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Erotici Racconti

Sperimentare una fiaba

By 17 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io ti solletico garbatamente il clitoride con la punta della lingua, tenuto conto che la tua attuale abitudine nel dormire nuda, con la provvisoria apertura che m’offrono le tue gambe e il mio desiderio, si dimostrano un miscuglio eclatante, azzarderei dire sensazionale. Il tuo subconscio non sembra però particolarmente felice della mia dimostrazione d’affetto nel captare i mugugni e la stretta delle tue gambe, eppure la mia faccia resta lì, in quanto non ti offro la possibilità di chiuderti del tutto. A quel punto introduco con perizia la lingua nella tua pelosissima e nera fica: sei al presente accogliente, appassionata e irruente, ovviamente alquanto sugosa. Io francamente proseguo, non ne faccio un grattacapo, in tal modo ti penetro ripetutamente con la lingua, tenuto conto che questo gesto tu lo apprezzi enormemente elogiandomi, esaltandolo e riferendomi di proseguire, perché sospiri lievemente riaprendo le gambe.

Io continuo, in quanto tu hai un ottimo sapore di pulito mischiato al fluido naturale che gradualmente il tuo organismo fabbrica in maniera autonoma al bisogno. Il tuo, in realtà, non è mai stato un sonno leggero, ma l’aver innegabilmente e volontariamente esagerato abusando con le bevande alcoliche, giacché t’hanno spinto verso un dormiveglia innaturale. In quel momento io allontano la mia testa, malgrado ciò ti sento che mi domandi con la voce impastata di non smettere, dato che la faccenda mi eccita tantissimo, così che mi scaravento tra le tue gambe leccandoti l’interno della coscia e godendo appieno del tuo odore. Io ho troppa voglia di te, quindi sollevo il corpo e ti penetro, ti sono dentro e spingo con vigore, giacché vado avanti e indietro con pochi movimenti talmente intensi da farmi sentire d’essere già vicino al massimo.

In quel preciso istante ho la netta impressione che ti stia arrendendo a una mia violenza, però la mano che mi poggi sul sedere per tastare la sincerità di ciò che credevi fosse un sogno mi rende evidente il tuo desiderio. Io non voglio sborrare così dentro di te, di questo andare esco e ti passo il cazzo acquoso sul ventre, sul seno e sul collo, prima di sedermi sul tuo viso ancora con gli occhi chiusi, spingendoti il pene nella bocca semichiusa. Tu in quell’occasione spalanchi gli occhi all’improvviso, poiché sembri sorpresa e spaventata, anche se in quella circostanza mi ritorna alla mente l’immagine d’un sopruso, d’una violenza, eppure io non smetto di scopare la tua bocca. Tu non puoi ostacolarmi, non puoi sottrarti neppure volendo, probabilmente neanche lo desideri, visto che inizi a succhiarmi il cazzo, carezzandomi le natiche con una mano e masturbandoti con l’altra. A dire il vero il tutto succede complessivamente con impazienza e nervosismo, considerato che per poco non si riesce neanche a esporlo: tu mi mordi con forza e non molli, perché se soltanto provo a muovermi mi fai ancora più male, dal momento che in un attimo sei passata alla conduzione del gioco e capisco di non aver afferrato il concetto.

Tu non mi stavi accarezzando né ti stavi masturbando: in realtà ti eri semplicemente lubrificata con dovizia un dito, mentre con l’altra mano m’aprivi accortamente le natiche, perché attualmente mi sodomizzi violentemente e l’uscita del dito umido è soltanto il principio per il rapido e intenzionale ingresso di due dita asciutte. Il fulcro del mio spasimo al presente si trasferisce in questo modo sullo spostamento che tu assai affabilmente concedi alle mie viscere, aizzandomi e facendomi provare la netta e reale concezione d’avere un arnese incandescente che si dirige volutamente nel deretano. Frattanto tu sposti avanti e indietro la bocca ancora serrata sul mio cazzo regalandomi un dolore acuto, aggravato dalla consapevolezza di non poter fare nulla per impedirti di continuare. Tu hai manifestamente trionfato, hai prevalso sulla mia persona, unicamente adesso giacché lo sappiamo ambedue potrai desistere. Tu continui però a insistere, mi penetri con la medesima sveltezza con cui si era poc’anzi insinuata la tua bocca, io cedo stendendomi al tuo fianco distrutto e inspiegabilmente dolorante in tutta la zona inguinale per quello appena sperimentato.

‘Fammi godere come si deve, da vera femmina, perché voglio gustarmelo interamente’ – mi esponi tu in maniera risoluta, con una benignità e con una leggiadria che nulla ha a che vedere con quanto avvenuto sinora.

Il dormiveglia adesso sembra passato, attualmente ti vedo che sei addirittura dinamica e iperattiva, giacché devo sforzarmi per parlare.

‘Non ce la faccio, m’hai tolto le forze, sei un’autentica potenza, davvero non immaginavo’.

Tu non ribatti nemmeno, perché t’adagi in modo netto sulla mia faccia avvicinando la tua al mio cazzo evidentemente meno in forma di poco fa. Mi raccomando, adopera solamente la bocca, sono queste le tue ultime quattro parole che sento annunciare poco prima d’iniziare a leccarmi il cazzo soffermandoti e insistendo sul frenulo, dal momento che ormai la tua bocca m’incute suscitandomi angoscia e una lieve sensazione di tensione. Io so in maniera marcata che può diventare un espediente pericoloso e rischioso, inizio in tal modo a leccarti quasi senza voglia, tu adesso non sei più violenta, anzi, sembri diventata amabile, disponibile e lussuriosa, per il fatto che avvolgi tutto il mio cazzo nel tuo accogliente e irruente calore. Adesso sono io che inizio a leccarti con desiderio crescente, immerso in quell’odore accidentato, aspro e rugoso della tua pelosissima e nera fica, eppure terribilmente conturbante ed erotica dei fluidi che ti bagnano. La mia lingua entra ed esce di continuo passando dal clitoride all’ano e viceversa, tu muovi freneticamente il bacino lasciando colare i tuoi fluidi, mentre mi succhi con calma interrompendo il gesto soltanto di tanto in tanto per masturbarmi sempre con infinita e inspiegabile dolcezza.

Io cerco di trattenermi, perché non voglio sborrare proprio adesso, anche perché ho il sospetto che non mi lascerai andare tanto comodamente né facilmente, fino a quando non sarai appagata pienamente pure tu, sennonché non ce la faccio più, provo a frenarmi, voglio sforzarmi, eppure la mia volontà non basta, in quanto esplodo sborrando tutta la mia candida sostanza vitale. Tu gemi soddisfatta aprendo la bocca per non restare soffocata, io mi sento senza preparazione invischiato come non mai da quest’inedito spasimo che s’irradia silenzioso dal ventre fino alle alle gambe, avvertendo quell’enorme quantità di sperma che sembra non voler smettere di fuoriuscire. Come in effetti sospettavo, tu non dai segno di voler smettere, anzi, ripigli a succhiarmi con vigore il cazzo ormai manifestamente scarico. Io sono al limite, non provo alcun desiderio, se non quello di provocarti un orgasmo per concludere la nottata, seppur immaginando che la tua lingua che mi pulisce mi provoca ancora ben più d’un fremito nella zona inguinale. Io avverto al presente che marcatamente tu inghiotti il mio denso fluido mentre ansimi, giacché mi rendo perfettamente conto che stai ingoiando tutto quello che ho prodotto come non hai giammai compiuto prima d’ora, peraltro dimostrando concitazione, energia e smania inattesa.

Finalmente esplodi anche tu sbraitando il tuo totale piacere, dividendo assieme a me la tua poderosa eccitazione giunta al culmine, contorcendoti e persino graffiandomi, spingendo sovente la cavità pelvica contro la mia faccia con forza, nel tempo in cui per un attimo il mio naso ti scopa leggermente, laddove tu hai ancora il mio cazzo in bocca, leccando infine interamente il liquido rimasto sul mio corpo.

In conclusione, sommessamente ti sollevi, ti passi un fazzoletto sul pelosissimo pube e tra le natiche, poi lo annusi e mi regali un bacio ardente, in seguito ti stendi accanto a me riferendomi solamente la parola buonanotte e visibilmente appagata t’avvolgi sotto la trapunta e t’addormenti.

{Idraulico anno 1999} 

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