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Erotici Racconti

Stretta soave

By 19 Ottobre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Quella che m’accingo a esporvi, è plausibilmente la più discussa, travagliata e senz’altro veritiera vicenda più comune e verosimilmente più vetusta e altrettanto ricorrente del mondo, dove molti di noi senza dubbio si riconoscono, perché ci sono incappati dentro, non importa, maschi o femmine che siano. Al presente sono ammaliata d’un uomo che non mi vuole, o meglio ancora, che non mi desidera più, all’opposto, io contrariamente sono avvinta e sedotta da lui che m’arrampicherei sui pendii, abbandonerei tutto ciò che possiedo per lui, sebbene custodisca dentro me stessa attualmente quel frammento di criterio e di ragionevolezza che m’impedisce, mi reprime e che mi vincola di compiere pazzie e ghiribizzi scriteriati, tanto lui non le capirebbe, forse nemmeno li apprezzerebbe. 

Io ho sovente ponderato che fosse equanime e legittimo scaraventarsi interamente nelle situazioni, differentemente non sarebbe valsa la pena neanche viverle. In tal modo ho fatto con lui, giacché gli ho elargito tutto ciò che avevo, forse non era abbastanza, può darsi che non era ciò che voleva, certo è che oggi non sa che cosa farsene. Al momento che scrivo è tarda sera, sono da sola, perché compilo, scarabocchio e in aggiunta a ciò soffro e singhiozzo davanti allo schermo del mio PC. Detesto e disapprovo questa mia personale irrisolutezza, ammonisco e biasimo la mia individuale influenzabilità, nel mentre osservo che le lacrime che mi scendono dal viso che bagnano persino la tastiera del computer, eppure non disprezzo lui, sì, anche se in ogni caso dovrei, perché è inattuabile e inverosimile esecrarlo e maledirlo, per quanto lo abbia amato e che tuttora lo amo.

Al presente ho smisuratamente però l’occorrenza di conversare con qualcuno, qualcheduno che non gioisca né ridacchi né sogghigni delle mie lacrime, del mio abbattimento, della mia costernazione e della mia desolazione, taluno che m’ascolti senza darmi avvisi né consigli, senza prescrivermi la retta soluzione e senz’offrirmi ammonimenti, pareri e punti di vista, in sostanza qualcuno che ci sia già passato. Attualmente prendo in considerazione i concetti di Marcella che lo scorso anno m’avevano ben impressionato, perché da qualche tempo mi mulinano fra la testa, anche se pur sapendo che lei non ha mai approvato né elogiato lodando questa mia storia incoerente e stravagante, affermo e dichiaro che però io l’ho sempre sentita profondamente e lealmente dalla mia parte, perché lei mi rispetta, non mi critica, non mi giudica, s’attiene esattamente per come sono fatta adorandomi e stimandomi con riguardo. 

In questo preciso istante sono dentro la mia autovettura, dato che rientro dall’elettrauto, mi trovo nei pressi della sua abitazione a qualche isolato da lei, cosicché decido d’andare a trovarla. Utilizzo l’ascensore e salgo nella sua moderna dimora, perché Marcella essendosi trasferita da poco adesso abita nella mansarda d’un grazioso palazzo ristrutturato di recente, lei è una femmina dinamica, laboriosa, resistente e vispa, ininterrottamente affaccendata. Ha svariate padronanze e numerosi svaghi, perché sin dalla prima volta mi colse nel segno per la sua attenta e innata simpatia e per la sua immensa e solerte cultura, da allora siamo diventate amiche pur senz’esserci frequentate né viste in maniera considerevole. Io suono il campanello, Marcella m’apre con indosso l’accappatoio, la mia faccia è chiaramente avvilita e prostrata, riconoscibilmente demoralizzata, perché fa trapelare le ore di pianto e di sconforto che ho regalato a chi non sa meritare il mio amore. Lei m’accoglie in casa e m’abbraccia tacitamente stringendomi con vigore, perché di questo contatto e di questa vicinanza ho tanto bisogno, Marcella ha la fragranza della vaniglia, la sua capigliatura è ancora intrisa dall’aroma del suo balsamo preferito, la pelle è profumata e le mani sono assai morbide. Marcella mi liscia in maniera aggraziata, è aperta, comprensiva e disponibile, mentre io mi sciolgo in un pianto afflitto e vistosamente sconsolato, intanto che lei cerca di rincuorarmi amorevolmente stringendomi a sé.

Nel frattempo ci collochiamo sul canapè, in seguito Marcella m’offre qualcosa da bere cercando di distrarmi, io tracanno il contenuto del bicchiere senza chiedere che cosa sia, è indubbiamente qualcosa di molto inebriante e liquoroso, tenuto conto che m’avvampa per un istante la gola. Ancora qualche secondo e rapidamente una gradevole sensazione di calore m’invade, perché subito mi sento meglio. Sollevo lo sguardo e la vedo là, davanti a me, mi sorride, mentre prova ad asciugare le lacrime che mi solcano la faccia. Il tocco unico delle sue mani è per me un deliziosissimo piacere, io le sorrido lasciandola fare, durante il tempo in cui mi lecca le guance.

Io la osservo staccarsi da me come per attendere una conferma, in realtà non ho mai macchinato che lei potesse essere un’eventuale partner, tempo addietro ne abbiamo persino dialogato spesso, eppure giammai ci siamo trovate in una situazione come questa, al momento Marcella mi sorride lasciandomi leggere il suo desiderio. La sensazione di calore che avvertivo prima è diventata in modo inaspettato come una forza arroventata di desiderio, osservo la cintura dell’accappatoio allacciato come se fosse la porta del mio paradiso, per il fatto che tiro la corda lasciando che s’apra davanti a me, che si mostri nuda ed essenziale. Marcella si solleva per liberarsi dell’accappatoio temporeggiando qualche istante, la sua deliziosa fica è all’altezza della mia faccia, il suo profumo mi disorienta frastornandomi, la squadro per bene talmente da vicino che il mio respiro le provoca un lieve piacere. Ancora uno sguardo, questa volta però di reciproca intesa, mentre la sua mano spinge la mia testa verso di lei. Io sprofondo immergendomi nel suo tappeto pelosissimo e morbido, capto distintamente i suoi peli sulla faccia, mi muovo amabilmente lasciandomi accarezzare, perché d’istinto la mia lingua s’offre per cercarla.

Bramo percepire il suo sapore, desidero godere della sua dolcezza, sicché ascolto i suoi favolosi e lascivi gemiti diventare grida al tocco della mia lingua dentro di lei. Io m’intrufolo tra la foltissima e nera peluria profumata della sua fica alla ricerca del clitoride, lo catturo succhiandolo con voracità, è diventato duro, poiché svetta incontenibile e imperioso. La punta della mia lingua le cagiona un piacere immenso, è veramente un connubio perfetto, inatteso, adesso voglio entrarle dentro.

Come per un sortilegio dimentico alla svelta il mio patimento, la mia afflizione, il mio tormento interiore. Marcella è tutto, perché al momento siamo unicamente noi due, io e lei. Marcella discinta e spoglia di fronte a me, mentre la mia bocca affamata e smaniosa di piacere affonda nella sua deliziosa fica infradiciata di voglia, intrisa della mia saliva e del mio arroventato e appassionato desiderio. Prudentemente distanzio la sua fica, l’osservo premendo con la lingua e giocando sapientemente con il suo irto clitoride. Appoggio le labbra su di lei, aspiro, succhio, mordo e lecco, affondo dentro di lei, dopo le ritraggo traboccanti del suo intimo godimento e dentro ancora di più. Avverto che Marcella mi viene nella bocca, colgo nettamente lo sgocciolare del suo delizioso sapore di femmina sulle mie labbra, sulla mia lingua che raccoglie con dovizia ogni goccia. La chiamo verso di me, Marcella si china e mi bacia, beve ciò che io ho prima bevuto da lei, succhia le mie labbra, assapora il mio e il suo individuale fluido. 

Io non ho più lacrime, ho unicamente Marcella davanti a me, poiché tutto il mio appartato e recondito desiderio è radicalmente qua. Ti voglio nuda, mi dice lei, io non desidero altro, sicché mi spoglio in fretta, perché voglio sentirla su di me, le sue mani sulla mia pelle, sui seni. Le succhio rapidamente in maniera ingorda le dita, mentre mi libero d’ogni costrizione, lei m’ordina di posizionarmi in ginocchio, io ubbidisco incuriosita, ascolto ed eseguo. Marcella m’intima affettuosamente di girarmi e d’appoggiare le mani per terra, la sento chinarsi dietro di me, mentre avverto il suo respiro affannato sulle natiche. Adesso me l’immagino mentre freme di desiderio che osserva il mio privato segreto aperto, svelato attualmente alla sua vista. Percepisco distintamente il suo dito che armoniosamente l’accarezza, la sento mentre lecca il polpastrello, laddove lo imbeve di saliva per poi passarlo sul mio buchino roseo. Capto accuratamente che mi spalma ile sue secrezioni, sento che s’avvicina con la faccia soffiandoci sopra e affondandoci la lingua in un movimento tanto brusco quanto intenso. Colgo di netto la sua lingua dura che spinge dentro, che penetra nella mia stretta e vogliosa galleria, dentro e fuori, dilatandola adagio. Non esiste dolore, soltanto un vivace turbinio d’assoluto e d’immenso piacere.

Io mi rilasso, Marcella avverte la mia disponibilità, tanto da sostituire un dito alla lingua, mentre io spingo nella sua direzione facilitandole l’ingresso. E’ come varcare naturalmente una soglia, perché la sento scorrere dentro, spingere fino in fondo, mentre la mente s’annebbia offuscandosi. Io voglio venirle in bocca, voglio farla venire ancora, desidero annegare nel suo piacere, bramo la sua bocca e la sua pelle. Un dito, due dita e il piacere in tal modo non ha limiti, le dita m’abbandonano unicamente per un istante e scivolano davanti, dopo ancora dentro, dove ormai non c’è più limite, laddove il desiderio è diventato crescente passione. Io voglio venire con lei, sicché l’imploro. 

Marcella scivola sotto di me, la sua faccia è tra le mie cosce, la sua magnifica e odorosa fica aperta davanti a me, io affondo dentro di lei trovandola ancora ammollata di desiderio, infervorata della sua stessa lingua che mi scivola dentro, che mi pizzica, che tamburella contro la mia frenesia. Marcella presta attenzione al mio respiro dentro di lei, la sento bere ogni goccia d’un piacere che non sapevo potesse essere così devastante e perseverante. Immergo le mie dita dentro di lei, fintanto che Marcella ripete ogni movimento, io mordo il suo clitoride e la sua bocca mangia il mio. Spingo la mano, nel momento in cui le sue dita non abbandonano il mio piacere, io strillo, il mio clamore liberatorio si sovrappone al suo, perché esplodiamo simultaneamente in un abbraccio amabile, delizioso e soprattutto profondo, aspirando interamente i nostri profumi inebrianti stendendomi infine accanto a lei.

Io passo le dita sulla sua faccia piena di me, Marcella bacia il mio, tuttora colmo del suo piacere. Invierò senza dubbio alcuno questo racconto all’uomo che non mi vuole.

{Idraulico anno 1999} 

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