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Erotici Racconti

L’Albergo ad ore

By 13 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Frequento un café regolarmente, su a Montmartre, il quartiere degli artisti. Ci vado spesso perché abito lì vicino, la padrona, Margot è simpatica e mi lascia stare lì ore, anche se consumo poco e leggo il giornale.

L’altro giorno sono andato verso le 9 al café, c’erano alcuni clienti, pochi minuti dopo è arrivato un tale che avevo già visto lì qualche volta. Quando è entrato era bianco come un cencio, ha parlato a lungo con Margot, poco dopo l’ho vista scoppiare in lacrime. Sono rimasti a lungo a parlottare con un espressione triste ed affranta.

Dopo alcuni minuti il tale girandosi mi vede e viene verso me.

– Permette?

– Certo volentieri. Rispondo io.

– Si accomodi, io sono Marcel.

– Piacere. Fa lui.

– Sono Jules, sono il portiere dell’hotel Saint Rémi qui all’angolo.

– Si la conosco, cioè l’ho già vista varie volte. Gli rispondo.

– Sapesse. Mi fa lui.

– Sono sconvolto, è successo una cosa…. mio Dio.

– Cosa le è successo? Chiedo io, subito aggiungendo:

– Beve qualcosa?

– Si, grazie. Mi risponde.

– Lo stesso.

Chiamo Margot ed ordino lo stesso per noi due.

E Jules inizia a raccontare:

– Faccio il portiere in quell’albergo da una vita. La mia vita fa schifo!, sa sono anche stato in galera per qualche reato, oh cose piccole, cazzate di quando si è senza testa, di quando non si pensa. Sa mio caro Marcel, nella mia vita ne ho visto di tutti i colori, sono anche stato nella legione straniera, per cui capirà. Dovrei avere come si dice il pelo sullo stomaco, ma quando li ho visti, Dio mio, quei poveretti.

Avevo intenzione di chiedergli di chi parlasse, ma pensai fosse meglio lasciarlo proseguire, lasciargli sfogare la sua tensione.

– Sa Marcel, potrei scrivere un libro per tutto quello che ho visto ed ho assistito come storie in quell’albergo, sa in trentacinque anni se ne vedono di cose.

– Ma lo sa che sono passati da qui anche dei ministri? Pensi che uno voleva anche assumermi come cameriere personale, che brava persona che era, e così maltrattato dalla moglie, pensi che quando se ne è andato mi ha lasciato una mancia pari quasi al mio salario. Quello sì era un vero signore.

Fece una pausa, e bevemmo dai piccoli bicchierini di calvados.

– Ma lo sa che prima di diventare famosa, Josephine Baker veniva qui regolarmente con i suoi amanti? – Una vera meraviglia quella donna. Aveva la pelle di un lucido, e com’era bella.

– Ma lei l’ha mai viso il suo spettacolo alle Folies Bergères? Quando era vestita con solo un gonnellino di banane? Era incredibile, pensi che una volta mi ha anche baciato. Oh beh non come si bacia un amante beninteso, ma mi ha dato un bacio lunghissimo, non finiva più.

– Beh si capisce, io il mio lavoro lo faccio per bene, sono un po’ come uno psicologo, ed i clienti si affezionano a me. Sono convinto che tornano spesso perché li tratto bene, e mai una volta che il padrone mi abbia dato un’aumento. Ti bastano le mance! mi ha sempre ripetuto, io ti pago anche troppo. E così le mance me le prendo tutte io, senza niente dare a lui, a quello spilorcio.

– Pensi che una volta il Barone Daguerre voleva buttarsi dalla finestra del terzo, poverino era ubriaco fradicio. Era stato piantato dalla sua bella. Sapesse che fatica a trattenerlo dalla giacca, ma poi a forza di convincimenti, finalmente mi ha ascoltato ed è sceso. C’era la via piena di polizia, i pompieri, l’ambulanza, e una folla, non si riusciva a passare dal tanto che c’era gente.

E scoppiando improvvisamente a piangere balbettò tra le lacrime:

– Quei poveretti ! Quei poveretti!

– Su! Gli dissi non sapendo aggiungere altro.

– Si riprenda su. Ed ordinai un’altro giro a Margot che aveva assistito.

Quando venne a servirci gli disse:

– Su Jules si faccia coraggio, vada a casa a dormire meglio dimenticare, tanto non si può fare più niente per quei poveretti.

 

Chiesi a Margot cosa fosse successo. Ma rispose Jules continuando il suo racconto:

– Sa non è un grande albergo dove lavoro anzi per dirla breve è un albergo a ore se non lo sa. Io feci di si con la testa essendone a conoscenza.

– Io faccio il portiere ed anche il barista, porto da bere ai vari avventori, quei pochi che vengono oramai. Coppiette con pochi soldi poche possibilità. Anche se mi assento per qualche minuto per servire in camera chi vuole che si lamenti.

– Sa Marcel, riesco persino ad indovinare il mestiere di ognuna delle coppiette che passano di là, ci ho fatto l’occhio sa. Ma se sapesse, se sapesse!.

E per tirarsi su trangugiò d’un sol colpo il bicchierino di calvados. Per solidarietà, lo imitai.

– Ma ieri mattina quando ho visto quei due…. beh ci sono rimasto male sa!? Son rimasto lì a guardarli come un cretino! Ah se li avesse visti Marcel, due giovani, puliti, carini, venire in questo posto! Dio mio!. Doveva vedere la grazia della piccola, tutta imbarazzata di essere lì, ed anche lui rosso in faccia quando ha chiesto la camera. Io, ho cercato di metterli a proprio agio, gli ho chiesto se volevano da bere, ma quando hanno detto di no, con gli occhi bassi, ho capito che non avevano abbastanza soldi.

– Allora gli ho dato io una bottiglia d’acqua, la offre la casa gli ho detto. Mi facevano pena, avrei voluto aiutarli ma non sapevo come, poi mi è venuta un’idea. Gli ho cambiato la camera, gli ho dato la camera numero tre!. E’ quella più grande sa, quella più elegante che ha anche il bagnetto a parte anziché avere il lavabo e il bidet in camera. Ho deciso io, alla faccia del proprietario! Sa sono rimasto a guardarli mentre salivano, erano emozionati, eccome se erano emozionati. Ho la pelle d’oca a raccontarlo, sembra ancora adesso, sono saliti stretti stretti…. Sa Marcel io ho l’occhio clinico, si acquisisce con l’esperienza sa? Quelli erano innamorati VERI !!! Quello era amore vero !!!

– Ah Marcel, erano belli da vedere, puri, due angeli ! E scoppiò ancora in lacrime. Gli appoggiai una mano sulla spalla dicendogli solamente:

– Su caro Jules, si faccia forza.

Asciugandosi gli occhi con un fazzoletto, proseguì:

– Mi avevano detto di dargli la sveglia il giorno dopo, cioè ieri mattina. Ma Dio mio!, sono andato a bussare perché non rispondevano. Ho bussato a lungo sempre più forte. Ma dopo dieci minuti mi sono preoccupato sa. Allora sono andato a prendere il doppione delle chiavi, e… quando sono entrato…. mio Dio ! Erano a letto vestiti !

– Due così giovani, così belli. Non si può morire così!, non è giusto il mondo. Sa caro Marcel ho fatto la guerra posso sopportare tutto ma vederli lì, così… soli! Mi ha sconvolto sa Marcel? E poi più tardi li hanno portati via avvolti nelle lenzuola, come fossero incartati. E l’ultimo viaggio l’han fatto da soli. Poveretti, poveretti.

 

Il finale mi aveva emozionato, chiamai ancora Margot per un altro giro, ne avevo bisogno, anch’io mi sentivo sconvolto, vent’anni aveva detto Jules, morire a vent’anni!, aveva ragione, non si può morire così.

 

Ce ne andammo più tardi, affranti tutt’e due, nessuno di noi parlò, non c’erano parole.

 

All’incrocio solo un ciao detto da entrambi. Sicuramente ci saremmo rivisti presto. Ma avevo solo voglia di starmene da solo al chiuso in casa. Pensai allora che anche Jules lo volesse pure lui.

 

La pioggerellina di fine marzo mi accompagnò sino a casa quasi al voler piangere con me su questo fatto così triste.

 

 

 

 

 

 

 

Io lavoro al bar d’un albergo a ore

porto su il caffè a chi fa l’amore.

Vanno su e giù coppie tutte uguali,

non le vedo più manco con gli occhiali…

 

Ma sono rimasto là come un cretino

vedendo quei due arrivare un mattino:

puliti, educati, sembravano finti

sembravano proprio due santi dipinti !

 

M ‘ han chiesto una stanza, gli ho fatto vedere

la meno schifosa, la numero tre…

E ho messo nel letto i lenzuoli più nuovi

poi, come San Pietro gli ho dato le chiavi

gli ho dato le chiavi di quel paradiso

e ho chiuso la stanza, sul loro sorriso !

 

lo lavoro al bar di un albergo a ore

porto su il caffè a chi fa l’amore.

Vanno su e giù coppie tutte uguali

non le vedo più manco con gli occhiali !

 

Ma sono rimasto là come un cretino

aprendo la porta in quel grigio mattino,

se n’erano andati, in silenzio perfetto,

lasciando soltanto i due corpi nel letto .

 

Lo so, che non c’entro, però non è giusto,

morire a vent’anni e poi, proprio qui !

Me Ii hanno incartati nei bianchi lenzuoli

e l’ultimo viaggio l ‘ han fatto da soli:

né fiori né gente, soltanto un furgone,

ma là dove stanno, staranno benone !

 

lo lavoro al bar d’un albergo ad ore

portò su il caffè a chi fa l’amore…

lo sarò un cretino ma chissà perché

non mi va di dare a nessuno la chiave del tre !

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