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Erotici Racconti

La gocciolina

By 18 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La gocciolina

 

Ho una giacca gialla, ma fumo anche il sigaro.

Strano molto strano.

Fatto sta che torno a casa, apro la porta e vedo la mia compagna – detta Puccia – seduta sul divano che legge il giornale: cazzo se è strano, ma molto strano. Di solito, detto tra noi, non legge neanche gli zutaten del panettone Motta. In più cosa non da poco, ha le gambe divaricate (che io amo tantissimo) e la peluria umidiccia (che io adoro tantissimo). Naturalmente non c’è traccia di mutandine (che io annuso tantissimo).

– Siediti, amore – mi fa.

Osti! Strano, molto strano.

L’ultima volta che mi ha parlato così ha voluto farmi star nudo davanti al televisore con Pippo Baudo che presentava Sanremo. Ciononostante mi siedo, un po’ vergognoso, perché so che i pantaloni lasciano trasparire una mia debolezza: i calzini lillà. Ne ho di dieci diverse nuances.

Strano molto strano.

Ho un’erezione incipiente: a me le cosce aperte colla peluria bagnata provocano sempre erezioni incipienti, a volte con gocciolina fuoriuscente dal meato.

– Devo dirti qualcosa d’importante – mi fa.

Strano, molto strano.

Cristo, qui le cose si mettono veramente male. L’ultima volta che m’ha detto così ha voluto farmi l’amore con un dildo.

Strano, molto strano.

Penso: la vita è fatta per vivere. Penso anche: non so da chi ho sentito questa cazzata, ma al momento non trovo di meglio. È nel momento del pericolo che un uomo… boh!

– Senti non so se hai notato che negli ultimi tempi noi due, no tu magari no – mi fa indicando la mia vergognosa erezione – ma io…

Non avevo notato niente, io. Non noto mai niente, io. Anzi noto sempre qualcosa sì, ma subito dopo. Sono un po’ confuso, devo ammetterlo. Faccio appello al mio sangue freddo che tanti chiamano “personale coglionaggine”.

– Non dici niente? – incalza lei.

– Che cazzo devo dire? – penso, ma non lo dico.

Gli faccio un gesto come dire continua, oppure lo penso e basta, restando immobile. Lei, però, continua:

– Beh ultimamente mi vedo con un’altra persona.

Silenzio. Pochi giorni fa ero disteso su di lei con le mie dita conficcate nel suo grembo madido… poi dopo anche la lingua… poi dopo anche il mio eccellente membro. Mi pareva che le piacesse.

Strano molto strano.

– Non dici niente? – mi fa.

– Che cazzo devo dire? – penso, ma non lo dico. Mi viene da vomitare.

– Beh mi vedo con un’altra persona, però, vedi il fatto strano è che… La conosci la Pina?

– No, non la conosco – penso.

E penso anche:

– Ma che cazzo c’entra la Pina.

– Beh senti io mi vedo con la Pina.

– Che c’è di male – penso, ma non lo dico. Anch’io mi vedo con Franco.

– Voglio dire che esco insieme, insomma faccio quello che si fa di solito – continua la Puccia.

– Tira brutta aria – penso, ma non lo dico. Però dico:

– Cosa si fa di solito?

– Insomma è la mia amante. Hai capito amo una donna, una donna, beh a dir il vero…

Dico:

– A dir il vero?

– A dir il vero Pina è il nome d’arte…

L’Italia è il solito paese di santi, stupratori, navigatori e, hic et nunc, artisti: politici, giornalisti, puttane, assessori, governatori…

M’affiora un dubbio: ma le corna con una donna, sono corna o è qualcosa di diverso?

Decido che è qualcosa di diverso. Non mi sento offeso. È statisticamente provato che una relazione tra persone equilibrate finisce perché uno dei due partner ne inizia un’altra con qualcun altro… Mi sembra una cagata. D’altronde una relazione comincia e poi finisce… Questa è un’altra cazzata che devo aver letto in un editoriale di Scalfari.

– Non dici niente? – mi fa.

– E che cazzo dovrei dire: hai detto tutto tu – penso, ma non lo dico.

Strano, molto strano.

– Ma…

Non è finita qui, intuisco. Intuisco tutto dopo, io.

Strano, molto strano.

Mi sfilo i pantaloni. Restando in slip la mia erezione è patente. Così mi tolgo anche gli slip. Adesso siamo pari: lei a cosce divaricate, io con la verga eretta.

– Stiamo posando per un quadro di Guttuso, penso.

– Qui le cose vanno per le lunghe – penso ancora. È per questo che ho sempre preferito i cani… come Hitler. A Hitler non ci avevo mai pensato: non mi piace conciliare i cani con Hitler. Qui stiamo discutendo di cose importanti! Eppure, cazzo, possibile che uno come Hitler amasse i cani? Adesso viene fuori che Himmler piangeva come un bambino quando leggeva le poesie.

– Ma il fatto è che Pina non è neanche una donna – mi fa.

Dio mio cosa sarà ’sta Pina: lo penso, ma non lo dico.

Mi guardo le unghie: devo tagliarle anche perché sono stufo dello smalto rosso. Anche i miei peli pubici andrebbero rifilati, un tantino, mica tanto.

– Dovrò prendere l’appuntamento coll’estetista – penso, ma non lo dico.

– Insomma sai Pina, come dire è… ha tutto al suo posto, insomma è una donna però, come dire, è anche un uomo – dice Puccia.

Oddio, lo penso ma non lo dico. Resto inerte: cosa avrà voluto dire? Hitler e i cani, Himmler e la poesia, cazzo, adesso una donna, però, come dire, che è anche un uomo.

– Hai capito amor mio? Ma io, io ti amo lo stesso – mi fa. Allarga le cosce e le stringe. Fino a ieri era un segnale inequivocabile che voleva scoparmi, ma adesso cos’è?

Da parte mia spero che la gocciolina nel meato non si trasformi in un filino di sperma.

Dico:

– Primo: non chiamarmi amore. Due: senti, ma secondo te è vero che Himmler piangeva quando ascoltava una poesia?

Subito mi  pento di questa domanda. Il problema è un altro.

– Cosa dici scusa?

– Volevo dire: questa Pina… ma insomma è una donna e tu sei lesbica, o è un uomo e io sono cornuto?

Grida:

– Tu sei deficiente, non hai umanità. Tu sei solo un depravato, grezzo e ignorante.

Urla. Sbraita.

Io le guardo il sesso (che adoro tantissimo). Sulla peluria vedo qualche gocciolina che luccica. Normalmente passerei il dito…

Puccia parla di mass media, di tempi che cambiano, di Marx e Engels, delle cravatte di Bertinotti, della sinistra che non è più sinistra da quando Occhetto si è fatto fotografare in famiglia col parrucchiere incorporato.

Non l’ascolto. Le guardo ancora la fica. La gocciolina è ancora lì indecisa se scomparire tra le pieghe della carne.

– Forse sarebbe un tantino fuori luogo se le mettessi una mano tra le cosce – penso.

In fin dei conti – penso ancora – per me non è la prima volta che una mi mette le corna: una volta è successo perché indossavo sempre cravatta e doppio petto e non portavo mai le mutande, poi è successo perché avevo i capelli lunghi e li raccoglievo in due lunghi codini e portavo i primissimi perizoma, adesso succede perché ho lo smalto sulle unghie, fumo il sigaro e indosso una giacca gialla. Oppure…

– Ne sei innamorata? – le chiedo dolcemente. L’erezione persiste. Le erezioni persistono quando meno te l’aspetti. Le guardo la fica, che non ho mai smesso di fissare. La gocciolina non c’è più: l’avevo vista scivolare sull’inguine. Poi più niente. Scomparsa.

– Povera gocciolina – penso.

Penso anche:

– Che architettura, la fica! – ma non lo dico.

Sento che qualcosa si muove al mio interno: stavolta, invece, è la mia gocciolina che, temo, sta facendo proseliti.

– È drammatico. Ti rendi conto? Chi sono? Hai detto bene tu: chi sono? Sono omosessuale? Oppure sono un’ibrida.

– Io non ho detto niente – penso, ma non lo dico.

A ogni modo la parola ibrido non mi piace, mi ricorda Bruno Vespa o al massimo Himmler.

E io? Io, chi sono, cazzo? Sono stato piantato da una donna per una donna o da una donna per un uomo? Quello che determina l’entità del danno è… possibile? Ma allora se a un uomo piace un uomo con le tette e con il coso… dio mio perché è tutto così difficile? Oppure, oppure tutto questo è un pastrocchio e domani mi sveglio, c’è il sole, la mia compagna è sempre la Puccia con le cosce divaricate qui davanti a me e io… io non ho più lo smalto sulle unghie. A proposito di unghie: sono stufo dello smalto rosso e… quasi quasi me lo metto viola. Mi piace il viola.

 

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