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L’inizio della fine: 8° capitolo

By 29 Luglio 2021No Comments

Marcello ci avrebbe scommesso: Roberto non gli avrebbe reso la vita facile. Catia ebbe un sussulto quando vide entrare Marcello nella stanza. Non lo vedeva da tempo, non aveva risposto ai pochi tentativi di chiamata che lui le aveva fatto nei momenti di solitudine dopo la fine del loro matrimonio. Travolta dalle nuove sensazioni che Roberto le regalava con quella specie di bastone che aveva tra le gambe ma soprattutto con la sua decisione e la sua capacità di comandarla, si era quasi dimenticata di essere stata sposata. Restò senza parole nel vederlo e si chiese cosa lui pensasse di lei nel fissarla negli occhi senza parlare.
Marcello si attenne a quanto stabilito con Roberto. O meglio, a quanto gli era stato imposto. Nessun contatto verbale con “la cagna”, come l’aveva chiamata lui.
Andò direttamente a sedersi sulla poltrona in un angolo della stanza e tacque, cercando di non fissare negli occhi la donna che un tempo era sua.
Quando la porta si aprì, Marcello riconobbe immediatamente il ragazzo che qualche giorno prima Roberto gli aveva indicato come cliente affezionato ma squattrinato.
Catia sembrava disorientata ed il suo smarrimento aumentò quando il giovane andò a dare il consueto foglietto a Marcello anziché a lei.
Marcello lesse quanto vi era scritto ed istintivamente guardò nel punto in cui sapeva essere posizionata la telecamera. Immaginò il ghigno di Roberto in quel momento. Mise la mano in tasca e prese due banconote da 50 euro, che porse al ragazzo. “Prendile – disse – e scopati questa puttana”.
Il giovane fissò Catia, poi nuovamente quell’uomo che gli stava dando dei soldi. L’unica cosa che sapeva era che Roberto gli aveva detto di non leggere cosa c’era scritto sul foglio e di darlo a colui che avrei trovato in camera. Non capiva ancora perché avesse accettato di sculacciare la donna davanti ad un altro uomo, ma l’offerta di Roberto di farlo gratis aveva tolto ogni dubbio. Adesso però gli veniva addirittura offerto del denaro.
“Sono il marito – aggiunse Marcello – adesso scopala!”.
Il giovane sorrise, capì ed in un attimo rivelò il suo cazzo duro, che coprì immediatamente con il preservativo datogli da Marcello. Fissò Catia per un istante, sufficiente per farle capire che non ci sarebbe andato piano.
“Puttana – le disse assestandole uno sculaccione di rara potenza – tutte queste volte in cui sono venuto a prendermi cura di questo culo, tornavo a casa e mi masturbavo pensando di scoparti, perché non avevo i soldi per farlo. E tu mi hai sempre guardato come se fossi impotente, vero?”. Il suo tono era eccitatissimo, quella situazione lo galvanizzava, gli dava più forza. Dopo 3-4 pacche il sedere di Catia era completamente rosso e lei cominciava a dare segni di insofferenza.
Le aprì le natiche e nonostante le proteste della donna, le infilò entrambi i pollici nell’ano, come se volesse aprirlo a dismisura. Vi avvicinò la bocca e vi sputò dentro. “Questo perché sei una lurida troia!”, le disse. Poi appoggiò la cappella al buco e dopo una prima resistenza iniziò a sodomizzarla come aveva sognato di fare ogni giorno degli ultimi tre mesi.
Marcello osservava, eccitato, la scena. Provava pena per la moglie, degradata ad oggetto sessuale di chiunque avesse abbastanza soldi da poter acquistare il diritto di prevaricarla. Da parte sua, Catia, per la prima volta, pianse. Pianse guardando il suo ex marito che pagava uno sconosciuto per scoparle il culo davanti a lui. Pianse pensando alla vita che aveva abbandonato buttandosi tra le braccia, ma più precisamente sul cazzo, di Roberto.
Era talmente presa dai suoi pensieri che fu sorpresa quando il ragazzo le si presentò davanti con il cazzo nudo spingendole la cappella sulle labbra perché le aprisse.
“Ti ho fatto male eh, troia?”, domandò mentre le fotteva la bocca, ingannato dalle sue lacrime. “Adesso ti faccio bere la medicina!!!”, aggiunse poco prima di scaricarle anche in bocca la sua euforia.
Quando lui smise di muoverlo dentro la sua bocca, Catia non vedeva l’ora di poter nuovamente chiuderla e soprattutto non aspettava altro che mollasse la presa dai suoi capelli, che strattonati durante quel pompino, le avevano procurato dolore ovunque sulla testa.
Si sentiva come se fosse stata abusata da più persone, invece quello era l’effetto del desiderio represso di un ragazzo giovane. Pagato dal suo ex marito.

Quando furono soli, con l’eccezione dell’occhio vigile di Roberto che entrambi erano sicuri li stesse osservando, Marcello si alzò, senza fare il minimo tentativo di nascondere l’erezione che lo spettacolo cui aveva assistito gli aveva procurato.
Catia era sdraiata a pancia in giù sul letto, non osava guardarlo, né si era rivestita dopo l’ultimo cliente.
Marcello le si portò dietro e mise un ginocchio sul letto accanto a lei, le accarezzò i capelli, poi la schiena e non resistette a passare una mano sul suo sedere. Il tocco delle sue natiche lo distolse da qualsiasi sentimento di compassione. Dopotutto lei aveva fatto la sua parte per finire in quella situazione.
Si abbassò i pantaloni e tirò fuori il cazzo ancora in tiro dopo lo spettacolo e le si mise sopra.
“Che cazzo fai?”, protestò lei con la voce ancora rotta dal pianto di poco prima.
“Tu stai zitta, in qualche modo ho pagato il mio biglietto!”, le rispose mentre riassaporava la sensazione di esserle dentro, nonostante adesso la sua fica fosse decisamente meno stretta di come ricordava.
Le mise le mani sulle natiche per tenerle ben aperte ed iniziò a scoparla, mentre nella sua mente rivedeva tutte le scene più brutte ma anche più eccitanti della sua vita: lei che spompinava Roberto, lui che la faceva calare sul suo enorme cazzo, sconosciuti che la palpavano e le sborravano in bocca. Questi pensieri, che da un lato lo abbattevano ma dall’altro lo caricavano, lo aiutarono a durare più di quanto avesse immaginato, nonostante avesse iniziato ad infilare il pollice nel culo di Catia, cosa che un tempo adorava fare.
Si fermò. Uscì da lei e la fece voltare, voleva guardarla negli occhi. Le prese le caviglie ed alzò le gambe per scoparla come se fosse la sua bambola gonfiabile, voleva dare anche lui un contributo alla sua degradazione.
Ma quando gli sguardi si incrociarono, Marcello notò che in quello di Catia non c’era alcuna traccia di rancore o altro. Anzi, lei gli sorrise, allungò la mano e dolcemente gli impugnò il cazzo guidandolo nuovamente verso la sua fica ed inarcando la schiena nel momento della penetrazione.
Marcello riprese a muoversi in lei, ma presto si accorse che non la stava più scopando, lei non stava più subendo. Stavano facendo l’amore.
Quando se ne rese conto le venne dentro e gli sembrò di non aver mai provato una sensazione più bella.
Fino a quando lei gli sussurrò nell’orecchio “Ti amo”.
In quel momento capì che doveva fare di tutto per riprendersi sua moglie.

Per qualsiasi commento: clamartinel78@gmail.com

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