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Erotici Racconti

Sei come una bomboniera

By 19 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io avrò con te sempre il giusto e l’identico rapporto sentimentale, il vincolo tenero, quello stesso entusiasmo che ci accomuna, perché si parla di quel genere di candore e d’innocenza che mi permette d’esserti acerbo e aspro senza perdere né sciupare la benignità né la dolcezza. Io sarò ogni volta me stesso, ragion per cui cambierà unicamente l’involucro interno di quei rivestimenti per le estremità delle mani, valutato che i primi saranno bianchi dai filamenti realmente ossequienti e rispettosi alla maniera d’un inserviente domestico, acciocché per sembrare possessore io sono tenuto inizialmente a farti diventare una stimata sovrana. Con gli occhi abbassati per deferenza attenderò perciò il tuo ordine, dato che non indugerà a sopraggiungere.

Su, dai coraggio, denudami, pronuncerai tu con quel tono freddo e irremovibile, come se tutto ciò fosse per te un castigo e una sanzione scoprirti e rivelare il corpo. Dopo, rimanendo genuflesso, quelle dita oneste e sincere sconfiggeranno sbaragliando in ultimo la stabilità di quei bottoni, visto che scivolerà per terra in un fruscio la gonna che io piegherò peraltro con cura e dopo quella, addirittura gli altri indumenti verranno rimossi e trascinati con amabilità e con grazia a uno a uno per lasciare disarmato, nudo e spoglio il fiore. In seguito s’assembleranno e si congiungeranno in una venerazione distesa e silenziosa, poi accarezzeranno a stento la cute azzardando più in là, io sarò certamente amorevole e zelante con il corpo tutto da esaminare e da ispezionare con gradualità.

Io sarò orbo e privato della garza, giacché m’affiderò unicamente all’emotività e alla sensibilità del momento, perché toccarti e riconoscerti in un gioco d’amnesia e di memoria sarà un bel ginepraio, per il semplice ed elementare fatto che tu diventerai inizialmente l’intrico, poi il quadro e per concludere la fortuna, il patrimonio. Tu mi condurrai nei tuoi luoghi più nascosti e lì amabilmente m’accoglierai, garbatamente mi ospiterai, in quanto io mi troverò preparato in quel luogo per gettarmi con accuratezza e con finezza verso di te, indagando e sondando tra le tue pieghe e i tuoi nascondigli, fornito accortamente di cautela e di previdenza per guidare e manovrare quelle dita nella ricerca di tracce e d’indizi d’un espediente fatto di piccoli segni sulla pelle e di passaggi corsari e rapidi di chi ti sottrae a me.

Ti fai frugare senza incolpevolezza né innocenza, accessibile, aperta e disponibile come un libro tutto da sfogliare, perché ti eccita di continuo l’esame e l’indagine quanto il ricordo del peccato e il pensiero del castigo, mentre io osservo quella tua allegria ed esultanza beffarda e scherzosa della fierezza con cui gareggiando m’attacchi. Io vedo l’angoscia e l’oppressione nelle tue pupille, il respiro di tribolazione e di tormento uscire da te, nel tempo in cui le passate freddissime scivolano sul corpo per cercare l’accesso naturale da cui aprirti come uno alle prime armi, uno sprovveduto, suppergiù così come un sempliciotto, simile a un pollo.

Io rido a fior di labbra al tuo sgomento, dal momento che è sufficiente quello dato, tenuto conto che questo è poco più d’uno svago. Io ti percuoterò, certo, malgrado ciò non in quella procedura, perché la correzione e la sanzione sarà la mia impronta disposta a digradare sopra il tuo fondo schiena, però inizialmente ti strapazzerò, in quanto m’affascina e m’incanta quando la pelle s’arrossa al leggero tocco burbero della iuta, giacché tu sei una cavalla disubbidiente e indisciplinata che ama e teme la mia mano.

In seguito io ti piegherò sulle mie ginocchia con la pancia che s’adatterà tentennante al mio corpo, con il fondo schiena bene in vista, arrendevole, incustodito e malleabile, perché a te piace molto tutto ciò che fa sentire esuberanti e vivi i sensi, così mentre la protezione s’abbatte sui tuoi glutei tesi lasciando le impronte, io adoro ascoltare come tu m’insulti e mi sproni in un ammasso di parole contrarie, stridenti e persino ruvide.

Nel frattempo il tuo sedere avvampa incendiandosi come un cuore pieno di passione e di trasporto, tenuto conto che con le mani indifese e scarne al momento io t’afferro, ti stendo sul tappeto e ti ripercorro tutta per cancellare e per rimuovere i segni cercando di farne altri più amorevoli e armoniosi.

Alla fine io ti coprirò affabilmente e amichevolmente con il corpo in lievi onde accompagnate gentilmente da brevi mareggiate, lì starò dentro di te fino a sfiorarci rasentando confidenzialmente e informalmente l’anima.

{Idraulico anno 1999} 

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