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L’inizio della fine: 6° capitolo

By 29 Luglio 2021No Comments

La vita sembrava avere un nuovo sapore per Marcello ora che non si sentiva più schiavo di Roberto. Sul lavoro era molto più sereno e concentrato, al mattino si svegliava allegro come prima che quell’incubo iniziasse. Si sentiva come rinato, soprattutto perché erano passati i giorni e le settimane ed effettivamente non aveva ricevuto alcuna richiesta.
A casa, tuttavia, le cose non erano ancora del tutto sistemate. Catia si era mostrata molto disponibile la sera del compleanno, ma era ancora arrabbiata con lui per la storia del costume. Ne avevano parlato e lei aveva chiarito che la cosa che l’aveva più infastidita era stata il fatto di essere considerata una troia da parte del marito. Marcello aveva provato a difendersi ma lei gli aveva fatto notare quanto avesse esagerato: in pochi giorni era passato da dalle foto, al vibratore, alle foto col vibratore ed infine ad un costume decisamente volgare.
Il dialogo in casa era abbastanza freddo e di sesso non se ne parlava. Ma Marcello contava di poter recuperare, aveva anche proposto alla moglie di affrontare un percorso terapeutico insieme ma lei aveva risposto che forse era lui che ne avrebbe avuto bisogno.
Dopo un mese e mezzo senza sesso, iniziò a temere che le cose non si sarebbero messe a posto così facilmente.
Una mattina, però, svegliandosi, trovò il letto vuoto dal lato di Catia. Tese l’orecchio verso il bagno e non sentì nulla, poi si accorse che lei doveva essere in cucina. La raggiunse e la trovò impegnata nel preparare una macedonia con tutta la frutta che piaceva a Marcello.
“Siediti” – gli disse e immediatamente gli servì la macedonia, accompagnando il tutto con una carezza ed un bacio sulla guancia che era il suo “buongiorno”.
“Buongiorno amore – rispose – grazie!”. Aveva sempre amato molto la frutta ma soprattutto era colpito che Catia si fosse alzata per preparargli la colazione.
Non volle far nulla per rovinare quell’atmosfera e dunque si comportò come se nulla fosse.
Parlarono come non accadeva da tempo: Catia non era tornata esattamente quella di prima ma era già un grande risultato.
Si prepararono insieme come quando tutto filava liscio tra di loro. Quando vide la moglie nuda davanti a sé che cercava degli slip nel cassetto e che così facendo gli offriva una visione posteriore delle sue grandi labbra fu tentato di avvicinarla. Le si accostò, ma lei delicatamente lo fermò. “Non ora”, gli disse sorridendo.
Quelle parole lo inebriarono, finalmente vedeva la famosa luce in fondo al tunnel.
Finì di vestirsi, salutò la moglie ed andò in ufficio.
Verso le 15 ricevette un messaggio da Catia: “Ci vediamo a casa”.
Quella sera, Marcello rientrò a casa dopo essere passato dal fioraio.
Aprì la porta di casa e sul tavolino che utilizzavano per le chiavi e la posta vide un biglietto: “Ti aspetto in camera”.
Il cazzo di Marcello si animò all’istante.
Si avviò verso la camera da letto che era immersa nell’oscurità. Sentiva un rumore che non riusciva bene a identificare ma che gli sembrava familiare.
Premette sull’interruttore della luce ed inorridì.
Nel suo letto, sul lato che era solito occupare, Roberto era disteso, completamente nudo e con il suo cazzo in piena erezione. Lo guardava sorridendo.
Catia, con indosso solo un paio di autoreggenti lo smanettava vogliosa a due mani e dopo avergli rivolto appena lo sguardo lo prese in bocca, ricreando il rumore che Marcello aveva sentito poco prima.
“Ciao amico mio”, disse Roberto. “Prego, siediti pure. Scusala se non ti saluta ma sa che se non vuole camminare a gambe aperte per qualche giorno bisogna che me lo succhi per bene, altrimenti la scopo troppo a lungo prima di venire. E tra l’altro tra un po’ devo andare, non posso mica stare tutto il tempo qui, anche se ogni volta questa puttana mi manca quando torno a casa, sai?”.
“Ogni…. volta?” chiese Marcello immobile in piedi accanto alla porta.
“Ah, già… è vero, perdonami… tu non sai nulla”.
“Avevi detto che mi avresti lasciato in pace!”, protestò Marcello battendo il pugno contro il muro.
“Infatti io ti ho lasciato in pace. Mi sto scopando tua moglie, non sto scopando te”.
“Avevamo un accordo, bastardo!”
Roberto si tirò su ed allontanò Catia. Si mise in piedi ed andò davanti a Marcello con aria minacciosa. “Non ti azzardare mai più a rivolgerti a me così! Adesso la pagherà questa splendida vacca”. Detto questo la fece mettere a pecora sul letto e le puntò l’enorme cappella allo sfintere.
“No, fermo, la rovinerai!”, lo implorò Marcello.
“Sentilo, questo cornuto – disse Roberto a Catia – Faccio quello che lui ha sempre sognato e protesta. Non sa che tu senti male solo all’inizio ma poi godi come una cagna, vero?”. Accompagnò le ultime parole iniziando a penetrarla.
Catia emise un grido che riuscì a strozzare mordendosi le labbra fino a farle diventare bianche come le mani che stringevano con forza le lenzuola.
Incredibilmente, almeno agli occhi di Marcello, il suo ano ricevette gradualmente tutta quella verga che Roberto si trovava tra le gambe.
“Vedi, io ti avevo chiesto un video di questo: di tua moglie inculata. Tu invece hai filmato una qualche troia che poi hai spacciato per tua moglie credendo imbrogliarmi. E sei anche stronzo, perché se tu avessi guardato bene il video prima di darmelo avresti capito”. Continuando lentamente ad inculare Catia, Roberto accese lo schermo della televisione, cui era collegato il suo cellulare. Il fermo immagine delle natiche divaricate dalle mani di Veronica comparve davanti a Marcello che dopo pochi istanti capì. Nell’aprirsi il culo, la ragazza aveva messo in evidenza le sue mani e all’anulare sinistro mancava la fede.
“Vedi – ricominciò Roberto che, tenendo Catia per i fianchi, aveva iniziato ad aumentare il ritmo dell’inculata – io mi sono insospettito ed ho contattato questa porcona, che si è dimostrata molto interessata a vedere tutto il materiale che mi avevi fornito. Anzi, devo dire che quando ho capito che per vendetta era pronta a darmela devo dire che non mi aspettavo che potesse essere così interessata al mio arnese”. Diede un paio di sculaccioni alla donna. “Vero zoccola?”.
“Sì-ì”, balbettò Catia ad occhi chiusi intenta a cercare di sopportare il pezzo di carne che le stava penetrando l’intestino.
“E poi… sei un vero bastardo – riprese Roberto – Ti scopi una troia senza preservativo e pretendi che tua moglie te la dia?”
Marcello capì il motivo per cui non avevano più fatto sesso e con orrore comprese che i due erano in contatto dal giorno in cui lui era stato per l’ultima volta al sexy shop.
“Basta-rdo”, disse Catia, rivolgendosi per la prima ed unica volta al marito.
“Guarda, guarda qui”, lo invitò Roberto estraendo il cazzo dal culo della donna e mostrando la voragine che si era formata al posto dell’ano. “Era questo che volevi, giusto? Era questo che sognavi? Ed eccomi qua”. E con un gesto secco infilò nuovamente il cazzo dentro Catia, che non riuscì a trattenere un urlo.
Marcello si lasciò andare contro il muro e lentamente scivolò fino a trovarsi seduto per terra.
L’inculata durò ancora un buon quarto d’ora, durante il quale Roberto cambiò più volte posizione per favorire la completa penetrazione di Catia. Lei, per contro, mostrò di non averne mai abbastanza e lo incitava a continuare. Finché lui le venne dentro e quando ritirò il suo cazzo, questo uscì dal sedere di Catia accompagnato da una colata di umori.
“Caro mio, non devi fare il furbo con chi è più furbo di te”, gli disse andandogli davanti in modo che il volto di Marcello fosse a non più di 30 cm dalla sua cappella penzolante. “Ovviamente tu firmerai questo”, gli disse prendendo un fascicolo.
L’intestazione era quella dello studio legale del fratello di Catia. Dentro c’erano le pratiche del divorzio ed una dettagliata dichiarazione con la quale Marcello si dichiarava unico responsabile di quella situazione e rinunciava ad esercitare qualsiasi diritto sulle proprietà della coppia, a lasciare immediatamente la casa ed a corrispondere un cospicuo assegno mensile alla moglie.
“Sai, anche se conoscevamo i tuoi orari, scopare sapendo che magari tu saresti potuto arrivare e rovinarti la sorpresa prima del previsto ci metteva ansia. Adesso, invece, sapendo che sarai sempre fuori dai coglioni potrò anche passare diverse notti qui. E con i tuoi soldi potrò anche ampliare il negozio, magari trovo anche il modo di ricavare uno spazio per questa puttana che secondo me come svuotacoglioni per i miei clienti sarà ottima”.
“Non penserete che… Catia – disse rivolgendosi alla moglie esausta sul letto dopo l’inculata subita – Non vorrai rovinarmi!”.
“Sei proprio un cretino – lo insultò Roberto – se lei volesse rovinarti porterebbe dal giudice queste foto, il video e racconterebbe tutto ed io sarei felice di testimoniare. Così tutti saprebbero che razza di merda sei e ti beccheresti anche una bella denuncia”.
Calò il silenzio, mentre Roberto lanciò la penna a Marcello per poi avviarsi verso il bagno.
Servirono alcuni minuti prima che ritornasse e quando ciò avvenne la dichiarazione era firmata.
“Bene, vedo che hai capito”, disse Roberto sdraiandosi sul letto. Catia iniziò a carezzargli le cosce e questo glielo fece incredibilmente ritornare duro.
“Adesso penso sia il caso che tu ti levi dai coglioni, perché qui dobbiamo farci l’ultima scopata della giornata e non ti vogliamo tra le palle”, aggiunse quasi sollevando con le sue braccia Catia ed aiutandola ad impalarsi sul suo cazzo.
Marcello tornò mestamente verso il soggiorno e poi impugnò la maniglia della porta per uscire. Dalla camera gli arrivavano i mugolii di Catia ed il rumore degli schiaffi che Roberto le assestava sulle natiche.
“E non dimenticarti di lasciare le tue chiavi all’ingresso – gli ricordò – Quelle ora servono a me”.
Marcello fece come gli era stato detto.
Si chiuse per l’ultima volta la porta alle spalle.
Non sapeva cosa fare, non avrebbe mai pensato che le cose potessero finire così.
Ma il rigonfiamento tra le sue gambe era evidente.

Per qualsiasi commento: clamartinel78@gmail.com

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