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L’elisir

By 15 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Laura prese la busta di plastica e ne lesse l’etichetta, constatando con una smorfia che era già vecchia di quattro giorni. Non avrebbe avuto lo stesso ottimo risultato, unico vero motivo del suo successo. Però era un peccato buttarlo. Rimase un po’ incerta poi prese un’altra busta con un’etichetta simile. La data e l’ora che riportava erano più recenti. Guardò la sua cliente seduta sul lettino coperta dall’asciugamano. Era una nuova, mandata da Parigi su consiglio di Monica ed era proprio questo a innervosire Laura. Non era la prima volta che mischiava in gradienti vecchi con quelli freschi. Ma con Monica non si sarebbe mai azzardata. Sapeva che aveva la stava mettendo alla prova. Lei aveva raccolto la sfida anche quella volta per dimostrare che l’allieva aveva superato la maestra.

‘Cominciamo?’ disse laura alla ragazza con un sorriso cordiale.
La donna non rispose. Non la capiva o forse fingeva di non capirla, snobbandola come la maggior parte delle clienti. Comunque Laura non dovette ripetersi, senza guardarla la donna si tolse l’asciugamano mettendosi prona sul lettino.

Laura odiava quelle donne. Non le poteva sopportare con quella loro puzza sotto il naso e quel piedistallo su cui si erano messe. La maggior parte di loro dovevano tutto unicamente al loro aspetto. Non avevano altro merito di essere nate con un bel viso e un corpo statuario, ed era Laura a mantenerle così che loro lo volessero o no. Questa era una piccola vendetta che non potevano toglierle.

Prese una spugna morbida, imbevuta in una lozione idratante allungata con acqua e cominciò a tergere la pelle della cliente. Con piccoli tocchi leggeri non trascurò nemmeno un centimetro. Quando ebbe finito con il ‘lato B’ la fece mettere supina e ricominciò il lavoro con sapiente cura. Cominciò come sempre dai piedi salendo con pazienza lungo le gambe e la pancia. Lasciava i seni sempre per ultimi. Non per una esigenza particolare se non un suo semplice capriccio. Nonostante le piacessero gli uomini era sempre stata attratta dal seno delle altre donne. Non avrebbe mai saputo spiegarlo e sicuramente sarebbe stata fraintesa. Trovava che le tette avessero una carica erotica incredibile. Si compiaceva di ammirarli nelle loro forme e dimensioni più diverse eppure così simili.

Finalmente arrivò il punto nevralgico del trattamento. Aprì le due buste che fino ad ora aveva ostentatamente ignorato sul tavolino e ne versò il contenuto in una ciotola. Per lei era diventato un rito rimescolarla lentamente con sguardo indifferente solo in apparenza. Sapeva che le loro clienti avrebbero fatto qualunque cosa per scoprire quel suo segreto. Lei godeva nel rimandare di qualche secondo, nel dare un po’ di teatralità a quello che per loro era così vitale.
Con perizia cominciò a spalmare la crema su ogni piccola imperfezione del volto e del corpo della donna. Ogni piccola ruga o accenno di smagliatura non sfuggiva all’occhio clinico di Laura. Non che ce ne fossero molte, in realtà per quelle donne era più la paura di invecchiare a spingerle su quel lettino che non un effettivo bisogno.
Dopo aver insistito sui punti critici gran parte della lozione era ancora nella ciotola. Come ogni volta Laura prese a spalmarla sul corpo della cliente. Ovviamente il viso aveva la priorità, specialmente quel giorno venne ricoperto dall’elisir che implorava di avere. Quando ebbe finito la lasciò per qualche minuto sdraiata sul lettino. Con il volto e il busto luccicante alla luce del neon dello studio.
Più quella donna avrebbe atteso e più sarebbe stata soddisfatta. A Laura dispiaceva soltanto di non poter abbandonare la stanza. Se non altro non la costringeva in una conversazione a cui avrebbe dovuto partecipare con finto e garbato entusiasmo.
Quando ebbe finito di lavarla con dell’altro latte idratante era già ora di pranzo. Accettò i contanti e fissò un altro appuntamento per il mese successivo.

Quando finalmente rimase sola tirò un respiro di sollievo. Sul cellulare c’erano tre chiamate perse tutte di Paolo.

Paolo aveva una cattedra alla facoltà di lettere. Si erano conosciuti quasi un anno fa quando Laura aveva pensato di riprendere gli studi, idea che aveva abbandonato in poche settimane.
L’aveva chiamata per invitarla fuori per pranzo più per flirt che per una speranza che lei accettasse, visto che non si incontravano mai prima di sera. Rimase piacevolmente stupito quando lei lo richiamò per invitarlo a casa sua.

Lo accolse con un abbraccio e un rapido bacio sulle labbra. Indossava una camicetta bordò, una gonna corta nera e, cosa che lo eccitava ogni volta, era a piedi nudi.

Paolo non riuscì ad evitare di dare un’occhiata nervosa alla porta che separava l’alloggio dallo studio di Laura. Aveva accompagnato sua moglie la dentro meno di due mesi fa e sapeva che ci era tornata due settimane fa.

La tavola era già apparecchiata in maniera sobria ma con buon gusto nell’abbinamento dei colori della tovaglia e i piatti. Si sedettero vicini per mangiare e si avvicinarono ancora di più quando lui le porse il bicchiere per farle assaggiare il vino che aveva portato. Anche senza rossetto, lasciò l’impronta delle sue labbra sul cristallo. Lui guardò per un attimo il bicchiere e poi avvicinò le labbra alle sue. Il bacio fu dolce e prolungato e aveva il sapore fruttato del vino.

Senza darsi pena per l’arrosto che ancora non avevano toccato, continuarono a baciarsi mentre lui aveva cominciato a sbottonarle la camicetta. Lei lo lasciò fare continuando a baciarlo tendo il suo viso teneramente tra le mani. Compiaciuta della sua sorpresa quando la sua mano poté agguantare il suo seno privo di lingerie.
Si alzarono abbandonando ogni finzione sul vero motivo del loro incontro e andarono nella camera da letto, lei ormai coperta solo dalla gonna corta. Lo fece sdraiare sul letto e cominciò a spogliarlo con studiata lentezza, aumentando così il desiderio di entrambi.

Lui con più impazienza la spogliò della gonna e delle mutandine di seta, mentre continuava a baciarla con passione.

Con presa decisa le teneva i seni, mentre la penetrò mentre lei lo agevolava aprendo le cosce e spingendo verso di lui il pube.

Paolo prese di nuovo a palparle il seno per un attimo prima di affondare la faccia nel suo petto e cercare i capezzoli con la sua bocca. Leccava e succhiava ingordo con le mani di lei che affondavano nei suoi capelli.

Allora cominciò a muoversi, e Laura assecondava i suoi movimenti. I loro fianchi si allontanavano e si univano di nuovo a un ritmo costante. Le loro lingue si inseguivano, si trovavano e fuggivano. Le loro bocche di rado si separavano per lasciarsi sfuggire un lamento voluttuoso, o qualche parola bisbigliata tra le nebbie del piacere.

L’urlo che annunciava l’orgasmo di Laura si perse nelle loro bocche. La sentì contrarre i muscoli quando venne. Le sue unghie affondarono nella schiena ma il piacere era tale che non sentì dolore. Aumentò il ritmo pronto ormai a venire anche lui.

‘Aspetta’ non venire ancora” Riuscì a dire Laura riprendendosi dall’estasi.

E lui che voleva compiacerla più di ogni altra cosa, smise di muoversi sfilando il cazzo da quelle calda e invitante vagina. Lei fremette impercettibilmente sentendosi svuotata. Lo baciò ancora una volta dolcemente prima di alzarsi. Lui rimase un po’ sorpreso ma poi le sorrise maliziosamente quando lei lo bendò con foulard di raso nero. La sentiva muoversi nella stanza e il fatto di non poterla vedere dava nuovo vigore alla sua erezione.

Sentì il suo fiato caldo solleticargli il sesso appena prima che le sue labbra si appoggiarono sulla punta dischiudendosi lentamente per accogliere la cappella sulla lingua. Rimase dentro la sua bocca solo un attimo poi la sua lingua cominciò a scendere e salire lungo l’asta. Lo ingoia per più di metà succhiandolo e stimolandolo con la lingua sapientemente. Riprende a leccare la cappella mentre soppesa lo scroto con una mano. Riprende a succhiarlo senza smettere fino a quando lo sente pulsare, segno che ormai è arrivato al culmine.

Si ritrasse appena in tempo. Un primo schizzo la colpì sul seno, ma gli altri entrarono la busta di plastica che Laura aveva preparato per l’occasione. Venne come un torrente riempiendo per più di un quarto la busta di plastica. Laura la chiuse sorridendo soddisfatta. Senza perdere tempo lasciò la stanza ancora nuda e raggiunse la porta che separava l’appartamento dallo studio. Lo schermo del computer era l’unica fonte di luce ma era più che sufficiente. Scrisse in fretta la data e l’ora su un’etichetta che attacco alla busta contenente il prezioso sperma. Aprì il piccolo frigorifero dietro la scrivania e vi lasciò la busta accanto ad altre apparentemente identiche. Il segreto del suo successo, l’elisir dell’eterna giovinezza.

Sull’agenda non aveva annotato impegni fino a giovedì. Rimase a riflettere un attimo guardando l’orologio prima di prendere un’altra busta vuota e tornò di corsa da Paolo.

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