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Erotici Racconti

Prospettive accattivanti

By 2 Ottobre 2016Gennaio 29th, 2023No Comments

Mi occorre almeno un anno per immaginarti vicino, con le tue mani, con le tue fantasie al telefono, alla fine un anno trascorre senza poterti guardare, senza poterti toccare. Un anno è quasi un’antinomia, un controsenso, una netta incongruenza per due amanti, eppure talvolta la vita ti costringe, t’impone presentandoti anche questo. Succede anche a te? Io ti rivedo nella mia città in una giornata di pioggia intensa, giacché l’agitazione m’immobilizza e un mulinello di calore m’investe quando mi baci appena sono salita sulla tua auto.

La conversazione nervosa che ci accompagna all’hotel assomiglia a un principio nello stesso momento, però necessario e superfluo. Non deve esserlo quest’analisi, perché da come puoi ben notare diletta tenerezza mia, il corrente resoconto del quale intendi precisamente qualsiasi aspetto non è per chi lo decifrerà, bensì è solamente per te. Al momento puoi persino trattenerti, in quanto hai scelto e stabilito tenendo conto che non t’interessa, in caso contrario, puoi accedere e introdurti in questa nostra limitata vicenda per ridere a fior di labbra di fronte a questo compagno che sa gestire e pilotare una femmina al piacere intenso e abbandonare il tuo organismo, ribattere con il tuo fisico ai miei ragionamenti, ai vocaboli d’una compagna che s’assoggetta al trasporto profondo.

In quel preciso istante io sistemo il tuo computer trasportabile sopra lo scrittoio, in quanto lo stai scorrendo con gli occhi, nel momento in cui tu con impaziente tattica mi sfili già i calzoni, mi pressi le chiappe, così io avverto in modo tangibile la tua imperiosa eccitazione contro il mio pube, in quel momento mi baci con ardore e mi sposti sul letto:

‘Accidenti, sei già tutta inzuppata’ – mentre le tue dita trastullano la stoffa bagnata delle mutandine.

Io devo urinare, mi vergogno, visto che non so come dirtelo, tuttavia mentre una parte di me gode già di quella masturbazione, l’altra è agganciata e ancorata all’urgenza meno opportuna e pertinente del momento.

‘Io ho bisogno d’urinare’ – te lo manifesto, intanto che tu stai arrivando già pronto per lambire con la lingua quel godimento che ha intriso le tue dita, però è una tortura staccarci.

‘Facciamo in questo modo, subito dopo che smetti fammi un segnale, no anzi, interpellami’.

Disciplinata e timida io chiudo dietro di me la porta di quel grande e sfarzoso bagno, i passi sono muti sul parquet e la luce è soffusa. Io mi detergo rapidamente, giacché questo è l’unico dettaglio che non conoscevi, mentre le mie dita incappano e s’imbrattano di quel liquido appiccicoso del calore che m’invoglia, in seguito mi osservo alla specchiera, infine indosso una maglietta bianca e null’altro.

‘Ho finito, sì va bene, puoi venire’.

Con calma tu mi sproni ad andare dietro e t’intrufoli, io avverto il tuo sostegno in cerchio alla mia cintura e dopo un bacio che mi spezza il fiato frattanto borbotti:

‘Se hai concluso, devo dunque risciacquarti’.

Io resto frastornata dal profumo della tua pelle, poiché mi lascio guidare verso il bidet dove tu mi fai sedere rivolta verso il miscelatore del rubinetto con le gambe ben allargate:

‘Se hai ultimato, al momento occorre risciacquarsi per bene’.

Provare e tentare di sciacquarsi, sì certo, non c’è dubbio. Al momento osservo il mio inguine pelosissimo bene in vista, le tue dita sdrucciolevoli, le mie imponenti labbra dischiuse ben divaricate, le tue dite schiumose, il mio clitoride eretto e le tue dita deliziose, la mia fica ben eccitata. Le tue dita si muovono curiose e giocose, danzano vogliose anche tra i miei glutei e la tua lingua sulla mia schiena che s’irrigidisce per il piacere che provo. Io mi fletto anteriormente per agevolarti al meglio nei movimenti, in quanto sono mansueta e remissiva al tuo divertimento, allora tu mi penetri con le dita, io m’inarco per il godimento. Che roba, perché finora non avevo in nessun caso sperimentato di poter fare un bidet a tal punto.

Il mio secondo orgasmo è mescolato con quella schiuma di colore turchino, giacché mi farei tastare da te per ore, il tessuto dei tuoi calzoni è steso all’estremo, il tuo cazzo è imponente e la tua erezione deve procurarti sofferenza in questo preciso momento. La tuo inturgidimento tormentoso è ancora contenuto, è circoscritto, le tue mani vanno dove capita, la passione intanto m’incendia, mi mulina la mente, io ti tolgo la maglietta e la cinghia, tuttavia non riesco a fare altro, perché tu m’hai già agguantato in modo poderoso per adagiarmi infine sul marmo fresco del lavello.

Devo ammettere e confessare però, con ragguardevole timore, che i primi istanti che ti notai indifeso e senza vestiti, m’interrogai come avrebbe fatto la tua sensazionale mascolinità a introdursi agevolmente e comodamente dentro di me, mentre io ero in proporzione talmente piccina. La specchiera rispecchia interamente il mio corpo, io squadro come sono al momento tutta divaricata. In quella circostanza t’inginocchi di fronte a me, visto che la tua lingua famelica e insaziabile s’introduce nella mia fenditura, si diverte con il clitoride e succhia ghiottamente. La mia schiena si flette, il tuo sospiro appassionato e la tua bocca irruente mi fanno gioire e godere fino a disperdere dissipando in ultimo ogni controllo, qualsiasi decenza e qualunque pudore.

‘Dimmi la verità? E’ in questo modo che mi hai desiderato in tutti questi mesi, quando avevi voglia di leccarmi? Era questa la posizione corretta mia puttanella?’.

‘Sì, sono la tua puttanella privata, il tuo amore segreto’ – mormori tu con un filo di voce.

In seguito t’intrufoli, ti gusti e usufruisci del panorama e della vicinanza della mia fica, del mio fisico a tuo completo e illimitato interesse. Io sono arrendevole per il mio e per il tuo totale piacere, giacché trae beneficio della mia eccitazione e dal momento che ti sporgi e ti drizzi per darmi un bacio, io colgo nitidamente il gusto della mia passione sopra la tua bocca per niente appagata di me, in quell’istante io ti tiro verso terra le mutande e recupero il tuo cazzo enorme.

‘Dimmi una cosa, richiamavi alla tua memoria in questo modo il mio cazzo?’.

Al momento il tuo lessico si è trasformato diventando bellicoso, irruento e persino rozzo, così come quando vuoi scoparmi. Chi potrebbe dimenticarlo, chi potrebbe passarci sopra? Grande, durissimo, un’erezione possente e la pelle delicata, rosea come quella d’un bambino. Io ho già voglia d’assaggiarlo, che caso strano però dico in silenzio a me stessa, per il fatto che inizialmente io deprecavo i rapporti orali, eppure tu mi leggi acutamente nei pensieri, perché t’allontani a sufficienza, per il fatto che mi lasci slittare verso il fondo del lavello e subito dopo che io appoggio i piedi al pavimento, la tua mano fra la chioma già mi preme verso il basso.

In questo momento io m’inginocchio impugnando il cazzo tra le dita cominciando a sbaciucchiartelo e a lisciartelo dalla base fino all’estremità. Lo piglio dentro la bocca fin quanto mi è possibile, veramente non quanto ambirei, perché la mia cavità è assai ridotta per la tua poderosa mascolinità. Tu sei accalorato ed euforico come non mai, io m’accorgo che stai per sborrare, però questo gesto non vuoi compierlo sulle mie labbra, perché ti desideri che io assista, che io palpi, che io adoperi il tuo seme come nelle tue fantasie. In quell’occasione m’innalzi e mi riponi giù invitandomi ad adagiarmi, in seguito appoggi il tuo cazzo eretto sopra l’addome, nel tempo in cui la mia mano ti manipola accortamente i testicoli. Tu mi stai adocchiando, perché sbuffi spruzzando al presente il seme sopra la mia pancia. Io esamino con bontà e sorveglio diligentemente quel succo denso e ingente cosparso sulle mie dita e sulla mia pelle, per il fatto che lo accetto accogliendolo con accurata amorevolezza. Quello sperma adesso gocciola sul mio pelosissimo inguine ormai arroventato, io divarico adeguatamente le cosce così come t’aggrada e nello stesso istante ti faccio ammirare, mentre io maneggio delicatamente il tuo sperma, dal momento che l’orgasmo non ha interrotto né spento per nulla il tuo fuoco.

In quel preciso istante tu mi squadri bramoso e libidinoso, giacché togli le mie dita e poco dopo mi manipoli con le tue. Io capto il fresco della specchiera alle mie spalle, l’appassionata e l’ardente impronta della tua mano e dell’acme del completo piacere nella mia fica, perché nel frattempo una tensione elettrica m’attraversa silenziosa il corpo, il cuore e la mente. Io vengo ancora sopra le tue dita con un grido smorzato e le gambe allacciate ai tuoi fianchi.

Io ti voglio dentro, perché so molto bene che mi prenderai più tardi sul letto. Questo bagno è stato unicamente il salone d’assaggio e d’attesa del piacere, eppure continuo a pensarci. 

Io mi eccito e mi bagno come adesso. Succede anche a te? Dimmi, ti prego, succede per caso pure a te?

{Idraulico anno 1999} 

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