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LUCREZIA E IL GINECOLOGO
La mia infermiera li fece accomodare nel mio studio. Lucrezia, una bella ragazza, alta, bionda, capelli lunghi e leggermente ondulati, occhioni azzurri dietro lenti con una montatura sottile e leggera, vestina con abiti che io chiamo “monacali” cioè da monaca, lunghi e informi. Sua madre, bella donna, sembrava la sorella più grande di Lucrezia, ma fredda, distante e supponente, che mia ha suscitato subito una notevole antipatia. Suo padre, bell’uomo ma insignificante.
Seduti di fronte a me, senza “buongiorno dottore”, non ho potuto dire neanche “cosa posso fare per voi” che la madre è partita con piglio arrogante “ Il suo nome mi è stato fatto dalla contessa F**** ”, in effetti prima mio padre e poi io siamo i medici di riferimento di questo grosso gruppo di cattolici integralisti che “comandano” la diocesi e tutta la regione, per cui curiamo suore, catechiste e le donne che si riconoscono in questo gruppo e la contessa è la presidentessa.
“ la contessa, mia cara amica, mi ha confermato che lei e’ bravissimo e molto affidabile e discreto. Ho un problema con mia figlia Lucrezia” a questo punto mi rivolgo alla ragazza “mi dica” ma mi risponde la madre con il solito piglio arrogante “ la ragazza soffre di irritazioni, pruriti e bruciori e qualche perdita”. Istintivamente penso che ci sia qualche inghippo ma non capisco cosa. Inizio a compilare la scheda anamnestica con le solite domande a cui risponde sempre la mamma che mi accorgo che la ragazza ha appena compiuto 18 anni. Tento di liberarmi di quei tre perchè, soprattutto, l’atteggiamento della madre non mi piace!
Per istinto percepisco molta tensione tra la ragazza e la madre, che poi mi chiede se lei e il marito possono assistere alla visita. Mi rivolgo alla ragazza, che mi pare sia sbiancata e molto imbarazzata e le chiedo il suo assenso. Con un filo di voce acconsente.
“Va bene signorina, vada nello spogliatoio, si spogli completamente. C’è una busta sigillata con una vestaglietta di carta e delle pantofoline, indossi quelle”. Nel contempo faccio accomodare madre e padre, che non ha ancora aperto bocca, nella sala visita su sedie disposte in maniera tale che possano vedere il lettino visite ma defilato.
Dopo un po’ entra Lucrezia e la vestaglietta fa intravedere un corpo che i vestiti informi nascondevano: veramente bello, ben proporzionato, tonico e muscoloso al punto giusto. La aiuto a salire sul lettino e vedo che con gli occhi mi fa segno di guardare in basso, non capisco e la guardo interrogativo, mentre la aiuto a poggiare le gambe divaricate sui sostegni mi accordo che sul bordo inferiore della vestaglietta c’è una piccola scritta. Senza farmi vedere strappo l’angolo e leggo “ Vergine. SI,SI,SI!” Ora capisco, faccio un segno di intesa e lei sospira di soddisfazione. Ora però paghi pegno.
Provo la pressione, guardo in gola, dentatura bianca e perfetta, tasto il collo, poi le apro completamente la vestaglietta, non mi ero sbagliato, un corpo notevole, due tette non grosse ma sode e dritte con due capezzoli scuri e grossi, già induriti. Prendo lo stetoscopio e mentre le ausculto il cuore con la destra le prendo il seno e con due dita le strizzo leggermente il capezzolo che risponde indurendosi ancora di più e il cuore accellera.
Passo a visitare i seni, sodi e morbidi allo stesso tempo, più li palpo più i capezzoli si induriscono e l’aureola si scurisce; Lucrezia guarda da un’altra parte e ogni tanto si morde le labbra. Quando visito ho le mani sempre caldissime e so l’effetto che fanno; con noncuranza con la mano aperta le faccio una carezza dal petto al monte di Venere. E’ scossa da un leggero brivido. Passiamo alla parte più importante: apro la seggiolina che mi permette di sedermi tra le gambe della paziente di fronte al suo sesso. Lucrezia ha la vagina completamente rasata, solo un ciuffetto di peli pubici ben curati sul monte di Venere. Dico a nessuno in particolare “Queste ragazze, si rasano pensando di migliorare l’igiene intima ed invece non sanno che i peli proteggono dai microtraumi e fanno da primo filtro contro batteri” “Mamma hai sentito?” dice Lucrezia. Guardo sua madre che arrossisce ma non dice nulla. Inizio a visitarla, con le dita le apro le labbra, il clitoride è già eretto ed indurito, lo stuzzico con un dito, Lucrezia reagisce con un brivido, è lubrificata al massimo, con le dita le apro delicatamente la vagina, è da un bel po’ che non è più vergine, introduco un po’ il dito. Con la voce un po’ strozzata sento sua madre “ E’ vergine?”
Ecco il punto, mi giro e, mentre con un dito continuo a struzzicare il clitoride, guardo la madre e in tono scocciato “ C’è qualche ragione perché non lo sia?” La madre non risponde ma da una parte è offesa dalla mia risposta e dall’altra è contenta che sua figlia è illibata; suo padre, che non ha ancora detto una parola è livido: forse perché vede sua figlia nuda con un uomo che la fruga?
Mi accorgo che la leggera e continua masturbazione ha portato Lucrezia vicino all’orgasmo. Smetto e dico per lei e per i genitori “ signorina, per la sua condizione, per poter fare la visita interna devo procedere con l’esame rettale” lei, un po’ stravolta, fa cenno di si, per la mamma è la conferma della sua verginità. Mi spalmo un gel lubrificante sulle dita della sinistra, do le spalle ai genitori e inizio a massaggiare lo sfintere, quando lo sento rilassarsi premo deciso l’indice e la penetro e nel contempo entro in vagina con il pollice. Lucrezia fa un piccolo gemito e spalanca gli occhi, con la destra copro l’inguine e con le dita massaggio delicatamente il clitoride. Le mie dita dentro di lei le muovo delicatamente avanti e indietro e schiaccio leggermente. In pochi minuti Lucrezia ha un orgasmo silenzioso, con un lungo brivido che la contrae e poi rilassa. Con me a coprirla, i suoi non si sono accorti di nulla. Sfilo le dita, “può rivestirsi” e velocemente faccio uscire i genitori dalla sala visite per dar modo alla ragazza di riprendersi.
“ Signora stia tranquilla, la ragazza non ha nulla solo una leggera infiammazione esterna, le prescrivo una crema e uno spray e in pochi giorni tutto si risolve”. Dopo poco Lucrezia torna dallo spogliatoio, rivestita di tutto punto, come se nulla fosse successo.
Mi alzo, do la mano alla madre, al padre e infine a Lucrezia che mi lancia un’occhiata sorridendo che non riesco ad interpretare.
Sono passati 15 giorni, l’ultima paziente è uscita, la segretaria è andata, tolgo il camice e sento suonare alla porta; apro e mi trovo davanti Lucrezia “ Buona sera dottore “ Le do del TU “Ciao Lucrezia” “Posso entrare ?” “Certo entra”. Andiamo nello studio; la guardo interrogativo “ Sono venuta per ringraziarlo del favore, diciamo così, che mi ha fatto” sto per rispondere “ e per ricambiare il favore” mi viene praticamente addosso fissandomi con un sorrisetto furbo, e sento le sue mani aprirmi la cintura, abbassarmi i pantaloni e i boxer inginocchiarsi sempre guardandomi negli occhi. Mi prende il pene in mano e inizia a leccarmelo lentamente, con l’altra mano mi accarezza i testicoli, il pene si irrigidisce, mi lecca la cappella, scende a succhiarmi i testicoli, risale, ogni tanto mi guarda, mi succhia leggermente poi lentamente mi ingoia tutto, esce e lo riprende, lo tiene in bocca e lo aspira, mi sta scopando con la bocca ed è proprio brava, un pompino da favola e da esperta. Non ci metto molto ad arrivare, quando sento che sto per venire cerco di sfilarmi ma lei mi blocca. Quando capisco che vuole che le venga in bocca l’orgasmo diventa più intenso. Succhia e ingoia tutto sino all’ultima goccia. Si alza, con il dorso della mano si pulisce un po’ di sperma dalle labbra, mi saluta “arrivederci dottore” e se ne va. Rimango lì con il mio cazzo moscio a riprendermi.

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