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Ero insegnante di sostegno e seguivo due ragazzi, di cui uno iscritto al quinto anno, nella classe dove conobbi Serena. Il mio era un incarico annuale, non conoscevo da prima gli alunni e le alunne di quella classe e nei primi mesi di scuola le mie interazioni con tutti loro erano abbastanza limitate. Successivamente, però cominciarono a capire che potevo essere, anche per loro, una risorsa specialmente per alcune materie. Si trattava di una classe vivace in cui era davvero piacevole insegnare. Serena, inizialmente sembrava una delle più timide e anche i ragazzi della classe non “scherzavano” con lei allo stesso modo in cui facevano con altre compagne più esuberanti. Usava un abbigliamento che sicuramente non valorizzava il suo corpo, felpe e maglioni larghi jeans mai attillati etc. Ciononostante, mi era capitato più volte di notare, che per quanto lei si “nascondesse”, il suo fisico mostrava dettagli di se particolarmente sexy. La storia con lei è iniziata con il fatto che mi chiedeva spesso aiuto, soprattutto per la matematica. All’inizio la sua richiesta riguardava solo un aiuto di tipo “didattico”. Sin da subito, però, si è creata una certa complicità tra di noi. Inizialmente era tutto basato su un gioco di allusioni, doppi sensi, sguardi d’intesa e cominciavo a non vedere l’ora di fare lezione nella sua classe. La sensazione era reciproca e la matematica, ma così anche le altre materie erano diventate solo una scusa per avermi vicino a lei. Entrati in confidenza anche i contatti fisici sono diventati via, via più “coinvolgenti” e spesso ho dovuto far finta di niente rispetto a certe sue “provocazioni”. Più volte e ogni giorno di più, la situazione stava per sfuggirci di mano di mano. Lentamente, ma inesorabilmente ci stavamo facendo trascinare da un vortice creato dalla passione che, sempre più prepotentemente attendeva di essere assecondata.
Un giorno, in particolare, accompagnavo la classe al cinema e lei mi prese per un braccio e mi chiese di sedermi nella poltroncina accanto alla sua. Una volta seduti e spente le luci della sala riprese il mio braccio e comincio a massaggiarlo delicatamente. Glielo lasciai fare e incrociando il suo sguardo capìi che la cosa sarebbe andata oltre. Ne aveva una gran voglia. Il suo bisogno di carne cresceva smisuratamente, ma dovevo mantenere il controllo, dal momento che lei era ancora minorenne.
Con un tono, finto scherzoso, le dissi che se avesse continuato le avrei dato un bacio. A quel punto, è stata lei a baciarmi e quando l’ho sfiorata tra le gambe la sua bocca è diventata vorace, le nostre lingue si attorcigliarono l’una all’altra per qualche secondo, con il rischio di essere scoperti.
Dopo esserci “ricomposti” abbiamo continuato stuzzicarci accarezzandoci, mentre sottovoce ci dicevamo quello che ci saremmo fatti reciprocamente tra qualche giorno, quando avrebbe compiuto 18 anni.
Nei giorni successivi abbiamo continuato a scambiarci messaggi sempre più maliziosi e stuzzicanti giocando a far rincorrere le nostre fantasie, diventate in poco tempo, sempre più audaci, più disinibite. Chattando ci siamo messi d’accordo che per il giorno del suo compleanno, lei non sarebbe andata a scuola e che anch’io avrei preso un giorno di permesso e che ci saremmo incontrati nei pressi di un noto negozio di intimo.
Io arrivai prima per avere il tempo di comprarle un paio di completini. Quando la vidi arrivare dissimulai una certa sicurezza, ma le ore precedenti il nostro incontro trascorsero per entrambi in uno stato di febbrile apprensione.
La invitai a salire in macchina e le diedi i regalini che avevo acquistato per lei. Voleva essere lì con me, ma al tempo stesso, le mani le sudavano, il suo sguardo era un misto di voglia ed ansia. Scherzammo un po’, e di tanto in tanto le sfioravo, ora il collo, ora le gambe, finché non arrivammo a destinazione. Tutti e due sapevano che sarebbe stato indimenticabile. Sarebbe stato l’incontro dei sensi, ma ancora di più della carne, quella carne diventata sensibile, fragile, cenere esposta al vento.
Una volta entrati in casa, un incredibile silenzio: quello che dovevano dirci ce lo eravamo già detto, il resto sarebbe venuto dopo… Adesso era il momento di appartenersi.
Le chiesi di provare uno dei completini che le avevo appena regalato. La vidi uscire dal bagno con indosso solo gli slip e il reggiseno. Ne aveva scelto uno di colore di colore avorio che esaltava le curve del suo fisico in una maniera strepitosa.
Io mi ero seduto su una poltrona e mi godevo quello spettacolo e i suoi ammiccamenti, ma allo stesso tempo, riuscivo a sentire i battiti del suo cuore mentre si avvicinava. Quando fu vicina abbastanza accarezzai le sue gambe, lentamente, puntando con il dorso della mano a quel triangolino di stoffa che celava appena il suo sesso. La sentìi vibrare.
La volevo, ma sapevo che avrei dovuto prendermi cura del suo piacere per bene. Non era vergine (almeno davanti…), ma aveva avuto solo un esperienza…
Nei suoi sguardi, ricordo perfettamente, il desiderio di darsi.
Io, alzatomi in piedi, l’ho abbracciata e baciata. Ho sentito la sua lingua entrare nella mia bocca e giocare con la mia: quel bacio era così carico di passione, che un profondo languore ha percorso i nostri corpi. Sentivo il mio membro crescere e pulsare e, sfiorandola ancora una volta tra le gambe, sentìi le sue mutandine umide. Senza dire una parola, si è lasciata guidare fino alla camera da letto e, una volta giunti, lei comincio a spogliarmi, mentre io accarezzavo ogni centimetro della sua pelle, esplorando i passaggi che le davano maggiormente i brividi.
Ad un tratto si soffermo a guardarmi e notai un certo compiacimento (ho sempre fatto sport e il mio fisico ne porta, inevitabilmente i segni…) Mi baciò sul collo, sul petto, mentre io avvicinandomi di più a lei sentivo le sue mutandine sempre più bagnate a contatto del mio cazzo divenuto, ormai, cazzo era grosso e duro. La spinsi delicatamente spinto indietro, in modo che potesse sdraiarsi sulla schiena. Le sfilai lentamente quegli slip, baciandole le gambe e i piedi. Ogni remora, ogni timore erano spariti dal suo sguardo. Ha abbassato entrambe le mani e le ha appoggiate sulle cosce, poi ha cominciato a sollevare le ginocchia. In silenzio ha allargato oscenamente le cosce trasmettendomi la sua voglia e io mi sono infilato tra le sue gambe in ginocchio. Mi sono sporto in avanti e, messe le mani di fianco alle sue spalle, ho iniziato ad abbassarmi lentamente e, così facendo, il mio cazzo ha toccato la sua figa quasi completamente rasata. La mia durezza le trasmetteva calore e pulsava sulla sua apertura, mentre iniziavo a lambirle il collo con le labbra. Quel contatto, le ha provocato un sussulto al di fuori del suo controllo. Sentìi nettamente i brividi di piacere che hanno percorso il suo corpo, e sapevo che era pronta a prendere il mio cazzo quando mi sarei deciso a darglielo. Invece di balzarle addosso, però, ho continuato a baciarla sul collo. Senza fretta, ho fatto scorrere il mio cazzo lungo il solco più che irrorato della sua figa, mentre le mie labbra continuavano a procurarle brividi di piacere.
La mia strategia stava funzionando, la mia calma l’ha convinta che era fra le braccia di una persona che sicuramente desiderava donarle tanto piacere, e per far questo avrebbe usato tutta la sua esperienza e delicatezza.
Nel frattempo, lei ha allungato la mano per avvolgere le sue dita intorno alla mia asta e l’ha premuta contro la sua apertura. Tenendo ben stretto il mio membro, si stavo stuzzicando, facendolo scorrere lungo le labbra, fradice di umori. Stetti al gioco e mi posizionai in modo che potessi godere al meglio della mia dotazione, passandola ripetutamente sulla sua affamata intimità. Poi, con estrema dolcezza, ho iniziato a scivolare dentro di lei, con facilità. Lentamente e con molta delicatezza, continuavo a sprofondare in lei. I suoi respiri sono diventati sempre più corti ed i miei affondi sempre più decisi, scivolando dentro di lei in maniera completa, fino a raggiungere il fondo, procurandole, ogni volta, un’appagante sensazione di pienezza. Con estrema accuratezza ho studiato il suo corpo in modo da farle provare il massimo del piacere. Mentre continuava a pomparla con dolcezza, sempre più dentro, dandole tutto il tempo di percepire quanto mi fosse diventato grosso e quasi pronto ad esplodere dentro di lei. Ma, ogni volta che arrivavo al limite e a lei sembrava che stessi per raggiungere l’orgasmo e riversarle dentro tutto il mio sperma, riuscivo a controllarmi e ritardare il momento finale, mentre lei godeva ripetutamente, con una serie di orgasmi lenti, ma molto appaganti, visto il modo in cui stringeva le sue cosce intorno ai miei fianchi. Era piacevolmente stremata e in attesa di ricevere il mio piacere. Ed io, ad un tratto, ho cominciato a muovermi sempre più velocemente, a sbatterglielo dentro, fino a quando ho eruttato come un idrante: sembrava non aver mai fine e mentre le inondavo la fica, continuavo a pompare facendola gemere, poi, ancora un rantolo e un altro orgasmo. Entrambi respiravamo a fatica e gemevamo di soddisfazione. Quando ho finito di riempirla, è stato allora che ha ripreso a baciarla sul collo, mentre il mio cazzo duro era ancora dentro di lei, ed io volevo continuare a godere del suo corpo. A quel punto, lei, scivolando di lato e, spingendosi verso il basso, prese fra le labbra la mia mazza, che l’aveva fatta godere così intensamente e ha preso a leccare, a succhiare con devozione, raccogliendo ogni singola goccia del nettare, sia mio che suo, di cui era ricoperta. Io rimasi in silenzio, assaporando il piacere che la sua bocca mi stava regalando, poi, quando l’ha infilato tutto in gola, il mio corpo si è teso di nuovo e, dopo avermelo succhiato a lungo, assaporato a fondo, essersi inebriata dell’odore del mio cazzo bagnato di saliva e constatato che era ancora bello duro, si è staccata, incrociando il mio sguardo pieno di voglia. Con un gesto appena accennato della mia mano la invitai a girarsi di spalle. Lei esegui, chiedendomi languidamente di essere delicato. Io l’abbracciai da dietro, ho continuato a baciarla sul collo e poi lentamente sono scivolato più in basso; la mia bocca si è incollata alla sua rosellina e la mia lingua si è insinuata dentro, leccandola, così da rendere quel foro più morbido, più rilassato e pronto a ricevere la mia mazza, il regalo che più volte le avevo promesso durante le nostre conversazioni, che sicuramente le avrebbe fatto un pò male, ma anche riempita d’orgoglio per il fatto di poterlo accogliere tutto dentro. Dopo aver indugiato a lungo all’ingresso e tutto intorno a quel buchetto, penetrandole dolcemente la fica con due dita, ho cominciato a spingere il mio membro, dopo averlo lubrificato dentro la figa, affinché fosse impregnarlo degli umori che continuavano a sgorgare da essa e, man mano e con un movimento lento, ma deciso, ho iniziato a penetrarla. All’inizio pensavo che il suo culo non volesse cedere, ma, quando la punta è riuscita a vincere la resistenza dello sfintere, per un attimo, deve aver sentito dolore. Emise un flebile lamento che divenne, subito dopo, un rantolo. Poi, di proposito ha spinto il suo corpo indietro, affinché la penetrazione fosse totale e completa. Io, con le mie mani sulle sue natiche, assecondai quel movimento e, con un affondo secco e deciso le sono entrato tutto dentro.
esclamò, sentendosi, per un istante, spaccare in due, ma non mi feci trovare impreparato: quasi contemporaneamente la mia mano è scivolata fra le labbra della sua figa ed ho iniziato subito a masturbarla intensamente, mentre il mio membro restava immobile, piantato dentro di lei. Le sensazioni di piacere, che le mie dita le davano davanti, hanno presto contribuito a lenire la sensazione di fastidio che provava nel sentirlo tutto dentro nel culo e, quasi senza accorgersene, lei stessa comincio a muovere il suo corpo avanti/indietro, dando ritmo all’inculata, mentre io, in questa fase di “adattamento” contribuivo a limarle il buchetto, in maniera sempre più decisa e completa. Lei, sempre più rilassata, sempre più arrendevole, non tratteneva nessun gemito e a quel punto ero io che decidevo, comandavo, ordinavo…e non era ancora il momento di godere…
La volevo ancora, ormai era cera nelle mie mani. La girai perché volevo incularla ancora e guardarla negli occhi e vedere quanto era capace di godere. Volevo sentirla urlare di piacere inflitto dal mio cazzo pulsante.
Era ancora strettissima ma, stavolta, i muscoli si rilassarono quasi immediatamente permettendomi di esplorarla a fondo. Nuovamente, Il dolore di lei si trasformò presto in piacere folle e i brividi dell’orgasmo non tardarono ad arrivare. Le stavo rompendo il culo,
glielo spingevo tutto dentro, brutale, maschio, affamato…bastardo così come le avevo promesso che le avrei sfondato il culo. E mi eccitavo nel vederla con le gote in fiamme, il corpo languido, completamente abbandonato. Ogni colpo inflitto era un grido di piacere di cui lui mi nutrivo. La stavo montando come una cagna in calore e lo era…era la mia cagna, la mia puttana, e ne era orgogliosa e fiera.
Quando le afferrai i seni tirando e pizzicandole i capezzoli non si trattenne, ed urlò tutto il suo orgasmo che, violento, la investì, scuotendole il corpo, l’anima, i sensi, facendole arrivare una fitta al cervello così forte che le si annebbiò la vista. Anch’io ero al limite e lei mi incitò – – Non seppi resistere all’invito e, sbattendoglielo ancora una volta dentro, con tutto me stesso la inondai con un’enorme quantità di sborra calda, urlando il mio piacere dominio, graffiandole la pelle affondando le unghie nella carne morbida. Lei sentiva i fiotti che la riempivano, arrivando all’intestino, e venne gridando tutto il piacere che aveva dentro.
Siamo rimasti a lungo distesi ed appagati. Poi, la riaccompagnai a casa. In serata avrebbe festeggiato il diciottesimo con le sue compagne e i suoi compagni di classe. E mi disse che non sapeva se ne avrebbe avuto la forza. Mi saluto scendo dalla macchina con un bacio caldo, facendosi promettere che sarei passato da lei anche l’indomani.

Spero ti abbia “piacevolmente” stuzzicato ;-)

P.S.: Se vuoi puoi scrivermi su blaise2020@libero.it

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