Skip to main content
Erotici Racconti

La mia conquista migliore

By 19 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Per tutti gli anni trascorsi al liceo ho giocato a pallavolo con apprezzabile e discreto successo nella squadra della mia città, in seguito mi sono trasferita a Pisa per frequentare l’università e alla fine ho dovuto desistere. A Pisa, però, ho scoperto l’esistenza d’una squadra di ragazze universitarie che potrebbe fare al caso mio, per il fatto che sono andata qualche volta per vederle giocare, in conclusione mi sono decisa e ho chiesto se per caso avessero potuto inserirmi per giocare assieme con loro:

‘Sì, certamente, perché non vieni giovedì sera, dai così ci alleneremo insieme, in tal modo proveremo come te la cavi e ne parleremo’.

Stasera mi sono presentata in palestra e m’hanno fatto allenare con loro, sono tutte ragazze piacevoli e simpatiche, giocano bene, ma non più di me, perché si vede che giocano per divertirsi senza pensare lambiccandosi né scervellandosi troppo per i risultati. Loro m’accolgono con un’inclinazione reciproca, cosiffatto posso unirmi e allenarmi con loro, alla fine quando sarò entrata nello spirito della squadra mi faranno giocare anche qualche partita vera. Fuori dalla palestra se ne vanno tutte, infine mi ritrovo con Margherita che si propone accompagnandomi fino alla vicina fermata dell’autobus. Ci raccontiamo qualche pettegolezzo nell’attesa, ma la corriera tarda esageratamente. A dire il vero Pisa non è una grande città, però farsela a piedi da una periferia a quella opposta, non è comunque piacevole specialmente alle undici di sera:

‘Io abito a poche centinaia di metri da qui e poi sono da sola. Se nessuno t’aspetta e sei non hai impegni, perché non vieni a dormire da me così ce la raccontiamo con più calma?’ – mi riferisce entusiasta Margherita.

Di conseguenza non m’aspetta nessuno, perché Margherita m’assicura che non disturberò per nulla, così mi decido e resto da lei. Il suo è un piccolo appartamento da studentessa fuori sede in parte come il mio, ciononostante è molto più accogliente e confortevole, visto che c’è la sua stanza con il letto matrimoniale, ma c’è anche un’altra piccola stanza con un lettino singolo dove potrò dormire io. Mi trovo subito a mio agio, lei mi porge un pigiama, ci cambiamo e prima d’andare a dormire ci tratteniamo in salotto per conversare:

‘Allora sei proprio decisa. Verrai a giocare con noi?’ – mi chiede Margherita incuriosita, ma soprattutto in modo speranzoso.

‘Certo, perché?’.

‘Non dirmi che non te ne sei accorta?’.

‘Non capisco, accorta di che cosa?’.

‘Dai su che si vede benissimo’.

‘Che cosa si vede benissimo, non riesco ad afferrare il significato? Spiegati meglio’.

No, in realtà non m’ero per niente accorta in alcun modo, a tal punto Margherita deve illustrarmi e spiegarmi tutto per filo e per segno, perché quella in verità non è una normale squadra di pallavolo, ma un covo di maniache, pervertite e viziose di prim’ordine, che con la scusa della pallavolo si trastullano dedicandosi e interessandosi al loro passatempo preferito mascherando in tal modo le eventuali sfaccettature: ovverosia scopare allegramente e festosamente tra di loro.

‘Allora siete lesbiche?’.

‘Non dirmi che non si vede’.

‘No, per nulla, davvero, non si nota per nessun motivo’. 

‘Non ti sei accorta quando ci siamo fatte la doccia come ti guardavano tutte ispezionandoti e sondandoti a dovere?’.

‘Sì, forse mi guardavano, però non avevo pensato che mi guardassero con secondi fini’.

‘E non hai visto come tante s’insaponavano la schiena a vicenda?’.

‘Sì, avevo visto che certe ragazze s’insaponavano la schiena, anzi, dopo la partita sotto la doccia, quest’operazione la eseguivamo abitualmente pure noi anche nella mia vecchia squadra e non eravamo lesbiche’.

‘L’hanno fatto perché stasera c’eri tu in quanto sei nuova, per questo ci siamo contenute. Altrimenti sai che insaponamenti molto più audaci e azzardati ti saresti vista’.

Margherita mi descrive spiegandomi che in realtà non è che siano proprio lesbiche, nel senso che un ragazzo che le scopa ce l’hanno praticamente tutte, poiché in barba ad amici e fidanzati a loro piace anche spassarsela in modo conveniente e in special modo senza inibizioni, in quanto la pallavolo è proprio la scusa adeguata e ideale che serve. Insomma, Margherita mi spiega la situazione, giacché mi comunica illustrandomi che se mi andasse di giocare con loro sono liberissima di farlo, però devo adeguarmi infine uniformandomi all’usanza generale, cioè entrare nell’inclinazione e nello spirito della squadra e in conclusione partecipare ai loro giochi, in caso contrario amiche come prima, però ciascuno per la propria strada:

‘Io però non credo’ – obietto io risoluta senza finire la frase.

‘Lo so, lo so, tu sei una brava e valida ragazza, che certe cose non le ha mai fatte e per questo non sai se ti piaceranno. Ti confido che pure io l’anno scorso ho pensato la stessa e identica situazione, poi quando me l’hanno detto sono stata sul punto di mandare tutte a quel paese e di scappare via, poi ho provato, mi è piaciuto e adesso sono una delle colonne della squadra’ – continua Margherita raggiante senza farmi finire. Margherita fa una pausa, mi guarda, poi continua sorridendo:

‘Una colonna, giacché m’incaricano anche d’indicare con dovizia e di spiegare con accortezza l’essenza e lo spirito di squadra alle nuove arrivate’.

‘Quindi, deduco che m’hai invitato per questo motivo?’.

‘Certo, è innegabile, in un certo qual modo è pure istruttivo, perché devo spiegarti il concetto e l’usanza, educarti, formarti e farti provare. Se funzionerà e vedrò che sarai delle nostre passerò la voce ed entrerai in squadra’.

‘No, non credo d’esserne capace’ – ribatto ancora io, che mi sento cadere il mondo attorno e avrei voglia di scappare.

‘Fidati, sta’ tranquilla ragazza, io non t’ho portato qui per costringerti né per violentarti, ti spiegherò tutto senza forzature, perché bada bene una cosa: se ti andrà ti esporrò tutto, dormirai con me nel letto e in modo sicuro scoprirai se ti piacerà. Se non vorrai, garantisco e ti prometto che non farò nulla che ti dispiacerà né che ti urterà in alcuna maniera. Dormirai nel lettino e domani mattina te ne andrai così come sei venuta: casta, illibata e ancora una brava bambina’.

‘Rilassati, che tanto non ti succederà nulla di brutto, perché adesso ti rivelerò esattamente com’è successo con me’ – mi racconta euforica ed esultante Margherita. 

Nel frattempo s’avvicina a me sul canapè, mi stringe una mano e l’appoggia sulla coscia, me l’accarezza e comincia a raccontarmi. Con tutta calma mi espone d’un anno prima quando anche lei era andata per chiedere se avesse potuto giocare. In quell’occasione, infatti, era spettato a Sonia avviarla coscienziosamente istruendola per bene rimarcando lo spirito finale di squadra, invitandola e ospitandola a casa sua dopo il primo allenamento, esattamente come adesso faceva con lei. Sì, Sonia, quella con i capelli ricci che sotto la doccia era vicina a noi e aveva le tette a punta e niente peli, perché mai e poi mai fino ad allora aveva previsto di farsi una ragazza, all’opposto, poi lei l’aveva baciata ed erano finite sul talamo e nel giro d’una sera la conversione si era radicalmente compiuta in modo spettacolare, quel focoso incantesimo si era avverato appieno, visto che nello spirito della squadra c’era entrata alla grande in tutti i sensi, eccome.

‘Svelami una cosa, tu hai mai convinto nessun’altra prima di me?’.

‘Ho convinto Marcella, quella più spilungona che gioca sotto rete un paio di mesi fa’.

‘E lei come l’ha presa, come ha reagito, com’è andata?’.

‘Bene direi, non c’è dubbio. E’ da parecchio tempo che gareggia con noi e adesso che ci ripenso non hai giammai perso un’esercitazione’.

‘Dimmi però questo, ti sei fatta pure le altre ragazze?’.

‘Tutte, sì, te lo confesso in maniera leale, lo ammetto, me le sono fatte tutte. Dopo gli allenamenti ci facciamo a vicenda sempre tutte, prima sotto la doccia, dopo con dei piccoli gruppi a casa dell’una o dell’altra’.

‘E il tuo ragazzo?’.

‘Il mio ragazzo non sa niente logicamente, lui è convinto che giochiamo e basta’.

Io al presente non so più che cosa concepire né pensare né progettare. Margherita mi tira dalla sua parte sul canapè, mi fa coricare con la testa sopra le sue ginocchia e inizia ad accarezzarmi i capelli:

‘Sai, sono davvero contenta che sia toccato a me parlarti di queste cose, perché sei una bella fica e pure una graziosa ragazza, giacché mi piacerebbe essere la prima per farti l’inaugurazione. Io non t’ho perso d’occhio un attimo mentre ci allenavamo, ho aspettato con una trepidante agitazione e con un’emozionata ansia il momento di fare la doccia per vederti nuda. Sai, tu mi piaci tanto, se riuscissi a convincerti sarai la mia conquista migliore’ – mi espone lei animata, carica e vivace più che mai.

E’ indiscutibilmente condiscendente, piacevolmente smobilitante sentirla ripetere queste cose, così com’&egrave convincente ed efficace avvertire le sue mani che giocano con i capelli coccolandomi come se fossi una bambina, o forse una sorella minore. In questo momento non sono neanche più allarmata né impaurita, dato che adesso sono calmissima, ho un’amica che mi coccola facendomi le moine, che mi fa stare bene donandomi letizia e serenità.

‘Vieni’ – mi dice Margherita, alzandosi di scatto in piedi e tendendomi una mano per fare alzare anche me. Lei mi solleva, io mi trovo di fronte a lei e lascio che s’avvicini agguantandomi il viso tra le mani, dal momento che le sue mani sulla mia pelle sono morbide e rassicuranti:

‘Adesso chiudi gli occhi’.

Lei m’abbraccia teneramente, affettuosamente mi bacia sui capelli, poi la fronte, alla fine la guancia e il collo:

‘Adesso distenditi e rilassati, tranquillizzati e non dire niente’.

Margherita mi bacia sulle labbra, prima sfiorandomele solamente, appresso incollandosi alla mia bocca e cercando la lingua. Io non ho più né pensieri né riflessioni per la testa, solamente la sensazione di caldo e di morbido della sua bocca. Prima che le ginocchia mi cedano lei stacca la bocca dalla mia, mi raggiunge il collo vicino all’orecchio e mi sussurra un premuroso e tenero vieni.

Il cerchio sta per chiudersi, la vera partita è al presente nelle sue grinfie, perché mi conduce per mano verso la stanza del letto matrimoniale, io la seguo ammaliata, ingannata e sedotta senza dire nulla acconsentendo al suo appassionato, intraprendente e stravagante volere.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply