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Erotici Racconti

Libero da intralci

By 21 Febbraio 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Tu sei deliziosa, sinceramente adorabile e armoniosa, io esco dalla macchina e ti vengo incontro, ti do un bacio veloce sulle guance e una stretta di mano che lascia intendere di gustarci momenti più intimi da lì a qualche istante. Ti apro la porta dell’auto e tu non esiti a trovarvi posto, facendo il giro io apro il portabagagli e tiro fuori il mazzo di fiori di campo che avevo per l’occorrenza raccomandato al mio fioraio di farmi trovare, quindi richiudo e accostandomi nella direzione del finestrino t’offro il mio regalo. Tu rimani dapprima stupita, poi non esiti ad afferrarlo sprofondando il naso nelle corolle multicolori dei fiori. Inebriante è infatti il loro profumo, emozionante è lo sguardo amabile che tu mi rivolgi. Io non attendo né indugio, premo le mie labbra contro le tue socchiudendole appena, per sentire almeno il calore delle tue, rapidamente mi riprendo e vado al posto di guida, adesso si parte giacché la destinazione è il litorale costeggiando e conversando con calma percorriamo la strada panoramica. 

Durante il viaggio parlando di vari ragionamenti i nostri sguardi spesso s’incrociano, disperdendo e sbaragliando qualsiasi dubbio su quello che sarà l’esito della serata. Le nostre mani a volte si cercano frugandosi in uno strofinarsi continuo, pelle contro pelle, sensazione per sensazione, in quanto mi vengono i brividi. Io sto realmente sognando con gli occhi aperti, eppure il tocco della tua mano m’incoraggia rassicurandomi: sì, sono sveglio. Non volendo addentrarci né imbrigliarci nel traffico serale della costiera ci fermiamo nella zona di Cea, in quanto si colloca nella porzione della circoscrizione di Tortolì e nella porzione della zona di Bari Sardo in Sardegna, dove il litorale è esteso per più d’un chilometro, visto che si può ammirare un fondale di sabbia bianca e sottile, con gli scogli spianati da quella roccia vulcanica rossiccia rifinita dalla marea e prima di tutto dal tempo.

Qui vicino andiamo a cena in un bel locale del luogo, poiché essendo situato giusto sul mare possiamo gustare appieno tutta la brezza marina carica di profumato iodio che ci accarezza il viso. E’ una serata magnifica, con il clima azzeccato per un pasto sul litorale, mentre lo sciabordio delle onde che s’infrangono contro i pilastri della piattaforma fanno da sottofondo, nel momento in cui al largo una sirena infrange la quiete richiamando l’attenzione per l’allontanamento di qualche barca. Noi due ordiniamo un ottimo antipasto di mare caldo, che immediatamente innaffiamo senza riserve con un ottimo vino bianco del luogo. Decidiamo di passare all’istante alla seconda portata, facendoci servire un ottimo pesce al forno con le patate che ci dicono sia stato pescato giustappunto due ore prima. Ordiniamo la seconda bottiglia di vino e alla fine arriva il pesce già sfilettato e separato. L’odore è invitante, radicalmente stuzzicante, visto che ci affrettiamo a consumarlo con grande appetito. Il tempo per l’ultimo bicchiere della seconda bottiglia, poi il caffè, dopo alzandoci quasi traballanti però felici della serata fino a quel momento trascorsa, paghiamo il conto e ci avviamo verso la macchina.

In questo momento ci sediamo finalmente in macchina, io non esito più, t’agguanto il viso tra le mani, m’avvicino e lascio andare la mia bocca sulla tua. Le labbra di tutti e due s’aprono in un bacio appassionato, dolce e sensuale, le nostre lingue si cercano, giocano a nascondino, s’intrecciano in mille modi, io ti sento finalmente nelle mie braccia dopo averti bramato per un tempo che mi sembrava infinito, lentissimo da passare. Le mie mani cercano il tuo corpo, io t’abbraccio e per quanto sia possibile dentro un’automobile, pigio la mia mole contro la tua, mentre ribollo di quel godimento trattenuto per lungo tempo. Io m’accorgo che anche il tuo corpo vibra come una corda di violino, perché sono sensazioni fantastiche quelle che ci avvolgono, facendoci estraniare da tutto il mondo che ci circonda. Niente potrebbe distrarci, ma accorgendoci poi dello sguardo incuriosito dei passanti ci riprendiamo, lasciandoci con estremo dispiacere da quella fusione di corpi, decidiamo allorché d’avviarci per trovare un posto più conveniente e tranquillo. 

Dopo aver guidato per alcuni chilometri in direzione di S’Abba e s’Ulimu, una piccola e incantevole insenatura, conscio dell’ardire dell’idea, io ti chiedo se non sarebbe stato più appropriato andare a trascorrere la notte in un albergo con la vista sul mare, per il fatto che i proprietari erano addirittura miei clienti. Io m’aspetto da te francamente una risposta negativa, però tu mi sorprendi, mentre con il viso illuminato da uno splendido sorriso, mi confidi che se mi fossi fermato in un posto diverso da un albergo ti saresti ricreduta all’istante su di me. Io sono ancora sbigottito, sennonché imbocco immediatamente la scorciatoia al lato della strada provinciale e in circa quindici minuti ci ritroviamo dinanzi all’ingresso dell’hotel. Ambedue arriviamo nel tempo previsto e per evitarti in quel momento eventuali saluti non graditi, io m’avvio da solo verso il banco dell’accettazione, qui trovo il mio conoscente e dopo un brevissimo dialogo, prendo la chiave della camera all’ultimo piano, quella con il giardino con la siepe di gelsomino che proprio in questo periodo dovrebbe essere in fiore. Ritorno giù verso alla macchina, t’afferro per mano e ti faccio entrare attraverso l’ingresso della piscina, da dove non saresti stata vista dai proprietari. 

Per comodità utilizziamo l’ascensore, io spingo il bottone del secondo piano e mi lascio andare in un abbraccio fortissimo in cui m’appiccico a te come un francobollo, schiacciandoti con forza verso la parete dell’ascensore e lasciandoti in tal modo senza fiato. La chiave della camera gira nella serratura e accendendo la luce entriamo, la musica dei colori e la sintonia dell’arredo ci accolgono invitandoci per approfittare di tutte le comodità della stanza. Il letto emerge apparendoci come un sogno, i velluti soggiogano i nostri occhi e i colori lanciano bagliori negli angoli scuri lasciati dalla luce soffusa.

Io non attendo più, t’agguanto finalmente tra le mie braccia, giacché sono libero da qualsiasi impedimento e ti trascino sul letto mentre ti stampo un altro appassionato bacio sulle labbra. Le mie mani ti lisciano i capelli: mamma che splendore, quanto sei bella, ti voglio. Inizio ad avvolgerti nelle mie mani, mentre scopro tutto il tuo intimo inconfessato e le rotondità dei tuoi seni. Le nostre lingue si rincorrono sui corpi cercando e dandosi piacere, poi ti sento abbandonata, avverto il tuo corpo pulsare sotto le mani che intanto ti frugano dappertutto. Ti sfilo la maglietta, ti levo le coppe che mi nascondevano la vista dei capezzoli, i più belli peraltro che io abbia mai visto, ti tolgo lentamente il pantalone ammirando le tue gambe affusolate e godendo della vista del tuo perizoma, con quel pizzo nero che funge da ingresso alle porte del paradiso. Mi tolgo tutto anch’io rimanendo nudo davanti a te, però sono impettito, giacché tu m’ammiri soddisfatta e sfiori con la mano il risultato della tua presenza, io m’accosto verso di te e riprendo a baciarti, ti frugo, ti cerco e ti caldeggio, perché vorrei avere il doppio, anzi, il triplo delle mani per poterti toccare dappertutto contemporaneamente.

Una folata di vento entra bruscamente attraverso la finestra lasciata aperta, visto che ci porta il profumo del gelsomino fiorito, perché è come se ci avessero suonato la carica. Io mi sento eccitatissimo e con foga m’accingo per baciarti il pube, la mia lingua s’insinua tra gli argini d’un fiume in piena cercando il tuo punto più sensibile. Io sento che tremi di piacere, ascolto le tue grida, mentre continuo ancora aiutandomi anche con le dita, giacché delicatamente trovano la strada che porta all’interno della stanza delle giostre, in seguito cambiamo posizione e mentre io non accenno a smettere, tu mi prendi fra le labbra socchiuse.

Tu senti in modo netto la mia rigidità e il piacere che m’arrechi, intanto che la tua lingua scorrazza sull’asta. Sei davvero fantastica, io sono ubriaco di te, tuttavia per evitare di perdere l’attimo ti scosto e facendoti adagiare sul letto ti prendo. Il pestello così come dentro il mortaio scivola avanti e indietro, fiumi di piacere scorrono e traboccano, io ti sento, t’ascolto presa dal piacere immenso che hai in te e che non accenna a smettere. Io continuo a spingere nel tuo corpo il mio membro durissimo, tu ti rivolti, mi sospingi giù con forza e mi monti di sopra, m’agguanti con impeto controllando i tuoi movimenti, rendendoli sempre più ampi e ogni volta più insistenti. Al momento ti spalanchi tutta verso di me, perché mi stai prendendo con prestanza e ti sento, adesso ti sento venire, i tuoi muscoli si contraggono in una morsa di ferro che mi costringe finalmente all’attimo culminante, mentre tu proprio allora ricominci a godere, a venire. Io t’inondo, ma anche tu straripi, dato che i nostri fiumi d’amore scivolano e scorrono, fondendosi e mescolandosi insieme. 

Tu sei davvero adorabile, sei fantastica e graziosa: io ti voglio ancora e sempre di più in questa magica e suggestiva notte d’estate. 

{Idraulico anno 1999}  

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