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Prendersi delle grandi soddisfazioni a lavoro – cap. 2

By 5 Giugno 2023No Comments

Per commenti e suggerimenti: amicosegreto@tutanota.com
Il lunedì arrivai in ufficio verso le 10:00, non volevo che mi trovasse li alle 8:30, Betta era in tiro, incantevole, l’abbigliamento molto più curato, tacco, gonna a tubino non corta, camicetta azzurra con delle trasparenze, il taglio di capelli solito, ma forse un pochino più corto, una luce negli occhi da Donna risoluta e molto sicura di se.
Salutai tutte e dissi: “Betta lasciami 15 minuti per una telefonata, poi mi potresti portare un caffè e quella documentazione che ti ho chiesto” e lei con un sorriso smagliante “Certo boss”
Bussò e la feci entrare che ero ancora al telefono, con un collega chiamato da me senza il minimo interesse, solo per farmi abbassare l’erezione e lasciarla li ad aspettare davanti ai miei occhi.
La feci accomodare a gesti, prima però fece il giro della scrivania porgendomi il vassoio con il caffè, poggiai lo sguardo sul meraviglioso culetto fasciato dalla gonna stretta, mi sembrò anche di vedere una piccolissima smorfia di soddisfazione.
Salutai l’amico al telefono, e la ringraziai per il caffè e la visione: “Betta cosa hai deciso”
Lei si prese un bel respiro: “Voglio essere io la responsabile, ma di sesso anale non se ne parla proprio con nessuno, ed anche la passera è di esclusiva dell’uomo della mia vita, anche se forse non lo meriterebbe, saprò soddisfarti e sono sicura che apprezzerai” “Nessuno deve sapere nulla, me lo devi promettere, e non voglio essere chiamata tutte le mattine”
Avevo un sorriso un po’ ebete, me ne resi subito conto, “sulla discrezione credo che sia scontata, che saprai soddisfarmi ne sono certo, che la passera sia in esclusiva a Paolo posso anche essere d’accordo, ma solo a patto il tuo meraviglioso didietro sia di esclusiva mio, se sei vergine li, ne terrò conto le prime volte, vedrai che imparerai a prenderti delle grandi soddisfazioni, ma quello è il prezzo da pagare.”
Non si aspettava che non accettassi i suoi pompini, ma provassi ad alzare la posta, ancora una volta l’avevo spiazzata.
“Sull’abbigliamento vedo una certa ricercatezza, ma puoi fare meglio, vediamo che intimo hai messo”
Betta sembrava aver perso tutta la sicurezza di prima: “Non è stato facile decidere di concederti questo, non credo di riuscire ad andare oltre”
Ed io “Facciamo così, oggi hai carta bianca, sorprendimi”
Con un certo imbarazzo Betta iniziò a sbottonarsi la camicetta e alzandosi stava venendo da la mia parte della scrivania, quasi leggendomi negli occhi si ferma e sbottona la gonna, è marzo ha ancora le calze, come immaginavo erano autoreggenti, l’intimo era molto elegante, ma per niente volgare, una culotte di pizzo che copriva troppo e reggiseno coordinato.
Le prime parole che dice sono: “Mi vergogno da morire” vorrei saltarle addosso mi trattengo, ho il cazzo che mi esplode, la prendo per mano la faccio sedere sulle mie cosce, la guardo profondamente e la bacio, partecipa, la sto palpando tutta, mi stacco la giro in modo da avere le chiappe sul pisello sempre imprigionato nei pantaloni, e le tette tra le mani, gli lecco il collo, l’orecchio, sospira, gli sgancio il reggiseno e mi rimpossesso delle tette, una bella terza, i capezzoli sono meravigliosamente eretti, me li brillo tra le mani, tiene gli occhi chiusi sembra che se la goda, scendo lentamente, entro con le dita nel bordo delle culotte, mi guarda, sono convinto che sta pensando, ma non dovevo essere io a dare piacere a te, mi prende il polso quasi per fermarmi, mentre scendo ancora, gli sussurro all’orecchio: “Betta sei stupenda, rilassati e goditela”
Molla il mio polso e apre le gambe, quasi a darmi il permesso, la trovo caldissima, umida, meravigliosa, ci gioco un po’, non riesce a trattenere i sospiri, siamo pur sempre in ufficio gli faccio “ssshhhh” nell’orecchio.
La alzo, si lascia muovere come una bambola, la smutando lasciandole le culotte alle caviglie, deve scalciare da sola per togliersele, la rimetto in posizione e direttamente con due dita gliele abbocco un solo centimetro, voglio che sia lei che le cerca, adesso apre molto le gambe, è partita, proprio quello che volevo, me la sbaciucchio tutta ad occhi chiusi è meravigliosa, una delle donne più belle con cui sono stato.
Tengo le dita quasi tutte fuori, e giro intorno alle piccole labbra, gli ordino “guardami” apre gli occhi famelici, “quando mi fai i pompini mi devi guardare sempre, così, con voglia di cazzo, anzi con voglia del mio cazzo”
Lei mi risponde “si ho tanta voglia di cazzo”
Gli levo le dita, “come?”
Capisce immediatamente cosa mancava alla frase: “si ho tanta voglia del tuo cazzo”
Gli infilo le dita ma stavolta in profondità, una, due tre volte, ansima vicina all’orgasmo, e da vero bastardo “datti da fare e dimostrami quando sai essere troia” mi guarda spaesata, ha capito che non la farò venire, l’ho portata vicinissima, ma voglio che mi faccia godere con ancora la bramosia del mancato orgasmo addosso.
Si inginocchia, mi libera finalmente il cazzo che si era quasi incastrato negli slip, lo guarda, lo accarezza, inizia un pompino, si sta impegnando, vuol fare bella figura.
“Ti ho detto che mi devi guardare” la sprono, “e non fare la santarellina, hai quasi 40 anni, sei una donna meravigliosa, dovresti sapere come dare piacere ad un uomo” la prendo per il mento la stacco un attimo, per non venire subito.
Inizio una sorta di interrogatorio: “Credi di essere brava a fare i pompini?” “Paolo che ti dice?” l’eccitazione è ancora alta, ma è totalmente nuda, in ginocchio a pochi centimetri da un cazzo sconosciuto fino a 15 minuti prima, e sulla difensiva “credo di si, nessuno si è mai lamentato” “non penso sia giusto parlare di Paolo”.
“Betta, Betta, ancora non conosci gli uomini, tu sarai quella che ne beneficerà di più da questa situazione, ma tuo marito sarà estremamente contento della tua trasformazione, e ne godrà anche lui, il vostro rapporto migliorerà così tanto che tu mi ringrazierai”.
“Quanti pompini gli fai a settimana?” Betta: “quando capita, adesso pochi” “Gli fai ½ pompini al mese e ti lamenti che se li faccia fare da altre? Povero Paolo” “Dove lo fai venire?” “solitamente in mano o sul seno” umiliata risponde lei.
“In bocca mai? Mai ingoiato?” umiliata mi dice con un filo di voce, a volte l’ho fatto venire in bocca, ma poi sono corsa a sputare in bagno, mi fa schifo il vostro sapore”
“Betta non ti facevo così pudica, avrai tanto da imparare” “ti masturbi? Se si con cosa e quanto?” mentre risponde “ogni tanto, solo con le dita, da ragazza avevo un pupazzo su cui mi strusciavo” suona il telefono fisso.
Gli faccio cenno di rispondere, si alza in piedi e prende la cornetta, mi metto dietro di lei, mi accuccio un po’ essendo io 1,90 di altezza e gli faccio passare il cazzo tra le gambe rigorosamente chiuse fino a sentire il calore della sua passera, mi guarda impaurita mentre parla al tel con una donna.
Gli faccio cenno con il dito sulla bocca, dall’alto la visione è meravigliosa i capezzoli tesissimi, il ciuffo di peli neri sul monte di venere, e un terzo del mio cazzo e viene fuori quasi fosse il suo.
La voce è leggermente titubante, ma riesce a mascherare bene, le guance sono splendidamente rosse, questa situazione mi piace da morire, credo di avere un’erezione da quasi un’ora, per un attimo inconsciamente mi auto complimento, poi guardando Betta, mi sento veramente fortunato.
Finita la telefonata, che comunque aveva interrotto un po’ il pathos, mi appoggio alla scrivania e gli faccio segno con il ditino di venire a finire il lavoretto che aveva solo iniziato, prima di chinarsi, me la prendo per il mento, e guardandola negli occhi, pomiciamo come due ragazzini, io gli prendo le chiappe a piene mani e lei cerca e impugna con una mano l’asta e con l’altra le palle.
Mi fermo e mi godo le sue attenzioni, capisce che l’ora di prendere l’iniziativa, si abbassa sui talloni e mi guarda, mi da qualche leccata e mi riguarda, si sta un po’ vendicando che non l’ho fatta venire più di mezzora fa.
Rimango in silenzio e la guardo impegnarsi a darmi piacere, usa tanto la lingua, è più una leccata di cazzo che un pompino, sto per dirle di non tralasciare le palle, ma quasi leggendomi nel pensiero, lecca e succhia pure loro, mi scappa un gutturale “brava Betta”.
Mi manca poco, c’è da chiarire cosa voglio senza se e senza ma, “Betta dove vorresti che venissi?” mi guarda supplichevole, ma sa benissimo cosa dovrà subire, e ancora una volta dimostra la sua intelligenza rispondendo: “Dove vuoi Daniele” (è la prima volta che lei mi chiama per nome, credo da mesi, forse da anni).
“Bene allora vada per il primo ingoio” alzo il piede destro e con la caviglia riaccendo un po’ la passera, “imparerai a godere ingoiando” “ti farà sentire porca, troia, ma molto più donna di quanto tu ti sia sentita fino adesso”
Ormai ero al limite, “sei pronta Betta?” senza staccarsi dall’uccello mi fa un bel su e giù con la testa, il si più godurioso che ricordassi.
Faccio tantra da più di tre anni, ma il godimento di quel pompino è ancora impresso nella mia mente, Betta fu bravissima rimase ben piazzata, non ne feci tantissima perchè ero in un periodo molto attivo, da una a due godute al giorno, dolcemente mi ripulii con la lingua da esperta bocchinara, anche se aveva dimostrato di non esserlo.
Mentre si rivestiva, si era fatta seria, sinceramente mi sorprese, pensavo che non avesse così tanti tabù o sensi di colpa, in fondo il marito la cornificava già da un po’, molto molto bello, stronzo egocentrico, per me troppo fighetto, sempre profumato da sentirlo a cinque metri di distanza, ma il classico tipo che piace alle donne.
“Betta, tutto bene?” e lei con mezzo sorriso mi risponde, stupendomi ancora: “Sei un gran porco, molto spesso hai ragione, ma ho la sensazione di aver fatto una grandissima cazzata di cui mi pentirò, ed ho paura delle conseguenze”
“Paura che ti piaccia?” e senza lasciarla rispondere continuo: “Betta quello che ti farò provare, prendilo come esperienza, provalo con lo stronzo (a volte lo definiva lei così), e se ti piacerà con lui continuerai a farlo, altrimenti no.”
“Pensi di farcela a tornare a lavorare o preferisci fingere un malore e prenderti la giornata?” era ritornata la Betta brillante “se tutte le volte che mi farai fare cose, dovessi andare a casa, invece della responsabile sarei un’esodata ben pagata” .
Continua…..

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