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L’inizio della fine: capitolo 5°

By 29 Luglio 2021No Comments

Il giorno seguente, Marcello si assentò dal lavoro ed andò all’appuntamento fissato con la ragazza.
Era un appartamento in una serie di villette a schiera con un piccolo cancello di accesso. Pochi secondi dopo aver suonato il campanello sentì il rumore del cancello che veniva aperto elettricamente e dopo pochi metri si trovò dentro un appartamento carino, arredato con poche cose essenziali.
Veronica capì cosa si stesse domandando. “Questo è un appartamento che uso solo ogni tanto, era dei miei zii. Non faccio venire spesso uomini qui, ho voluto fidarmi di te, sembri a posto. Per fortuna i vicini sono per la maggior parte anziani e si fanno i fatti loro”. Poi, tolta la giacca a Marcello, lo accompagnò in camera e non appena entrati iniziò a spogliarsi.
“Allora, cosa vuoi fare?”, chiese.
“Come ti ho detto vorrei fare un gioco, fingere che tu sia mia moglie. Me la ricordi molto fisicamente”.
“Ma non capisco, lei non ti fa scopare?”
“Sì, ma non come vorrei io. A me piace il culo”.
Veronica lo guardò come per ispezionarlo, cercando di capire che tipo fosse. “Questo ti costerà un extra rispetto a quanto abbiamo pattuito”. Raccolto l’assenso dell’uomo, la ragazza concluse “Ci sono altre cose strane che vuoi fare?”.
Marcello era in dubbio se dirle o no del filmato ma decise di tentare.
“Vorrei riprenderti”.
“Un video??? Non se ne parla neppure!”
“No, aspetta, non voglio riprendere te, il tuo viso, o altro. Ti chiedo solo di riprendere mentre ti inculo. Voglio solo filmare il tuo sedere e me che te lo metto dentro”. Accolse il silenzio della ragazza come una possibilità. “Se vuoi ti faccio vedere il video e se non ti va te lo lascio cancellare”.
“Sei strano, sai? Comunque ok”.
Marcello tirò un sospiro di sollievo. Finchè non si trovò davanti all’unico problema che non era pronto ad affrontare.
“Tieni, mettitelo”, disse Veronica porgendogli un preservativo.
In quel momento Marcello capì che quello avrebbe potuto tradirlo. Perché un preservativo con una moglie che non può avere figli? E oltretutto per del sesso anale. Ma come poteva non usare il preservativo con una ragazza che non conosceva? Cosa sarebbe successo se…

Fu Veronica ad interrompere il silenzio.
“Che c’è, non vuoi metterlo?”
“No… non è che non voglia… è che…”
“Sei pulito?”
La domanda colpì Marcello. “Come scusa?”
“Ti droghi? Vai sempre a puttane? Non sembri proprio il tipo ma non dirmi cazzate”.
“Non mi drogo, non vado a puttane e che tu ci creda o no non ho mai tradito mia moglie”.
“Ok, aggiungi altri 100 Euro e puoi non metterlo ma comunque anche se prendo la pillola non azzardarti a venirmi in fica”.
“No, tranquilla. Posso venirti sul sedere?”. Non era una richiesta di Roberto ma a quel punto Marcello voleva sfruttare la situazione.
Presi tutti gli accordi, i due iniziarono a scopare. Veronica era molto brava e scoparla in fica era molto eccitante ma Marcello voleva concentrarsi sul suo compito. Ben presto, quindi, la fece mettere a pecora, impugnò il cellulare ed iniziò la ripresa con un primo piano di Veronica a pecorina. Riprese il suo cazzo in avvicinamento, la cappella che si appoggiava allo sfintere e lentamente iniziava a violarlo.
I mugolii di Veronica erano un ottimo sottofondo. Dopo qualche colpo di assestamento Marcello iniziò a prendere il ritmo facendo attenzione che la ripresa fosse buona.
Quell’inculata fu ripresa in tre spezzoni diversi e terminò con Marcello che estraeva il cazzo dall’ano martoriato di Veronica e vi riversava fiotti di sperma che finirono sulle natiche che la ragazza aveva tenuto aperte con le mani.
Soddisfatto ed esausto, Marcello si accasciò sul letto e Veronica si stese al suo fianco.
“Fammi vedere”, chiese lei.
Guardarono quei minuti di video in silenzio.
Al termine Marcello aveva nuovamente il cazzo duro.
“Beh, il video può andare, puoi tenerlo”, disse Veronica. “Ehi, il tuo ragazzo qui si è svegliato di nuovo. Per 30 Euro gli faccio un bel trattamento di bocca, ti va? Ma niente ingoio”.
Marcello le sorrise e lei, dopo averlo pulito con un fazzoletto, se lo mise in bocca e lo spompinò fino a farlo venire sul suo seno.

Dopo una breve doccia, almeno quella “offerta dalla casa”, come disse Veronica, Marcello la salutò e tornò verso l’ufficio sapendo di avere salvato la situazione. In un modo o nell’altro.

Giunse il giorno che Marcello tanto temeva.
All’orario concordato si presentò davanti al negozio di Roberto. Esitò molto prima di entrare: da un lato non vedeva l’ora di mostrargli il filmato anche se in cuor suo avrebbe preferito che la protagonista fosse davvero Catia e non Veronica; dall’altro non immaginava quali sarebbero state le altre richieste di Roberto.
Solo dopo qualche istante si accorse che il negozio era chiuso. Un cartello appeso alla porta avvisava i clienti.
Marcello ebbe un sospiro di sollievo, anche solo rimandare quell’incontro sarebbe stata una buona notizia.
Stava tornando verso la macchina quando una voce lo fermò:
“Dove cazzo vai?”
Si voltò e vide Roberto affacciato alla porta del negozio che gli faceva cenno di entrare.
Con il cuore in gola tornò sui suoi passi.
“Vieni, vieni, accomodati – gli disse con il solito tono falsamente amichevole – ho pensato di chiudere per un po’ in modo da essere tranquilli”.
Il locale era immerso nella penombra, solo il bagliore di un grosso monitor emanava una luce azzurra nella zona della cassa.
“Dovevo cambiare il monitor ed ho pensato che fosse il momento adatto, così da godermi meglio lo spettacolo della troia, che ne dici?”
“Sì”, riuscì a balbettare a stento Marcello.
In effetti Roberto aveva predisposto una postazione per l’evento, in cui lo schermo da 27 pollici era posto come se fosse quello di un cinema davanti alla sedia con braccioli che, per avere più spazio per le gambe, l’uomo aveva leggermente allontanato. Accanto alla sedia aveva posizionato un tavolino con dei fazzoletti ed una bacinella.
Non c’erano altre sedie.
“Dammi”, disse Roberto a Marcello, tendendogli la mano senza aver bisogno di specificare a cosa si riferisse.
Non appena fu in possesso del telefono lo collegò al computer, si sedette sulla poltrona divaricando bene le gambe ed abbassandosi la zip dopo aver sbottonato i pantaloni e slacciato la cintura.
“Vediamo un po’ se hai fatto il bravo”, aggiunse facendo partire il video.
Il culo di Veronica a pecorina comparve sullo schermo.
Un grugnito accompagnò l’espressione soddisfatta di Roberto, che tirò fuori il suo cazzo facendolo diventare duro con un paio di tocchi.
“Adesso ti inculo”, sentì dire a Marcello e la risposta di Catia fu un mugolio di approvazione. Nell’inquadratura entrò il cazzo di Marcello che appoggiò la cappella allo sfintere, iniziando a violarlo.
Roberto sembrava gradire e continuava a smanettarsi lentamente. Il tutto durò circa una dozzina di minuti, al termine dei quali le mani di Catia divaricarono oscenamente le natiche offrendo uno spettacolo incredibile sul quale finì la sborrata di Marcello.
Questi si aspettava che Roberto aumentasse il ritmo della sega, ma ciò non avvenne.
Anzi, fece ripartire il filmato e lo guardò per altre due volte. Durante l’ultima visione iniziò a segarsi con maggiore intensità, finchè non ordinò a Marcello di prendere la bacinella e di posizionarla davanti a quella lattina che era il suo cazzo.
Immediatamente capì che quello era il modo in cui l’uomo voleva umiliarlo: raccogliere lo sperma di uno sconosciuto che si segava davanti alle immagini della sodomizzazione di sua moglie.
Sul primo piano delle natiche divaricare di Catia Roberto fermò l’immagine e dopo poche smanettate riversò il suo seme in parte nella bacinella ed in parte sui polsi di Marcello.
Quando ebbe finito anche gli ultimi lenti colpi al cazzo, Roberto prese un fazzoletto e si limitò a raccogliere qualche goccia che stava per colare dalla cappella, per poi appoggiare il fazzoletto sul comodino senza appallottolarlo.
Marcello fece per prenderne uno anche lui, ma fu fermato.
“Ascolta – disse Roberto – ti ho chiesto di farmi vedere foto di tua moglie e me le hai mostrate. Ti ho detto di incularla e filmarla e mi hai portato questo video”. Rimase pensieroso per qualche istante. “Onestamente non so cosa io possa chiederti di più. O meglio, una cosa c’è, ma io non sono un mostro e non voglio rovinarti, ho capito che tipa è la nostra puttana. Quindi ti offro la possibilità di scegliere”.
Marcello rimase interdetto, non sapeva se gioire o meno di quella presunta generosità.
“Potrei dirti di portarmi un video in cui questa grandissima troia ti fa un bel pompino e poi si fa sborrare in faccia”, disse.
Marcello restò pietrificato. Sapeva che era una cosa impossibile, anche con la collaborazione di Veronica. Poteva solo sperare che l’alternativa non fosse altrettanto impossibile.
“L’alternativa che ti offro è che per pulirti dagli schizzi che ti ho volutamente fatto finire addosso tu usi la lingua”.
Era una proposta disgustosa, ma Roberto aggiunse: “Se sei talmente disperato da leccare il mio sperma dalle tue mani e dal fazzoletto e da pulirmi la cappella, allora vuol dire che non posso chiederti nulla di più”.
“Vuoi dire che non mi farai più richieste?”
“Cosa posso chiedere ad un relitto umano come te talmente disperato da bere il mio seme e leccarmi il cazzo? Ti chiedo di scopare tua moglie?”. Rise scuotendo la testa. “Mi rendo conto di quando si è toccato il fondo e tu, amico mio, ti ci sei spiaccicato. A te la scelta, quindi. Ma fai presto o si asciuga tutto e ti toccherà farmi venire di nuovo”.
Marcello non ebbe scelta, aveva la possibilità di far cessare quel ricatto provando sulla sua pelle l’ennesima umiliazione.
Avvicinò la bocca alle mani e trattenendo un conato di vomito le pulì dallo sperma di Roberto. Poi fece altrettanto con il fazzoletto. Infine si girò verso l’uomo che, sorridendo, gli porgeva una cappella che non sembrava essersi sgonfiata.
“Prendila in bocca – gli disse – così con la lingua la pulirai meglio”.
Marcello eseguì e dopo pochi secondi iniziò ad avere dei dolori lancinanti alla mandibola per lo sforzo di dover tenere quel cazzo in bocca.
Stava muovendo la lingua sulla cappella di Roberto quando questi iniziò a muoversi lentamente e gli bloccò la nuca. Marcello provò a divincolarsi ma le mani dell’aguzzino erano due tenaglie.
Sentì nuovamente i mugolii di Veronica: l’uomo aveva fatto ripartire il video e questa volta una sola visione fu sufficiente perché venisse.
Quando i numerosi schizzi terminarono, la presa si allentò e Marcello si buttò all’indietro, seduto per terra, arretrando il più possibile fino ad appoggiare la schiena contro lo scaffale.
“Bene – disse Roberto – adesso mi farai il favore di non venire più nel mio negozio. I miei clienti sono persone rispettabili, non residui umani come te”.
Gli lanciò un pacchetto di fazzoletti perché si pulisse la bocca e gli ordinò di uscire.
Marcello non se lo fece ripetere. Cominciò a correre ancor prima di essersi messo in piedi e quasi inciampò all’inizio della sua fuga verso la libertà.
Arrivò alla macchina, fece per entrarvi, ma subito cambiò idea, si appoggiò allo sportello e vomitò.
A quel punto si sentì libero.
Aveva davvero toccato il fondo della degradazione ma non doveva più subire ricatti.
Fu in quel momento che pensò che Roberto aveva ancora molte foto ed i video, ma lo aveva mandato via senza chiedergli altro, gli aveva dichiarato il suo disprezzo. E quella era una prova sufficiente.
Tornò in ufficio e iniziò a pianificare come riprendere in mano la propria vita.

Per qualsiasi commento: clamartinel78@gmail.com

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