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Erotici Racconti

Mi piace il mondo di Oz!

By 29 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Nota: Quello che segue &egrave il mio modo per omaggiare scherzosamente un film che da sempre adoro.

Dopo una lunga corsa Dorothy si infilò nel fienile. Dopo essersi aggiustata il vestitino e i capelli nelle due lunghe code, si sedette su un grosso mucchio di paglia. ‘Uffa’ pensò ‘Non ne posso più di stare in questa fattoria. Ormai sono grande! Vorrei tanto viaggiare e vedere il mondo. Certo voglio tanto bene a zia Emma e a Zio Henry, ma loro mi trattano ancora come una bambina, mentre io sono diventata una donna. E poi c’&egrave quella miss Gulch!’ strinse forte i pugni dalla rabbia ‘Con quel suo fare da diva, sempre circondata dagli uomini che vengono per lei dalla città. La odio!’
Dorothy ricordava benissimo quel giorno nel quale inseguendo il suo cagnolino Toto, era finita nel giardino della spregevole miss Gulch. Cercando il suo animaletto si era avvicinata ad una finestra ed aveva involontariamente sbirciato dentro. All’interno miss Gulch giaceva completamente nuda su una poltrona, attorno a lei si trovano una decina di uomini anch’essi nudi che eseguivano tutti gli ordini della padrona di casa. Dorothy era rimasta per ore a spiare ciò che succedeva in casa, sino a quando si accorsero di lei e dovette fuggire a gran velocità. Quella stessa notte Dorothy aveva imitato nella sua cameretta le pose della Gulch, ma da sola non aveva potuto fare granché.
Soltanto ricordare questi eventi provocava alla ragazza strane sensazioni che la portavano a sollevarsi un po’ il gonnellino e ad accarezzarsi proprio in quella zona tra le gambe che era sormontata da quel ciuffetto di peli dello stesso rosso scuro dei suoi capelli.
Improvvisamente la porta del fienile iniziò a battere sospinta da un forte vento, Dorothy si alzò di scatto e andò a chiudere per bene l’ingresso. In quel momento le sembrò che tutto stesse girando vorticosamente, le balle di fieno rotolavano ovunque e lei dovette aggrapparsi ad una trave per non ruzzolare via. Da una finestrella le sembrò di vedere il terreno che si allontanava, come se il fienile fosse stato trascinato via dal vento. Poi tutto terminò con un grande schianto.
Dorothy rimase per un momento immobile per riprendersi dallo spavento, poi aprì la porta ed uscì con l’intenzione di andare a vedere se zia Emma e zio Henry stessero bene.
Quando fu all’aperto notò con grande stupore che non si trovava più nella sua grigia fattoria, ma era finita nel mezzo di una coloratissima cittadina formata da piccole casette dall’aspetto allegro.
Dal cielo si avvicinò a gran velocità una grande palla di luce che si venne a posare proprio davanti Dorothy. La sfera si dissolse e rivelò al suo interno la presenza di una bellissima donna bionda tutta vestita di bianco. Quest’ultima si avvicinò alla ragazza e disse: ‘Grazie per averci liberati dalla crudele strega dell’Est. Grazie’.
Dorothy la guardò stupita e chiese: ‘Io?’, la donna misteriosa le rispose sorridente: ‘Certo, guarda dietro di te”. La ragazza si voltò e vide che il suo fienile era atterrato su qualcuno di cui si riuscivano a scorgere soltanto le gambe. La donna in bianco proseguì: ‘Io sono Glinda, la strega buona del nord. Con il tuo gesto hai liberato i Mastichini dal potere di una strega malvagia’. ‘I Mastichini?’ chiese Dorothy sempre più incredula.
In quel momento iniziarono a venir fuori dalle case e dai cespugli un gran numero di ometti di piccola statura, vestiti con colori sgargianti e con i volti sorridenti. ‘Questi sono i Mastichini’ spiegò Glinda ‘ famosi per la loro bassa statura e’ altre cose’.
La strega buona si fece d’un tratto seria e con aria grave disse: ‘Dorothy adesso sei in pericolo, la malvagia strega dell’Ovest vorrà vendicarsi di te per averle ucciso la sorella e cercherà di riprendersi le scarpette rosse che adesso sono tue’. Dorothy non fece in tempo a chiedere: ‘Quali scarpette?’ che se le ritrovò ai piedi.
‘Io voglio tornare a casa’ esclamò la ragazza triste. La strega buona la guardò con tenerezza e le rispose: ‘Allora devi andare nella città di Smeraldo per farti aiutare dal mago di Oz. Lui può tutto. Ma prima di partire per il viaggio vieni con me, ti darò qualcosa che potrebbe esserti d’aiuto’.
Quando furono dentro la più grande delle case del villaggio, Glinda fece sedere Dorothy su una poltrona e una ventina di Mastichi si schierarono lungo una parete. La strega fece apparire dal nulla una borraccia di vetro e disse: ‘Adesso, mia cara, ti darò qualcosa che ti servirà nel tuo viaggio’. In quel momento tutti i Mastichini si tirarono giù i pantaloni mettendo a nudo la loro più grande dote. Dorothy li guardò uno per uno stupita, la mente che già le tornava a quel pomeriggio nel giardino di miss Gulch. La strega buona non fece caso all’espressione della ragazzina ed andò a prendere in mano il membro del primo della fila. Lo agitò con forza per qualche minuto poi un’eruzione di sperma fu accolta dalla borraccia. Glinda continuò così per tutta la fila, aiutandosi a volte con la bocca per poi risputare l’abbondante liquido dentro la borraccia. Quando ebbe terminato diede la borraccia a Dorothy dicendole: ‘Tienila con te, potrebbe servirti’. La ragazza accettò il dono e si incamminò lungo la via dorata che le era stata indicata. Mentre già si allontanava dalla cittadina dei Mastichini la strega buona le gridò: ‘E ricorda che le scarpette hanno un grande potere, la strega cattiva non può togliertele se non sei tu a dargliele’.

Dorothy aveva percorso soltanto un breve tratta di strada quando la sua attenzione fu attratta da una strana figura nel mezzo di un campo di mais. Si trattava di un uomo vestito di stracci che con aria triste gironzolava senza meta. La ragazza si avvicinò incuriosita e chiese: ‘Scusi buon uomo, ha perduto qualcosa?’. L’uomo si accorse della sua presenza soltanto in quel momento e rispose: ‘No, cara ragazza. Purtroppo non esiste alcun posto dove andare per un mostro come me’.
La ragazza ancora più incuriosita convinse lo sconosciuto a sedersi con lei su una roccia e a raccontarle quale fosse il suo problema. ‘Nonostante io adori le donne’ disse lui ‘Sono condannato a non poterne avere mai una, poiché una volta scoperta la mia deformità, tutte fuggono via impaurite’. Dorothy allora gli chiese di mostrargli quel fosse il suo problema, così, dopo un attimo di esitazione, l’uomo si aprì i pantaloni ed estrasse un membro straordinariamente smisurato.
Dorothy si alzò di scatto e si lasciò scappare un piccolo urlo, così lui disse: ‘Hai visto? Le ragazze fanno sempre così. Per questo motivo mi chiamano lo Spaventapassere’.
‘Non volevo ‘ si affretto a scusarsi Dorothy e tornò a sedersi accanto all’uomo, poi aggiunse: ‘E’ veramente grande. Più di quelli che ho visto a casa di miss Gulch e persino più di quelli dei Mastichini. Ti dispiace se lo tocco?’.
Lo Spaventapassere non se lo fece ripetere ed accettò volentieri, così la ragazza iniziò a dare dei piccoli colpetti con la mano sulla punta. ‘In realtà’ disse lui ‘si fa così’ e le prese la mano mettendola avvolta attorno al suo membro, poi iniziò a fargliela muovere su e giù finché iniziò a farlo da sola. ‘Ora che ci penso’ disse Dorothy come se stesse parlando con se stessa ‘La strega buona faceva proprio così con i Mastichini’. Bastarono pochi minuti e lo Spaventapassere si lasciò andare ad un liberatorio orgasmo durante il quale Dorothy esclamo: ‘Che bello! Sembra una fontana!’, ma appena quella bizzarra eruzione terminò, la ragazza si accorse che il suo nuovo amico era tornato triste come prima. Così gli chiese: ‘Cosa c’&egrave che non va?’. Lo Spaventapassere le rispose con aria malinconica: ‘Tu sei stata molto gentile con me, ma le altre ragazze hanno sempre paura, finché avrò questo grosso problema non potrò mai essere felice’.
Dorothy si rabbuiò per un momento pensando al triste destino del suo nuovo amico, ma improvvisamente le venne un’ottima idea: ‘Ascolta, io sto andando dal mago di Oz che mi aiuterà a tornare a casa, potresti venire anche tu e farti aggiustare. Lui può tutto! Che ne dici?’
Lo Spaventapassere balzò in piedi felice ed urlò: ‘Dal mago di Oz!’.
Così Dorothy aveva trovato il primo compagno per quello che sarebbe stato un lungo e straordinario viaggio.

Continua’ Dorothy e lo Spaventapassere procedevano spediti lungo il sentiero ridendo e scherzando, ma soprattutto sperando che il mago di Oz sarebbe stato in grado di risolvere i rispettivi problemi.
Mentre continuavano nel loro cammino intravidero in lontananza la figura di un uomo accasciato su una staccionata. Sembrava morto.
Dorothy ebbe un sussulto ed esclamò: ‘Presto, aiutiamolo!’.
Appena ebbero raggiunto l’uomo, i due amici si accorsero che non era affatto morto, ma era piegato in due per il dolore. ‘Signore, cosa le &egrave successo?’ chiese la ragazza preoccupata. Lo sconosciuto si raddrizzò a fatica e, con voce sofferente, raccontò: ‘Stavo passeggiando e per colpa di una stupida distrazione sono andato a sbattere contro questa staccionata. Un paletto mi ha preso proprio qui in mezzo’. Dorothy notò in quel momento che l’uomo teneva entrambe le mani in mezzo le gambe e gentilmente chiese: ‘Le serve un dottore?’. Lo sconosciuto ancora dolorante rispose: ‘Magari, ma qui in giro non c’&egrave ne sono”. Lo Spaventapassere sollevò le spalle non sapendo che fare, ma Dorothy non si diede per vinta e propose: ‘Una volta ho fasciato una zampetta al mio cane Toto, forse potrei darle io una mano’. L’uomo la guardò prima negli occhi, poi in tutto il resto del corpo e disse: ‘Penso possa bastare’ e senza perdere tempo si sfilò i pantaloni mettendo in mostra un membro ben eretto. Dorothy lo osservò con aria pensierosa, poi disse: ‘Certo che se va in giro con quest’affare tutto teso rischia di farlo picchiare contro qualcosa’. Un velo di tristezza si formò negli occhi dello sconosciuto che replicò: ‘Purtroppo da molto tempo sono in questa condizione dalla quale non riesco ad uscire. E’ per questo motivo che mi hanno soprannominato Uomo di Ferro, proprio perché l’ho sempre duro come il ferro. Non potete nemmeno immaginare quante volte mi siano successi incidenti come quello di oggi’.
‘Poverino’ disse Dorothy addolorata ‘devi aver sbattuto proprio la punta perché &egrave molto più rossa del resto. Di solito mia zia mi da dei bacini dove mi faccio male e passa tutto’ così si mise in ginocchio ed iniziò a riempire di baci il ferro dell’Uomo di Ferro.
‘Dorothy’ si intromise lo Spaventapassere ‘Ricordi quando hai accarezzato me proprio li? Bene, forse potresti fare la stessa cosa al nostro amico in modo da risolvere il suo problema’. ‘Lo apprezzerei veramente tanto’ aggiunse l’Uomo di Ferro. La ragazza smise per un momento di sbaciucchiare la parte lesa e disse: ‘Ma come faccio a dargli baci e ad accarezzarlo contemporaneamente?’. I due uomini rimasero per un momento in silenzio, poi lo Spaventapassere risolse il problema: ‘Potresti accarezzarlo con la bocca! Due in uno!’.
‘Ottima idea!’ esultò Dorothy e anche l’Uomo di Ferro non sembrava dispiaciuto da questa proposta. Così circondò con le labbra la punta e fece scivolare il tutto dentro la sua bocca.
‘Non credo stia funzionando’ disse frustrata dopo qualche minuto osservando il membro eretto davanti al suo naso, ma l’Uomo di Ferro, che sembrava contrariato da quell’interruzione, subito la riprese: ‘Funziona. Funziona. Adesso però riprendi’. ‘Ma la punta &egrave ancora più rossa!’ obiettò Dorothy indecisa. Intervenne nuovamente lo Spaventapassere spiegando: ‘Ricordi che per me il sollievo &egrave arrivato soltanto alla fine? Devi fare lo stesso per il nostro amico’. Dorothy sembrò rincuorata da quelle parole e riprese a darsi da fare sull’Uomo di Ferro con rinnovata energia.
D’un tratto l’Uomo di Ferrò strinse le trecce della ragazza nei pugni ed esclamò con una voce buffa: ‘Sto venendo!’. Dorothy non capì bene il senso di quella frase. Dov’&egrave che il suo amico stava andando se non si erano mossi di un solo millimetro? Ma questi pensieri svanirono in un istante quando sentì che la su bocca veniva inondata da un liquido caldo e denso. Rimase un po’ sorpresa da quest’evento, ma subito si diede da fare nel cercare di ingoiare subito tutto quello che le veniva spruzzato tra le labbra.
L’Uomo di Ferro fece infine un passo indietro e sfinito disse: ‘E’ stato incredibile’. Dorothy mandò giù l’ultima sorsata, ma subito strillò: ‘Oh no! Uomo di Ferro mi dispiace così tanto. Io mi sono impegnata al massimo, ma la situazione non &egrave migliorata!’ indicando con un dito il membro del suo amico che rimaneva, nonostante tutto, ancora ben teso.
‘Bisognerebbe capire’ iniziò a dire lo Spaventapassere mentre si sfilava i calzoni ‘Se &egrave stato usato un metodo inutile oppure se la nostra amica ha sbagliato qualcosa’. ‘Ma io ho fatto tutto quello che mi avete detto!’ obiettò Dorothy un po’ stizzita. ‘Certamente. Forse però ti serve ancora un po’ di pratica’ le rispose lo Spaventapassere mentre le strofinava la punta del suo membro contro la guancia, poi proseguì: ‘Prova con me e vediamo che succede’.
Dorothy su mise nuovamente d’impegno, affrontando sempre con più perizia il difficile compito che le veniva assegnato. Lo Spaventapassere le spingeva il suo sesso fino in gola, mentre l’Uomo di Ferro osservava tutta la scena in silenzio.
Dopo qualche minuto un’altra dose di liquido bollente inondò la bocca della ragazza, ma quest’ultima non si fece sorprendere e riuscì a non sprecarne nemmeno una goccia.
Lo Spaventapassere le aveva appena sfilato in membro flaccido dalle labbra, quando Dorothy chiese con una certa apprensione: ‘Come sono andata?’. Lui riprese fiato per un momento, poi le rispose: ‘Sei stata bravissima. Hai un vero talento per queste cose’.
In preda all’entusiasmo Dorothy esclamò: ‘Evviva! Sono così contenta!’ poi fece per rialzarsi, ma l’Uomo di Ferro la fermò con una mano sulla spalla dicendo: ‘Io ho ancora un certo problemino” ed indicò il suo membro ancora ben teso.
‘Ma certo!’ disse Dorothy ‘Me ne stavo quasi dimenticando’ e in un attimo si rimise a lavoro.

Erano passate probabilmente ore dal momento in cui Dorothy e lo Spaventapassere avevano incontrato l’Uomo di Ferro. Il sole stava ormai tramontando all’orizzonte, ma la ragazza aveva instancabilmente insistito nella sua opera di bene.
Quando ormai il sole era tramontato, lo Spaventapassere giaceva sfinito su un prato. Dopo essersi spesso intromesso nella cura per l’Uomo di Ferro, adesso si sentiva del tutto privo di energie.
Intanto Dorothy stava accogliendo sulla lingua le poche gocce dell’ultimo orgasmo del suo amico, ma dopo aver notato che nemmeno questa volta era passata quella tremenda erezione, disse sconsolata: ‘Non c’&egrave niente da fare. E io inizio ad avere il pancino pieno’.
‘Almeno abbiamo tentato’ disse l’Uomo di Ferro, poi aggiunse: ‘Grazie per il tentativo. Adesso però devo riprendere la mia strada e voi la vostra’.
Una luminosissima idea si accese nella mente della ragazza che per la gioia balzo in piedi gridando: ‘Potresti unirti a noi e chiedere al mago di Oz di risolvere il tuo problema. Sono sicura che lui può!’.
L’Uomo di Ferro si grattò il mento pensieroso poi esclamò: ‘Ma certo! Se il mago &egrave così potente come dite potrà senz’altro aiutarmi. Mettiamoci in marcia!’.

Il gruppo riprese così il cammino verso la città di Oz, ma chissà ancora quante avventure avrebbero vissuto prima di realizzare i loro sogni.

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