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L’inizio della fine – 2° capitolo

By 28 Luglio 2021No Comments

Nei giorni successivi Marcello ripensò spesso a quanto accaduto nel sexy shop. Mostrare le foto online gli procurava eccitazione ma nulla in confronto a ciò che aveva provato nell’essere fisicamente in presenza di uno sconosciuto che si segava sulle foto di Catia.
Il regalo del vibratore era stato accettato da Catia come un simpatico diversivo da utilizzare ogni tanto e saltuariamente Marcello riusciva a scattarle nuove foto. Roberto aveva adorato quelle della figa della donna, perché le piaceva come la curava, perfettamente depilata. Marcello, quindi, indugiava soprattutto su quel tipo di scatti.
Sempre più spesso cercava di fotografarla a gambe aperte, mentre la masturbava e dopo una costante opera di convincimento era riuscito a fotografarla durante l’uso del vibratore, ritraendola mentre lo succhiava, mentre si penetrava in figa ed anche mentre lasciava che Marcello glielo spingesse quasi completamente nel culo.
Era orgoglioso di quelle nuove foto. Aveva proposto quelle immagini anche in chat per lesbiche ottenendo, nonostante un’iniziale ritrosia, un enorme successo tanto che alcune ragazze si erano masturbate in webcam come i corrispettivi uomini, ad aumentare il piacere di Marcello.
Ma il vero banco di prova sarebbe stato Roberto.

In occasione della sua visita mensile al cliente grazie al quale aveva conosciuto il negozio di Roberto, colse l’occasione per tornare dal suo nuovo “amico”.
Roberto, quando lo vide, abbozzò un sorriso, come se fosse sicuro che Marcello sarebbe tornato.
Stavolta, però, fu molto sbrigativo. “Hai foto della troia?” chiese senza neppure salutare.
“Mia moglie non è una troia”, provò a protestare Marcello.
“Curioso, detto da uno che si eccita facendola segare ad altri uomini”, fu la risposta dell’uomo. “Dai qua”, disse prendendo il cellulare di mano a Marcello ed indicandogli la porta con la testa aggiunse “Sai cosa fare”.
Marcello lo sapeva. Andò a chiudere la porta e quando ritornò trovò ciò che si aspettava, ma stavolta Roberto era organizzato e si era messo comodo. Si era abbassato i pantaloni alle caviglie e questo diede modo a Marcello di notare che i suoi testicoli erano davvero enormi, sembravano delle arance.
“Accomodati”, si sentì dire dall’uomo che gli indicava una sedia accanto alla sua. “Immagino che voglia svuotarti anche tu le palle. Voi che vi eccitate così volete sempre segarvi mentre immaginate che vi stiano impalando la donna. Coraggio, abbassati le mutande e dimostrami che anche tu sei come tutti gli altri pervertiti come te che conosco”. Marcello avrebbe voluto ribattere ma in realtà Roberto aveva ragione.
L’uomo iniziò a guardare le foto che già conosceva, “Giusto per rinfrescarmi la memoria”, aggiunse mentre si accarezzava i testicoli. Finché arrivò alle nuove foto, quelle in cui Marcello masturbava Catia e la possedeva con il vibratore.
“Finalmente!”, esclamò impugnandosi con decisione il cazzo ed iniziando a menarselo. “Bella questa foto – disse rivolgendosi a Marcello e mostrandogli l’immagine che ritraeva Catia in una posizione di estasi con la testa completamente all’indietro mentre Marcello le infilava il vibratore fino alla base nella figa – Pensa se invece del vibratore ci fosse il mio cazzo… altro che testa indietro, gliela farei perdere”. Pronunciò le ultime parole tornando a tenere per sé le immagini. Contemporaneamente, Marcello, che nel frattempo aveva tirato fuori il suo cazzo, iniziò a menarselo.
Dopo circa un quarto d’ora di sega accompagnata da soventi grugniti, Roberto venne copiosamente in una vaschetta per panni che aveva appositamente riposto sotto il bancone. Marcello osservò quel cazzo non lungo ma estremamente largo, con alla base quelle due arance al posto dei testicoli, svuotarsi con getti violenti. Immaginò cosa sarebbe stato se anziché finire nella bacinella fossero finiti in faccia a Catia. A questo pensieri si accorse di essere in procinto di venire.
“Passamela, sto per venire”, chiese a Roberto riferendosi alla vaschetta.
“Col cazzo, io non la pulisco la tua sborra. E non puoi neanche andare al bagno. Vieni nelle mutande e poi levati dai coglioni che devo riaprire”.
Purtroppo Marcello non ebbe tempo di reagire, ormai con la sega aveva superato il punto di non ritorno e si trovò a stringere la pelle sopra la cappella per trattenere gli schizzi. Poi, a malincuore, lasciò che lo sperma finisse nelle mutande.
Roberto si pulì, si alzò ed andò nel reparto abbigliamento, tornando con un babydoll nero con aperture a velcro sul seno ed uno slip che lasciava completamente nudo il sedere e presentava un’apertura davanti dalla quale nella foto sulla confezione si potevano chiaramente vedere le labbra della figa della modella. Era un costume volgare, che Catia non avrebbe mai preso in considerazione.
“Questo è un omaggio per la nostra troia”, disse mettendolo in una busta e porgendolo a Marcello. “Tra due settimane ti rivoglio qui con le foto di lei che lo indossa”.
Sperando che lo sperma nelle mutande non bagnasse completamente i pantaloni, Marcello non disse nulla e si incamminò verso l’uscita. Aprì la porta e lasciò il negozio senza salutare.
Percepì che il gioco gli stava sfuggendo di mano ma non riusciva a pensare ad altro che a Catia con indosso quella specie di completo da attrice porno.
Entrò nel primo bar che trovò ed immediatamente andò al bagno, si sfilò le mutande e si pulì prima che la macchia arrivasse ai pantaloni.
Prese un caffè e chiamò il cliente per annullare l’appuntamento.
Tornò in ufficio e iniziò a pensare alla scadenza che gli era stata imposta. Dopo pochi minuti capì che c’era un’unica soluzione: non avrebbe più incontrato Roberto.

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