Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti CuckoldRacconti di Dominazione

L’inizio della fine – 10° capitolo

By 17 Agosto 2021No Comments

I giorni sembravano non passare mai. Roberto aveva sequestrato il cellulare a Catia e dunque Marcello non aveva modo di sapere come stesse. Si tuffò nel lavoro ma non riusciva a concentrarsi come avrebbe dovuto. Tutto era troppo confuso, soprattutto quello che sarebbe stato il loro futuro.
Avrebbero ricominciato come se nulla fosse? Sarebbero riusciti a dimenticare ciò che avevano passato? Il loro rapporto avrebbe retto ai colpi letteralmente assestati a suon di cazzo da Roberto?
Le quattro settimane volgevano al termine e Marcello si sforzava di pensare che erano giorni in cui lei non avrebbe fatto altro che quello che faceva ogni giorno e che non mostrava di disdegnare più di tanto. Era mercoledì e dunque mancava poco al lunedì mattina, quando lei sarebbe stata nuovamente sua. Il problema erano i due giorni in mano di Roberto. Cosa le avrebbe fatto? Cosa l’avrebbe costretta a subire?
Dubbi, paure, che sembrarono dissolversi quando, la domenica a pranzo, Roberto lo chiamò.
“Ciao amico mio”, esordì. E senza attendere risposta continuò e concluse: “Fatti trovare in casa tra un’ora, ti riporto la puttana”.
Una sorpresa inaspettata che gli ridiede animo.
Il cuore gli balzò in gola quando sentì suonare il campanello, la tipica scampanellata di Catia, che spesso dimenticava le chiavi di casa.
Quando Marcello aprì la porta, la trovò davanti a sè, senza trucco, con i capelli arruffati ed una maglietta bianca con scritto “Sono una puttana”. La maglietta, una fruit, le arrivava si e no a metà sedere, lasciando scoperto il resto. Oltre a quello ed un paio di sandali non indossava altro, era praticamente esposta agli occhi di tutti.
“Permesso”, disse Roberto spuntando alle sue spalle ed entrando in casa. “Lascia aperta la porta, perché stanno salendo degli amici”.
“Chi sta salendo in casa mia?”, chiese furibondo Marcello.
“Ehi…calmati… non sei felice di riavere la tua mogliettina puttanella? Goditi il momento!”. Roberto si era già accomodato sul divano come se fosse a casa sua. “Sai, lungo la strada abbiamo incontrato un paio di persone che sarebbero interessate”, aggiunse mentre due uomini sui 65 anni entravano ed incuranti del fatto di essere in casa di altri si mettevano ai lati di Catia ed iniziavano a toccarla.
Prima che la porta si chiudesse, entrò in casa anche Enrico, il figlio 21enne dei vicini del piano di sotto.
“Che ci fa lui qui?”, domandò furibondo Marcello.
“Lo abbiamo incontrato per le scale, ha visto il culo di tua moglie… e d’altra parte, se lei indossa una maglietta con quella scritta vuol dire che è una puttana, no?”. Il suo sorriso tradiva un godimento enorme. “Solo che gli ho spiegato che lei è una puttana strana… non si fa pagare, ma paga chi la scopa. Quindi tu adesso ti siedi lì e fai il bravo”.
“Non ci penso neanche!” protestò Marcello piantandosi tra Catia ed i tre uomini che rimasero immobili non sapendo che fare.
Roberto si alzò che pose la sua enorme mano sulla clavicola di Marcello, iniziando a stringere e causandogli un dolore atroce. “Senti, pezzo di merda, ricordati che sei venuto tu ad offrirmi questa troia, quindi non ti azzardare a ribellarti oppure io la riprendo e giro tutta la città con lei che mi succhia il cazzo. E quando arriva la polizia lo faccio succhiare anche a loro, hai capito?”
Marcello avrebbe voluto reagire, ma il dolore era fortissimo ed uno schiaffo ben assestato lo fece cadere sulla poltrona dietro di lui.
“Prego signori, fate ciò che desiderate, poi passate alla cassa dal signor cornuto che provvederà a pagarvi il tempo trascorso con la signora puttana”.
“Roberto si sedette nuovamente sul divano, osservando la scena accanto a Marcello. I due 65enni continuarono a tastare Catia che nel frattempo era come inebetita: la toccavano come se non avessero mai toccato una donna e molto probabilmente non avevano mai avuto per le mani una così bella fica. Enrico si teneva da parte pregustandosi di farsela per conto proprio.
“Non temere – disse Roberto in tono falsamente rassicurante – lei non sentirà nulla. Dubito che possa sentire qualcosa a breve. Sai, siccome questi erano gli ultimi momenti in cui eravamo insieme le ho dato una dose extra del mio cazzo e… non so se ti ricordi quel dildo che ti mostrai la prima volta che ci siamo visti…”
La mente di Marcello vagò tra i ricordi fin quando non si rese conto con orrore a cosa si riferisse Roberto ed a cosa doveva aver provato Catia nell’essere penetrata da quella specie di gamba di tavolo.
“Ti chiedo scusa, forse lei godrà molto meno con te adesso”, riprese l’uomo, “ed anche tu avrai meno piacere nell’infilarglielo. Però ha sempre una bocca splendida!”.
Marcello guardò verso Catia. Lei sembrava inerme, mentre uno dei due uomini le leccava la fica e l’altro, da dietro, la penetrava. Il suo viso non tradiva particolari espressioni e non cambiò nulla neanche quando i due si alternarono.
Complice anche l’età e la situazione, il tutto durò relativamente poco, e mentre si facevano pulire il cazzo dalle secrezioni dalla bocca di Catia, Roberto costrinse Marcello ad andare da loro, dargli 50 € ciascuno e ringraziarli per aver scelto di scopare quella puttana di sua moglie.
“Eccomi – esplose pieno di gioia Enrico – mi sei sempre piaciuta ma non avrei mai immaginato di poterti chiavare. Intanto fammi un po’ una sega”, le disse mettendole in mano un cazzo di belle dimensioni. Catia si mise d’impegno, sputandosi più volte sulle mani per renderle scivolose e poi prendendolo in bocca quando lui la costrinse.
Finché il ragazzo non la fece girare ed appoggiare al divano, le divaricò le natiche e dopo un ingresso un po’ difficoltoso per la sua scarsa esperienza, la inculò.
“Questi ragazzi – commentò sarcasticamente Roberto – non sanno più chiavare una donna. Vogliono subito sborrare. Scommetto che tra un paio di minuti le riempirà le budella”.
Non si sbagliava. Il ragazzo si fece pulire il cazzo, poi assestò due sculaccioni al sedere di Catia, la guardò in faccia e le disse “Troia!”.
Poi Marcello fu costretto alla solita scena già fatta in precedenza, stavolta pagando 100 € visto che c’era stata la sega, il pompino e l’inculata.
Marcello, per la prima volta ebbe la possibilità di rivolgersi a Catia e le sussurrò in un orecchio “Tranquilla, amore, cambieremo casa, ce ne andremo via”.
“Bene – disse Roberto – adesso che anche gli ultimi sono stati accontentati è il momento di lasciarvi alla vostra vita coniugale”. Si alzò ed andò verso la porta. “Mi raccomando, trattala bene perché una che adora così tanto farsi scopare…”. Diede una pacca sulla spalla a Marcello e cominciò a chiudersi la porta alle spalle da solo.
Poi si fermò.
Riaprì la porta e tornò sui suoi passi.
“Che fai, vai via, adesso Catia non tornerà con te”.
“Oh, ma io non voglio mica portarmela via – disse tranquillamente. Stavo pensando che l’accordo era di portartela domani ed io sono stato molto gentile nel portartela prima del previsto. Solo che tu sei stato molto maleducato e non mi hai neanche detto grazie. Inoltre penso che mi vada proprio di scoparmela un’altra volta”. E così dicendo iniziò a sbottonarsi i pantaloni.
“Non ti azzardare a…” intervenne Marcello puntando il dito contro di lui, ma Roberto gli bloccò il polso e lo sbatté faccia al muro appoggiando su di lui tutto il suo peso.
“Pronuncia solo un’altra sillaba – disse con cattiveria – e ti assicuro che prima di scoparmela non solo ti obbligo a succhiarmelo ma ti rompo anche il culo”. E così dicendo premette un dito come se volesse entrare nell’ano di Marcello. La sensazione di dolore fu forte ed immediatamente si sentì scaraventato per terra. “Stai seduto lì”.
Si sbottonò i pantaloni, se li tolse e poi tolse le mutande. Marcello non ricordava che il suo cazzo fosse così grande.
“Tu, avanti, vieni e fai quel che devi”, disse imperioso a Catia. Che senza farselo ripetere si gettò ai suoi piedi e ingoiò quell’asta enorme. Marcello guardava impietrito, soprattutto perché stavolta Catia sembrava molto meno apatica. Sembrava metterci molto impegno, sembrava molto attiva. Sembrava che le piacesse da matti.
E quando lui la fece girare, con il culo rivolto a Marcello, questi potè vedere cosa fosse diventata la fica di Catia. Sembrava aperta senza che nessuno la toccasse. L’impressione era che quel bastone che Roberto aveva tra le gambe potesse scivolarvi dentro senza problemi. Ed in effetti fu quello che accadde. Solo che stavolta Catia si dimenava. Roberto si sedette e se la impalò in modo che lei lo guardasse. Lei guidava il movimento, ancheggiava, cercava di roteare il bacino per sentirlo più a fondo possibile. Stava impazzendo.
La sentì venire almeno 3 volte prima che Roberto si alzasse, la sdraiasse e la penetrasse nuovamente fino a scaricarsi in lei.
Poi le porse come di consueto la cappella che lei prontamente fece luccicare.

“Adesso è davvero finita mia cara – disse rivolto alla donna – Questa era forse l’ultima vera scopata che hai fatto, scegliendo questa merda di uomo. Ma… contenta tu!”.
Aprì la porta e sparì.

Il silenzio calò tra le mura domestiche.
Finché Catia non iniziò a piangere e si buttò tra le braccia di Marcello che a stento riuscì a non farle sentire la propria erezione.

Per qualsiasi commento: clamartinel78@gmail.com

Leave a Reply