Rimasi un attimo perplessa. “lei” mi avrebbe controllato “la misura”? La mia faccia probabilmente era espressiva come se avessi pronunciato la domanda a parole. “Io qui sono la mano destra del Barone” – e già ebbi il primo sobbalzo, e non doveva neanche rimanere l’unico. Il tipo da un semplice nome su un contratto diventava un nobile, con i soldi per di più – “Sono sua moglie da 5 anni, ovvero da quando ne avevo 18, ed in questa cosa lo aiuto e sostituisco in tutto.” Nel dirlo mi mostrò una fede d’oro con incastonato un grosso diamante “Dovrai ubbidire prima di tutto a Lui, ma in Sua assenza io ne faccio le veci. Adesso spogliati e mettiti in ginocchio sul letto, e lasciami fare quel che devo”. Non stava andando come pensavo, ma per adesso potevo anche stare al gioco, tanto mi aveva già vista nuda dalla vita in giù. Mi vergognavo, ma mi tolsi la gonna (gli slip non c’erano) e tutto il resto. Mi misi in ginocchio, e le lasciai agio di guardare il mio buco del culo. Ad un tratto un rumore come una lieve pernacchia mi fece alzare le antenne. Cosa era? Non ebbi il tempo di darmi una risposta, due dita lubrificate con del gel mi si piantarono nello sfintere.
Lucia – le dita non erano certo mie, e nella stanza eravamo solo lei ed io – mi frugava nel culo in modo meccanico, eppure l’umiliazione della posizione, del fatto di stare subendo questo da una donna nuda e la stimolazione del mio ano presero il sopravvento, e la mia vagina reagì in modo immediato, bagnandosi di umori. “Non sei strettissima ma neppure larghissima” disse la moglie del barone “Hai fatto sesso anale, o almeno ti sei masturbata usando anche il tuo sfintere oltre che la tua vagina.” Io rabbrividivo, mi piaceva ed anche parecchio. Il fatto che non lo facesse ne per darmi piacere ne per prenderlo, ma come se stesse esaminando un cavallo per capire se poteva esserre vincente alle corse mi eccitava. Mi faceva sentire un nulla, ma lo adoravo. Risposi, anche se la sua non era una domanda “Si, periodicamente mi sodomizzo da sola, per godere in modo diverso”. Lucia concluse il suo esame ed estrasse le dita. Peccato, avrei voluto che continuasse, e non mi consideravo neanche bisessuale.
La cosa mi lasciava una sensazione peccaminosa che stavo godendomi. Ma mentre mi rammaricavo dell’uscita delle sue dita sentii un grosso corpo estraneo entrare. Era il plug con la coda equina dietro. “Proviamo con la seconda misura, se è sufficiente ti lascio questo. Ma sappi che ci sono punizioni anche severe se le ragazze espellono involontariamente il plug, e se lo fanno davanti agli ospiti ti assicuro che è la cosa peggiore”. Il plug anale manovrato dalle mani esperte della giovane moretta finì di penetrare il mio sfintere, venendo risucchiato fino al disco che aveva sul fondo. Mi sentivo il buco dilatato ed aperto, e l’ampolla piena come non ero mai riuscita a fare con qualcosa a forma fallica. Era una sensazione strana, degradante e piacevolissima. “Credo che questo vada bene… credo” le dissi. Lei rispose che dovevo cercare di espellerlo, come se volessi andare di corpo. Feci pressione, e sentii il tappo anale muoversi, uscire un po’ e tornare indietro.
“Mmmm” fece perplessa Lucia. “lo hai quasi espulso. Quanto hai pigiato forte?” Risposi che non avevo pigiato con tutte le mie forze, ma ritenevo di riuscire a tenerlo dentro. Per tutta risposta lo sentii estrarre senza cura, causandomi dolore. “No, non va bene. Ti provo la terza.” Implorai di no, ma mentre dicevo quelle poche parole la ragazza aveva già lubrificato il plug più grande e me lo aveva guidato all’interno del culo, rimasto dilatato dalla misura intermedia. Ero senza fiato, era stato enorme ad entrare, ed ora che era tutto dentro sentivo il mio corpo pienissimo. Lucia approvò quella misura con un forte sculaccione che non mi aspettavo, ma malgrado mi avesse causato una contrazione involontaria per il dolore il culo rimase pieno e sigillato. “Finisci di metterti l’uniforme, è nel cassetto del comodino, poi vieni nel salone, dobbiamo andare a far mangiare i cani.” Detto questo mi lasciò.
Nel cassetto c’erano giarriettiere, polsini e collare. Indossai tutto e sentendomi troia come mai ero stata in vita mia, ed eccitata come mai avrei pensato di poter essere mi diressi verso il salone che mi era strato mostrato andando in camera. La casa era enorme, ma orientarsi non era difficile. Ci trovai Lucia ed una ragazza decisamente sovrappeso, che mi fu presentata come Francesca. Andammo nella cucina, sul tavolo c’era un vassoio con una ciotola con dei Fagioli, un bel trancio di tonno ed alcune fette di pomodoro ed una di acqua fresca. “Mangiano bene i cani del padrone!” esclamai. Mi rispose Francesca, che scoprii fare le funzioni di cuoca più che di cameriera. “Questo è per la cagna. I cani hanno il secco oggi”. Non capivo, ma non era molto importante. Mi dissero di prendere il vassoio e lo feci, mentre la cuoca si chinava con le grosse mammelle ballonzolanti a prendere un pesante sacco di crocchette. Nel farlo si girò in modo da mostrare proprio tutto di se ai miei occhi. Il suo sesso era rasato come quello di Lucia, e nel chinarsi mi parve di notare che fosse anche ben gonfio di sangue. Probabilmente era eccitata come ero io da tutta la situazione, Era giovane, ma aveva più ciccia addosso di me. Meno male, non sarei stata “la cicciona” per una volta. Mi guardai in giro, pensando di vedere delle vestaglie, degli accappatoi o qualcosa per coprirsi. “Ma… usciamo in giardino nude? Con la coda?” Francesca rise, e Lucia mi guardò con severità. “Cosa credevi, che la nudità fosse un qualcosa riservato ad alcuni momenti ed altri no? Qui ci si veste solo se bisogna andare in città. Poi in qualsiasi punto della villa o del giardino si va nude. Per uscire si fa il giro lungo il muro, che ci consente di arrivare di fianco al cancello spogliate, e ci si veste solo prima di uscire. Sarai nuda quando il Barone è solo, quando ha ospiti, quando arriva un corriere e prendi la consegna, quando lavi le finestre… ti abituerai ad essere guardata.” Che dovevo dire? La vergogna era travolgente, ma la fica mi colava. Lo odiavo con la parte conscia e civile della mente e lo adoravo con il mio lato animale di esibizionista.
Ci recammo sul dietro del giardino, dove quattro gabbie metalliche ospitavano tre grossi cani … e una ragazza nuda! Mio Dio, ma quello era troppo! “Questo no… no… io non lo farò.” Lucià parlò tranquillamente “Non preoccuparti. Lei è la cagna di cui ti parlavamo. Quando è a quattro zampe si chiama Stella, quando si alza su due – e lo fa di rado – si chiama Lisa” Ero ancora inorridita. “Ma non potete tenerla così contro la sua volontà!” Risero entrambe. “Contro la sua volontà? Questa cagna ha messo un annuncio su un giornale per trovare qualcuno che la facesse vivere in un canile, era il suo sogno, il suo obbiettivo di vita, il suo modo di realizzarsi!” Non ci potevo credere. Guardai quella biondina con i codini simili ad una bambina, magra, con gli occhi scurissimi, bellissima, con il seno piccolo trafitto da due enormi anelli metallici che dondolavano quando si muoveva, con il sesso con altri due piercing ancora più enormi, e non resistetti. La guardai e le parlai direttamente: “Ma è vero? Tu vuoi stare qui? Vuoi essere un cane?” Lei si limitò ad abbaiare, tirare fuori la lingua facendo l’espressione di un cane contento, e poi scuotere la testa come fanno i cani ogni tanto. I codini fecero esattamente l’effetto che fanno le orecchie dei cani, e l’immagine era davvero strana. Le mani della cagna, sottili e potenzialmente molto belle erano tutte piene di calli, e le ginocchia scorticate al punto da trafilare sangue in qualche punto. Vidi che aveva un grosso plug con la coda, ma il suo aveva una coda da cane, pelosa ed evidentemente fatto su misura, dato che era dello stesso esatto colore dei capelli biondi, sporchi ma belli. Si agitava come un cane che aspetta la pappa. Misi il vassoio dentro appena Lucia aprì la gabbia, e lei ci si gettò avidamente. Mangiava senza toccare il cibo con le mani, ma divorandolo direttamente con la faccia nella ciotola. Era strano da vedere per me, ma era evidente che lei stava veramente li di sua volontà. Mi ripromisi di chiedere al Padrone se potevaa raccontarmi la sua storia. E soprattutto, che ruolo aveva alla villa, visto che cominciavo ad intuire che tutti avessero un ruolo lavorativo ma anche un ruolo nei compiti sessualil da schiava.
Dare da mangiare agli altri tre cani, Zagor, Milo e Yuky secondo i cartellini sulle gabbie, fu affare molto più rapido e sicuramente non sconvolgente. Stella invece lo era stata, e di sicuro.
Ci accingemmo a tornare alla villa, e rientrare per preparare tutto per la sera, che come mi era stato ripetuto diverse volte sarebbe stato il momento clou della giornata e la mia vera iniziazione da schiava.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?