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Erotici Racconti

Lemmi e ossequi

By 10 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Pure oggi è andata, esausta e svigorita sì, ma paga e soddisfatta per aver assolto i miei compiti nell’ufficio di quella grande succursale della mia città. Al termine della giornata lavorativa rientro nella mia adorata dimora, il mio prediletto guscio come lo definisco io, composto da quattro lunghe pareti e una grande finestra, giacché m’adagio abbandonandomi sovente per svariati minuti sul deformabile canapè che mi regalò Alfredo circa sette anni fa avendolo adocchiato su d’un catalogo al rientro dal suo viaggio dalla Germania. Attualmente però, quella pelle pregiata ha da qualche tempo assunto quelle striature emblematiche dovute al naturale deterioramento del tempo, perché io adoro starmene distesa lassù nella penombra scrutando l’enorme parete della stanza, la grande vetrata, sbirciando là di fuori il cielo, curiosando le mansioni che svolgono le casalinghe delle case collocate di fronte.

Recentemente, all’ultimo piano del fabbricato dirimpetto alla mia finestra, al settimo per l’esattezza, è sopraggiunto un ignoto affittuario, un individuo costantemente affaccendato nel fare ginnastica nel suo studio, mentre il video alle sue spalle diffonde bagliori multicolori. Il mio lavoro mi concede disgraziatamente poco spazio e anche la polvere sui mobili regna indisturbata, anche perché trattare il ruolo della specialista dell’impresa, o meglio consulente, onestamente non mi è mai piaciuto troppo, tuttavia per quest’incarico ricevo un ottimo compenso, poi questa mansione l’ho sempre ben eseguita, sicché non saprei fare altro. Delle volte, invero, trovo il tempo necessario per invitare gli amici per trascorrere spensieratamente una serata in compagnia di buona musica, e quando alla fine anche l’ultimo ospite se ne va mi rilasso guardando là di fuori.

E’ trascorso quasi un mese, il dirimpettaio prosegue nei suoi quotidiani esercizi sportivi, in quanto io mi soffermo per guardare solamente la sua finestra, perché vederlo nel fare educazione fisica mi tira su di morale, anche perché francamente, ogni sera prima d’adombrare la mia finestra, lo scopiazzo tentando d’emulare i suoi allenamenti per non perdere l’abitudine per muovermi. L’individuo veste con un pantaloncino in tessuto elasticizzato e al dorso ha una misera canottiera, giustappunto ora scopro che m’attrae fisicamente con tutti i vari muscoli disposti nel giusto posto. Nel mio ufficio arrivano continuamente richieste d’assistenza e di sostegno, molte ditte vengono effettivamente presso i nostri reparti per trovare le risposte e per cercare le soluzioni riguardanti le loro problematiche finanziarie e di bilancio. Nicoletta, la nostra assistente, è la mia fidata amica in ugual modo nella vita quotidiana, giacché smista, suddivide e trasferisce le richieste con la grande esperienza che si concorda nei confronti d’una collaboratrice modello, perché vederla adoperarsi con tanto impegno e con una spiccata professionalità, fa davvero pensare che sia nata per fare la persona di fiducia, davvero una segretaria coi fiocchi. Una mattina, mi chiama, come di consueto per ascoltare il parere d’una società che produce mobilio per uffici, al telefono contatto il titolare e fisso un appuntamento, il proprietario dal tono della voce ha un accento approssimativamente francese.

Verso sera tutto è pronto, Alfredo, il mio finale ragazzo mi viene a trovare, discorriamo dei nostri problemi come dei vecchi amici, il nostro rapporto è finito quando lui decise d’accettare un lavoro che lo teneva lontano quasi mille chilometri, in tal modo appena torna passa a trovarmi. Mi si spezza il cuore, eppure lui idolatra moltissimo il suo lavoro, anche se io l’ho sempre considerato più un amante che non un vero e proprio partner. La prassi è una cenetta tranquilla in un accogliente ristorantino in riva al mare, dove preparano dei piatti squisiti, alla fine segue una bella passeggiata sulla spiaggia, successivamente ci ritroviamo a casa mia per riassaporare le cose perdute e per rispolverare ciò che troppo spesso teniamo nascosto per compostezza e per decenza. Alfredo è irruento, talvolta burbero e distaccato ogni volta gli chiedo da quanto tempo non lo faccia, eppure ci sto volentieri, perché in fondo neanche io so da quanto tempo non lo faccio. Ci lasciamo andare come dei forsennati, il suo, mio, canapè inizia a cigolare sin da subito; l’unico modo per guadagnar tempo è sfoggiare bustini e reggicalze in pizzo rosso che a lui piacciono tanto, in modo che il piacere d’accarezzarmi, prenda, seppur per poco tempo il sopravvento sulla voglia di prendermi. Io non ho mai capito, vista la foga, se Alfredo penasse d’eiaculazione precoce oppure appunto, se la foga al presente prenda il posto della ragione.

L’impresa del titolare in questione che devo visitare si trova nell’area industriale, sicché il quarto giorno, alle undici, diligente e precisa come sempre varco l’area dell’azienda. Io cerco di continuo di cogliere nel segno in modo pragmatico fin da subito il cliente, perciò mi vesto con una gonna non troppo corta su d’una giacca abbinata con delle calze a rete e con delle scarpe moderne, perché allorquando ci si presenta ammodo, si è già a metà dell’opera, perlomeno questo è quello che t’insegnano esponendotelo come lineare concetto nell’avviamento della formazione. Questa volta, invero, resto però colpita io per prima, perché l’individuo in argomento è nientemeno che il ginnasta del settimo piano del palazzo di fronte, ovvero Simone. Onestamente ho sempre avuto delle problematiche per distinguere e per determinare le persone, l’incapacità d’identificare le somiglianze, malgrado ciò sono adesso sono più che certa, perché al presente riesco abilmente senz’intoppi a percepirne i lineamenti fisici. In quella circostanza ci permutiamo sorrisi a bizzeffe, io distendo la mano per presentarmi, tuttavia con mia sorpresa, anziché stringermela, lui se la porta vicino alle proprie labbra in un inusuale baciamano. A ben vedere, ripensandoci attentamente, io ritengo di non aver mai avuto il piacere di ricevere un tale discreto e sottile bacio sulla pelle delle mie mani.

Il resto è lavoro, giacché in appena tre ore riesco a rendermi conto che la soluzione del suo problema è semplice, ma non glielo riferisco, poiché ci rivedremo presto. Quella sera guardavo ancor più attentamente attraverso i suoi vetri, brividi m’attraversavano la pelle, in tal modo iniziai a sfiorarmi. Dopo pochi giorni non ho avuto il coraggio di rivederlo di persona e ho spedito il mio lavoro al suo numero di fax, Nicoletta m’ha prontamente riferito che Simone era rimasto pienamente contento della mia consulenza. Passarono settimane, a questo punto la mia angustia più grande era di tornare a casa per poter guardare Simone, per il fatto che passavo le serate a osservare desiderando quel corpo armonioso, seppur senz’avere il coraggio d’affrontarlo personalmente. Sapevo che stavo facendo qualche cosa di sbagliato, ma era così eccitante vederlo e in special modo allettante spiarlo. Una sera, come varie altre, la sua finestra era buia, sapevo che era in casa, il video emanava sempre quei bagliori, gli stessi che lo accompagnavano nei suoi esercizi fisici, a un tratto una porta si spalanca e illumina la stanza, una donna esce rischiarata da quella tenue luce, la vedo, è interamente sguarnita, è molto affascinante, accidenti, è Nicoletta? Ma è possibile? Non scorgo molto bene, ma la mia più tenera amica, era là nuda nell’appartamento dell’uomo che colpiva scatenando i miei più reconditi desideri.

La mattina successiva, nel reparto, non ho constatato nulla di dissimile nell’atteggiamento di Nicoletta, eppure sembrava più sorridente del solito. Provai a farle qualche domanda, ma lei riusciva sempre a rimanere sul vago. Se non fossi scaltra, avrei pensato d’avere un attacco di gelosia, contrariamente credo che m’eccitasse il fatto d’avere notizie che fosse stata fra le braccia di Simone. Le serate di Nicoletta al settimo piano aumentavano, malgrado ciò, parecchie volte entrambi chiudevano gli oscuranti, io però riuscivo a vederli scopare notandone i movimenti. A volte, vedendo quei due corpi avvinghiati tra loro, m’eccitavo talmente da provare un grande piacere e mi toccavo. I miei capezzoli divenivano irti e carnosi, in quanto reclamavano d’essere sfregati a lungo e la mia pelosissima fica emetteva fluidi in gran quantità. Io mi lasciavo andare a quel fermento ormonale istintivo, fino a che penetrandomi con le dita, terminavo inevitabilmente di godere in un avvicendarsi di tremori e di spasmi. Che bizzarra e che focosa sensazione, giammai mi ero masturbata assai profondamente.

In ufficio, sempre più sovente, mi mettevo a conversare di sesso con Nicoletta e probabilmente in un procedere di definizioni e di lusinghe, capitò che feci alcuni riferimenti per i quali lei capi qualche cosa, può darsi immaginando che io l’avessi sorvegliata. In tal modo, una sera il bubbolo della mia abitazione tintinnò e all’uscio della porta comparve Simone. Il suo sguardo gradevole e altero mi penetrava, trascorsero infatti lunghissimi minuti in cui l’unico suono proveniva dal mio impianto stereo acceso, lui senza fiatare m’afferrò per i fianchi e mi baciò, mentre io desistetti subito tralasciando qualsiasi difesa. Simone mi dispose sulla dormeuse e iniziò a spogliarmi e a leccarmi i seni, era molto preparato, l’eccitazione era talmente intensa che continuamente gli spingevo la testa con le mani per cercare di fargli lasciare la presa. Mi collocò una mano tra le cosce allargandomele prudentemente, con la bocca s’accostò al clitoride e intraprese mordicchiarlo, non riuscivo a starmene zitta, mi dimenavo, gemevo e sperimentavo spasmi ogni volta che la sua lingua mi penetrava. Finalmente anche lui si spogliò, ma con mia inattesa sorpresa usò il suo foulard per legarmi le mani nel bracciolo della dormeuse.

Io chiusi gli occhi, decisa nel fargli compiere tutto ciò che avrebbe voluto, pacatamente mi brandì spingendo tutto il suo cazzo nella mia accalorata e pelosissima fica, rimanendo là fermo con quel grosso arnese che mi trafiggeva, perché facendo seguito alle mie istintive contrazioni, il suo cazzo rispondeva con delle pulsazioni che spingevano sulle mie pareti interne. A un tratto sentii la porta serrarsi, inizialmente rimuginai che dovevo averla lasciata aperta, vidi Nicoletta che s’avvicinava. In quella circostanza ebbi un sobbalzo, sennonché all’istante Simone incominciò a far entrare e uscire il suo grosso cazzo e il piacere ottenne la totale prevalenza, in maniera sorridente Nicoletta si portò su la gonna e mise le sue cosce attorno al mio viso, appoggiandomi la sua fica rasata sulla bocca.

Io cominciai a baciarla, ogni volta con meno freni inibitori, in seguito le infilai la lingua totalmente dentro, lei era torrida, non credevo che avesse perfino un buono e delicato sapore. Per un breve istante dimenticai persino Simone, che continuava frattanto a scoparmi. Percepivo e mi gustavo la scena, osservando Nicoletta che piagnucolava di piacere, perché tutto questo mi rendeva appagata, deliziata e felice, i suoi fluidi principiavano a bagnarmi riempiendomi la bocca. Subito dopo, sentii Simone che sborrava la sua densa linfa vitale, cospargendomi il suo lattescente seme sulla mia pelosissima fica facendone spiccare nettamente il colore, mettendo in risalto il candore del suo sperma contro la scura colorazione della mia villosa fica. Questo gesto mi è sempre piaciuto, ho sempre gradito un giorno di poterlo ricevere, perché m’esaltava e m’infervorava tantissimo, anche quando da ragazza poco più che diciannovenne, di nascosto guardavo qualche filmato porno presso qualche mia amica, commentando, immaginando e in ultimo considerando un giorno di poter essere omaggiata in tal modo.

Io non ho in nessun caso assaporato né goduto tanto come al momento, per il fatto che è stata indiscutibilmente un’esperienza eccezionale, inusuale e magnifica, perché non mi sarei mai aspettata di riuscire a compiere certe cose.

A questo punto sono trascorse alcune settimane e la nostra lussuriosa partecipazione a tre, sta acquisendo esperienza e conseguendo nel contempo sfumature inedite, inaspettate e intonazioni gustose e bizzarre.

Ogni tanto però, avverto il bisogno di starmene da sola sulla mia dormeuse a osservare le finestre, aspettando di smascherare, se si palesano sempre delle cose nuove.

{Idraulico anno 1999} 

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