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Maria è una delle commesse del negozietto biologico vicino a casa mia. Ci vado spesso perché la mia ex era amante del bio, e adesso che lei non c’è più nella mia vita continuo lo stesso ad andare lì, forse per ricordarla, non so. Comunque, per me è diventata ormai quasi un’abitudine. Non che io sia particolarmente salutista, anzi. È che ho fatto amicizia con le ragazze del negozio e mi fa piacere ogni tanto scambiare quattro chiacchiere con loro. Sono semplici e simpatiche, e mi trasmettono quella gentilezza cordiale che rilassa dopo una giornata di lavoro infernale. E Maria è quella che “stona”. È la più matura, avrà oltre i cinquanta, e si comporta in quel modo strambo che ispira allegria nella sua pazzia, con un fascino tutto suo.
Lei è piccola e magra, di un magro nervoso. Ricorda una sudamericana con la sua pelle scura e tesa tra le rughe degli anni. Non è proprio una bellezza, anzi…è uno scricciolo nervoso che si agita, gesticola e si infervora quando tocchiamo certi argomenti nei brevi sprazzi di conversazione. Ha però un non so cosa, un’energia che mi attira a lei e mi fa immaginare incontri di puro sesso carnale. Ogni tanto quando la osservo vorrei sbattermela forte, fino a romperla tanto è minuta. Ma lo so che lei invece ha nervo ed è forte, e mi terrebbe testa. E questo mi eccita ancora di più.
Oggi entro nella bottega, con l’intenzione di acquistare le mie solite birre doppio malto. Biologiche, s’intende. Lei c’è e sono già a mio agio. Mentre passa la mia “spesa” allo scanner ci scambiamo le consuete battute sul governo e l’economia. Io sono in forma e lei ride di gusto. Poi, mentre pago, mi fissa con quei suoi occhi vivacissimi e neri e aspetta sospesa cercando le parole…per invitarmi, visto che sono così simpatico, ad una festa che ha organizzato per domenica.
“Domenica ci vediamo a casa mia, sai, con quelli dell’associazione di sinistra e ambiente…non so…vorresti partecipare?”
Perché no, penso. Non mi interessa più di tanto la politica, anche se sono sensibile al tema ambientale, ma tanto non ho niente di meglio da fare. Quindi accetto e Maria mi dà l’indirizzo. Mi sorride in modo strano. E anch’io ho nella testa solo l’idea di un’occasione per conoscerla meglio nell’intimità…e poi chissà. L’obiettivo è quello chiaramente di fottermela come nelle mie fantasie. Ed ora finalmente si sta presentando l’occasione giusta.
Arrivo verso le 11, sperando in un aperitivo generoso. È una perfetta giornata calda di sole e il casolare viene esaltato dalle luci gialle della tarda mattinata. C’è campagna ovunque e sembra di stare in una di quelle fattorie dei film americani. Scorgo vecchi attrezzi agricoli di legno e tutt’intorno campi coltivati. Maria crede fermamente nel biologico e nella natura, nel rispetto dell’ambiente, e questo si vede chiaramente da come ha impostato il luogo in cui vive.
Entro attraversando il porticato di legno e vengo subito accolto calorosamente da alcuni invitati. Mi ricordano gli hippy anni settanta, ma in chiave moderna. Sono simpatici e insieme beviamo parecchia roba parlando di politica e di libertà. Io annuisco e cerco di sbilanciarmi il meno possibile: condivido alcune delle loro idee, ma altre sono davvero troppo estreme e irrealizzabili. Ad ogni modo mi rendo conto che mi stanno distraendo dal vero scopo della mia visita.
Ed è allora che Maria compare alle mie spalle, come se avesse letto nella mia mente. È alcoolicamente allegra e mi invita a bere un bicchiere di vino insieme a lei. Ci allontaniamo perciò dalla massa sistemandoci accanto ad una finestra vicino a delle scale di legno.
“Allora, hai avuto modo di conoscere i miei amici? Come li trovi? Scommetto che ti hanno riempito la testa di tutte quelle problematiche ambientali che non vengono affrontate con la giusta fermezza e bla bla bla…no? Cosa ne pensi?”. Finisce quella frase confusa e vuota il bicchiere, riempendosene un altro. Attacca quindi a parlare ininterrottamente e io annuisco di tanto in tanto. Dentro di me penso solo alla voglia che ho di sbattermela. È un impulso animale che mi viene ogni volta che la vedo. Non so. Sarà l’odore della sua pelle che ricorda il Sudamerica, saranno i bei capelli neri raccolti dietro come un ciuffo, saranno gli occhi vivacissimi con i quali sembra che ti guardi dentro, sarà il fatto che così minuta mi viene voglia di romperla…
Ogni tanto passa qualcuno che scambia una battuta. Vedo che lei prova un piacere quasi viscerale ad esprimere tutto quello che pensa, e lo fa anche in modo alquanto diretto e libero. Ha un carattere forte e si vede come si atteggia. E parla e parla. E continua a bere vino bianco aprendo un’altra bottiglia. Beve tanto, forse un po’ troppo. Difatti ad un certo punto barcolla perdendo quasi l’equilibrio. “Tutto a posto?”, le domando, conoscendo già la risposta. Lei mi squadra con l’occhio spento e ammette che forse ha esagerato con l’alcool.
“Non mi sento molto bene”, boffonchia,”mi puoi accompagnare su in bagno?”
L’aiuto a salire le scale e la faccio inginocchiare vicino al water. Poi esco e socchiudo la porta. Sento che si libera un paio di volte. Poi un lungo silenzio. “Tutto bene?”, le grido mentre ho già la mano sulla maniglia.
Trovo Maria accasciata accanto al lavandino, sembra semisvenuta. Mormora parole di scuse e blatera dicendomi quanto è stata stupida. “Ti prego, resta qui con me, almeno tu”. Capisco che si sente sola, intendo nella sua vita. E forse il continuo parlare e interessarsi di politica e ambiente e di chissà che altra cosa sono solo un paravento per la sua solitudine. Quella scena tocca una corda nella mia anima e mi siedo quindi accanto. Lei appoggia la testa nel mio grembo, come cercando consolazione. Le accarezzo la testa, ma non posso non notare che ha la guancia proprio sopra il mio uccello, che da sotto ai pantaloni inizia a cantare. Maria se ne accorge e con perfetta noncuranza inizia ad accarezzarlo. “Che bello, ti sta diventando proprio duro”, esclama compiaciuta con un tono calmo e la voce ancora impastata dalla sbornia. Io non so sinceramente cosa dire e quindi rimango in silenzio mentre le lascio abbassarmi i pantaloni e le mutande. Il mio cazzo ora è bello duro e Maria lo ammira sorridente poco prima di infilarselo in bocca. Guardo dall’alto la sua testa che va su e giù, provocandomi piacevoli fitte di eccitanti sensazioni.
Dopo un paio di minuti decido che è il momento di realizzare ciò che attendevo da tempo. Non mi importa se è ancora ubriaca e forse non del tutto in sé. La voglio ad ogni costo e mi pare palese che lei voglia me. Le afferro i capelli e la stacco dal mio coso un po’ a malincuore perché devo dire che mi stava facendo un pompino davvero eccezionale. “Vieni”, le dico accompagnandola nella sua stanza da letto. Chiudo la porta affinché nessuno ci disturbi. Poi mi giro verso Maria, che ancora barcollante si sta spogliando. Ride sorniona puntando il dito contro: “Guarda che l’ho capito cosa hai in mente…”. Sorrido e mi tolgo i vestiti anch’io.
Completamente nuda e con i capelli sciolti quella donna ha un fascino irresistibile che nonostante l’età riesce a risvegliare in me un fuoco potente. L’abbraccio, stringendola a con forza. È molto più bassa di me e il mio membro le batte sul ventre, mentre lei mi graffia con i suoi grandi capezzoli durissimi. Le mie narici sono ubriache del suo odore acre mentre le bacio il collo e la spalla. Sto impazzendo di desiderio.
La sollevo di peso e la sbatto contro il muro. Lei allarga le gambe circondandomi con esse saldamente i fianchi. Io la sorreggo per le natiche e lei mi aiuta ad entrare. Ha un figa stretta ma lubrificata a sufficienza. La penetro senza problemi, muovendomi in lei con facilità. Maria gode ad ogni mio affondo, mentre la martello con le mie spinte sempre più poderose. L’eccitazione ora si è mischiata con una sana violenza in quell’amplesso.
Restando sempre dentro di lei la sposto dal muro per cadere entrambi sul letto. Lì continuo a fotterla con più facilità. Entro ed esco dalla sua fica ormai in maniera ossessiva, tra i nostri rantoli di piacere e gli ansimi di godimento. Fino a che Maria mi stringe forte e ha un sussulto. La sua vagina si contrae e sento un fiume che mi bagna i testicoli e le lenzuola. “Mmhhh”, mormora a labbra strette sul finire del suo orgasmo.
Dal canto mio ne ho ancora per un po’. Perciò mi levo e la faccio girare, sistemandola a pecorina. Lei gira la testa lanciandomi uno sguardo contrariato, ma non me ne frega niente. Voglio godere anch’io. Maria decide alla fine di assecondarmi. Io ringrazio lasciandole in pace la fica per dedicarmi al culo. Glielo piazzo bene dentro, non senza qualche suo lamento. Che si trasforma in gridolini di piacere quando inizio a sfondare piano ma con insistenza anche quel suo buchino.
Non ci vuole molto perché venga dentro di lei.
Esco ansimante lasciandola così, sfinita e nuda con le chiappe al vento sul materasso bianco.
“Ci vediamo domani in negozio? Sei di turno domani?”, le domando mentre mi rivesto. Mi riferisco alla mia solita spesa al doppio malto. Maria annuisce con la testa e alza un braccio per salutarmi. Poi aggiunge con la faccia ancora dentro il cuscino, proprio mentre esco dalla stanza: “E non preoccuparti: birre pagate!”.
Sorrido di gusto scendendo le scale per dirigermi verso l’auto.

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