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Ripetizioni d’italiano

By 16 Febbraio 2020Aprile 2nd, 2020No Comments

In quanti alla soglia dei 40 anni, con 15 di matrimonio e un figlio liceale, ricordano i primi passi verso il proprio essere sessuale, quando nel pieno della tempesta ormonale ti trovi davanti la supplente di italiano che pare sia uscita da uno di quei film anni ’80 di Pierino (alias Vitali), la Fenech e le sue colleghe? Questo era stata il mio tormento (positivo e sessuale) in seconda liceo, quando si presentò in classe la giovane supplente annuale, una 30 enne dietro la quale io e i miei amici sbavavamo come lupi assatanati di sesso.

Un giorno dopo aver accompagnato mio figlio a scuola mi fermo al bar lì vicino, una donna sulla 50 entra e affianco a me ordina un cappuccino, la guardo tutto il tempo accompagnandola con lo sguardo mentre esce dal bar e si dirige verso la scuola. Ormai era il mio chiodo fisso, ogni volta che accompagnavo mio figlio di martedì e giovedì, avveniva quell’incontro di sguardi (reciproco). Una, due, tre volte, poi ad un certo punto cominciammo a salutarci, poi una chiacchiera, un paio di volte le offrii il caffè, fino ad entrare in confidenza.

Aveva 55 anni (15 in più a me, proprio come la mia supplente a liceo), era proprio lei: il mio sogno da ragazzino si era materializzato davanti a me nel corpo di una 55 enne (premesso che sono sempre stato attratto da donne mature), ma ora ero un uomo io, avevo piena conoscenza della mia sessualità. Cominciammo a parlare, a raccontarci questi 15 anni trascorsi, un paio di volta ci facemmo pure una camminata nel parco e fu proprio durante una di queste passeggiate che le raccontai i sogni perversi di me e dei miei compagni verso lei.

Era compiaciuta e nello scherzo mi accarezzò il volto, quel gesto fu fatale, perchè da quel momento ogni occasione era buona per una carezza, una stretta di mano… pian piano fino ad arrivare a toccarle le labbra con le mie, partendo in quel bacio per me tanto desiderato da anni. Il primo durò un quarto d’ora circa, poi nei giorni successivi le nostre passeggiate diventavano sempre più brevi, intervallate da effusioni come di due ragazzini. Un giorno mi invitò da lei e lì fu la svolta.

Arrivai sotto casa sua con il cazzo già in tiro, sapevo che quella mattina si sarebbe trombato, busso alla porta e me la trovo avvolta in accappatoio. Senza dire nulla mi tira per la mano in camera da letto, aveva appena finito il bagno, e si stese sul letto aprendo leggermente e mostrando un vedo non vedo le sue tette e un po’ del suo pelo nero. Mi sedetti affianco a lei e cominciai con la mano a massaggiarle il ginocchio, poi la coscia e i fianchi. Mi tirò a se per sbottonarmi camicia e pantaloni e non so come mi trovai su di lei nudo, con il cazzo bello dritto nelle sue mani e la sua lingua che passava con delicatezza le mie labbra, si girò spostandosi l’accappatoio e mostrandomi il suo bel culetto sodo, con le mani allargò le pacche come a dire “è tutto tuo”.

Cominciai a baciarlo, poi lei si allungò verso il comodino e mi passò un vasetto, le cosparsi il buchino (non era certamente vergine) e la puntai con il mio bastone, “Sfondami in un sol colpo”… Non faticai ad entrarle dietro, volevo pomparla, cavalcare quel bel puledro, ma lei mi fermò, voleva che le stessi dentro senza muovermi, poi con le mani cominciò a massaggiarsi i glutei e di conseguenza il mio cazzo. “Avvisami quando stai per venire”

Mi stringeva così tanto (non perchè era stretto, ma perchè contraeva i muscoli per stringere bene il mio pene) che non venni per un bel po’… ma quando ormai stava per fuoriuscire il desiderio di quel 15enne che tante volte si era masturbato pensando alla sua supplente, lo tirai fuori e lei con maestria lo portò in bocca… Non avrò mai cacciato tanto sperma come allora che faticò ad ingoiarlo, così se lo fece colare sui seni e con le mani si cosparse il corpo per bene, poi volle che io la leccassi tutta per gustare il mio stesso sapore…

Andammo in bagno a lavarci, la vasca era ancora piena di schiuma e ci buttammo dentro, ci rilassammo abbracciati dopo una sveltina lì nel bagno in cui le venni stavolta dentro la sua fighetta che nonostante l’età era ancora bella fresca.

Non vi dico che ho scoperto poi essere l’insegnante di mio figlio, così ogni mese al colloquio con i genitori ero sempre l’ultimo ad andare per poterla riaccompagnare a casa e farci uscire ora una scopata, ora un pompino o un inculata, o semplicemente un buon caffè.

Quell’anno mio figlio fu promosso a pieni volti (per merito suo) mentre io dovetti tornare spesso da lei per le ripetizioni e i compiti estivi.

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