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Erotici Racconti

Rivelazione e intrigo

By 28 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Talvolta le cose inaspettatamente prendono un certa piega e in parte s’avverano. Era da tanto che aspettava bramando quell’opportunità affinché tutto si compisse, sapeva che quella là era la mattinata giusta, lo percepiva di netto, l’intuiva nell’ambiente, perché tutto nei loro pigli traspariva palpitando in modo simultaneo, per il fatto che la sua sapidità era lì, lo stava aspettando, perché era l’intonazione giusta, il carattere squisito della purezza.

A dire il vero, in termini semplici, è alquanto arduo e complesso da spiegare, illustrando chi non ha giammai collaudato la sensazione del momento perfetto, per la precisione quell’attimo esatto nel quale due persone, tu e lei nello specifico s’incontrano, soltanto per un singolo istante, perché senza toccarvi, tenuto conto che è solamente una meraviglia di volti e una commozione di sguardi, eppure da ciò sapete, è che non potete fare a meno l’uno dell’altra, giacche siete due entità sole che non aspettano altro che la rivelazione finale, quando finalmente l’intreccio si scioglierà così potrete realmente amarvi, come avete sempre sognato quando la sera posate la testa sul cuscino e, volontariamente, v’abbandonate placidamente ai vostri desideri più intimi.

A ben vedere, è molto difficile precisarlo con le parole, con espressioni e con ragionamenti di chi non ha mai amato in vita sua, ma chi ha provato profondo affetto, chi ha anche soltanto per un giorno, semplicemente per un unico singolo momento come questo, provato la sensazione d’essere una cosa sola con l’altro, di volerlo più di se stesso, di non poterne fare a meno come l’aria che si respira, di dare a lui o a lei, per un singolo sguardo, tutta la propria vita, allora saprà quando tra due persone è il momento d’essere uniti, per sempre o per una notte non importa, perché alla fine la scelta si è compiuta, e non c’è più verso d’usare quella razionalità che fa dell’uomo un essere temporale, racchiuso nelle sue paure, abituato alle false certezze. 

Probabilmente per dare un esempio, si potrebbe paragonare quest’istante, in cui si chiama l’altro a sé, all’innamoramento, quando questo sboccia alla prima occhiata, quello che convenzionalmente invocano come il colpo di fulmine. Forse è qualcosa di simile, ma può darsi di no, perché la cotta è senz’eccezione per sempre, poi certo finisce, come tutto, ciò nonostante questo desiderare l’altro a tutti costi, questo lasciarsi andare su d’un oceano in tempesta per non fare più ritorno a casa, no, non è per sempre, ma rimane un attimo, e poi è troppo forte, assai veemente nell’anima da poter rientrare nelle assuefazioni d’un rapporto, per quanto gradevole e durevole esso sia. Chissà, facilmente ha origini fermamente arcaiche, decisamente primitive, quando gli uomini non conoscevano ancora le religioni, le ideologie, le tradizioni, le appartenenze, ciò nondimeno vivevano per quello che erano, semplici animali pensanti ma dotati d’un fuoco dentro che si chiamava audace e libero arbitrio, il quale permetteva loro di seguire la propria indiscussa volontà primordiale. In tal modo l’uomo andava vicino a una donna, l’accarezzava, e la domandava per sé, oggi si chiamerebbe sovrano maschilismo, invece era esclusivamente un atto di volontà, una passione che non può essere archiviata né catalogata con nessuna delle attuali etichettature, e questo stesso evento, terminata quella prima autentica età, divenne poi impensabile, quando nacquero poi i clan, le famiglie, i villaggi, le città, le nazioni, e tutto era secondo un sistema d’innumerevoli leggi, morali e scritte. 

Silvano contrariamente voleva Marta, perché ne avvertiva l’indiscussa e manifesta voglia, l’espressività e la saporosità più recondita che può effondere e diffondere una donna, quello che le proviene dagli organi interni del suo corpo, che si sviluppa spargendosi infine nell’etere fino a premere gli spessori finali dell’intelletto dell’altro, che si percepisce invero come un’affinità indissociabile, un’attrazione che va oltre l’amore, ma è più affine e consanguinea, composta di solo cuore, che pare deflagrare e sgretolarsi per il dolore e al tempo stesso per l’appagamento e per la felicità d’essere un’unica essenza, mentre per la mente gli frullava costantemente questo concetto: 

‘E’ accertato e ben appurato, che ci accaniamo nel farci sedurre leggendo, ci intestardiamo sfogliando, badando e osservando tutto ciò che riportano i prontuari al loro interno per governare l’affetto, dirigere la benevolenza, gestire la simpatia, curare la tenerezza e persino manovrare l’umanità, cercando d’ottener un adeguato e attinente contegno di chi abbiamo dinanzi, eppure sono tutti argomenti accessori e trascurabili, questioni insulse, argomenti e polemiche marginali, perché in ultimo chi decide e stabilisce tutto con precisione è unicamente il cuore del diretto interessato, maschio o femmina che sia’.

Questo preciso elaborato, che adesso gli tornava in mente, non ricordando di preciso dove lo avesse letto, Silvano aveva trovato la sua Marta e per tutti gl’innumerevoli doni del cielo non l’avrebbe persa. Per questi motivi entrambi si esaminavano attentamente con meticolosità, in quella che era la loro stanza dei giochi d’un tempo, perché attualmente era diventato il luogo del loro primo incontro. C’era un talamo enorme, dato che adesso fungeva anche da stanza degli ospiti, e per amarsi non avrebbero avuto bisogno di nient’altro. Chiusero quelle spesse tende, la luce che penetrava poc’anzi rapidamente s’attenuò, sopprimendo all’istante quell’indiscreto chiarore persino la loro innata e connaturale vergogna, mentre iniziavano a denudarsi.

In verità fu Silvano a cominciare a togliere adagio i vestiti di quella che in quel momento era diventata la sua donna, perché voleva dimostrare d’avere coraggio e lei lasciò semplicemente fare, amandolo ancora di più per quell’azzardo e per quella sventatezza del momento assai romantica. Aveva indosso una semplice veste molto leggera ma anche d’una sensualità tremenda, che metteva in risalto ogni particolare delle sua forme d’una femmina poco più che ventenne, ma dalle peculiari ed emblematiche attitudini mediterranee, in questo momento in tutta la loro radicale austerità, nel loro completo amor proprio. Gliela levò dalle spalle fino a digradare sulle caviglie, poi l’appoggiò su d’una sedia. Marta non portava il reggipetto, per cui poteva ora vedere quei due bellissimi e soffici seni protendersi vogliosi verso di lui, come se domandassero d’essere spremuti come per una mucca da latte, ma lui passò subito alle mutandine, ormai non ce la faceva più ad aspettare, prima accarezzò l’esterno, in seguito infilò le punta delle dita, forse indelicatamente, nel suo tenero buchetto, ma esternamente, come per rendersi conto di quanto fosse carnale e interiore quello che per entrambi era il primo assoluto rapporto, infine gliele sfilò vedendola completamente discinta e scarna davanti a lui.

Tenuto conto che quello non era un gioco, non si fece fare altrettanto, anche perché lei non pensava assolutamente di toccarlo per prima, così si tolse il maglione di lana, i pantaloni e le mutande, in tutta calma, come per controllare soprattutto a lui stesso i battiti del suo cuore. Adesso il suo cazzo pareva una spada di fuoco rivolta verso la sua principessa, che lo guardava, bruciante in ogni parte dello stesso desiderio. Non si dissero niente, perché nulla avevano da enunciare, Silvano la distese su quel loro primo giaciglio d’amore penetrandola con la totale passione che sentiva dentro, ma non violentemente, bensì a rilento, come una lancia che si deve accostare verso il più devoto e leale amico, quello con cui si è diviso tutto fin dalla nascita, non lo si vorrebbe mai fare, eppure la sorte aveva sproloquiato diversamente. 

Ecco, precisamente questo, era adesso lo stato d’animo interiore che lui avvertiva il quel momento, sovente, decifrando e leggendo, vedendo scene simili, aveva pensato che si sarebbero avviluppati facendosi divorare come delle furie dal globale desiderio sessuale, ma quello non era un lungometraggio o un resoconto, era invero la sua prima realtà, per di più con la donna per la quale avrebbe dato la vita, se soltanto gli avrebbe fatto un cenno d’offrigliela. In quella precisa circostanza fuoriuscì del sangue, Marta pianse, eppure lui andò avanti fino alla fine, scopandola a rilento come erano stati tutti i suoi movimenti, un colpo, un respiro, un battito di cuore, perché le uniche parole che riuscì a dirle furono: 

‘Marta cara, non angosciarti né intimorirti, non avvertirai molto dolore, abbiamo quasi finito, resisti ancora un poco, guardami negli occhi amore, sto provando pure io la stessa cosa, ti dirò che il dolore fisico si dimentica ben presto’. 

La prima volta, chi pensa che sia una cosa frivola, insignificante e vuota, dovrebbe sapere che cosa prova e che cosa vive chi la compie perché è giunto il momento, allora, per Silvano e per Marta, l’afflizione, il dispiacere e lo spasimo messi assieme furono complessivamente più quelli nella mente che del corpo, perché avevano insieme frantumato sbriciolando la loro intima innocenza, il cui sapore, il sapore dell’incolpevolezza e del candore, si era, per la prima e ultima volta, diffuso sparpagliandosi nell’ambiente e nello spazio di quella stanza.

Ebbene sì, perché Silvano e Marta erano genuinamente e semplicemente fratello e sorella.

{Idraulico anno 1999} 

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