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Erotici Racconti

Saldamente ancorata

By 25 Agosto 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Con tutte le buone intenzioni della sera precedente, con i necessari intenti della trasferta che avevo pianificato con cura e nonostante fossi partito addirittura di buon’ora, verso le undici della mattinata mi trovavo un’altra volta accodato lungo la trafficatissima tangenziale, con il telefono spento per sfuggire a tutto il mondo e in verità oltracciò nei confronti di Agnese. In quella giornata piovigginava di continuo, c’era persino una densa caligine, la visuale limitata come poche volte in quel tratto della movimentata circonvallazione, sicché mi sono fermato all’autogrill per un caffè, per uscire una mezz’ora dopo dall’inconcepibile e pazzesco codazzo di quei numerosi autoveicoli e là dall’area di servizio l’ho chiamata.

Lei aspettava il mio arrivo per le dieci e mezzo al massimo, ed era piuttosto esasperata e imbestialita per il mio ritardo, in quella circostanza m’ha investito con un’inimicizia, un malanimo e con un’ostilità che dapprincipio non le conoscevo, sicché ho troncato le sue rimostranze quasi subito riattaccando, sono saltato in macchina e a mezzogiorno finalmente ero da lei. Il pranzo era già pronto, tuttavia ancora prima d’iniziare non ha resistito alla tentazione d’aggredirmi violentemente con una nuova ramanzina sui miei ritardi, senza preoccuparsi delle mie veritiere giustificazioni, per il traffico, per la distanza, per la pioggia battente e quant’altro.

Abbiamo consumato il pasto in fretta accerchiati da un silenzio glaciale e scostante, io guardavo nel piatto, lei non so dove. Poi, mentre lei preparava il caffè, mi sono seduto sempre imbronciato sul canapè davanti al fuoco per fumarmi una sigaretta, in tal modo potrò distendermi i nervi ho pensato in quel frangente. Dopo poco lei, sempre in completa incomunicabilità si è seduta accanto a me sul canapè porgendomi una tazzina di caffè, in quella circostanza io le ho adocchiato le sue gambe nude, in quanto indossava una gonna cortissima di colore rosso. Io ero ancora adirato e stizzito con lei, mi sentivo in dovere che dovevo castigare quella megera bellicosa e irruente, mentre la mia inventiva ponderava su come poter adeguatamente domare e sminuire la sua alterigia di femmina, magari costringendola a soddisfarmi seppur malvolentieri. 

E’ stato però un attimo, perché lei era già in ginocchio, in quanto mi stava sbottonando i pantaloni, celermente si era accorta dell’effetto che mi avevano fatto le sue splendide gambe, dal momento che non ha faticato a raggiungere il suo obiettivo e ad impadronirsene in pieno. Si è prodigata nella sua esibizione preferita con passione ancora più ragguardevole del solito: mi lavorava il cazzo abilmente con le mani succhiandolo in maniera sublime, muovendo la testa avanti e indietro. Quello che compiva era un’azione fuori dall’ordinario, perché ben presto ho iniziato a gemere e a sospirare. Lei, quasi meravigliata, ha interrotto quel fantastico pompino e sollevandosi un poco ha tentato di baciarmi sulla bocca con lo sguardo eloquente da cerbiatta in calore. Io, in modo crudele, inatteso e penoso l’ho respinta afferrandola per le spalle, ruotandola su se stessa e infine costringendola a mettersi nella posizione della pecorina sul canapè. Come vagheggiavo, Agnese non indossava le mutandine. Era eccitatissima, i suoi fluidi le colavano all’interno delle cosce, in quel frangente l’ho penetrata immediatamente. 

In quel modo potevo ammirare la mia virile potenza entrare e uscire da lei, divenuta lucente per le sue stesse secrezioni, perché questo spettacolo era già intensamente allettante e stuzzicante. In realtà non c’era soltanto quest’aspetto d’ammirare: pure le bellissime natiche lasciavano appena intravedere l’altro mio divinizzato oggetto del desiderio, perciò sfruttando la presa sui suoi splendidi e generosi fianchi l’ho costretta ad allargarsi un più del dovuto. L’anello di velluto, lo scivoloso margine dell’abisso, adesso s’offriva leggermente dischiuso, maliziosamente invitante, furbamente appetibile. Io seguitavo la mia fatica d’amore, entrando e uscendo efficacemente da lei quasi con prepotenza, ma ormai pensavo ad altro: sono uscito completamente dalla sua fica e ho cominciato ad accarezzarle l’ano con la mia punta morbida, luccicante dei suoi liquidi d’amore.

Lei ha sospirato forte, io sapevo bene quanto l’aizzasse ed eccitasse questo preliminare. Non potrei attestarlo né giurarlo, ma sono quasi sicuro che stesse sorridendo pur fingendo d’essere ancora imbronciata e indispettita. Ho dovuto massaggiarla ben poco, in quanto mi sono accorto che stava aprendosi sempre di più, il suo desiderio di cedermi era chiarissimo e inequivocabile. Ho iniziato a spingere con decisione e lei, lungi dal volermi respingere, è rimasta immobile puntandosi con le mani e le ginocchia al canapè. Ha iniziato a gemere, ma non di dolore, perché io stavo entrando in lei, la punta era già tutta dentro, per il fatto che è stato allora che Agnese m’ha saldamente afferrato la radice del cazzo con una mano intimandomi d’infilarglielo alla svelta con la sua voce flebile deformata dall’enorme emozione. 

Io stavo per svenire per quel turbamento, ma facendo forza sulle gambe, sono entrato tutto dentro di lei. Ero manifestamente eccitato, inebriato e alienato dal desiderio, avevo afferrato i suoi meravigliosi fianchi con una presa ferrea, mentre mi lasciavo andare nel penetrarla con una maniera sempre più selvaggia, schiacciavo con la forza delle mie mani il suo bacino contro il mio ventre, per costringerla ad accogliermi sempre di più, sempre più profondamente. 

A ben vedere, però, il nostro violento rito d’amore non è durato per lungo tempo, giacché mi sono accorto che lei stava per venire, tenuto conto che le sue contrazioni sempre più frequenti m’hanno fatto perdere del tutto il controllo. Siamo venuti insieme, lei gridando, io sospirando forte, io le ho sborrato la mia corposa e densa essenza nella sua intimità più segreta, finalmente rilassandomi, finalmente trovando un po’ di pace.

Dopo mi sono piegato su di lei, il mio petto si è unito alle sue spalle, perché nuovamente si è rinnovata la magia dell’amore e del sesso, visto che i nostri corpi erano tutt’uno, il simbolo dell’unione delle nostre anime, considerato che al presente eravamo una volta di più annullati l’uno nell’altra. Non l’avevamo mai eseguito con tanta veemenza né con tanta furia né passione, mentre le ripetevo ti amo baciandola sul collo, giacché l’identica risposta ricevetti pure da lei. 

{Idraulico anno 1999}  

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