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Tornano gli imbianchini

By 11 Dicembre 2019Aprile 2nd, 2020One Comment

Il cellulare poggiato sul tavolo di cucina vibra. E’ arrivato un messaggio.

“Sei già sola?”

“Sì”

“Siamo dalle tua parti. Io e papà veniamo per una sveltina.”

“Vi aspetto.”

“Preparati.”

Mia moglie mi fa vedere i messaggi. Ormai è diventata la puttana di quei due. Mentre mi allontano, lei si toglie le mutandine e il reggiseno. Rimane con il suo corto vestitino.

Suonano al cancello. Sono Giovanni e suo padre, il signor Antonio. Percorrono il giardino della nostra villetta ed entrano in casa. Giovanni infila subito una mano sotto il vestito di mia moglie. 

“Brava, che sei già pronta. Abbiamo poco tempo.”

Prende mia moglie per mano e la porta in cucina. “Papà ha voglia di un caffè.” Entrano e la stringe da dietro. “Forza, subito a novanta gradi!” Le sfila in un attimo il vestito. La fa piegare sul tavolo di cucina. Si posizione dietro di lei. Si sbottona. Il padre, il signor Antonio, va verso la macchinetta dell’espresso. Ormai è di casa.

Giovanni la infila subito.

“Brava, fatti scopare, dammela tutta.”

“Prendila. Scopamela tutta.”

La tiene ferma per le natiche e la sbatte con forza. Mia moglie è schiacciata al bordo del tavolo e si stende con il busto sul tavolo. 

“Sono dieci giorni che non me la dai.”

“Prendimi tutta.”

“Fatti scopare.”

“Sì, scopami, mettimelo dentro tutto!”

Giovanni la sculaccia, suo padre con la tazzina del caffè in mano si gode la scena. I colpi di Giovanni sfondano mia moglie.

“Fammi venire!”

“Sì, riempimi tutta! … sì … sì …sì”

Giovanni continua a scoparla con foga. Suo padre si sposta accanto a lui. Ha già l’uccello in mano.

Ancora pochi colpi e Giovanni viene. Si ferma ancora dentro di lei. La sculaccia.

“E’ stata proprio una bella sveltina … ne avevi voglia, eh?”

“Tanta.”

Giovanni si sfila e suo padre, il signor Antonio,  si mette dietro a mia moglie. Le striscia il cazzo fra le natiche.

“Adesso, signora, prendi un’altra razione di cazzo … lo vuoi, vero il cazzo del signor Antonio?”

“Sì, signor Antonio.”

“Perché tu sei la mia …?”

“ Sono la tua puttana, signor Antonio.”

Il signor Antonio si sputa sulla dita e inumidisce il buco del culo di mia moglie. Punta il cazzo lì e inizia a spingerlo dentro. Vedo una  smorfia sul volto di mia moglie, il viso schiacciato sul tavolo.

“Eccolo, fatti riempire questo bel culo” E inizia a sbatterla.

“Ti piace prenderlo nel culo, vero signora?”

“Sì … è grossissimo!”

“Brava, fatti scopare per bene questo culo, signora.” La schiaffeggia sulle natiche e la sfonda di colpi.

“Così, così, dentro, dentro!”

“Sei una gran troia, signora!”

“Sono la tua troia.”

“E io ti do il cazzo che ti piace tanto”

Il signor Antonio le stringe forte le natiche e sferra i colpi finali. Poi le viene dentro con un gran sospiro.

“E’ sempre una goduria incularti, signora … e ne vorresti ancora, vero?”

Mia moglie fa cenno di sì con il capo.  Il signor Antonio rimane fermo dietro di lei. Le da dei colpettini sulle natiche.

“Quando torna tuo marito oggi?”

“Stasera torna alle otto.”

“Allora, ripasso verso le cinque. “

Sono passate da poco le cinque quando il signor Antonio ritorna.  Mia moglie lo accoglie sorridente.  Ha il vestitino di stamattina e niente sotto. Lui, appena dentro casa, le infila una mano tra le gambe. 

“Brava .. dopo una giornata di lavoro è bello trovarti pronta … ho voglia di un bel lavoretto … di quelli che sai fare così bene.”

Si dirigono in camera da letto. Mia moglie in un attimo è nuda. Lui si sdraia sul letto e si sbottona i pantaloni. Lei si accoccola accanto a lui e glielo prende in mano. Pochi secondi dopo glielo sta già lavorando con la sua lingua.

“Succhiamelo tutto, bella pompinara.”

Lei esegue e lo fa da gran puttana. Lui la incita. A volte con la mano spinge in basso la testa di mia moglie e glielo fa prendere fino in fondo.  Le viene in bocca e glielo fa ripulire tutto.

“Sei proprio una gran puttana, signora. Fai dei pompini da sogno. Questa settimana lavoro nel cantiere in fondo alla strada. Ti vengo a trovare così ci divertiamo un po’, signora.“

 

P.S.  E’ il seguito del  racconto “Gli Imbianchini”

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