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Dopo un fermo non voluto riprendo a raccontare la mia vita, purtroppo non trovo più l’accesso al primo racconto e quindi devo riprendere con un nome nuovo,

Dopo quel pompino ricevuto dalla misteriosa autostoppista rimasi per un certo periodo “fermo”.
Ero combattuto tra il mio essere prete e l’essere uomo e maschio.
Mi svegliavo la mattina con il cazzo che mi faceva male, bastava vedere un corpo femminile che mi si rizzasse di colpo, creando grandi bozzi sui pantaloni.
Era una fortuna che fosse arrivato l’inverno e tra giacche e cappotti indossati da me e vestiti pesanti che mettevano le donne che incontravo il desiderio veniva un attimo controllato, ma mi dovevo continuamente obbligare a fissare visi, quadri o qualunque cosa mi distraesse, un paio di tette, o un culo femminile me lo facevano diventare duro e farlo tornare giù era veramente un’impresa.
Fu così che scoprii un mondo di cui avevo sentito parlare solo in confessionale ma che mai avevo vissuto.
Iniziai a leggere gli annunci dei siti di incontri.
Offerte di travestiti, di orientali, di carne e tette come a un mercato.
Per me era più una maniera per sfogarrmi davanti a quelle foto, certamente, ritenevo, non avrei potuto permettermi minimamente le cifre che si chiedevano.
O così pensavo.
Sempre nei racconti che mi venivano detti durante i sacramenti scoprii la varie categorie, gli operai o i pensionati il più delle volte si tiravano su una per strada, lungo la provinciale e in certe zone ce ne erano a gruppetti, nigeriane da una parte, sudamenticane da un’altra, albanesi, rumene e via andare.
La classe media ricorreva a quelle in appartamento, chi era decosamente benestante passava alle escort per le quali una notte con loro costava ben più di un mese del mio stipendio.
Alla fine, una sera decisi di contattare una di queste che lavorava in appartamento, avavo notato che il suo annuncio c’era sempre, al contrario di molte altre che restavano due o tre settimane poi sparivano.
La cifra che chiese, stupendomi, non era folle, oramai le seghe erano un inutile palliativo e la preghiera, beh, quella serviva veramente a nulla.
Qualche messaggio, ed eccomi, in totale borghese, davanti ad un anonimo portoncino, nervoso oltre ogni limite, un ultimo messaggio e venivo reindirizzato verso un altro ingresso, la tipa non si fidava troppo, ma forse aveva ragione.
Mi trovai in una specie di strano locale, una cantina sistemata ad appartamento, certamente nulla di spettacolare.
-Ciao, sono Sandra.
Avevo i dubbi che si chiamasse così, ma anche io avevo dato un nome falso e un numero di una scheda che avevo preso apposta.
-Sei carino, ma non ce l’hai una ragazza?
-No
Cercava almeno di fare conversazione, ma io ero stoppo nervoso e impacciato per non rispondere che a monosillabi.
-Sei veramente un bel ragazzo, lo sai? Sarà piacevole, vedrai, anche per me.
Intanto le passai le banconote che tenevo in tasca.
Mi accompagnò nel sedermi sul letto, forse un altro poco e le gambe non mi avrebbero retto.
Sandra avrà avuto una cinquantina di anni, capelli biondi, un aspetto di una che ne ha viste ti tutti i colori, in lei c’era una bellezza sfiorita, probabilmente era una di quelle spendide a 20 anni, molto belle a 25, belle a 30, ma a forza di aspettare il treno che desideravano si erano ritrovate da sole in una stazione vuota.
Il tutto unito a poca voglia di studiare, una famiglia di origine modesta e così a un certo punto si trovavano a scoprire che concedendosi guadagnavano più entrambi i loro genitori messi assieme, ma poi non riuscivano a smettere mentre gli anni passavano e la bellezza della giovinezza se ne andava.
E così si trovavano a fare da insegnanti di sesso a giovani preti neanche trentenni.
Mi spinse la schiena in giù, mi trovai sdraiato sul letto, con un gesto veloce veloce ed efficiente mi slacciò la cintura e mi aprì i pantaloni, il mio cazzo non era ancora duro ma già si stava alzando.
Lo esaminò un momento, ringraziai mentalmente la mi scelta di lavarmi bene, sapevo che altrimenti sarei stato spedito a curare la mia igiene, come minimo.
Iniziò a massaggiarlo, un poco il cazzo, un poco le palle, fu un attimo doloroso quando me lo scappellò, e inziò a menarmelo.
Aveva una vestaglia, io sbirciavo nella sua scollatura, se ne accorse e sorrise, slegò la cintura e in un attimo riuscì a liberarsi dell’indumento.
Vedevo i suoi seni, davanti a me, sicuramente dovevano essere stati qualcosa di spettacolari, ed erano comunque belli anche adesso, ovvio non si potevano confrontare con delle tette di una pornostar magari con 20 anni di meno, ma erano decisamente eccitanti, non particolarmente grossi, con delle areole lievemente più scure e decisamente grandi.
Avvicinai la mano, quasi timoroso, li toccai, presi sempre più coraggio, lei mi lasciava fare.
Lei mi massaagiava l’uccello, io le tette.
Mi spinse la testa tra i suoi seni, sentivo il suo calore, la sua pelle, il suo odore, tutto ciò mi eccitava sempre di più.
Non era certamente né stupida né inesperta, guidò la mia mano tra le sue gambe, mi trovai a massaggiarle la figa, lei mi guidava, ma non me ne accorgevo.
Il cazzo, nonostante il mio nervosismo, si era alzato e stava gonfiandosi.
-Intanto dò un assaggio al tuo amichetto, ti va?,be, amicone, direi…
Io non riuscii a produrre altro che un grugnito, e lei si abbassò tra le mie gambe e iniziò a spompinarmi.
Non è che avessi molti termini di paragone, per non dire nessuno, a parte l’autostoppista.
Tutta la mia esperienza si fermava ai porno e basta.
Finii in un ottovolante di sensazioni, ero disteso, guardavo in soffitto e sentivo il mio cazzo venire preso in bocca, l’umido della lingua lungo l’asta, il glande avvolto dalle labbra, ogni momento cambiava la mia percezioni, mi sembrava di percorrere una scala del piacere, salendo un gradino dopo l’altro e questa scala sembrava non finire mai.
Ero al limite, tenevo gli occhi chiusi per concentrarmi sulle sensazioni, ma niente, dovevo cacciare il cazzo in una figa.
E certamente lei lo capì benissimo, non so nemmeno come mi trovai con lei sopra di me che si stava metendo la mia tega nella passera.
Ebbi il tempo di vedere la cappella che la dilatava, facendosi strada.
Il cazzo era dompletamente dentro, sentivo le pareti della sua figa premermi contro il cazzo, sicuramente lei ne aveva presi e mi stupii di sentirmi così compresso.
-Ragazzo, se sei abbondante!- Esclamò
Io non ci avevo mai fatto caso, anzi pensavo di essere assolutamente nella norma.
Andava avanti e indietro, si alzava e abbassava ritmicamente, era lei che gestiva la scopata, io ero lì, disteso, passivo.
Ad un certo punto, i miei timori vennero di colpo spazzati via da una voglia di possesso, la presi con le mani ai fianchi, iniziai a spingerla in giù mentre con il bacino le infilavo il cazzo dentro, con vigore, a colpi, secchi e profondi, avanti e indietro, dentro e fuori.
Ebbe un attimo in cui lei restò a bocca aperta, come senza fiato, poi chiuse gli occhi ed emise un flebile “Finalmente”.
Ogni tanto mi fermavo tenendola sollevata, solo la cappella dentro, le sua figa aperta, poi iniziai a calarla sul cazzo di potenza, rapidamente man non troppo.
Non so se fingesse, iniziò ad ansimare, ad un certo punto ripresi a guardarle le tette: si erano inturgidite, i capezzoli adesso erano ritti, no, non fingeva, era eccitata sul serio.
Non ho la più pallida idea di quanto andai avanti, di colpo sentii il mio cazzo come preso da pulsazioni della sua passera, iniziò a tremare, mi afferrò le mani con le sue, ci misi un attimo a capire che era venuta e io, invece ero semre lì, duro come un sasso e ben piantato dentro il suo corpo.
La cinsi con le mani a livello della schiena, il suo corpo mi aderiva completamente, il suo bacino non si poteva praticamente allontanare dal mio, continuai a pomparla, le entravo dentro e fuori scivolandole come nel burro, avrà anche usato del lurificante, ma da come la sentivo gonfia c’era molto dei suoi umori a facilitare la penetrazione.
Di nuovo persi la cognizione del tempo, venti, trenta spinte, mentere la sentivo venire di nuovo esplosi pure io, mi sentivo lo sperma uscire dal mio cazzo, avrei voluto riempirla, ma il latticelo teneva bloccato, dopo diverse pulsazioi il mio cazzo si fermò, smise di emettere sperma.
Mi sentivo alleggerito, lei si sollevò, il cazzo era ancora dritto e ababstanza duro, tutta la parte superiore era bianca piena di sborra.
Mi levò il guanto e me lo ripulì con la bocca. mai mi ero sentito così esaltato.
Non so se facesse convenevoli con tutti i clienti o solo con me:
-Ragazzo, si veramente notevole, mi chiedo se le altre lo sanno.
Rimasi stupito, io mi immaginavo decisamente normale e ritenevo che le prestazioni degli altri maschi fossero decisamente superiori.
Ovvio, i miei punti di riferimento erano i cazzi degli attori porno, e mi ero convinto che loro fossero “normali”, il mio era com il loro, e quindi anche il mio era “normale”.
-Non lo dici per farmi contento?-
-Cosa? che hai un cazzo notevole?-
-Sì-
-Tesoro, se fosse standard non avrei dovuto usare questi!-
E dicendolo mi mostrò una bustina con scritto “XXL”, non mi ero nemmeno accorto che mi avesse messo quel guanto sulla tega.
-Ti ho dovuto mettere una taglia extra, e guarda che è una rarità. sì e no uno al mese, e con la durata e il getto che hai nemmeno uno all’anno.
-Ah- Ero sempre più confuso, dopo quella prima scopata i pensieri mi satvano travolgendo.
Mi rivestii rapidamente.
-Beh, tesoro, se mi cerchi sai dove trovarmi, ma niente sconti, tienilo bene a mente-
Brutalmente tornai sulla terra, un ciao deffo fettolosamente ed ero fuori da quell’anonima stanza.
Appena riacceso il telefono venni riportato ai miei doveri di sacerdote, una batteria di messaggi e chiamate, cazzo, nemmeno una scopata in pace si può fare un prete.

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