Skip to main content
Erotici Racconti

Piagnucolare sul passato

By 29 Marzo 2017Febbraio 2nd, 2023No Comments

Oggi è una bella giornata di sole: molto bene, la casa è libera e sgombra, giacché è una mattinata eccellente da dedicare destinandola interamente ai lavori domestici, perciò è meglio darsi da fare. Alla fine però, la giornata inizia piuttosto storta, dato che riesco persino a macchiarmi la maglietta con il caffè: ho fatto centro, non c’è che dire, per il fatto che mi ritrovo due belle medaglie al valore proprio tra le tette. Oggi con l’abbigliamento non ci siamo proprio: i vecchi jeans che ho scelto sono troppo stretti e ogni volta che m’abbasso le cuciture mi penetrano nell’inguine graffiandomi e segnandomi nel corpo e nel morale, sì, perché quel posticino ce l’ho molto sensibile, piegati adesso, abbassati dopo, ecco che cosa succede. Ma si può? 

Dopo mezz’ora di questa ginnastica sono eccitata e chiaramente scatenata, visto che nella testa viaggiano bizzarre, focose e singolari fantasie, no, così non si può andare avanti, occorre un cambio adeguato d’abito, in fondo devo essere un po’ stupida o almeno masochista. In quel momento scelgo una camicia dal tessuto fresco allacciato sul davanti, peccato però che sia troppo corta e troppo scollata, pochi i bottoni che tengono la stoffa, insomma si vede tutto a ogni movimento, tenuto conto che si scoprono le cosce, visto che le tette si liberano dal minimo riparo della stoffa, se poi aggiungo che il mio intimo è assolutamente minimale, impalpabile e trasparente il tutto non aiuta di certo la pace dei sensi, il quadro è veramente al completo. Io non sono così esibizionista, o almeno non senza uno scopo, sarà perché ero già eccitata da prima, saranno i pensieri, malgrado ciò insomma la tensione non scende. 

In seguito metto un po’ di musica, bevo un bicchiere di succo di frutta e poi cerco di concentrarmi dedicandomi alle faccende. Vado in bagno, la retina rosa del mio tanga è inzuppata, devo cambiarmi, in seguito soddisfo il bisogno pressante, ma poi torno all’altro bisogno, soltanto di poco meno urgente. Io mi tocco, tanto per controllare la situazione, dato che l’amica tra le cosce è propriamente su di giri, perché lei sarebbe già bella pronta, ben lubrificata e dilatata lì a braccia aperte, sebbene io adesso non ho nulla d’appropriato né di gustoso per soddisfarla. A questo punto me l’immagino delusa, incredula e perplessa dalla circonferenza del mio dito che d’improvviso è entrato per solleticarla, eppure ci vorrebbe ben altro. In quell’istante salgo un poco con la mano per fare un po’ di pressione sul bottone rigonfio che domina la valle e nel frattempo mi scappa un sospiro. Mi sa che da qui per un attimo non esco, me la guardo. Sì, certo che mi piace guardarmi quando mi tocco, che male c’è? La mia testa vaga tra le fantasie più inconfessabili, più lascive, scatenate e vivaci, ormai sono lanciata, eppure incredibilmente fatico ad arrivare al momento dell’estasi nonostante l’impegno e la sollecitazione, però niente. Almeno mi calasse il desiderio, invece, una vera e propria tortura, poi d’improvviso a voce alta mi sfugge un’osservazione:

‘Cazzo, non resisto. Vorrei essere scopata anche dal primo che passa. Non c’è un idraulico, un postino, un fornaio, un muratore, un vicino o un vigile? Vi prego, qualcuno che venga ad aiutarmi, o perlomeno a salvarmi’. Sì, come se poi accettassi approvando davvero per intero quella fuggevole e transitoria situazione, ma la fantasia è fantasia, quindi scioglie, sgombera e sguinzaglia proprio tutto.

In seguito mi metto a ridere, raffrontando e riscontrando che l’unica persona che sarebbe potuta passare di qui a dire il vero è la mia amica Carmela, perché no? Io non sono lesbica e nemmeno bisessuale, però se proprio dovessi compiere qualche gesto con una donna con lei forse ci riuscirei, anzi, cerco di crearmi immaginandomi ammodo la scena. Dai coraggio, questo sì che mi carica, adesso ce la posso fare, sono vicinissima. In quel preciso istante suona il campanello, eppure sul momento non mi rendo conto che quel suono è reale, ma chi sarà? Faccio la cosa più insensata e più stupida che posso: interrompo le manovre sessuali a un passo dall’orgasmo, tiro su le mutande e allacciandomi più in fretta possibile vado verso la porta, dato che so e sento d’avere la faccia scompigliata, i muscoli del ventre che si contraggono dispettosi e per di più incavolati per l’interruzione inopportuna e sgradita. Al momento sono sudata, eccitata allo spasimo e mi tremano persino le gambe, ma che cosa ci faccio alla porta? Apro e guardo la faccia gioviale e sorridente che mi fissa: 

‘Buongiorno. Io credo che hai completamente ignorato d’avermi suggerito di passare presto quest’oggi da te per risistemare la vaschetta dello sciacquone del water a muro, ricordi?’. 

Io lo squadro come una cretina, sono a corto di fiato, balbetto un saluto imbarazzato e lo faccio entrare. Chissà perché, sono convinta che lui si sia accorto di quello che stavo facendo, poi con la scusa d’un caffè sparisco in cucina a riprendermi e a sciacquarmi. La tensione non ne vuole sapere di snodarsi, il cuore martella incalzando nel petto, sento le vene del collo che pulsano furiosamente, mentre io gli giro attorno con il caffè e la mia camicia provocante. Lui però s’accorge subito che mi esce tutto e sento il suo sguardo sulle tette e sulle cosce, malgrado ciò lui non fa una piega, perché sono io che vado in bambola, oltretutto Andrea è notevolmente attraente almeno per me. Io mi muovo scompostamente, i primi due bottoni saltano lasciando uscire completamente un seno trattenuto a stento dal reggiseno trasparente, visto che si lascia vedere tutto compreso un arrossato e gonfio capezzolo. L’amico mi guarda e ammira sorridendo, perché lui è un ragazzo molto diretto, purtroppo e sfortunatamente anche assai beneducato e molto a modo. Lui mi fa un complimento molto esplicito senza sottintesi sul mio corpo e sulla camicia, però lo fa in modo armonioso e garbato, con leggerezza, io in quella circostanza sospiro imbarazzata, non lo dico, però vorrei che mi volasse addosso strappandomi via quella maledetta camicia, perché sto esplodendo. 

Io cerco di distogliere il discorso parlando della famosa vaschetta da risistemare, adesso è piena, non perde più perché ho chiuso il rubinetto. Io lo avverto, così potrà fare la famosa riparazione e chissà se dopo penserà giudiziosamente anche a me, ma è inutile illudersi e sperare, lo conosco, tranne che non gli metta addosso io stessa le mani. No, sono più che certa che di suo Andrea non lo farebbe nemmeno se girassi completamente nuda, è un vero peccato. In seguito usciamo al sole del mio terrazzo con un grosso cestino per raccogliere il bucato, io inizio a riempirlo, alzo le braccia per quelli più in alto, lui è dietro di me e di sicuro mi sta guardando le gambe scoperte. Dai, lo so che ti piaccio, fai due passi avanti e coglimi alla sprovvista, no? Niente, lui si limita a spassarsela godendosi il panorama, io mi chino, ora spetta a quelli stesi più in basso, pure la folata d’aria ci si mette, perché resto con il sedere all’aria completamente esposto alla sua vista. Io penso di girarmi e di saltargli addosso, però non controllo bene i movimenti, mi sporgo troppo in avanti e le cose sfuggono dalle mie mani, non lo faccio apposta, tuttavia la parola aiuto mi esce da sola. 

Andrea arriva subito in mio soccorso, mi passa un braccio attorno ai fianchi trattenendomi, io cerco di ritrovare l’equilibrio e indietreggio, lui invece avanza, visto che il suo cazzo in erezione dentro i calzoni finisce per incastrarsi incuneandosi perfettamente tra le mie natiche. Un movimento istintivo non cercato né voluto, io però a quel contatto focoso non capisco né afferro più nulla, perché lì mi cedono le gambe. Adesso l’ho fatto preoccupare davvero, sente che sto per scivolare per terra, lui mi sorregge con decisione, poiché una mano finisce per stringermi su d’una tetta. Lui chiede scusa, io rispondo con un gemito, poiché la scusa &egrave stata per me un istantaneo capogiro. Adesso mi chiedo che cosa accadrà, giacché in verità posso affermare enunciando che sono un po’ spaventata, non da lui di sicuro, ma delle reazioni e dagli effetti che potrei avere io. Poi d’improvviso, così come se fossi senza peso mi solleva, mi porta in casa e con delicatezza mi colloca sul divano. Il maledetto indumento si è allentato completamente, in tal modo Andrea grazie alla mia biancheria trasparente è come se mi vedesse interamente nuda, per il fatto che tutto ciò non mi dispiace né m’infastidisce per niente.

Io abbandono la testa sull’imbottitura, chiudo gli occhi e resto ferma senza fare il minimo tentativo di coprirmi, lui sparisce per prendere un bicchiere d’acqua poi si siede accanto a me e m’aiuta a buttare giù due sorsi di liquido fresco, quindi mi scosta i capelli dal viso e m’accarezza una guancia, però ha il viso intimorito e preoccupato, se soltanto sapesse. Io lo ringrazio e gli sorrido, però mi è venuta una strana voce roca, come una scema resto a fissare la sua bocca e passo la lingua sulle mie labbra. Ancora non posso farne a meno e dischiudo le labbra. Mi rendo conto, che più esplicito e più lampante di così quell’invito per baciarmi non poteva essere, eppure resto sorpresa quando sento addosso la sua bocca, io lo lascio fare, lui è delicato e ha un buon sapore, allora gli faccio spazio, lui capisce e mi fa una visita completa al cavo orale. 

Lui sa molto bene il fatto suo, chi lo avrebbe mai detto che baciasse così bene. Io scivolo un poco in basso e mi giro in modo d’agevolare quei baci profondi, rispondo al suo frugare, m’aggrappo a lui e inizio a sospirare forte, stringo le gambe e sfrego le cosce, dato che non sopporto più nemmeno il velo leggero del tanga. Lui continua a baciarmi, scende con le labbra sul mio collo, la mano accarezza i fianchi e le gambe, allora l’afferro e la sposto sul petto stringendola sopra il mio seno. Ci baciamo ancora, io cerco la sua lingua alla disperata, sono senza fiato, mi sento male, mi stacco e con un filo di voce gli confesso tutto. Non so perché, ma lo faccio fino ai particolari. Andrea mi guarda dolcemente con comprensione e intendimento dicendomi che lo aveva capito. La sua mano finalmente mi finisce tra le gambe, mi esce un gemito dalle labbra, lui mi sfila le mutandine, io mi vergogno al momento di come sono ridotte, Andrea non ci bada e inizia subito ad accarezzarmi.

Lui è un vero campione, un genuino esempio, ha il tocco giusto, deciso e profondo, inoltre è morbido e leggero, persino troppo per me, perché io insorgo e protesto, dal momento che gli confesso svelandogli che di questo andare non potrò resistere per lungo tempo, lui mi lascia, sorride, mamma mia e adesso che cosa farà? Io chiudo gli occhi, eppure non ci credo, perché senz’esitazioni né incertezze è sceso con il viso verso il mio ventre, mi bacia le gambe, sento il suo mento premere sul pube e la sua lingua accarezzare e sfiorare di netto il clitoride. Io mi rendo conto d’essermi lasciata andare totalmente, allargo le gambe e premo con le mani la sua testa sulla mia fica, ansimo, gemo, mi divincolo senza nessun ritegno, sospiro e mi lamento, inarco il bacino per sentire meglio la sua lingua e le dita che mi rovistano nel profondo, afferro i capezzoli con le dita stringendoli forte fino a farmi male. Qualche cosa sta per esplodere dentro di me, eppure Andrea rallenta, diventa più delicato e riguardoso lasciandomi in attesa e senza riuscire a respirare mi accenna: 

‘No, ti prego, non ancora, aspetta’ – mi riferisce lui in modo pacato.

Lui sa e conosce i tempi giusti l’amico, perché mi porta in alto e poi mi lascia cadere scaraventandomi nell’ebbrezza e nella vertigine, io mi libero con un urlo indecente e spudorato strepitando il mio intimo piacere, giacché tutti i miei muscoli adesso sono tesi allo spasimo. Lo giuro, un orgasmo intenso e sbaragliante vissuto così è per me la prima volta che lo sperimento, giacché me lo assaporo fino in fondo godendomi le nuvole nella testa e il fuoco tra le gambe. Io lo guardo, è bellissimo, lui sorride disteso e tranquillo, m’accarezza dolcemente i seni composto e soddisfatto della sua opera. Adesso vuoi vedere che è così ligio e rispettoso da non chiedere nulla per sé? Io gli dico due frasi amorevoli di ringraziamento per tastare il terreno. Ho ragione, lui è felice d’avermi fatto godere e non vuole nulla in cambio. Nemmeno a farti con lo stampo saresti venuto così bene mio caro, penso dentro di me. Intanto m’interrogo per quale motivo non t’avevo mai considerato, ritenuto e valutato diversamente dall’amico, però è tardi per lagnarsi sul passato. 

Io mi sollevo in piedi, ma per il futuro. Lo bacio e la sua bocca ha ancora il gusto del mio corpo, in quell’istante l’eccitazione mi torna irrefrenabile, spropositata e travolgente. Questo è il momento giusto dell’artiglieria mio caro Andrea, perché non ho nessuna intenzione né la volontà d’abbandonarti né di lasciarti con un pugno di mosche. 

Tu sei così bravo, generoso, qualificato e valente con gli aperitivi, però adesso io voglio assaggiare il piatto più gustoso della casa, in fondo è quasi ora di pranzo, non trovi?

{Idraulico anno 1999}  

Leave a Reply