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Per te…

By 16 Settembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Per te:
Dove sono, dove sto correndo, non avverto mai, sento solo la necessità di andare, vado e basta.
Sono fermo, in auto, all’ombra di grandi pini marittimi, non ti conosco, non mi conosci, mi hai contattato, si tu hai letto due scarne righe, una mia presentazione, si ormai lo sai, una delle mie vetrine in cui mi espongo ed attendo d’esser interpretato.
Desidero una sposa puttana, da mordere, da graffiare, su cui riversare la rabbia, da togliermi il respiro, da ferire, scolpire, per saziarmi e ritornar ad aver fame.
Giocavo, scherzavo ed improvvisa la voglia, quella voglia di sbranarti, si quella voglia prepotente che usciva dai miei messaggi, una sorta di follia, dal tonno crudo della cena ad inforcare l’auto e correre, correre verso te, correre verso il piacere, compiere l’atto per creare il ‘danno’.
Respiro a fatica, ora rido, cerco l’incanto, forse sei tu, allora mi getto a capofitto per la via che mi conduce a te, verso le mie ossessioni, forse il troppo alcool della serata, erano le 05:34 che ne parlavamo, ci siamo lasciati dicendo che era meglio ‘smaltire’, ma smaltire cosa? Smaltire l’impossibile, come si fa a smaltire il desiderio?
Alle 07:10 ti auguro il buongiorno, tu rispondi alle 07:14 con un buongiorno un cazzo, devi correre al lavoro e non hai riposato, siamo entrambi intorpiditi ed incazzati, così iniziano bene la giornata’
Sono le 11:28, sono arrivato da te, vorrei offrirti un aperitivo, tu rispondi magari, sono di fianco al cinema ‘Arena’ ti aspetto, cosa stai dicendo rispondi, sono all’ombra dei pini e ti aspetto, se fossi veramente qui sarei colta con lo stupore e la felicità di una bambina rispondi.
Ancora incredula, pensi ad uno scherzo, io capisco, capisco che non sai che son uomo ottocentesco, non ho l’abitudine alla menzogna, sento fremere sotto la pelle, uno strano ghigno compare sul volto, quanto ti odio, quando non credi, quel dolce star male che serve a sentirsi vivi, il male che diventa incanto.
Sei arrivata, ti vedo, dal passo incerto, timorosa, oscilli da un lato all’altro del marciapiede, mi guardi e sorridi, ti avvicini e mi baci, il caff&egrave? Il tempo brucia, si freme le frequenze aumentano, le vene pulsano, ciò fa sentir vivi, si sorride, ti mordo le labbra, dopo la notte insonne era quello che volevamo leggere.
Pochi attimi, sembrati eterni, ci chiudiamo una porta alle spalle, scellerato desiderio, un’infezione che ci portiamo dentro, occhi magici che si incrociano, la fame che ci assale, noi siamo e basta, afferro i capelli, ti piego la testa ed inizio a baciarti con furore, con l’ardore indomabile che contraddistingue il mio essere.
Torna, torna prepotente la fame, mi trasformo, ora ti alzo il vestito, ti spingo al muro, faccia al muro, ti schiaccio la testa, tu immobile aspetti, non c’&egrave tempo, il tempo non va sprecato, estraggo il cazzo dai pantaloni, strappo le mutandine, ti sodomizzo all’istante, in piedi, contro la bianca parete, dietro noi una porta chiusa.
Pochi minuti, intensi, urlando la voglia, ti riempio, riempio il tuo ano, infilo due dita, estraggo il mio succo, lo porgo alla tua bocca, lo assaggi, ti piace, ne vuoi ancora, siamo animali, ci piace, senza frizioni si pilota l’incanto, il tormento.
Questo l’assaggio, siamo visioni, visioni tra facce da non ricordare, ci siamo assaggiati, riconosciuti, ora ci avveleniamo, la bocca, l’anima, tutto, siamo l’acqua che invade, che non si ferma che tutto travolge, che nulla salva, siamo le mani che muovono il dentro, che profanano il fuori, senza caff&egrave.
Ora una doccia, la stanza &egrave calda, ci spalmiamo il sapone, lecchiamo le pieghe, ricominciamo, le soste ci annoiano, siamo animali, non si riesce a spiegare, non si risparmia, il dentro che accade, siamo immorali, immorale &egrave il risparmio diciamo, ti lecco la figa, tu gemi e sospiri, ti bagni, sei fradicia, imparerò, imparerò in seguito chi sei, infilo due dita, poi tre, ora la mano intera, tu urli, ti piace, ti senti sfondare, stai di nuovo godendo, vedo l’inferno, i tuoi occhi di ghiaccio, il ghigno da cagna, tu sei.
Cosa ci aspetta, quali ingranaggi si muovono, no non abbiamo ingranaggi e tutto un fluire senza frizioni, si riempiono i vuoti, non ci si nasconde, niente paure, e quella mano insistente ti sfonda, sono per te, sei per me, questo diciamo, ci aspettavamo da tempo, tutto un delirio, un sogno fantastico, un incubo crescente, la meraviglia.
Ci spostiamo sul letto, ti cado dentro, ho voglia di scrivere, scriver la pelle, marchiare a fuoco, produrremo risposte, lo sfogo alle attese, voglio creare, mi accingo a farlo, &egrave quello che attendi, sei concentrata, ti vuoi far mangiare, ci vuole coraggio e tu ne hai, ogni piega segnata, ogni scritta sottolineata, che belle figure si sono sviluppate, immagini artistiche create su pelle, l’arte d’amore, l’arte da amare.
Il tempo non passa, ma &egrave passato, son ore d’amore, continua l’istinto ad inturgidire la carne, si nasce, si nasce così, siam fuori scala, ma quale scala? Siamo purezza, si purezza di spirito, infettati dall’alto, appartati dal mondo che non ci appartiene, siamo sporchi, siamo sporchi d’incanto, fino al midollo, le bocche addosso, sfamiamo e riaffamiamo con continuo seguire lo spirito innato.
Scellerati, continuiamo la lotta, ho il cazzo duro, ti taglio il fiato, mi devi avere, ti voglio avere, non si cancella l’impronta, ti penetro in gola, sono profondo, conati di vomito, &egrave il bisogno comune, ci spinge in fondo, ci spinge a sbranarci, ti terrò lì, capiremo il che fare, cosa inventare, con la coscienza che il nostro male &egrave sicuro, sicura protezione dal mondo, ecco chi siamo, siamo l’unione bastante.
&egrave tarda sera, mi stai lucidando, sei il mio straccetto, pulisci le pieghe, mi stai leccando, devo brillare, sei allagata, mi togli il fiato, mi dai la vita, mi dai la voglia, che cosa nobile, devo finire il disegno, mancano particolari importanti, ora lo termino, tu soddisfatta, lo esibirai, questa notte a schiena scoperta, esibirai il disegno, il nostro disegno, che ci distingue.
Colpiamo duro, la gente ci guarda, questo locale si ferma, siamo arrivati, si sono voltati, il disegno che taglia, noi ci annusiamo e mordiamo, come una giostra, siamo una giostra, essenziale per noi, ci respiriamo tra facce evanescenti che non capiscono, siamo visione tra folla, splendidi indecenti, senza pudori, felici, unici felici in mezzo a fantasmi’.

Ilcortese.

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