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Erotici Racconti

La mia sete di suggestione

By 9 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

Io deliravo, mi esaltavo e sragionavo dall’attrattiva, dalla lusinga, dal richiamo e dalla tentazione di te, poiché tu eri parte di me, dentro di me, in quanto ti eri insinuato introducendoti irrevocabilmente nella mia mente e nel mio corpo per gradi, dato che non passava un attimo senza pensarti e qualunque cosa tu facessi io mi chiedevo che cosa ne pensassi, che cosa avresti in conclusione realizzato. Al momento ci rimanevano soltanto quei ricordi bellissimi e quei rimpianti stravolgenti di noi, poiché nulla c’era dovuto, ma che afferravamo tutto ciò che potevamo.

Il pensiero, la riflessione attualmente va, perché corre snodandosi in ricordo di quel caldo giorno di fine luglio, per il fatto che è stato un incontro clandestino, fuggevole e momentaneo, alla maniera nondimeno della nostra vicenda. All’epoca noi ci trovammo d’improvviso in un bar fuori mano della città, due caffè consumati in gran fretta, poche parole e tanti sguardi gremiti e perlopiù densi di noi che assecondavano seguendo a memoria l’eloquenza, l’espressività e in ultimo il linguaggio del nostro corpo: 

‘Va’, corri verso il bagno, quello di là in fondo, sì esatto, dove vedi la luce verde accesa’ – dicesti tu, io lo feci in maniera festante e sorridente senza batter ciononostante ciglio.

Trascorse soltanto qualche minuto e tu mi raggiungesti chiudendo acutamente la porta a chiave. Io ti guardavo dallo specchio anelante, impaziente e d’altronde misuratamente smaniosa dietro di me:

‘Ti bramo, vedi come brucio, anzi, di più, sai che non resisto, perché io schiatto scoppiando dalla voglia di te’ – mi sussurrasti rapidamente tu abbastanza infervorato, con un’evidente e un’indubbia traboccante passionalità nelle mie orecchie.

In quell’istante, inaspettatamente tu mi facesti chinare in avanti, una mano sul seno, l’altra sotto i pantaloni che s’insinuava avveduta e consapevole tra i miei slip bagnati di desiderio, mentre io avvertivo il tuo cazzo già eretto appoggiato alle mie natiche. In realtà e senza finzioni t’andava veramente a genio spingerti e spostarti agendo in tal modo per farmelo tastare e provare effettivamente di buon grado, perché tu eri perfettamente erudito per il fatto che io m’infradiciavo ancora di più, in questo modo tu m’ispezionavi dottamente tra le gambe, effettuavi degli spostamenti tondeggianti accanto al clitoride stimolandolo abilmente e accortamente, mansione seguita successivamente da una vera e propria penetrazione con le dita, dato che tu conoscevi bene i miei punti deboli e influenzabili: 

‘Ecco, adesso presta attenzione, percepisci lo schiamazzo di me, della mia presenza al tuo interno? Lo senti, che te ne pare?’ – tu me lo annunciavi e quella reazione noi la origliavamo appassionati, giulivi e perfino incuriositi insieme.

Quello in quel momento era l’assenso, l’armonia e la risonanza tipica della lussuria, del mio ardore e del mio completo slancio per te, della nostra conturbante ed eccitante melodia. Le tue dita suonavano con le mie facendomi sperimentare e testare secrezioni abbondanti, poi tu mi costringevi e m’imponevi a fissarti negli occhi. Quasi incredulo io mettevo in atto un impegno e un esperimento gigantesco, tenuto conto che in simultanea prima il diletto m’affascinava e successivamente l’impulso me li faceva serrare, malgrado ciò era però complessivamente adorabile e delizioso ammirarti, nel tempo in cui io mi calavo lasciandomi così smarrire nei tuoi occhi accigliati, offuscati da quella complessa e totale passione.

Come in un rituale già ben collaudato e sperimentato ti strappasti i vestiti per rendere libero definitivamente il tuo sesso, la stessa procedura la eseguisti nei miei confronti, visto che ti garbava quando lo facevamo seminudi, in quanto lo riconoscevi e lo ritenevi smisuratamente allettante e stimolante, perché oggigiorno io ricordo esattamente la tua sete d’emozioni, delle impressioni che io t’offrivo donandomi a te. In quel preciso momento tu mi fai avvedutamente curvare leggermente un po’ e progressivamente t’insinui dentro, ciononostante esegui questa movenza con una studiata cautela assaporandone appieno l’invitante e scivolosa entrata tra le mie labbra aperte in origine da te. Io m’accorgevo percependo distintamente d’essere riempita con te e di te, giacché tu mi consegnavi offrendomi quell’impareggiabile, quell’inarrivabile e da ultimo quella speciale sensazione d’abbondanza e di pienezza.

Ti muovevi in ogni verso, inizialmente piano, in seguito a fondo per colpire ogni mio punto e stringevi i miei fianchi lasciandomi i segni nella mia pelle chiarissima come la luna. A ogni colpo usciva un lamento soffocato dalla mia bocca, finché si riunirono in un gemito incontenibile e infinito come l’orgasmo che tu mi regalasti quel giorno, restando dentro di me e continuando a farmi tua fino a quando il tuo seme in modo tempestuoso m’invase, d’altronde abbondante, appassionato e corposo. Le tue mani allentarono poi quella presa, però unicamente per portarla sui miei seni scoperti, per il semplice fatto che io cominciai ad avvertire lucidamente amabili e affettuose carezze sulla chioma, laddove tu proseguisti a sfiorarmi a lungo accarezzandomi con una benevolenza, un’indulgenza e con una tenerezza sconfinata. Io non scorderò in nessun caso quei nostri momenti, quegl’istanti irripetibili, unici e senza eguali.

Quelli lì, in effetti, sono rimasti, in quanto sono stati momenti che raccontavano l’emozione, la pena, la passione e la sofferenza di due persone a cui non era stato dato nulla, bensì tanto avevano preso e vissuto in quelle memorie e in quei ricordi, per il fatto che ancora oggi io conservo salvaguardando diligentemente e gelosamente con grande cura nell’astuccio fiorente e ricco del mio cuore.

{Idraulico anno 1999}   

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