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L’inizio della fine – 4° capitolo

By 29 Luglio 2021No Comments

Il mercoledì successivo Marcello si presentò da Roberto.
Quando arrivò nel negozio l’uomo stava illustrando del materiale ad una coppia. Chissà se stava approfittando anche di loro. Appena questi furono usciti, Marcello si fece avanti.
“Oh, ecco il mio amico! come mi piace quando i miei amici seguono le regole del gioco”. Una pacca sulla spalla suggellò il loro assurdo rapporto. “Spero di non averti disturbato l’altro giorno – disse in finto tono amichevole – ma avevo la sensazione che tu non avessi capito bene che la nostra amicizia mi sta molto a cuore e volevo ricordartelo”.
“Non rovinare la mia vita… che vantaggio ne avresti?”
“Ehi, amico mio, mettiamo le cose in chiaro: sei stato tu ad offrirmi tua moglie, quindi non…”
“Ma io non ti ho offerto mia…” cercò di ribattere Marcello, finendo sopravvaricato dalle parole di Roberto che alzò il tono per far capire che era il suo discorso che doveva essere ascoltato”
“… QUINDI non venirmi a dire che non me l’hai offerta. Perché quando io mi faccio una sega guardando le foto tu ti ecciti perché vorresti che fosse lei a farmela. Quando io sborro guardando la sua fica vorresti che le sborrassi dentro. Magari che te la mettessi incinta!”.
“Catia è sterile”, riuscì a farfugliare Marcello, prima di lasciare spazio ad alcuni secondi di silenzio che confermarono come il gioco fosse in mano a Roberto.
“Dai, cominciamo, dammi qua”, riprese l’uomo tendendo la mano a Marcello per avere il cellulare. Stavolta al suo ritorno dopo aver chiuso la porta, Marcello vide che Roberto aveva collegato il telefono al computer e stava scaricando le immagini.
“Più comodo così, no?”, disse il proprietario del negozio, che con una risata si mise comodo sulla sua sedia, mettendo in mostra il suo larghissimo cazzo mentre sul monitor compariva la prima foto di Catia.
“Bella, non c’è che dire! Dai, inizia a segarmi”, disse rivolto a Marcello.
“Come scusa?”
“Hai capito bene. Io scorro le foto e tu mi seghi. E fallo bene o sarà peggio per te. Ricorda che potrei chiamare tua moglie e dirle di raggiungerci qui”.
Non serviva replicare.
Per i successivi 20 minuti Marcello dovette smanettare il cazzo di Roberto, iniziando a sentirsi il polso indolenzito per la dimensione di quel pezzo di carne. Finché finalmente riuscì a farlo venire sull’immagine di Catia masturbata da suo marito.
“Bene – disse pulendosi la cappella e gettando il fazzoletto addosso a Marcello – direi che possiamo vederci la settimana prossima”.
“Ti prego, lasciami in pace.. ti prego!”, implorò Marcello.
“Sei una carogna e non sei neanche riconoscente! In fondo ti chiedo di divertirti con la tua mogliettina e di farmi vedere qualche foto. Ma ora basta con le immagini statiche. Adesso voglio che tu la riprenda. Voglio vedere come la inculi, quindi questo è il tuo compito per la prossima settimana: il video di una bella inculata. E ricorda – aggiunse accompagnando Marcello verso l’uscita – se mercoledì prossimo a quest’ora io non sto guardando quello che ti ho chiesto tua moglie saprà tutto”.
E con quelle parole spinse il cliente “amico” fuori dal negozio.
Ammesso che fosse possibile, Marcello si sentiva ancora più disperato dell’ultima volta. Catia non avrebbe mai e poi mai accettato di farsi riprendere mentre facevano sesso, figuriamoci se gli avrebbe lasciato fare il video di un rapporto anale. Non poteva rischiare di chiedere, era appena riuscito a recuperare il loro rapporto dopo la proposta del costume.
Non sarebbe riuscito a soddisfare le richieste del suo aguzzino.

Tornando verso casa, Marcello dovette fare una strada diversa dal solito a causa di lavori in corso e mentre era fermo ad un semaforo notò un cartello al quale non aveva mai fatto caso. a poche centinaia di metri da dove si trovava c’era un locale notturno. Non era mai stato in quel tipo di posti, soprattutto per paura di incontrare qualcuno di conosciuto. Ma in quel momento ebbe un’idea: e se fosse andato con una prostituta riprendendo solo il suo sedere? Forse dicendole che voleva far finta che fosse sua moglie avrebbe potuto convincerla a stare al gioco. Magari ne avrebbe trovata una da far passare per Catia. In fondo un video è diverso da una foto e magari Roberto ci sarebbe cascato. Con un po’ di fortuna avrebbe potuto usarla per altre richieste di quel porco.
Forse era una follia, ma in quel momento era l’unica soluzione possibile.
Giunto a casa disse a Catia che sarebbe uscito a bere qualcosa con un amico dei tempi dell’università, rispolverò un nome che ogni tanto sua moglie aveva sentito pronunciare, dicendo che si trovava in zona. Fu sufficientemente convincente e verso le 22 uscì di casa.
Dovette aspettare le 23 prima di entrare nel locale, dove iniziò ad osservare le ragazze e soprattutto i loro sederi. Gli serviva una che da dietro potesse sembrare Catia, come corporatura e come sedere e che magari fosse depilata. Era una missione quasi impossibile ma dopo un’ora di controlli l’occhio cadde su una ragazza.
Lei si era seduta in braccio ad un cliente dopo aver fatto il suo spettacolo, quindi attese che si liberasse. Quando la vide alzarsi le andò incontro e la fermò.
“Ciao, possiamo parlare?”
“Per parlare serve almeno che andiamo nel privè, tesoro”, rispose lei.
“Benissimo, andiamo”.
Mentalmente, mentre percorreva uno stretto corridoio tenuto per mano dalla ragazza, cominciò a pensare a come spiegare la situazione. E soprattutto non poteva rientrare a casa profumato dell’olio che lei aveva sul corpo.
“Mettiti lì comodo amore”, gli disse indicando un divanetto mentre lui le allungava una banconota da 50 euro e lei chiudeva la porta. “Adesso ti faccio divertire. Cosa ti piace?”
“Vorrei che ti togliessi gli slip e vorrei vederti a pecorina”
“Sai che non si fa sesso qui, vero? Non fare il coglione perché ci sono dei ragazzi che non scherzano in questi casi”, lo ammonì lei mentre si toglieva un perizoma di paillettes dorate.
“Tranquilla, lo so. Stasera voglio solo guardarti”, la rassicurò.
La fissava come se dovesse imprimersela nella memoria ed il cuore iniziò a battergli fortissimo nel petto. La corporatura era molto simile, la fica era quasi completamente depilata. Non rimaneva che la prova del nove, la pecorina. E quando lei si girò lui battè le mani tra di loro in un gesto di felicità che però spaventò la ragazza.
“No, scusa, non volevo spaventarti”, le disse. “Senti, come ti chiami?”, le chiese.
“Veronica”.
Marcello si chiese se fosse il vero nome, ma non era veramente importante.
“Senti Veronica, voglio chiederti una cosa importante. Io e te possiamo incontrarci fuori da qui?”
“Intendi per scopare?”
“Sì”
“Se paghi bene e non fai scherzi sì”.
“Benissimo – esclamò Marcello contento come un ragazzino al primo appuntamento – devo farti una richiesta”.
“Sentiamo”, rispose Veronica con aria spazientita.
“La mia fantasia è di farlo con… – stava per dire “con una puttana” ma si fermo in tempo – …con una ragazza che possa sembrare mia moglie e che mi lasci fare quello che con lei non posso fare”.
“Sei uno psicopatico che picchia o uno di quelli che si vuol fare umiliare?
“No, no no, niente di tutto questo. Mia moglie non vuole che facciamo sesso anale ed ho questa voglia… ci stai?”
“Ti costerà di più ma ci sto”.
Marcello voleva abbracciarla ma si trattenne. Approfittò della vista della ragazza, parlo ancora per qualche minuto dei dettagli e poi prese il suo numero di telefono.
Uscì dal privè, la salutò e lasciò il locale. Era da poco passata la mezzanotte.
Rientrò a casa che Catia dormiva.
Quando si infilò sotto le coperte lei riaprì gli occhi e con voce assonnata chiese “Come è andata? Vi siete divertiti?”
“Sì amore, è stata una bella serata”, la rassicurò.
La baciò, le augurò la buonanotte e spense la luce, sorridendo veramente per la prima volta dopo tanti giorni.

Per qualsiasi commento: clamartinel78@gmail.com

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