necessario affinché io possa bagnare il mio pollice con il nostro balsamo personale, successivamente torno verso di te, in modo animalesco affondo le mie dita nella tua fica e in quell’istante sento che gridi con voce rauca il mio nome, nel tempo in cui capti la tua carne arrendersi ancora sotto i miei colpi. Dopo mi fermo, frattanto che la mia mano sinistra e poggiata sulla tua spalla con il braccio che passa sotto il tuo collo per bloccarti, per tenerti ferma, allora inizio a spingere il mio pollice in te. Sento che il tuo sfintere resiste, poi pigramente capitola per farmi passare dentro di te. Io ti penetro gradualmente, ti sento che t’appropri del respiro mentre il mio pollice si solleva accanto al tuo sedere, io avverto il tuo sfintere che avvolge chiaramente il mio pollice fino a quando non arrivo nelle tue viscere e poi lentamente ricomincio.

Ti sto scopando, spingo e aumento il ritmo con l’ampiezza e la cadenza dei miei colpi. I tuoi mugolii si trasformano in versi rochi, allora affondo nella tua carne prendendoti sempre più saldamente, con il braccio sinistro t’abbraccio con forza, nel frattempo ti volti e mi baci in bocca, mentre la mia mano è affondata e batte in maniera ritmica come un batticarne dentro di te. Al presente tu non mi baci più, perché non ci riesci, adesso sento solamente la tua voce flebile che sale dalla tua gola mentre mi dici che sono un autentico bastardo, un vero scorretto, perché anche questa volta ho acciuffato usando il tuo sedere. Io ti guardo in modo lieto e spensierato, dal momento che il mio sorriso è un po’ disonesto, malvagio e traditore, perché non te la caverai soltanto con il mio pollice, così mentre ti sbatto fino ad avere il braccio indolenzito dalla fatica, ti sento godere tra le mie braccia, per il fatto che diffusamente sfiancata t’abbandoni sulle mie gambe, il tuo sedere è attualmente in primo piano per me, la mia mano è ancora affondata dentro te. Io non ti do pace, non mi basti, non mi soddisfa, perché adesso la mia mano blocca la tua testa sul materasso, mentre l’altra mano fruga ispezionando ancora nel solco del tuo sedere: 

‘No, dai, non così’ – sbotti tu sfogandoti in maniera indispettita.

Io non sto nemmeno a sentire, questa volta si fa quello che voglio io e non c’è da chiedere né da pregare. Una mano sulla nuca, l’altra ancora sul sedere, giacché al momento frugo in te, questa volta più rude, poiché il tuo urlo di dolore per la mia irruenza non è un freno, bensì un inatteso stimolo per spingere più a fondo. In quell’istante ti dimeni, cerchi di scappare, io ti blocco, ti fermo, perché sei mia. Due dita s’introducono nel tuo sfintere, tu urli, perché io spingo senza fermarmi e poi la strada s’apre, giacché è mia. Tu sollevi il tuo sedere, io infilo l’altra mano tra le tue gambe verso il tuo clitoride che trovo gonfio e sodo come una ciliegia, tu apri ancora di più le gambe così le mie mani possono insinuarsi in te. Io insisto fino a quando non mi scappi, in tal modo la mia mano tra le tue gambe non arriva più, perché con la tua bocca hai voglia del mio cazzo. In quel preciso momento me lo succhi come m’aggrada aprendoti per spingertelo fino in gola, per toglierti il respiro, adesso le tue mani accolgono le mie palle per spingermi tutto nella tua bocca, mentre le mie dita continuano a frugare il tuo sedere. 

Basta così, adesso voglio prenderti, sei mia e devi esserlo in pieno ti manifesto io in modo animoso e risoluto, in quell’occasione ti rovescio di schiena sul letto e mentre stai ancora cadendo all’indietro urlando per le dita brutalmente uscite da te, mi butto su di te tra le tue gambe. Foga, irruenza, violenza si mescolano, nulla però importa, perché il mio cazzo è palesemente calamitato dalla tua fica e vi affonda, tu con il tuo urlo chiami il mio nome senza sosta, mi chiami e mi cerchi, io maschio ti prendo mia adorata femmina, con la carne più forte e rude di cui sono capace. Alla fine ti giro, io dietro di te ancora affondo e poi sul fianco, in seguito in piedi seduto e in tutte le posizioni di cui siamo capaci di creare, soltanto con l’obiettivo d’affondare il mio cazzo in te, dato che i miei colpi ti tolgono il respiro e mi bagnano per i tuoi multipli orgasmi. Poi, quando finalmente sono alla fine, dopo il tuo ennesimo orgasmo le energie mancano, la fronte è grondante di sudore, tu ancora mi chiami bastardo, carogna e sleale, allorché io ti prendo e t’inculo a ogni urlo con maggior foga fino a inondare diffusamente le tue viscere con il mio sperma. 

In conclusione siamo sfiancati, io sopra di te prono sulla tua schiena, entrambi a inghiottire l’aria per frenare il battito cardiaco che non vuole saperne di rallentare.

{Idraulico anno 1999} 

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